Don Roberto Pasolini – Il Viaggio dello Spirito: Attesa, Comunità e Conversione negli Atti degli Apostoli

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I 3 video degli esercizi spirituali di don Roberto delineano il percorso della prima comunità cristiana, dall’attesa dello Spirito Santo fino alla conversione di Saulo (Paolo), offrendo spunti di riflessione applicabili alla vita contemporanea.

L’Attesa dello Spirito Santo (Atti 1,1-14)

Il primo incontro introduce gli esercizi spirituali come un modo per prepararsi al Natale guardando in avanti, vivendo nell’attesa della venuta del Signore. Il libro degli Atti, solitamente letto a Pasqua, è scelto in Avvento perché i cristiani sono coloro che attendono il ritorno di Gesù.

Si sottolinea che il progetto di Dio, ossia che l’umanità diventi “simile a Dio”, è grandioso ma difficile, tanto che i primi discepoli fallirono e tradirono, fuggendo per la paura di non essere all’altezza. Essi mancavano del dono dello Spirito Santo, l’energia e la forza necessarie per vivere come Gesù aveva vissuto. Gesù, risorto, appare ai suoi amici (per 40 giorni) non per ostentare la sua vittoria, ma perché la sua più grande preoccupazione era il loro stato di depressione e fallimento. Li esorta ad attendere a Gerusalemme la “promessa del Padre”: sarete battezzati nello Spirito Santo.

Quando i discepoli chiedono se fosse giunto il momento di restaurare il regno, Gesù risponde che non spetta a loro conoscere i tempi, ma che avrebbero ricevuto la forza dello Spirito Santo per essere testimoni fino ai confini della terra (non solo geografici, ma umani ed esistenziali). L’ascensione di Gesù e l’invito a non guardare in cielo sono interpretati come un invito ad abbassare lo sguardo verso la realtà e l’umanità, rifiutando il “perfezionismo”, che è la “nuova religione” che spinge a credere che si debba essere sempre vincenti e senza errori. Gli apostoli tornano nella “stanza superiore” (luogo dove è nata la messa e la preghiera) per perseverare nel ricordo e nell’imitazione di Gesù, preparandosi così alla Pentecoste.

La Vita della Prima Comunità (Atti 2,42-47)

Il secondo video riflette sull’esperienza della Pentecoste e sui frutti che ne sono derivati. La discesa dello Spirito Santo non fu un mero potenziamento comunicativo o linguistico, ma una liberazione dall’ossessione per la debolezza. I discepoli compresero che la loro debolezza non andava nascosta, ma era il trampolino per raccontare l’amore ricevuto.

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Il frutto di questa esperienza è descritto nel “sommario” della vita degli apostoli, i quali erano perseveranti:

  1. Nell’insegnamento degli apostoli: Rievocavano continuamente le parole e la storia di Gesù, come un’idea irresistibile.
  2. Nella comunione: Capirono che “da soli non ci si salva” e dovevano stare insieme, rompendo l’incantesimo dell’individualismo.
  3. Nello spezzare il pane (la messa): Non era un precetto, ma un rito vitale e spontaneo, un “super aperitivo” a cui era invitato Dio stesso.
  4. Nelle preghiere: Erano il modo per ripristinare la connessione con Dio.

Provavano un “timore” non come paura di sbagliare, ma come il timore di non sciupare un’occasione bellissima. Segni e prodigi accadevano perché la realtà era percepita in modo accresciuto, “tridimensionale” o come una “realtà aumentata”, dove tutto era significativo. I credenti stavano “insieme” (sullo stesso progetto) con fiducia (il verbo ebraico pistevuo significa appoggiarsi/muoversi) e avevano ogni cosa in comune. Vendere proprietà e sostanze non era un obbligo, ma il risultato della scoperta che la felicità non dipende dal possesso, e vivevano con empatia, accorgendosi del bisogno altrui. La loro vita, vissuta con letizia e semplicità di cuore, era così attraente da diventare “virale”, e il Signore aggiungeva alla comunità coloro che erano salvati (una condizione stabile e sicura).

La Conversione di Saulo (Atti 9,1-21)

Il terzo video narra la conversione di Paolo e di Anania, interpretandola come il momento in cui Paolo si “dà una calmata” e si riconcilia con la propria umanità. Saulo era descritto come aggressivo, ossessionato dalla verità e dalla prestazione, un “milanesi imbruttito” che doveva schiacciare gli altri.

La sua conversione inizia con un burnout, dove una luce lo avvolge e lui cade a terra. Questo crollo dell’edificio che tentava di tenere in piedi è visto come un momento benedetto, in cui Dio gli chiede: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?“. Questa domanda è un invito a smettere di farsi del male con le proprie mani e di seguire le regole e le aspettative soffocanti. La cecità di Paolo rappresenta l’umiliazione di essere avvolto da una luce più grande, che lo obbliga a riconoscere la verità al di fuori di sé.

La seconda conversione è quella di Anania, il discepolo che Dio invia a Saulo. Anania è riluttante e pieno di pregiudizi verso Paolo, considerato una persona tossica e un persecutore. Dio, però, corregge la sua prospettiva, definendo Paolo uno “strumento che ho scelto” (un recipiente da riempire). Questo passo richiede ad Anania di superare la paura e vedere un potenziale “santo in un peccatore”. Anania obbedisce, chiamando Saulo “fratello” e imponendogli le mani, facendogli cadere le “squame” dagli occhi e recuperare la vista. L’atto di fraternità è un modo per “risuscitare” le persone, aiutandole a superare i pregiudizi che impediscono loro di vedersi in modo utile e felice.

La conversione di Paolo non gli spiana la strada, ma gli dà la forza di affrontare le critiche e la meraviglia sospettosa degli altri (“gli hater”), vivendo come uno strumento di Dio con letizia e semplicità nel cuore.


Per comprendere meglio il concetto di “stanze superiori” (video 1,) in relazione alla vita della prima comunità (Fonte 2), immagina che le “stanze superiori” siano come dei laboratori spirituali, luoghi dove si fa l’esperienza della riconnessione con il Vangelo. La comunità nascente (video 2) trasforma questo laboratorio in una startup di fiducia e condivisione, il cui successo deriva non dalle capacità individuali, ma dall’energia (lo Spirito Santo) che ha liberato i partecipanti dall’ossessione di apparire perfetti. La conversione di Paolo (video 3) è l’esempio estremo di come il fallimento e il burnout possano essere il momento in cui Dio ti fa cadere a terra per farti atterrare nella realtà, rendendoti capace di vivere l’esperienza della “startup” non come un fenomeno, ma come un umile “strumento” nelle mani di Dio.

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