Commento al Vangelo del 25 settembre 2017 – Monastero di Bose

“Videte … quomodo audiatis”: “Fate attenzione … a come ascoltate” (Lc 8,18). “Videte”, cioè “guardate, aprite gli occhi”, e dunque “fate attenzione”! È significativo questo accostamento tra il vedere e l’ascoltare: c’è la necessità di “vedere”, c’è un’operazione di discernimento da fare di fronte all’ascolto. Un duplice discernimento.

Discernere cosa ascoltare, ci ricorda il Vangelo secondo Marco (4,24). Quante parole, quanti messaggi ci giungono (ci invadono?) ogni giorno… È necessario dunque operare un vaglio, far emergere un primato. Sì, si tratta di “vedere”, di discernere tra le parole che trasmettono vita, le “parole di vita eterna” (Gv 6,68), e quelle invece che sono brusìo, chiacchiericcio, pettegolezzo, parole che danno un’illusione di pienezza e in realtà sono soltanto un riempitivo che stordisce.  

Discernere come ascoltare, ci ammonisce il testo di oggi. Ecco l’altro aspetto, complementare al primo: è altrettanto decisivo il modo in cui si ascolta, il modo in cui si accoglie la Parola.

Il “come”, fa riferimento anzitutto ai diversi tipi di terreno descritti nella parabola del seminatore che precede il testo odierno; rinvia ciascuno di noi alla qualità del terreno che appresta alla Parola: profondità e perseveranza, oppure superficialità, incostanza, cuore infestato dai rovi?

Ma si potrebbero individuare anche altri “come”, che rischiano di vanificare in noi le energie della Parola, e riguardano in particolare chi ha dimestichezza con la Scrittura, chi – come noi monaci – ne ha una frequentazione quotidiana. Solo qualche esempio:

– la routine: un’abitudinarietà che spegne la meraviglia, lo stupore dinanzi alla Parola, e tutto allora finisce per diventare scontato, stanca iterazione;

– l’approccio intellettualistico: una ricerca lodevole in sé, ma che rischia di ridurre l’assiduità con la Parola,  con la Scrittura, a mero esercizio accademico (magari anche a goduria intellettuale), che però non tocca la vita e soprattutto non fa incontrare nella Parola colui che parla;

– l’ascolto strumentale: è quando ascoltiamo e approfondiamo sì la Parola, ma essenzialmente per dirla agli altri, non per lasciarci interpellare, e spesso anche ferire, da essa.

“Videte”– ci mette in guardia il vangelo –, “Fate attenzione … perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”. Non si tratta di un premio elargito ad alcuni e di un castigo riservato ad altri, ma di una semplice verità: meglio si ascolta, più si riceve! Più si accresce, cioè, la relazione di conoscenza e di amore con il Signore.

La Parola, accolta nel nascondimento di un “cuore bello e buono” (Lc 8,15), diventa lampada che illumina, anzi trasforma l’ascoltatore stesso in un essere luminoso. Dice magnificamente l’apostolo Paolo: “Risplendete come astri nel mondo, tenendovi saldamente alla parola di vita” (Fil 2,15-16).         

Fratel Valerio della comunità monastica di Bose

Leggi il brano del Vangelo

Lc 8, 16-18
Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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