Discorso di Papa Francesco ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede – 2020

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE
PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO

Sala Regia
Giovedรฌ, 9 gennaio 2020

Eccellenze, Signore e Signori,ย 

un nuovo anno si apre dinanzi a noi e, come il vagito di un bimbo appena nato, ci invita alla gioia e ad assumere un atteggiamento di speranza. Vorrei che questa parola โ€“ speranza โ€“, che per i cristiani รจ una virtรน fondamentale, animasse lo sguardo con cui ci addentriamo nel tempo che ci attende.

Certo, sperare esige realismo. Esige la consapevolezza delle numerose questioni che affliggono la nostra epoca e delle sfide allโ€™orizzonte. Esige che si chiamino i problemi per nome e che si abbia il coraggio di affrontarli. Esige di non dimenticare che la comunitร  umana porta i segni e le ferite delle guerre succedutesi nel tempo, con crescente capacitร  distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i piรน poveri e i piรน deboli[1]. Purtroppo, il nuovo anno non sembra essere costellato da segni incoraggianti, quanto piuttosto da un inasprirsi di tensioni e violenze.

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รˆ proprio alla luce di queste circostanze che non possiamo smettere di sperare. E sperare esige coraggio. Esige la consapevolezza che il male, la sofferenza e la morte non prevarranno e che anche le questioni piรน complesse possono e devono essere affrontate e risolte. La speranza ยซรจ la virtรน che ci mette in cammino, ci dร  le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabiliยป[2].

Con questโ€™animo, vi accolgo oggi, cari Ambasciatori, per porgervi gli auguri per il nuovo anno. Ringrazio in modo speciale il Decano del Corpo Diplomatico, S.E. il Signor George Poulides, Ambasciatore di Cipro, per le cordiali espressioni che mi ha indirizzato a nome di tutti voi e vi sono grato per la presenza, cosรฌ numerosa e significativa, e per lโ€™impegno che quotidianamente dedicate a consolidare le relazioni che legano la Santa Sede ai vostri Paesi e alle vostre Organizzazioni internazionali a vantaggio della pacifica convivenza tra i popoli.

La pace e lo sviluppo umano integrale sono infatti lโ€™obiettivo principale della Santa Sede nellโ€™ambito del suo impegno diplomatico. Ad essa sono orientati gli sforzi della Segreteria di Stato e dei Dicasteri della Curia Romana, come pure quelli dei Rappresentanti Pontifici, che ringrazio per la dedizione con cui compiono la duplice missione loro affidata di rappresentare il Papa sia presso le Chiese locali sia presso i vostri Governi.

In tale prospettiva si collocano pure gli Accordi di carattere generale, firmati o ratificati nel corso dellโ€™anno appena trascorso, con la Repubblica del Congo, la cara Repubblica Centroafricana, il Burkina Faso e lโ€™Angola, come pure lโ€™ Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana per lโ€™applicazione della Convenzione di Lisbona sul riconoscimento dei titoli di studio relativi allโ€™insegnamento superiore nella Regione Europea.

Anche i Viaggi Apostolici, oltre che essere una via privilegiata attraverso la quale il Successore dellโ€™Apostolo Pietro conferma i fratelli nella fede, sono unโ€™occasione per favorire il dialogo a livello politico e religioso. Nel 2019 ho avuto lโ€™opportunitร  di visitare diverse realtร  significative. Vorrei ripercorrere con voi le tappe che ho compiuto, cogliendo lโ€™opportunitร  per uno sguardo piรน ampio su alcune questioni problematiche del nostro tempo.

Allโ€™inizio dello scorso anno, in occasione della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventรน, ho incontrato a Panama giovani provenienti dai cinque continenti, pieni di sogni e speranze, lรฌ convenuti per pregare e ravvivare il desiderio e lโ€™impegno di creare un mondo piรน umano[3]. รˆ sempre una gioia e una grande opportunitร  poter incontrare i giovani. Essi sono il futuro e la speranza delle nostre societร , ma anche il presente.

Eppure, come รจ tristemente noto, non pochi adulti, compresi diversi membri del clero, si sono resi responsabili di delitti gravissimi contro la dignitร  dei giovani, bambini e adolescenti, violandone lโ€™innocenza e lโ€™intimitร . Si tratta di crimini che offendono Dio, causano danni fisici, psicologici e spirituali alle vittime e ledono la vita di intere comunitร .[4] In seguito allโ€™incontro con gli episcopati di tutto il mondo, che ho convocato in Vaticano nel febbraio scorso, la Santa Sede rinnova il suo impegno affinchรฉ si faccia luce sugli abusi compiuti e si assicuri la protezione dei minori, attraverso un ampio spettro di norme che consentano di affrontare detti casi nellโ€™ambito del diritto canonico e attraverso la collaborazione con le autoritร  civili, a livello locale e internazionale.

