Card. Raniero Cantalamessa – Quarta Predica di Quaresima in Vaticano – 1 Aprile 2022

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Alle ore 9 di questa mattina, nellโ€™Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโ€™Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: ยซPrendete, mangiate: questo รจ il mio corpoโ€ – Una catechesi mistagogica sullโ€™Eucaristia.

La successiva predica di Quaresima avrร  luogo l’8 aprile 2022.

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Leggi il testo della predica

Dopo le nostre catechesi mistagogiche sulle tre parti della Messa โ€“la liturgia della parola, la consacrazione e la comunione โ€“ meditiamo oggi sullโ€™Eucaristia come presenza reale di Cristo nella Chiesa.
Come affrontare un mistero cosรฌ alto e cosรฌ inaccessibile? Ci vengono subito alla mente le infinite teorie e discussioni esistenti intorno a esso, le divergenze tra cattolici e protestanti, tra latini e ortodossi, che riempivano i libri sui quali abbiamo studiato teologia noi che abbiamo una certa etร , e siamo tentati di pensare che รจ impossibile dire ancora qualcosa di questo mistero che possa edificare la nostra fede e riscaldare il nostro cuore, senza scivolare inevitabilmente nella polemica interconfessionale.

Ma รจ proprio questa lโ€™opera meravigliosa che lo Spirito Santo sta compiendo ai nostri giorni tra tutti i cristiani. Egli ci spinge a riconoscere quanta parte avevano, nelle nostre dispute eucaristiche, la presunzione umana di poter racchiudere il mistero in una teoria o, addirittura, in una parola, come pure la volontร  di prevalere sullโ€™avversario. Ci spinge a pentirci di aver ridotto il supremo pegno dโ€™amore e di unitร  lasciatoci da nostro Signore ad oggetto privilegiato dei nostri alterchi.

La via per incamminarci su questa strada dellโ€™ecumenismo eucaristico รจ la via del riconoscimento reciproco, la via cristiana dellโ€™agรกpe, cioรจ della condivisione. Non si tratta di passar sopra alle divergenze reali, o di venir meno in qualcosa allโ€™autentica dottrina cattolica. Si tratta piuttosto di mettere insieme gli aspetti positivi e i valori autentici che ci sono in ognuna delle tre grandi tradizioni cristiane, in modo da costituire una โ€œmassaโ€ di veritร  comune che cominci ad attirarci verso lโ€™unitร .

รˆ incredibile come alcune posizioni cattoliche, ortodosse e protestanti, intorno alla presenza reale, risultino divergenti tra di loro e distruttive, qualora vengano contrapposte e viste in alternativa tra di loro, mentre appaiono, invece, meravigliosamente convergenti, se tenute insieme in equilibrio. รˆ la sintesi che dobbiamo cominciare a fare; dobbiamo passare, come al setaccio, le grandi tradizioni cristiane, per ritenere di ognuna, come ci esorta lโ€™Apostolo, โ€œciรฒ che รจ buonoโ€ (cf 1 Ts 5, 21).

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La tradizione latina: una presenza reale, ma nascosta

Andiamo, dunque, a visitare, con questo spirito, le tre principali tradizioni eucaristiche โ€“ latina, ortodossa e protestante โ€“ per edificarci delle ricchezze di ognuna e riunire tutte nel tesoro comune della Chiesa. Lโ€™idea che, alla fine, avremo del mistero della presenza reale risulterร  piรน ricca e piรน viva.

Nella visione della teologia e della liturgia latina, il centro indiscusso dellโ€™azione eucaristica, dal quale scaturisce la presenza reale di Cristo, รจ il momento della consacrazione. In esso, Gesรน agisce e parla in prima persona. Santโ€™Ambrogio, per esempio, scrive:
Questo pane รจ pane prima delle parole sacramentali; ma, intervenendo la consacrazione, il pane diventa carne di Cristoโ€ฆ Da quali parole รจ operata la consacrazione e di chi sono tali parole? Del Signore Gesรน! Tutte le cose che si dicono prima di quel momento sono dette dal sacerdote che loda Dio, prega per il popolo, per i re e per gli altri; ma quando si arriva al momento di realizzare il venerabile sacramento, il sacerdote non usa piรน parole sue, ma di Cristo. รˆ dunque la parola che opera (conficit) il sacramentoโ€ฆ Vedi quanto รจ efficace (operatorius) il parlare di Cristo? Prima della consacrazione non cโ€™era il corpo di Cristo, ma dopo la consacrazione, io ti dico che cโ€™รจ ormai il corpo di Cristo. Egli ha detto ed รจ stato fatto, ha comandato ed รจ stato creato (cf Sal 33, 9) .

