XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Sir 3,17-18.20.28-29 / Sal 67 / Eb 12,18-19.22-24 / Lc 14,1.7-14
La porta stretta di cui parlava Gesรน domenica scorsa viene oggi descritta con una serie di esempi ironici ed esigenti, nati dall’osservazione dei vizi di sempre. Non รจ facile mettere in sintonia la propria fede col proprio comportamento e se รจ vero, come dico spesso, che la fede non si riduce all’osservanza di un codice di comportamento, รจ altresรฌ vero che se incontro davvero il Cristo la mia vita si orienta, cambia, evolve.
Tutti si accorgono se il proprio collega si รจ innamorato, i suoi gesti cambiano!
Siamo chiamati, ancora una volta, a vivere da salvati, senza mettere il comportamento come metro di giudizio, ma attingendo continuamente alla veritร del vangelo per purificare il nostro cuore e i nostri atteggiamenti.
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Gesรน annota il vizio diffuso tra alcuni suoi contemporanei, personaggi influenti della politica e della classe sacerdotale, di mettersi in mostra, di amare una visibilitร eccessiva, di anelare al protagonismo a tutti i costi.
Certo, la visibilitร , per le persone che rivestono un determinato ruolo, รจ inevitabile; ciรฒ che Gesรน ridicolizza รจ l’atteggiamento spocchioso di chi pensa di essere importante, di chi usa come metro di giudizio l’apparire senza l’essere.
La mente, ahimรจ, corre alla crisi di astinenza di visibilitร che travolge la nostra societร massificata. Veline e grandi fratelli sono il termometro dell’inquietante fenomeno dell’assenza di visibilitร delle persone, del bisogno parossistico di esserci, di mostrarsi, di contare qualcosa in questo mondo di superuomini e superdonne.
Lo vedo, negli occhi dei miei adolescenti, il terrore di non essere riconosciuti, di non esistere, in questo strampalato mondo di adulti in cui conta solo ciรฒ che si vede, ciรฒ che appare. Allora, davanti alle telecamere, finiamo con l’essere tutti identici, tutti simili a ciรฒ che pensiamo possa piacere, e il delirio dei “reality show” fa diventare gigantesca e dannosa psicanalisi collettiva, sottoposta al giudizio del pubblico, la dimensione della fragilitร che abita ciascuno di noi.
Quest’estate, steso a scaldarmi le ossa in una spiaggia italiana, sono rimasto (ingenuamente) turbato dalla pila di riviste scandalistiche a disposizione sul tavolino del gestore. Mentre sfogliavo alcune pagine di un romanzo (Amos Oz come libro da spiaggia si รจ rivelato leggermente impegnativo), pensavo a tutte le persone che incontro, alle loro tragedie, i loro desideri, alla profonditร delle relazioni che intesso e sentivo una distonia totale con la pessima abitudine di semplificare, sbattere in prima pagina, commentare, giudicare.
Moralismi
Sei quel che appari, vali se ti si nota, sopravvivi se finisci in qualche metro di pellicola come comparsa di uno dei talk show di successo.
Il dramma รจ che qualcuno ci crede, che pensa che sia quella la strada, che l’origine della propria insoddisfazione consiste nell’invisibilitร . Peggio: il mondo senza Dio si scopre esigente, moralista, spietato nei giudizi, intransigente (con gli altri).
Aiuto!
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Vai dentro
Ma, grazie a Dio, Gesรน ci dona un messaggio opposto: non hai bisogno di mostrarti, di apparire, tu vali. L’autostima che nasce nel tuo cuore non รจ misurata dalle tue abilitร , no, ma dal fatto che sei pensato, voluto e amato dal tuo Dio.
Tu vali, questo รจ il messaggio della Scrittura, sei prezioso agli occhi di Dio.
Non importa il tuo limite, nรฉ la misura della tua paura. Non importa cosa gli altri pensano di te: tu vali, sei prezioso agli occhi di Dio. Perciรฒ non hai necessitร di ostentare, di cercare ossessivamente una visibilitร che il mondo ti nega o riserva a pochissimi eletti. Tu vali, anche se non vincerai mai nessuna medaglia d’oro e la tua piccola vita si perderร nei ricordi di una generazione.
Tu vali, non svendere la tua dignitร , coltiva il dentro e se coltivi il fuori, e coltivalo, che sia sempre e solo trasparenza del dentro.
I tuoi limiti? Un recinto che delimita lo spazio in cui realizzarti.
I tuoi peccati? Esperienza della finitudine e della libertร ancora da purificare, da accogliere da adulto e da mettere nelle mani di Dio.
Non hai bisogno di metterti ai primi posti: solo Dio conosce il tuo cuore, lo conosce piรน di quanto tu lo conosca, non lasciarti travolgere dai falsi profeti del nostro tempo.
Umiltร
Umiltร , dunque.
Coltiviamo la virtรน della modestia e dell’umiltร , virtรน preziosa agli occhi degli uomini, che ci spiana la strada per incontrare Dio.
Umiltร : difficile equilibrio fra la conoscenza del proprio limite e la grandezza delle cose che Dio opera in noi.
La persona che sostiene di non valere niente, di essere ignobile e disprezzabile, commette un grave peccato di fronte a Dio, non รจ umile, ma depresso!
La persona che nasconde le proprie fragilitร dietro l’ipocrisia di un’immagine di sรฉ eccessiva e distorta, costruisce la sua autostima su fragilissime basi.
Il discepolo che ha conosciuto la misura dell’amore di Dio, invece, accoglie con gioia le proprie capacitร , le mette a servizio del Regno, loda il Signore per i tanti doni che gratificano la sua vita e che ha imparato a riconoscere. Conosce anche la misura della propria fragilitร , e non se ne preoccupa, ma la affida al Signore con immensa tenerezza, sapendo che nella propria fragilitร si manifesta pienamente la gloria di Dio.
Uomini e donne luminosi.
Cosรฌ facendo, credetemi, la nostra vita si trasfigura. Anche le inevitabili difficoltร della vita finiscono col diventare occasione di crescita, se affrontate con senso della misura e del relativo. Solo Dio conta, solo la presenza del Maestro resta il centro della nostra vita. A questo punto, vi interessa davvero prendere i primi posti?
Paolo Curtaz