Di fronte a cosรฌ gravi ferite, risulta tuttavia ancora piรน urgente che gli adulti non abdichino al compito educativo che compete loro, anzi si facciano carico di tale impegno con maggior zelo per condurre i giovani alla maturitร  spirituale, umana e sociale.

Per questa ragione intendo promuovere, il 14 maggio prossimo, un evento mondiale che avrร  per tema: Ricostruire il patto educativo globale. Si tratta di un incontro volto a ยซravvivare lโ€™impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per unโ€™educazione piรน aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione. Mai come ora, cโ€™รจ bisogno di unire gli sforzi in unโ€™ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per unโ€™umanitร  piรน fraternaยป[5].

Ogni cambiamento, come quello epocale che stiamo attraversando, richiede un cammino educativo, la costituzione di un villaggio dellโ€™educazione [6] che generi una rete di relazioni umane e aperte. Tale villaggio deve mettere al centro la persona, favorire la creativitร  e la responsabilitร  per una progettualitร  di lunga durata e formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunitร .

Occorre dunque un concetto di educazione che abbracci lโ€™ampia gamma di esperienze di vita e di processi di apprendimento e che consenta ai giovani, individualmente e collettivamente, di sviluppare le loro personalitร . Lโ€™educazione non si esaurisce nelle aule delle scuole o delle Universitร , ma รจ assicurata principalmente rispettando e rafforzando il diritto primario della famiglia a educare, e il diritto delle Chiese e delle aggregazioni sociali a sostenere le famiglie e collaborare con esse nellโ€™educazione dei figli.

Educare esige di entrare in un dialogo leale con i giovani. Sono anzitutto loro a richiamarci allโ€™urgenza di quella solidarietร  intergenerazionale, che purtroppo รจ venuta a mancare negli ultimi anni. Cโ€™รจ, infatti, una tendenza, in molte parti del mondo, a chiudersi in se stessi, a proteggere i diritti e i privilegi acquisiti, a concepire il mondo dentro un orizzonte limitato che tratta con indifferenza gli anziani e soprattutto non offre piรน spazio alla vita nascente. Lโ€™invecchiamento generale di parte della popolazione mondiale, specialmente nellโ€™Occidente, ne รจ una triste ed emblematica rappresentazione.

Se da un lato non dobbiamo dimenticare che i giovani attendono la parola e lโ€™esempio degli adulti, nello stesso tempo dobbiamo avere ben presente che essi hanno molto da offrire con il loro entusiasmo, con il loro impegno e con la loro sete di veritร , attraverso la quale ci richiamano costantemente al fatto che la speranza non รจ unโ€™utopia e la pace รจ un bene sempre possibile.

Lo abbiamo visto nel modo con cui molti giovani si stanno impegnando per sensibilizzare i leader politici sulla questione dei cambiamenti climatici. La cura della nostra casa comune devโ€™essere una preoccupazione di tutti e non oggetto di contrapposizione ideologica fra diverse visioni della realtร , nรฉ tantomeno fra le generazioni, poichรฉ ยซa contatto con la natura โ€“ come ricordava Benedetto XVI โ€“, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, โ€œcapace di Dioโ€ perchรฉ interiormente aperta allโ€™Infinitoยป[7]. La custodia del luogo che ci รจ stato donato dal Creatore per vivere non puรฒ dunque essere trascurata, nรฉ ridursi ad una problematica elitaria. I giovani ci dicono che non puรฒ essere cosรฌ, poichรฉ esiste una sfida urgente, a tutti i livelli, di proteggere la nostra casa comune e ยซdi unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integraleยป[8]. Essi ci richiamano allโ€™urgenza di una conversione ecologica, che ยซva intesa in maniera integrale, come una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua ricchissima varietร , con il Creatore che รจ origine di ogni vitaยป[9].

Purtroppo, lโ€™urgenza di questa conversione ecologica sembra non essere acquisita dalla politica internazionale, la cui risposta alle problematiche poste da questioni globali come quella dei cambiamenti climatici รจ ancora molto debole e fonte di forte preoccupazione. La XXV Sessione della Conferenza degli Stati Parte della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP25), svoltasi a Madrid lo scorso dicembre, rappresenta un grave campanello di allarme circa la volontร  della Comunitร  internazionale di affrontare con saggezza ed efficacia il fenomeno del riscaldamento globale, che richiede una risposta collettiva, capace di far prevalere il bene comune sugli interessi particolari.

