La solenne festa dellโesaltazione della croce ci riporta al mistero che รจ al cuore della nostra fede e della nostra vita cristiana: il mistero della croce โvivificanteโ di Cristo, il sacramento del legno della croce divenuto albero di vita, il โluogoโ della morte di Gesรน Cristo divenuto grembo che ha generato Cristo a una nuova vita di risorto e grembo generatore di vita anche per noi, morti con lui e conrisorti insieme a lui. Cosรฌ dobbiamo tornare a rileggere la pagina della crocifissione narrata da Giovanni nel suo vangelo: non come una pagina morta che narra di un morto, ma come lโultima parola dโamore narrataci da un amante della vita, Gesรน, che volendo amare i suoi โnon a parole โฆ ma con i fatti e nella veritร โ (1Gv 3,18), li amรฒ fino allโestremo. E cosโรจ lโestremo dellโamore se non lโamare fino al dono estremo di quello che รจ il dono per eccellenza, la vita?
Tutto il brano รจ racchiuso in questa logica del dono della vita per amore. Una scena racchiusa tra due espressioni che trasfigurano il male subรฌto, preannuncio di morte, nel luogo di un amore attivo, generatore di vita: โPilato consegnรฒ Gesรนโ (Gv 19,16) e โGesรน, chinato il capo, consegnรฒ lo Spiritoโ (Gv 19,30). Dunque il senso spirituale della pagina giovannea sta tutto dentro questo movimento: Gesรน, nel momento in cui viene consegnato, consegna la sua vita. Tutto in questo brano parla di una disponibilitร cosciente, di una tensione consapevole, di un sรฌ alla consegna totale di sรฉ.
Un โsรฌโ detto con pochissime parole. Un โsรฌโ alla consegna di sรฉ detto innanzitutto con il corpo, che diviene parola piรน eloquente di ogni alito pronunciato. Infatti รจ soprattutto nel suo corpo che Gesรน, obbedendo al Padre, vive quel movimento di generazione del dono a partire dalla morte inflitta, subita, permettendo cosรฌ al Padre di compiere in lui la sua opera: il suo corpo, su cui era stata gettata la croce, ora la assume e la porta su di sรฉ (cf. Gv 19,17); il suo corpo, che fissato sulla croce passivamente viene issato in alto dai soldati, โDio lo esaltรฒโ al di sopra di tutto e di tutti (Fil 2,9); le sue braccia, inchiodate brutalmente al legno, si aprono divenendo immagine di un abbraccio universale, di un corpo offerto, di un amore attivo che non tiene piรน nulla per sรฉ, ma diviene dono di vita nuova.
Un โsรฌโ detto, infine, con la relazione e con lโaffetto. A chi, condannandolo a morte, gli toglieva la vita, e dunque quella preziosa rete di relazioni con coloro che โegli amavaโ, Gesรน risponde ancora con un gesto di amore attivo e gratuito: affida le proprie relazioni familiari, tutte riassunte nella figura della madre, e le proprie relazioni di affetto, tutte riassunte nella figura del discepolo che โegli amavaโ, queste relazioni Gesรน le affida al futuro, le fa rinascere aprendole a un futuro sganciato dalla sua presenza. Anche con questo gesto, accompagnato da pochissime parole, Gesรน ci mostra cosโรจ lโamore, sempre, e non solo al momento epifanico della morte: lโamore รจ morire per lโaltro, dare la vita affinchรฉ lโaltro, che mi รจ stato accanto e che ho amato, viva piรน di me e oltre me. Questo lโamore che la croce di Cristo ha esaltato, cha ha sovraesaltato al di sopra di ogni altro amore.
Fratel Matteo della comunitร monastica di Bose
- Pubblicitร -
[box type=”note” align=”” class=”” width=””]
Leggi il brano del Vangelo
Gv 3, 13-17
Dal Vangelo secondoย Giovanni
In quel tempo, Gesรน disse a Nicodรจmo:
ยซNessuno รจ mai salito al cielo, se non colui che รจ disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosรจ innalzรฒ il serpente nel deserto, cosรฌ bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perchรฉ chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di luiยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
[/box]
Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui
