Commento a Deuteronomio 13-16 (Dt 13-16)

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Molte norme dei primi quattro libri biblici vengono ricordate e ripetute in Deuteronomio, con alcune particolari sottolineature. Tra le parti lette oggi, il fatto che i falsi profeti possono anche proporre prodigi reali. Il verificarsi di una profezia più o meno generica non assicura la bontà del profeta.

Quel che importa è dove conduce: ci avvicina o ci allontana dall’unico Dio, proponendoci surrogati, distrazioni, facili scappatoie, oppure dipendenze dalla propria persona ammantate di devozioni e religiosità? Ci mantiene nel cammino fiducioso verso la libertà o ci imbriglia in qualche nuova forma di schiavitù, indifferenza o persino diffidenza verso gli altri?

Perché, si precisa, «i bisognosi non mancheranno mai nella terra». Il vero profeta spalanca le mani, e ci spinge sempre lontano da sé: invita ad ascoltare la brezza per raggiungere Dio in chi è nel bisogno. Il falso invece trattiene le proprie mani e quelle altrui per sé, con la pia scusa di volerle vedere aperte più da vicino.

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A cura di Piotr Zygulski