Queste considerazioni riportano la nostra attenzione allโ€™America Latina, in particolare allโ€™Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione amazzonica, svoltasi in Vaticano lo scorso mese di ottobre. Il Sinodo รจ stato un evento essenzialmente ecclesiale, mosso dalla volontร  di mettersi in ascolto delle speranze e delle sfide della Chiesa in Amazzonia e di aprire nuove strade allโ€™annuncio del Vangelo al Popolo di Dio, specialmente alle popolazioni indigene. Tuttavia, lโ€™Assemblea sinodale non poteva esimersi dal toccare anche altre tematiche, a partire dallโ€™ecologia integrale, che riguardano la vita stessa di quella Regione, cosรฌ vasta e importante per tutto il mondo, poichรฉ ยซla foresta amazzonica รจ un โ€œcuore biologicoโ€ per la Terra, sempre piรน minacciataยป[10].

Oltre alla situazione nella regione amazzonica, desta preoccupazione il moltiplicarsi di crisi politiche in un crescente numero di Paesi del continente americano, con tensioni e insolite forme di violenza che acuiscono i conflitti sociali e generano gravi conseguenze socio-economiche e umanitarie. Le polarizzazioni sempre piรน forti non aiutano a risolvere i veri e urgenti problemi dei cittadini, soprattutto dei piรน poveri e vulnerabili, nรฉ tantomeno puรฒ farlo la violenza, che per nessun motivo puรฒ essere adottata come strumento per affrontare le questioni politiche e sociali. In questa sede desidero ricordare specialmente il Venezuela, affinchรฉ non venga meno lโ€™impegno a cercare soluzioni.

In generale, i conflitti della regione americana, pur avendo radici diverse, sono accomunati dalle profonde disuguaglianze, dalle ingiustizie e dalla corruzione endemica, nonchรฉ dalle varie forme di povertร  che offendono la dignitร  delle persone. Occorre, pertanto, che i leader politici si sforzino di ristabilire con urgenza una cultura del dialogo per il bene comune e per rafforzare le istituzioni democratiche e promuovere il rispetto dello stato di diritto, al fine di prevenire derive antidemocratiche, populiste ed estremiste.

Nel mio secondo viaggio del 2019, mi sono recato negli Emirati Arabi Uniti, prima visita di un Successore di Pietro nella Penisola arabica. Ad Abu Dhabi ho firmato con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad al-Tayyib il Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Si tratta di un testo importante, volto a favorire la mutua comprensione tra cristiani e musulmani e la convivenza in societร  sempre piรน multietniche e multiculturali, poichรฉ nel condannare fermamente lโ€™uso del ยซnome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressioneยป[11], richiama lโ€™importanza del concetto di cittadinanza, che ยซsi basa sullโ€™eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustiziaยป[12]. Ciรฒ esige il rispetto della libertร  religiosa e che ci si adoperi per rinunciare allโ€™uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sรฉ i semi del sentirsi isolati e dellโ€™inferioritร  e prepara il terreno alle ostilitร  e alla discordia, discriminando i cittadini in base allโ€™appartenenza religiosa[13]. A tal fine รจ particolarmente importante formare le generazioni future al dialogo interreligioso, quale via maestra per la conoscenza, la comprensione e il sostegno reciproco fra appartenenti a diverse religioni.

Pace e speranza sono stati anche al centro della mia visita in Marocco, dove con Sua Maestร  il Re Mohammed VI ho sottoscritto un appello congiunto su Gerusalemme, ยซriconoscendo lโ€™unicitร  e la sacralitร  di Gerusalemme / Al Qods Acharif e avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Cittร  della Paceยป[14]. E da Gerusalemme, cittร  cara ai fedeli delle tre religioni monoteiste, chiamata ad essere luogo-simbolo di incontro e di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo[15], il mio pensiero non puรฒ che estendersi a tutta la Terra Santa per richiamare lโ€™urgenza che lโ€™intera Comunitร  internazionale, con coraggio e sinceritร  e nel rispetto del diritto internazionale, riconfermi il suo impegno a sostegno del processo di pace israelo-palestinese.

Un piรน assiduo ed efficace impegno da parte della Comunitร  internazionale รจ quanto mai urgente anche in altre parti dellโ€™area mediterranea e del Medio Oriente. Mi riferisco anzitutto alla coltre di silenzio che rischia di coprire la guerra che ha devastato la Siria nel corso di questo decennio. รˆ particolarmente urgente trovare soluzioni adeguate e lungimiranti che permettano al caro popolo siriano, stremato dalla guerra, di ritrovare la pace e avviare la ricostruzione del Paese. La Santa Sede accoglie con favore ogni iniziativa volta a porre le basi per la risoluzione del conflitto ed esprime ancora una volta la propria gratitudine alla Giordania e al Libano per aver accolto ed essersi fatti carico, con non pochi sacrifici, di migliaia di profughi siriani. Purtroppo, oltre alle fatiche provocate dallโ€™accoglienza, altri fattori di incertezza economica e politica, in Libano e in altri Stati, stanno provocando tensioni tra la popolazione, mettendo ulteriormente a rischio la fragile stabilitร  del Medio Oriente.