Possiamo parlare, nella visione latina, di un realismo cristologico. โ€œCristologicoโ€, perchรฉ tutta lโ€™attenzione รจ rivolta qui a Cristo, visto sia nella sua esistenza storica e incarnata che in quella di Risorto; Cristo รจ sia lโ€™oggetto che il soggetto dellโ€™Eucaristia, cioรจ colui che รจ realizzato nellโ€™Eucaristia e colui che realizza lโ€™Eucaristia. โ€œRealismoโ€, perchรฉ questo Gesรน non รจ visto presente sullโ€™altare semplicemente in un segno o in un simbolo, ma in veritร  e con la sua realtร . Tale realismo cristologico รจ visibile, per fare un esempio, nel canto Ave verum: โ€œSalve, vero corpo, nato da Maria Vergine, che realmente hai sofferto e fosti immolato sulla croce per lโ€™uomo, il cui fianco squarciato ha effuso sangue ed acquaโ€ฆโ€.

Il concilio di Trento, in seguito, ha precisato meglio questo modo di concepire la presenza reale, usando tre avverbi: vere, realiter, substantialiter. Gesรน รจ presente veramente, non solo in immagine, o in figura; รจ presente realmente, non solo soggettivamente, per la fede dei credenti; รจ presente sostanzialmente, cioรจ secondo la sua realtร  profonda che รจ invisibile ai sensi, e non secondo le apparenze che restano quelle del pane e del vino.

Ci poteva essere, รจ vero, il pericolo di cadere in un โ€œcrudoโ€ realismo, o in un realismo esagerato. Ma il rimedio a tale pericolo รจ nella tradizione stessa. Santโ€™Agostino ha chiarito, una volta per sempre, che la presenza di Gesรน nellโ€™Eucaristia avviene โ€œin sacramentoโ€. Non รจ, in altre parole, una presenza fisica, ma sacramentale, mediata da segni che sono, appunto, il pane e il vino. In questo caso, perรฒ, il segno non esclude la realtร , ma la rende presente, nellโ€™unico modo con cui il Cristo risorto che โ€œvive nello Spiritoโ€ (1 Pt 3, 18) puรฒ rendersi presente a noi, finchรฉ viviamo ancora nel corpo.

San Tommaso dโ€™Aquino โ€“ lโ€™altro grande artefice della spiritualitร  eucaristica occidentale, insieme con santโ€™Ambrogio e santโ€™Agostino โ€“ dice la medesima cosa, parlando di una presenza di Cristo โ€œsecondo la sostanzaโ€ sotto le specie del pane e del vino . Dire infatti che Gesรน si fa presente nellโ€™Eucaristia con la sua sostanza, significa dire che si fa presente con la sua realtร  vera e profonda, che puรฒ essere attinta solo mediante la fede. Nellโ€™inno Adoro te devote che riflette da vicino il pensiero dellโ€™Aquinate e che รจ servito piรน che tanti libri a plasmare la pietร  eucaristica latina, si dice: โ€œVista, tatto e gusto, tutto qui vien meno. La sicurezza viene solo dal credere ciรฒ che si ascoltaโ€. Visus tactus gustus in te fallitur โ€“ sed auditui solo tuto crediturโ€.

Gesรน รจ presente, dunque, nellโ€™Eucaristia in un modo unico che non ha riscontro altrove. Nessun aggettivo, da solo, รจ sufficiente a descrivere tale presenza; neppure lโ€™aggettivo โ€œrealeโ€. Reale viene da res (cosa) e significa: a modo di cosa o di oggetto; ma Gesรน non รจ presente nellโ€™Eucaristia come una โ€œcosaโ€ o un oggetto, ma come una persona. Se proprio si vuol dare un nome a questa presenza, meglio sarebbe chiamarla semplicemente presenza โ€œeucaristicaโ€, perchรฉ si realizza soltanto nellโ€™Eucaristia.

