Giona fu un segno per quelli di Nìnive (Lc 11)

Riflessione al Vangelo di mercoledì 17 febbraio 2016

A cura di “Un attimo di Pace” | link al video

[ads2]La storia di Giona è tra i racconti più amati, ricco di immagini potenti, avventure coinvolgenti.

Scelto da Dio per la conversione di Nìnive, Giona se la dà a gambe per finire inghiottito e vomitato dopo tre giorni da una balena.

Ma Nìnive era una grande città, la più grande: forse la città che a Dio stava più a cuore, osserva il narratore della storia di Giona. Così Dio torna a chiedere, e rinnova a Giona l’invito.

Nìnive si converte credendo alle parole del messaggero di Dio.

Una storia piena di colori, colpi di scena, quasi entusiasmante se non fosse che Nìnive oggi si chiama Mosul, città irachena di quasi due milioni di abitanti.

Se non fosse che proprio a Mosul, la moschea del profeta Giona viene distrutta in nome di Dio, e le vite di uomini e donne di ogni religione profanate.

Mosul, luogo simbolo della violenza sorda al richiamo dei profeti del nostro tempo, sintesi del dolore del mondo.

E come nel giorno del giudizio, ricorda Gesù alla folla, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno perché essi alla predicazione di Giona si convertirono, anche le vittime di Mosul si alzeranno un giorno, contro la nostra generazione, e la condanneranno per non aver ascoltato gli operatori di pace, segno inequivocabile della volontà di Dio.  

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