Particolarmente preoccupanti sono i segnali che giungono dallโ€™intera regione, in seguito allโ€™innalzarsi della tensione fra lโ€™Iran e gli Stati Uniti e che rischiano anzitutto di mettere a dura prova il lento processo di ricostruzione dellโ€™Iraq, nonchรฉ di creare le basi di un conflitto di piรน vasta scala che tutti vorremmo poter scongiurare. Rinnovo dunque il mio appello perchรฉ tutte le parti interessate evitino un innalzamento dello scontro e mantengano ยซaccesa la fiamma del dialogo e dellโ€™autocontrolloยป[16], nel pieno rispetto della legalitร ย  internazionale.

Il mio pensiero va pure allo Yemen, che vive una delle piรน gravi crisi umanitarie della storia recente, in un clima di generale indifferenza della Comunitร  internazionale, e alla Libia, che da molti anni attraversa una situazione conflittuale, aggravata dalle incursioni di gruppi estremisti e da un ulteriore acuirsi di violenza nel corso degli ultimi giorni. Tale contesto รจ fertile terreno per la piaga dello sfruttamento e del traffico di essere umani, alimentato da persone senza scrupoli che sfruttano la povertร  e la sofferenza di quanti fuggono da situazioni di conflitto o di povertร  estrema. Tra questi, molti finiscono preda di vere e proprie mafie che li detengono in condizioni disumane e degradanti e ne fanno oggetto di torture, violenze sessuali, estorsioni.

In generale, occorre rilevare che nel mondo vi sono diverse migliaia di persone, con legittime richieste di asilo e bisogni umanitari e di protezione verificabili, che non vengono adeguatamente identificati. Molti rischiano la vita in viaggi pericolosi per terra e soprattutto per mare. รˆ con dolore che si continua a constatare come il Mare Mediterraneo rimanga un grande cimitero[17]. รˆ sempre piรน urgente, dunque, che tutti gli Stati si facciano carico della responsabilitร  di trovare soluzioni durature.

Da parte sua, la Santa Sede guarda con grande speranza agli sforzi compiuti da numerosi Paesi per condividere il peso del reinsediamento e fornire agli sfollati, in particolare a causa di emergenze umanitarie, un posto sicuro in cui vivere, unโ€™educazione, nonchรฉ la possibilitร  di lavorare e di ricongiungersi con le proprie famiglie.

Cari Ambasciatori,ย 

nei viaggi dello scorso anno ho avuto modo di toccare anche tre Paesi dellโ€™Europa orientale, raggiungendo prima la Bulgaria e la Macedonia del Nord e, in un secondo momento, la Romania. Si tratta di tre Paesi diversi tra loro, accomunati tuttavia dal fatto di essere stati, nei secoli, ponti fra lโ€™Oriente e lโ€™Occidente e crocevia di culture, etnie e civiltร  differenti. Visitandoli, ho potuto sperimentare ancora una volta quanto siano importanti il dialogo e la cultura dellโ€™incontro per costruire societร  pacifiche, nelle quali ognuno possa liberamente esprimere la propria appartenenza etnica e religiosa.

Rimanendo nel contesto europeo, vorrei richiamare lโ€™importanza di sostenere il dialogo e il rispetto della legalitร  internazionale per risolvere i โ€œconflitti congelatiโ€ che persistono nel continente, alcuni dei quali ormai da decenni, e che esigono una soluzione, a cominciare dalle situazioni riguardanti i Balcani occidentali e il Caucaso meridionale, tra cui la Georgia. In questa sede vorrei, inoltre, esprimere lโ€™incoraggiamento della Santa Sede ai negoziati per la riunificazione di Cipro, che incrementerebbero la cooperazione regionale, favorendo la stabilitร  di tutta lโ€™area mediterranea, nonchรฉ lโ€™apprezzamento per i tentativi volti a risolvere il conflitto nella parte orientale dellโ€™Ucraina e porre fine alla sofferenza della popolazione.

Il dialogo โ€“ e non le armi โ€“ รจ lo strumento essenziale per risolvere le contese. A tale riguardo, desidero in questa sede menzionare il contributo offerto, ad esempio, in Ucraina dallโ€™Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), specialmente in questโ€™anno in cui ย ricorre il 45ยฐ anniversario dellโ€™Atto finale di Helsinki, che concluse la Conferenza sulla Sicurezza e sulla Cooperazione in Europa (CSCE), iniziata nel 1973 per favorire la distensione e la collaborazione tra i Paesi dellโ€™Europa occidentale e quelli dellโ€™Europa orientale, quando il continente era ancora diviso dalla cortina di ferro. Si รจ trattato di una tappa importante di un processo iniziato sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale e che ha visto nel consenso e nel dialogo uno strumento essenziale per risolvere le contese.

