
Ciascuno di noi รจ homo desiderans, รจ un essere umano che conosce lโesperienza del desiderio, un sentimento che lo abita come una pulsione, una forza. Il desiderio รจ sรฌ un sentimento personale, intimo, che scaturisce dal profondo di una persona, ma nello stesso tempo appare come una forza, una dominante che va oltre la possibilitร di essere governata. Noi siamo abitati, posseduti dal desiderio e questa esperienza ci fa dire che il desiderio ci puรฒ dominare, alienare, trascinare via.
Potremmo anche dire che lโanimale che รจ in noi si esprime attraverso il desiderio: fame, sete, necessitร di respirareโฆ Tra il desiderio di un bambino poppante al seno della madre e quello di un cucciolo di animale non cโรจ molta differenza. Ma a un certo punto il lattante non ha piรน solo il desiderio di mangiare, la fame, non vive piรน solo di istinti, ma sente il desiderio di un desiderio che lo incontri, il desiderio dellโaltro nei suoi confronti. Qui vita animale e vita umana si separano, perchรฉ negli umani si accende il desiderio del desiderio dellโaltro, della relazione, dellโinvocazione rivolta allโaltro, della domanda di amore.
Ma proprio nellโaccendersi della relazione con lโaltro, il desiderio di altro, di altre cose, diviene desiderio di ciรฒ che puรฒ rappresentarle e misurarle: il denaro. Ecco la seduzione che accende, moltiplica ed enfatizza il desiderio: occorre avere tutto e subito, occorre avere cose in piรน, sempre nuove. Questa spirale o vertigine del desiderio รจ una forza potente, diventa desiderio insaziabile, che vuole possedere senza alcun limite: diventa cupiditร , cupidigia, avarizia, amore del denaro. Mi ha sempre intrigato unโaffermazione dellโapostolo Paolo: โRadice di tutti i mali รจ la philarghyrรญaโ (1Tm 6,10), lโamore del denaro, la cupiditas, la cupidigia. Lโumano fa questโesperienza di trovarsi di fronte a una cosa desiderabile, appetitosa, piacevole, a causa della sua forma, della sua preziositร o della sua bellezza. Nellโesperienza di questo sentimento-visione si sente trascinato a possedere quella cosa, a consumarla, a farla sua. Ciรฒ avviene per le persone e per le cose, concrete, visibili, che si impongono, si fanno vedere e ci seducono: raramente si vogliono possedere astrazioni!
Comprendiamo allora il comandamento: โNon desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la donna del tuo prossimo, nรฉ il suo schiavo nรฉ la sua schiava, nรฉ il suo bue nรฉ il suo asino, nรฉ alcuna cosa che appartenga al tuo prossimoโ (Es 20,17; cf. Dt 5,21). Il verbo usato per lโultimo comando delle dieci parole date a Mosรจ esprime un desiderio che si vuole soddisfare, che รจ giร azione, movimento teso a realizzare il desiderio. Il desiderio รจ cosรฌ forte, รจ una cupiditร che muove a possedere, a prendere, a impossessarsi, a rubare. La cupiditร รจ una forza che travolge il soggetto e lo porta a realizzare il suo desiderio senza tenere conto degli altri, del prossimo, del limite che contraddistingue ogni azione dellโumano. In ogni caso, lโoggetto e la persona desiderati con cupiditร appaiono come una forza, una dominante. La persona, il soggetto non รจ piรน libero, ma anzi avviene unโalienazione, ed ecco apparire quello che Adolphe Geschรฉ ha chiamato il โfalso antropologico dellโidoloโ, ben descritto nei Salmi: una forza che ha occhi e non vede, ha bocca e non parla, ha orecchi e non ascolta, ma alla quale va la soggezione dellโuomo. ร la schiavitรนโฆ
Anche Gesรน, sulla scia dei profeti, ha pronunciato parole dure, di condanna della cupiditร , fino a mettere in antitesi il servizio a Dio e il servizio al โMammona di iniquitร โ perchรฉ โdove uno ha il tesoro, lรฌ ha il suo cuoreโ (cf. Mt 6,21; Lc 12,34). Il peccato di cupiditร รจ idolatria e dunque lโopposto delle cose, della roba, del denaro, non รจ una virtรน morale, รจ Dio stesso! La tradizione cristiana ha perciรฒ collocato la cupiditร tra i vizi capitali, ma potremmo dire che essa รจ โla passione madreโ, รจ la matrice di tutti i vizi capitali, dalla lussuria, allโavarizia, alla superbiaโฆ: รจ sempre ricerca di soddisfare il desiderio senza darsi dei limiti.
Sรฌ, la cultura della cupiditร ha impregnato la mentalitร delle nostre generazioni, e ne sono scaturite ingiustizie e violenze. Il comandamento antico si mostra ancora una volta parola per lโoggi, rivelando la sua urgenza, la sua qualitร decisiva per lโumanizzazione.
- Pubblicitร -
Fonte – Articolo pubblicato su Jesus – Bisaccia del mendicante – di Settembre 2018