Lโ€™azione dello Spirito Santo: la tradizione ortodossa

La teologia latina presenta tante ricchezze, ma non esaurisce โ€“ nรฉ potrebbe farlo โ€“ il mistero. รˆ mancato ad essa, almeno in passato, il dovuto rilievo allo Spirito Santo, che pure รจ essenziale per capire lโ€™Eucaristia. Ecco, allora, che ci volgiamo verso lโ€™Oriente, per interrogare la tradizione ortodossa, con animo, perรฒ, ben diverso da un tempo: non piรน inquieti per la differenza, ma felici per il completamento che essa arreca alla nostra visione latina.

Nella tradizione ortodossa, infatti, รจ messa in piena luce lโ€™azione dello Spirito Santo nella celebrazione eucaristica. Questo confronto ha giร  portato i suoi frutti, dopo il concilio Vaticano II. Fino ad allora, nel canone romano della Messa, lโ€™unica menzione dello Spirito Santo era quella, per inciso, della dossologia finale: โ€œPer Cristo, con Cristo, in Cristoโ€ฆ nellโ€™unitร  dello Spirito Santoโ€ฆโ€. Ora, invece, tutti i canoni nuovi recano una doppia invocazione dello Spirito Santo: una sui doni, prima della consacrazione, e una sulla Chiesa, dopo la consacrazione.
Le liturgie orientali hanno attribuito sempre la realizzazione della presenza reale di Cristo sullโ€™altare a unโ€™operazione speciale dello Spirito Santo. Nellโ€™anafora detta di san Giacomo, in uso nella Chiesa antiochena, lo Spirito Santo รจ invocato con queste parole:
โ€œManda su noi e su questi santi doni presentati, il tuo santissimo Spirito, Signore e datore di vita, che siede con te, Dio e Padre, e con il tuo unico Figlio. Egli regna consostanziale e coeterno; ha parlato nella legge e nei profeti e nel Nuovo Testamento; รจ disceso, sotto forma di colomba, sul nostro Signore Gesรน Cristo nel fiume Giordano e si รจ riposato su di lui; รจ disceso sui santi apostoli, il giorno di Pentecoste, sotto forma di lingue di fuoco. Manda questo tuo Spirito tre volte santo, Signore, su noi e su questi santi doni presentati, affinchรฉ, per la sua venuta, santa, buona e gloriosa, santifichi questo pane e ne faccia il santo corpo di Cristo (Amen), santifichi questo calice e ne faccia il sangue prezioso di Cristo (Amen)โ€.

Cโ€™รจ, qui, ben piรน che la semplice aggiunta dellโ€™invocazione dello Spirito Santo. Cโ€™รจ uno sguardo ampio e penetrante in tutta la storia della salvezza che aiuta a scoprire una dimensione nuova del mistero eucaristico. Partendo dalle parole del simbolo niceno costantinopolitano che definiscono lo Spirito Santo โ€œSignoreโ€ e โ€œDatore di vitaโ€, โ€œche ha parlato per mezzo dei profetiโ€, si amplia la prospettiva fino a tracciare una vera e propria โ€œstoriaโ€ dellโ€™azione dello Spirito Santo.

Lโ€™Eucaristia porta a compimento questa serie di interventi prodigiosi. Lo Spirito Santo che a Pasqua irruppe nel sepolcro e, โ€œtoccandoโ€ il corpo inanimato di Gesรน, lo fece rivivere, nellโ€™Eucaristia ripete questo prodigio. Egli viene sul pane e sul vino che sono elementi morti e dร  loro la vita, ne fa il corpo e il sangue viventi del Redentore. Veramente โ€“ come disse Gesรน stesso, parlando dellโ€™Eucaristia โ€“ โ€œรจ lo Spirito che dร  la vitaโ€ (Gv 6, 63). Un grande rappresentante della tradizione eucaristica orientale, Teodoro di Mopsuestia, scrive:
In virtรน dellโ€™azione liturgica, il nostro Signore รจ come risuscitato dai morti e spande la sua grazia su noi tutti, per la venuta dello Spirito Santoโ€ฆ Quando il pontefice dichiara che questo pane e questo vino sono il corpo e il sangue di Cristo, afferma che lo sono diventati per il contatto dello Spirito Santo. Avviene come del corpo naturale di Cristo, quando ricevette lo Spirito Santo e la sua unzione. In quel momento, al sopraggiungere dello Spirito Santo, noi crediamo che il pane e il vino ricevono una specie di unzione di grazia. E da allora li crediamo essere il corpo e il sangue di Cristo, immortali, incorruttibili, impassibili e immutabili per natura, come il corpo stesso di Cristo nella risurrezione .