Giร  nel 1949, nellโ€™Europa occidentale, con la creazione del Consiglio dโ€™Europa e la successiva adozione della Convenzione europea dei diritti dellโ€™Uomo, si gettarono le basi del processo dโ€™integrazione europea, che videro nella Dichiarazione dellโ€™allora Ministro degli Affari Esteri francese Robert Schuman, del 9 maggio 1950, un pilastro fondamentale. Schuman afferma che ยซla pace non potrร  essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minaccianoยป. Nei Padri fondatori dellโ€™Europa moderna cโ€™era la consapevolezza che il continente si sarebbe potuto riprendere dalle lacerazioni della guerra e dalle nuove divisioni che sopravanzavano solo in un processo graduale di condivisione di ideali e di risorse.

Fin dai primi anni la Santa Sede ha guardato con interesse il progetto europeo, ricorrendo questโ€™anno il 50 anniversario della presenza della Santa Sede come Osservatore presso il Consiglio dโ€™Europa, cosรฌ come lo stabilimento delle relazioni diplomatiche con le allora Comunitร  Europee. Si tratta di un interesse che intende sottolineare unโ€™idea di costruzione inclusiva, animata da uno spirito partecipativo e solidale, capace di fare dellโ€™Europa un esempio di accoglienza ed equitร  sociale nel segno di quei valori comuni che ne sono alla base. Il progetto europeo continua ad essere una fondamentale garanzia di sviluppo per chi ne fa parte da tempo e unโ€™opportunitร  di pace, dopo turbolenti conflitti e lacerazioni, per quei Paesi che ambiscono a parteciparvi.

Lโ€™Europa non perda dunque il senso di solidarietร  che per secoli lโ€™ha contraddistinta, anche nei momenti piรน difficili della sua storia. Non perda quello spirito che affonda le sue radici, tra lโ€™altro, nella pietas romana e nella caritas cristiana, che ben descrivono lโ€™animo dei popoli europei. Lโ€™incendio della Cattedrale di Notre Dame a Parigi ha mostrato quanto sia fragile e facile da distruggere anche ciรฒ che sembra solido. I danni sofferti da un edificio, non solo caro ai cattolici ma significativo per tutta la Francia e lโ€™umanitร  intera, hanno ridestato il tema dei valori storici e culturali dellโ€™Europa e delle radici sulle quali essa si fonda. In un contesto in cui mancano valori di riferimento, diventa piรน facile trovare elementi di divisione piรน che di coesione.

Il trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino ci ha posto dinanzi agli occhi uno dei simboli piรน laceranti della storia recente del continente, rammentandoci quanto sia facile ergere barriere. Il Muro di Berlino rimane emblematico di una cultura della divisione che allontana le persone le une dalle altre e apre la strada allโ€™estremismo e alla violenza. Lo vediamo sempre piรน nel linguaggio di odio diffusamente usato in internet e nei mezzi di comunicazione sociale. Alle barriere dellโ€™odio, noi preferiamo i ponti della riconciliazione e della solidarietร , a ciรฒ che allontana preferiamo ciรฒ che avvicina, consapevoli che ยซnessuna pace [puรฒ] consolidarsi [โ€ฆ] se contemporaneamente non si placano gli odi e i rancori per mezzo di una riconciliazione fondata sulla vicendevole caritร ยป[18], come scrisse centโ€™anni fa il mio predecessore Benedetto XV.

Cari Ambasciatori,ย 

Segni di pace e di riconciliazione ho potuto vedere nel corso del viaggio in Africa, dove appare evidente la gioia di chi insieme si sente popolo e affronta le fatiche quotidiane in uno spirito di condivisione. Ho sperimentato la concretezza della speranza attraverso numerosi gesti incoraggianti, a partire dagli ulteriori progressi compiuti in Mozambico, con la firma dellโ€™Accordo per la cessazione definitiva delle ostilitร  il 1ยฐ agosto scorso.

In Madagascar ho potuto constatare che รจ possibile costruire sicurezza laddove cโ€™era precarietร , vedere speranza dove si vedeva solo fatalitร , scorgere vita dove tanti annunciavano morte e distruzione[19]. A tal fine sono essenziali la famiglia e il senso della comunitร  che consente di stabilire la fiducia fondamentale che รจ alla base di ogni rapporto umano. A Mauritius ho notato come ยซle diverse religioni, con le loro rispettive identitร , collaborano insieme per contribuire alla pace sociale e per ricordare il valore trascendente della vita contro ogni tipo di riduzionismoยป[20]. Confido che lโ€™entusiasmo che ho potuto toccare con mano nel corso del viaggio continui a concretizzarsi in gesti di accoglienza e in progetti capaci di promuovere la giustizia sociale, evitando dinamiche di chiusura.

