Conferenza ad Agosto a Santa Maria del 13.08.2019 – Convento di S. Maria del Cengio – Isola Vicentina
Lettera a un razzista del terzo millennio

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Due giorni prima di Natale una notizia ha fatto โ per qualche ora โ il giro del mondo: Sam, un bimbo nato tre giorni prima sulla costa libica dopo lโattraversamento del Sahara da parte della madre e salito con lei su un barcone, รจ stato salvato nel Mediterraneo dalla nave di una Ong. Di lรฌ, per le sue precarie condizioni di salute รจ stato prelevato con un elicottero assieme alla madre e trasferito a Malta. Ma gli altri 309 migranti che erano con lui hanno continuato la loro odissea in mare, per una settimana e duemila chilometri, senza un porto disposto ad accoglierli. Due mesi prima, il 2 novembre, Amal รจ morta di fame a sette anni. Come centinaia di altri bambini yemeniti travolti da una guerra combattuta con armi costruite nel nostro Paese. La sua fotografia, il viso reclinato con gli occhi persi, le ossa a malapena ricoperte di pelle, le mosche sulle mani, ha provocato lโindignazione di un giorno. Quelle immagini sono rapidamente scomparse da quotidiani e telegiornali lasciando il posto alla retorica sgangherata dei porti chiusi e agli insulti, crudeli e volgari, nei confronti dei migranti (sui social e non solo). Eppure, Sam, Amal e le altre centinaia di migliaia come loro non sono dei numeri ma delle persone: come me, come te che stai leggendo.
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ร questa situazione che mi ha spinto a scrivere. Non sono abituato a farlo. Preferisco i fatti con il loro linguaggio, silenzioso ma vero. Eppure di fronte allโingiustizia che monta intorno a noi non si puรฒ piรน stare zitti. Ce lo ha ricordato โ con la consueta forza e chiarezza โ il papa che, il 26 marzo scorso, in piazza San Pietro si รจ rivolto ai giovani con queste parole: ยซSta a voi non restare zitti. Se gli altri tacciono, se noi anziani e responsabili, tante volte corrotti, stiamo zitti, se il mondo tace e perde la gioia, vi domando: voi griderete? Per favore, per favore, decidetevi prima che gridino le pietreยป. Per questo ho deciso di scrivere. Proprio a te, coinvolto nella ubriacatura razzista che attraversa il Paese.
Una ubriacatura a cui partecipi forse per convinzione o forse solo per lโinfluenza di un contesto in cui prevalgono le parole di troppi cattivi maestri e predicatori dโodio, che tentano di coprire cosรฌ lโincapacitร di chi ci governa (e ci ha governati) di assicurare a tutti, compresi i piรน poveri, condizioni di vita accettabili. Secondo te, le difficoltร in cui viviamo e le incertezze sul presente e sul futuro sono colpa dei migranti che ci portano via il lavoro, che sporcano, che rubano, che hanno aggiunto nuovi problemi a quelli che giร avevamo. E che, dunque, devono starsene a casa loro. Io non credo che le cose stiano cosรฌ.
Le migrazioni non vanno sottovalutate ma governate in un modo intelligente ed รจ necessario parlarne senza rimozioni. Ma se non si arresta il modo di pensare oggi prevalente gli effetti saranno devastanti. Ancora piรน devastanti di quelli che giร vediamo intorno a noi. Non mi sento, comodamente e presuntuosamente, dalla parte giusta. La parte giusta non รจ un luogo dove stare; รจ, piuttosto, un orizzonte da raggiungere. Insieme. Ma nella chiarezza e nel rispetto delle persone. Non mostrando i muscoli e accanendosi contro la fragilitร degli altri.