รˆ importante, perรฒ, tener conto di una cosa โ€“ e qui si vede come anche la tradizione latina ha qualcosa da offrire ai fratelli ortodossi. Lo Spirito Santo non agisce separatamente da Gesรน, ma dentro la parola di Gesรน. Di lui Gesรน disse: โ€œNon parlerร  da sรฉ, ma dirร  tutto ciรฒ che avrร  uditoโ€ฆ Egli mi glorificherร  perchรฉ prenderร  del mio e ve lโ€™annunzierร โ€ (Gv 16, 13-14). Ecco perchรฉ non bisogna separare le parole di Gesรน (โ€œQuesto รจ il mio corpoโ€) dalle parole dellโ€™epiclesi (โ€œLo Spirito Santo faccia di questo pane il corpo di Cristoโ€).
Lโ€™appello allโ€™unitร , per i cattolici e i fratelli ortodossi, sale dalle profonditร  stesse del mistero eucaristico. Anche se, per necessitร  di cose, il ricordo dellโ€™istituzione e lโ€™invocazione dello Spirito avvengono in momenti distinti (lโ€™uomo non puรฒ esprimere il mistero in un solo istante), la loro azione, perรฒ, รจ congiunta. Lโ€™efficacia viene certamente dallo Spirito (non dal sacerdote, nรฉ dalla Chiesa), ma tale efficacia si esercita dentro la parola di Cristo e attraverso di essa.

Lโ€™efficacia che rende presente Gesรน sullโ€™altare non viene โ€“ ho detto โ€“ dalla Chiesa, ma โ€“ aggiungo โ€“ non avviene senza la Chiesa. Essa รจ lo strumento vivente, attraverso il quale e insieme con il quale opera lo Spirito Santo. Avviene, per la venuta di Gesรน sullโ€™Altare, come per la venuta finale in gloria: โ€œLo Spirito e la Sposaโ€ (la Chiesa!) โ€œdiconoโ€ a Gesรน: โ€œVieni!โ€ (cf Ap 22, 17). Ed egli viene.

Lโ€™importanza della fede: la spiritualitร  protestante

La tradizione latina ha messo in luce โ€œchiโ€ รจ presente nellโ€™Eucaristia, Cristo; la tradizione ortodossa ha messo in luce โ€œda chiโ€ รจ operata la sua presenza, dallo Spirito Santo; la teologia protestante mette in luce โ€œsu chiโ€ opera tale presenza. In altre parole, a quali condizioni, il sacramento opera, di fatto, in chi lo riceve, quello che significa. Queste condizioni sono diverse, ma si riassumono in una parola: la fede.
Non fermiamoci subito alle conseguenze negative, tratte, in certi periodi, dal principio protestante secondo cui i sacramenti non sono che โ€œsegni della fedeโ€. Oltrepassiamo i malintesi e la polemica e allora troviamo che questo energico richiamo alla fede รจ salutare proprio per salvare il sacramento e non farlo scadere a una delle โ€œbuone opereโ€, o a qualcosa che agisce meccanicamente e magicamente, quasi allโ€™insaputa dellโ€™uomo. Si tratta, in fondo, di scoprire il profondo significato di quellโ€™esclamazione che la liturgia fa risuonare al termine della consacrazione e che, una volta, ce lo ricordiamo, era addirittura inserita al centro della formula di consacrazione, quasi a sottolineare che la fede รจ parte essenziale del mistero: Mysterium fidei, mistero della fede!