Allargando lo sguardo ad altre parti del continente, duole, invece, constatare come continuino, in particolare in Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria, episodi di violenza contro persone innocenti, tra cui tanti cristiani perseguitati e uccisi per la loro fedeltร  al Vangelo. Esorto la Comunitร  internazionale a sostenere gli sforzi che questi Paesi compiono nella lotta per sconfiggere la piaga del terrorismo, che sta insanguinando sempre piรน intere parti dellโ€™Africa, come altre regioni del mondo. Alla luce di questi eventi, รจ necessario che si attuino strategie che comprendano interventi non solo nellโ€™ambito della sicurezza, ma anche nella riduzione della povertร , nel miglioramento del sistema sanitario, nello sviluppo e nellโ€™assistenza umanitaria, nella promozione del buon governo e dei diritti civili. Sono questi i pilastri di un reale sviluppo sociale.

Parimenti, occorre incoraggiare le iniziative che promuovono la fraternitร  tra tutte le espressioni culturali, etniche e religiose del territorio, specialmente nel Corno dโ€™Africa, in Camerun, nonchรฉ nella Repubblica Democratica del Congo, dove, specialmente nelle regioni orientali del Paese, persistono violenze. Le conflittualitร  e le emergenze umanitarie, aggravate dagli sconvolgimenti climatici, aumentano il numero di sfollati e si ripercuotono sulle persone che giร  vivono in stato di grave povertร . Molti dei Paesi colpiti da queste situazioni mancano di strutture adeguate che consentano di venire incontro ai bisogni di quanti sono stati sfollati.

Al riguardo, vorrei qui sottolineare che, purtroppo, non esiste ancora una risposta internazionale coerente per affrontare il fenomeno dello sfollamento interno, poichรฉ in gran parte esso non ha una definizione internazionale concordata, avvenendo allโ€™interno di confini nazionali. Il risultato รจ che gli sfollati interni non ricevono sempre la protezione che meritano e dipendono dalla capacitร  di rispondere e dalle politiche dello Stato in cui si trovano.

Recentemente รจ stato avviato il lavoro dello United Nations High-Level Panel on Internal Displacement, che spero possa favorire lโ€™attenzione e il sostegno globale per gli sfollati, sviluppando raccomandazioni concrete.

In tale prospettiva, guardo pure al Sudan, con lโ€™auspicio che i suoi cittadini possano vivere nella pace e nella prosperitร  e collaborare alla crescita democratica ed economica del Paese; alla Repubblica Centrafricana, dove, nel febbraio scorso, รจ stato firmato un Accordo globale per porre fine a oltre cinque anni di guerra civile; e al Sud Sudan, che spero di poter visitare nel corso di questโ€™anno e al quale ho dedicato una giornata di ritiro lo scorso mese di aprile con la presenza dei leader del Paese e il prezioso contributo dellโ€™Arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia Justin Welby, e dellโ€™ex Moderatore della Chiesa presbiteriana della Scozia, il Reverendo John Chalmers. Confido che, con lโ€™aiuto della Comunitร  internazionale, quanti hanno responsabilitร  politiche proseguano il dialogo per attuare gli accordi raggiunti.

Lโ€™ultimo viaggio dellโ€™anno appena concluso รจ stato nellโ€™Asia orientale. In Tailandia ho potuto constatare lโ€™armonia apportata dai numerosi gruppi etnici che costituiscono il Paese, con la loro diversitร  filosofica, culturale e religiosa. Si tratta di un richiamo importante nellโ€™attuale contesto di globalizzazione che tende ad appiattire le differenze e considerarle primariamente in termini economico-finanziari, con il rischio di cancellare le note essenziali che contraddistinguono i vari popoli.

Infine, in Giappone ho toccato con mano il dolore e lโ€™orrore che come esseri umani siamo in grado di infliggerci[21]. Ascoltando le testimonianze di alcuni Hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, mi รจ parso evidente che non si puรฒ costruire una vera pace sulla minaccia di un possibile annientamento totale dellโ€™umanitร  provocato dalle armi nucleari. Gli Hibakusha ยซmantengono viva la fiamma della coscienza collettiva, testimoniando alle generazioni successive lโ€™orrore di ciรฒ che accadde nellโ€™agosto del 1945 e le sofferenze indicibili che ne sono seguite fino ad oggi. La loro testimonianza risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vittime, affinchรฉ la coscienza umana diventi sempre piรน forte di fronte ad ogni volontร  di dominio e di distruzioneยป[22], specialmente quella provocata da ordigni a cosรฌ alto potenziale distruttivo, come le armi nucleari. Esse non solo favoriscono un clima di paura, diffidenza e ostilitร , ma distruggono la speranza. Il loro uso รจ immorale, ยซun crimine, non solo contro lโ€™uomo e la sua dignitร , ma contro ogni possibilitร  di futuro nella nostra casa comuneยป[23].