La fede non โ€œfaโ€, ma solo โ€œriceveโ€ il sacramento. Solo la parola di Cristo ripetuta dalla Chiesa e resa efficace dallo Spirito Santo โ€œfaโ€ il sacramento. Ma che gioverebbe un sacramento โ€œfattoโ€, ma non โ€œricevutoโ€? A proposito dellโ€™Incarnazione, uomini come Origene, santโ€™Agostino, san Bernardo, hanno espresso, questo pensiero: โ€œChe giova a me che Cristo sia nato una volta da Maria a Betlemme, se non nasce anche, per fede, nel mio cuore?โ€ La stessa cosa si deve dire anche dellโ€™Eucaristia; che giova a me che Cristo sia realmente presente sullโ€™altare, se egli non รจ presente per me? Giร  al tempo in cui Gesรน era presente fisicamente sulla terra, occorreva la fede; altrimenti โ€“ come ripete tante volte egli stesso nel Vangelo โ€“ la sua presenza non serviva a niente, se non a condanna: โ€œGuai a te Gorozaim, guai a te Cafarnao!โ€.

La fede รจ necessaria perchรฉ la presenza di Gesรน nellโ€™Eucaristia sia, non soltanto โ€œrealeโ€, ma anche โ€œpersonaleโ€, cioรจ da persona a persona. Altro รจ infatti โ€œesserciโ€ e altro โ€œessere presenteโ€. La presenza suppone uno che รจ presente e uno al quale รจ presente; suppone comunicazione reciproca, lo scambio tra due soggetti liberi, che si accorgono lโ€™uno dellโ€™altro. รˆ molto di piรน, quindi, che non il semplice essere in un certo luogo.

Una tale dimensione soggettiva ed esistenziale della presenza eucaristica non annulla la presenza oggettiva che precede la fede dellโ€™uomo, ma anzi la suppone e la valorizza. Lutero, che ha tanto esaltato il ruolo della fede, รจ anche uno di quelli che hanno sostenuto con piรน vigore la dottrina della presenza reale di Cristo nel sacramento dellโ€™altare. Nel corso di un dibattito con altri riformatori su questo tema, egli affermรฒ con grande vigore:
โ€œNon posso intendere le parole โ€œQuesto รจ il mio corpoโ€, diversamente da come suonano. Tocca quindi agli altri dimostrare che lร  dove la parola dice: โ€œQuesto รจ il mio corpoโ€, il corpo di Cristo non cโ€™รจ. Non voglio ascoltare spiegazioni basate sulla ragione. Di fronte a parole tanto chiare, non ammetto domande; respingo il raziocinio e la sana ragione umana. Dimostrazioni materiali, argomentazioni geometriche: tutto respingo completamente. Dio sta al di sopra di qualsiasi matematica e bisogna adorare con stupore la Parola di Dioโ€ .

Il rapido sguardo che abbiamo gettato sulla ricchezza delle varie tradizioni cristiane รจ stato sufficiente a farci intravedere quale dono immenso si dischiude alla Chiesa, quando le varie confessioni cristiane decidono di mettere in comune i loro beni spirituali, come facevano i primi cristiani, dei quali รจ detto che โ€œtenevano ogni cosa in comuneโ€ (At 2, 44). รˆ questa lโ€™agรกpe piรน grande, a dimensione di tutta la Chiesa, che il Signore ci mette in cuore di desiderare di vedere, per la gioia del comune Padre e il rinvigorimento della sua Chiesa.

Sentimento di presenza

Siamo giunti alla fine del nostro breve pellegrinaggio eucaristico attraverso le varie confessioni cristiane. Abbiamo raccolto anche noi alcune ceste di frammenti avanzati dalla grande moltiplicazione dei pani avvenuta nella Chiesa. Ma non possiamo terminare qui la nostra meditazione sul mistero della presenza reale. Sarebbe come un aver raccolto i frammenti e non mangiarli. La fede nella presenza reale รจ una grande cosa, ma non ci basta; almeno la fede intesa in un certo modo. Non basta avere unโ€™idea teologicamente perfetta e ecumenicamente aperta, della presenza reale di Gesรน nellโ€™Eucaristia. Quanti, tra i teologi, sanno tutto su tale mistero; ma non conoscono la presenza reale. Perchรฉ โ€œconosceโ€, in senso biblico, una cosa, solo chi fa lโ€™esperienza di quella cosa. Conosce veramente il fuoco solo chi, almeno una volta, รจ stato raggiunto da una fiamma e ha dovuto tirarsi velocemente indietro per non scottarsi.