Un mondo ยซsenza armi nucleari รจ possibile e necessarioยป[24], ed รจ tempo che quanti hanno responsabilitร  politiche ne divengano pienamente consapevoli, poichรฉ non รจ il possesso deterrente di potenti mezzi di distruzione di massa a rendere il mondo piรน sicuro, bensรฌ il paziente lavoro di tutte le persone di buona volontร  che si dedicano concretamente, ciascuno nel proprio ambito, a edificare un mondo di pace, solidarietร  e rispetto reciproco.

Il 2020 offre unโ€™opportunitร  importante in questa direzione, poichรฉ dal 27 aprile al 22 maggio si svolgerร  a New York la X Conferenza dโ€™Esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Auspico vivamente che in quella occasione la Comunitร  internazionale riesca a trovare un consenso finale e proattivo sulle modalitร  di attuazione di questo strumento giuridico internazionale, che si rileva essere ancora piรน importante in un momento come quello attuale.

Nel terminare la rassegna dei luoghi che ho raggiunto nel corso dellโ€™anno appena concluso, vorrei rivolgere un particolare pensiero a un Paese che non ho visitato, lโ€™Australia, colpito duramente negli ultimi mesi da persistenti incendi, i cui effetti hanno raggiunto anche altre regioni dellโ€™Oceania. Al popolo australiano, specialmente alle vittime e a quanti si trovano nelle regioni colpite dai roghi, desidero assicurare la mia vicinanza e preghiera.

Eccellenze, Signore e Signori,ย 

Questโ€™anno, la Comunitร  internazionale ricorda il 75ยฐ ย anniversario della fondazione delle Nazioni Unite. In seguito alle tragedie sperimentate nelle due guerre mondiali, con la Carta delle Nazioni Unite, firmata il 26 giugno 1945, quarantasei Paesi diedero vita ad una nuova forma di collaborazione multilaterale. Le quattro finalitร  dellโ€™Organizzazione, delineate nellโ€™articolo 1 della Carta, rimangono valide ancora oggi e possiamo dire che lโ€™impegno delle Nazioni Unite in questi 75 anni รจ stato, in gran parte, un successo, specialmente nellโ€™evitare unโ€™altra guerra mondiale. I principi fondativi dellโ€™Organizzazione โ€“ il desiderio della pace, la ricerca della giustizia, il rispetto della dignitร  della persona, la cooperazione umanitaria e lโ€™assistenza โ€“ esprimono le giuste aspirazioni dello spirito umano e costituiscono gli ideali che dovrebbero sottostare alle relazioni internazionali.

In questo anniversario, vogliamo riaffermare il proposito di tutta quanta la famiglia umana a operare per il bene comune, quale criterio di orientamento dellโ€™azione morale e prospettiva che deve impegnare ogni Paese a collaborare per garantire lโ€™esistenza e la sicurezza nella pace di ogni altro Stato, in uno spirito di uguale dignitร  e di effettiva solidarietร , nellโ€™ambito di un ordinamento giuridico fondato sulla giustizia e sulla ricerca di equi compromessi[25].

Una tale azione sarร  tanto piรน efficace quanto piรน si cercherร  di superare quellโ€™approccio trasversale, utilizzato nel linguaggio e negli atti degli organi internazionali, che mira a legare i diritti fondamentali a situazioni contingenti, dimenticando che essi sono intrinsecamente fondati nella natura stessa dellโ€™essere umano. Laddove al lessico delle Organizzazioni internazionali viene a mancare un chiaro ancoraggio oggettivo, si rischia di favorire lโ€™allontanamento, anzichรฉ lโ€™avvicinamento, dei membri della Comunitร  internazionale, con la conseguente crisi del sistema multilaterale, che รจ tristemente sotto gli occhi di tutti. In questo contesto, appare urgente riprendere il percorso verso una complessiva riforma del sistema multilaterale, a partire dal sistema onusiano, che lo renda piรน efficace, tenendo in debita considerazione lโ€™attuale contesto geo-politico.

Cari Ambasciatori,ย 

Nel giungere alla conclusione di queste riflessioni, desidero menzionare ancora due anniversari che ricorrono questโ€™anno, apparentemente estranei al nostro incontro odierno. Il primo รจ il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio, il grande artista di Urbino, deceduto a Roma il 6 aprile 1520. A Raffaello dobbiamo un ingente patrimonio di inestimabile bellezza. Come il genio dellโ€™artista sa comporre armonicamente materie grezze, colori e suoni diversi rendendoli parte di unโ€™unica opera dโ€™arte, cosรฌ la diplomazia รจ chiamata ad armonizzare le peculiaritร  dei vari popoli e Stati per edificare un mondo di giustizia e di pace, che รจ il bel quadro che vorremmo poter ammirare.