San Gregorio Nisseno ci ha lasciato unโ€™espressione stupenda per indicare questo piรน alto livello di fede; parla di โ€œun certo sentimento di presenzaโ€ (aisthesis tes parusias) . Esso si ha quando uno รจ colto dalla presenza di Dio, ha una certa percezione (non solo unโ€™idea) che egli รจ presente. Non si tratta di una percezione naturale; รจ frutto di una grazia che opera come una rottura di livello, un salto di qualitร . Cโ€™รจ unโ€™analogia molto forte con ciรฒ che avveniva quando, dopo la risurrezione, Gesรน si faceva riconoscere da qualcuno. Era una cosa improvvisa che, di colpo, cambiava completamente lo stato dโ€™animo di una persona.

Un giorno, dopo la risurrezione, gli apostoli sono sul lago a pescare; sulla riva compare un uomo. Si instaura un dialogo a distanza: โ€œNon avete nulla da mangiare?โ€; rispondono: โ€œNo!โ€ Ma ecco che scocca una scintilla nel cuore di Giovanni ed egli lancia un grido: โ€œรˆ il Signore!โ€ e allora tutto cambia e corrono verso la riva (cf Gv 21, 4 ss). La stessa cosa avviene con i discepoli di Emmaus; Gesรน camminava con loro, โ€œma i loro occhi erano incapaci di riconoscerloโ€; finalmente, allโ€™atto di spezzare il pane, ecco che โ€œsi aprirono i loro occhi e lo riconobberoโ€ (Lc 24, 13 ss). Ecco, una cosa simile avviene il giorno in cui un cristiano, dopo aver ricevuto tante e tante volte Gesรน nellโ€™Eucaristia, finalmente, per un dono di grazia, lo โ€œriconosceโ€.

Dalla fede e dal โ€œsentimentoโ€ della presenza reale, deve sbocciare spontaneamente la riverenza e, anzi, la tenerezza verso Gesรน sacramentato. รˆ questo un sentimento cosรฌ delicato e personale che solo a parlarne si rischia di sciuparlo. San Francesco dโ€™Assisi ebbe il cuore ricolmo di tali sentimenti verso Gesรน nellโ€™Eucaristia. Egli si intenerisce davanti a Gesรน sacramentato, come a Greccio si inteneriva davanti al Bambino di Betlemme; lo vede cosรฌ abbandonato nelle nostre mani, cosรฌ inerme, cosรฌ umile. Nella sua Lettera a tutto lโ€™Ordine egli scrive delle parole di fuoco che vogliamo ascoltare come rivolte a noi in questo momento, a conclusione della nostra meditazione sulla presenza reale di Gesรน nellโ€™Eucaristia:
Badate alla vostra dignitร , fratelli sacerdoti, e siate santi perchรฉ egli รจ santoโ€ฆ Grande miseria sarebbe, e miseranda meschinitร  se, avendo lui cosรฌ presente, vi curaste di qualunque altra cosa che esista nel mondo intero. Tutta lโ€™umanitร  trepidi, lโ€™universo intero tremi e il cielo esulti, quando sullโ€™altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e degnazione stupenda!
O umiltร  sublime! O sublimitร  umile, che il Signore dellโ€™universo, Dio e Figlio di Dio, cosรฌ si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!
Guardate, fratelli, lโ€™umiltร  di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perchรฉ siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinchรฉ
totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre.

1.AMBROGIO, De sacramentis, IV, 14-16 (PL 16, 439 ss).
2.Cf TOMMASO Dโ€™AQUINO, Summa theologiae III, q. 75, a. 4.
3.TEODORO DI MOPSUESTIA, Omelie catechetiche, XVI, 11 s (Studi e Testi 145, pp. 551 s).
4.Cf Atti del colloquio di Marburgo del 1529 (Opere di Lutero, ed. di Weimar, 30, 3, p. 110 ss).
5.GREGORIO NISSENO, Sul Cantico, XI, 5, 2 (PG 44, 1001) .

Fonte: http://www.cantalamessa.org/?p=4017

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