Raffaello รจ stato un figlio importante di unโ€™epoca, quella del Rinascimento, che ha arricchito lโ€™umanitร  intera. Unโ€™epoca non priva di difficoltร , ma animata da fiducia e speranza. Attraverso questo insigne artista, desidero far giungere i miei piรน sentiti auguri al Popolo italiano, al quale auguro di riscoprire quello spirito di apertura al futuro che ha contraddistinto il Rinascimento e che ha reso questa penisola cosรฌ bella e ricca di arte, storia e cultura.

Uno dei soggetti preferiti della pittura di Raffaello era Maria. A lei ha dedicato numerose tele che possono oggi essere ammirate in diversi musei del mondo. Per la Chiesa Cattolica, questโ€™anno ricorre il settantesimo anniversario della proclamazione dellโ€™Assunzione di Maria Vergine al Cielo. Con lo sguardo a Maria, desidero rivolgere un pensiero particolare a tutte le donne, 25 anni dopo la IV Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla donna, svoltasi a Pechino nel 1995, auspicando che in tutto il mondo sia sempre piรน riconosciuto il ruolo prezioso delle donne nella societร  e cessi ogni forma di ingiustizia, disuguaglianza e violenza nei loro confronti. ยซOgni violenza inferta alla donna รจ una profanazione di Dioยป[26]. Esercitare violenza contro una donna o sfruttarla non รจ un semplice reato, รจ un crimine che distrugge lโ€™armonia, la poesia e la bellezza che Dio ha voluto dare al mondo[27].

Lโ€™Assunzione di Maria ci invita pure a guardare oltre, al compimento del nostro cammino terreno, al giorno in cui la giustizia e la pace saranno pienamente ristabilite. Ci sentiamo cosรฌ incoraggiati, attraverso la diplomazia, che รจ il nostro tentativo umano, imperfetto ma pur sempre prezioso, a lavorare con zelo per anticipare i frutti di questo desiderio di pace, sapendo che la meta รจ possibile. Con questo impegno, rinnovo a tutti voi, cari Ambasciatori e distinti Ospiti qui convenuti, e ai vostri Paesi il mio cordiale augurio per un nuovo anno copioso di speranza e benedizioni.

Grazie!

[1] Cfr Messaggio per la LIII Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2019, 1.

[2] Ibid.

[3] Cfr Incontro con le Autoritร , con il Corpo Diplomatico e con rappresentanti della societร , Panama, 24 gennaio 2019.

[4] Cfr Motu proprio Vos estis lux mundi, 7 maggio 2019.

[5] Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12 settembre 2019.

[6]ย Cfr ibid.

[7] Angelus, Les Combes, 17 luglio 2005.

[8] Cfr Lett. enc. Laudato siโ€™, 24 maggio 2015, 13.

[9] Messaggio per la LIII Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2019, 4.

[10] Documento finale del Sinodo dei Vescovi per lโ€™Amazzonia: โ€œNuovi cammini per la Chiesa e per unโ€™ecologia integraleโ€, 2.

[11] Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019.

[12] Ibid.

[13] Cfr ibid.

[14] Appello di Sua Maestร  il Re Mohammed VI e di Sua Santitร  Papa Francesco su Gerusalemme / Al Qods Cittร  santa e luogo di incontro, Rabat, 30 marzo 2019.

[15] Cfr ibid.

[16] Angelus, 5 gennaio 2020.

[17] Cfr Discorso al Parlamento Europeo, Strasburgo, 25 novembre 2014.

[18] Benedetto XV, Lett. enc. Pacem, Dei munus pulcherrimum, 23 maggio 1920.

[19] Cfr Saluto nella Cittร  dellโ€™Amicizia โ€“ Akamasoa, Antananarivo, 8 settembre 2019.

[20] Discorso alle Autoritร , ai rappresentanti della societร  civile e al Corpo Diplomatico, Port Louis, 9 settembre 2019.

[21] Cfr Discorso sulle armi nucleari, Nagasaki, 24 novembre 2019.

[22] Messaggio per la LIII Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2019, 2.

[23] Discorso nellโ€™Incontro per la pace, Hiroshima, 24 novembre 2019.

[24] Discorso sulle armi nucleari, Nagasaki, 24 novembre 2019.

[25] Cfr Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 11 aprile 1963, 54.

[26] Omelia nella Solennitร  di Maria Santissima Madre di Dio e nella 53ma Giornata Mondiale della Pace, 1ยฐ gennaio 2020.

[27] Cfr La donna รจ lโ€™armonia del mondo. Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctรฆ Marthรฆ, 9 febbraio 2017.

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