Card. Raniero Cantalamessa – Prima Predica di Quaresima in Vaticano – 3 Marzo 2023

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Alle ore 9 di questa mattina, nellโ€™Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโ€™Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: “Chi ha orecchi ascolti ciรฒ che lo Spirito dice alle Chiese” โ€“ Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 10, 17, 24, e 31 marzo.

IPSA NOVITAS INNOVANDA EST RINNOVARE LA NOVITร€

La storia della Chiesa di fine Ottocento e inizio Novecento ci ha lasciato una lezione amara che non dovremmo dimenticare per non ripetere lโ€™errore che la provocรฒ. Parlo del ritardo (anzi del rifiuto) di prendere atto dei cambiamenti avvenuti nella societร , e della crisi del Modernismo che ne fu la conseguenza.

Chi ha studiato, anche superficialmente, quel periodo conosce il danno che ne derivรฒ per una parte e per lโ€™altra, cioรจ sia per la Chiesa che per i cosiddetti โ€œmodernistiโ€. La mancanza di dialogo, da una parte spinse alcuni dei piรน noti modernisti su posizioni sempre piรน estreme e per finire chiaramente ereticali; dallโ€™altra, privรฒ la Chiesa di enormi energie, provocando lacerazioni e sofferenze a non finire al suo interno, facendola ripiegare sempre di piรน su se stessa e facendole perdere il passo con i tempi.

Il Concilio Vaticano II รจ stato lโ€™iniziativa profetica per recuperare il tempo perduto. Esso ha operato un rinnovamento che non รจ certo il caso di illustrare di nuovo in questa sede. Piรน che i suoi contenuti, ci interessa in questo momento il metodo da esso inaugurato che รจ quello di camminare nella storia, a fianco dellโ€™umanitร , cercando di discernere i segni dei tempi.

La storia e la vita della Chiesa non si รจ arrestata con il Vaticano II. Guai a fare di esso quello che si รจ tentato di fare con il concilio di Trento e cioรจ una linea di arrivo e un traguardo inamovibile. Se la vita della Chiesa si fermasse, succederebbe come a un fiume che arriva a uno sbarramento: si trasforma inevitabilmente in un pantano o una palude.

โ€œNon pensare โ€“ scriveva Origene nel III secolo โ€“ che basti essere rinnovati una volta sola; bisogna rinnovare la stessa novitร : โ€˜Ipsa novitas innovanda estโ€™โ€ . Prima di lui, il neo dottore della Chiesa santโ€™Ireneo aveva scritto: La veritร  rivelata รจ โ€œcome un liquore prezioso contenuto in un vaso di valore. Per opera dello Spirito Santo, essa ringiovanisce continuamente e fa ringiovanire anche il vaso che la contieneโ€ . Il โ€œvasoโ€ che contiene la veritร  rivelata รจ la vivente tradizione della Chiesa. Il โ€œliquore preziosoโ€ รจ in primo luogo la Scrittura, ma la Scrittura letta nella Chiesa, che รจ poi la definizione piรน giusta della Tradizione. Lo Spirito รจ, per sua natura, novitร . Lโ€™Apostolo esorta i battezzati a servire Dio โ€œnella novitร  dello Spirito e non nella vetustร  della letteraโ€ (Rom 7,6).

Non solo la societร  non si รจ fermata al tempo del Vaticano II, ma ha subito una accelerazione vertiginosa. I mutamenti che un tempo avvenivano in un secolo o due, oggi avvengono in un decennio. Questo bisogno di continuo rinnovamento non รจ altro che il bisogno di continua conversione, esteso dal singolo credente alla Chiesa intera nella sua componente umana e storica. La โ€œEcclesia semper reformandaโ€.

Il vero problema non sta dunque nella novitร ; sta piuttosto nel modo di affrontarla. Mi spiego. Ogni novitร  e ogni cambiamento si trova davanti a un bivio; puรฒ imboccare due strade opposte: o quella del mondo, o quella di Dio: o la via della morte o la via della vita. La Didachรฉ, uno scritto redatto mentre era ancora in vita almeno uno dei dodici apostoli, illustrava giร  ai credenti queste due vie.

Ora noi abbiamo un mezzo infallibile per imboccare ogni volta la via della vita e della luce: lo Spirito Santo. รˆ la certezza che Gesรบ ha dato agli apostoli prima di lasciarli: โ€œIo pregherรฒ il Padre ed egli vi darร  un altro Paraclito perchรฉ rimanga con voi per sempre (Gv 14, 16). E ancora: โ€œLo Spirito della veritร , vi guiderร  a tutta la veritร โ€ (Gv 16, 13). Non lo farร  tutto in una volta, o una volta per sempre, ma a mano a mano che le situazioni si presenteranno. Prima di lasciarli definitivamente, al momento dellโ€™Ascensione, il Risorto rassicura di nuovo i suoi discepoli sullโ€™assistenza del Paraclito: โ€œRiceverete โ€“dice โ€“ la forza dallo Spirito Santo che scenderร  su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terraโ€ (Atti 1, 8).

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Lโ€™intento delle cinque prediche di Quaresima che oggi iniziamo, detto molto semplicemente, รจ proprio questo: incoraggiarci a mettere lo Spirito Santo nel cuore di tutta la vita della Chiesa, e, in particolare, in questo momento, nel cuore dei lavori sinodali. Raccogliere, in altre parole, lโ€™invito pressante che il Risorto rivolge, nellโ€™Apocalisse, a ognuna delle sette chiese dellโ€™Asia Minore: โ€œChi ha orecchi ascolti ciรฒ che lo Spirito dice alle Chieseโ€ (Ap 2, 7).

รˆ lโ€™unico modo, tra lโ€™altro, che ho per non rimanere, io stesso, del tutto estraneo allโ€™impegno in atto per il sinodo. In una delle mie prime prediche alla Casa Pontificia, 43 anni fa, dissi in presenza di san Giovanni Paolo II: โ€œIo ho continuato a fare per tutta la vita lโ€™umile mestiere che facevo da bambinoโ€. E spiegai in che senso. I miei nonni materni coltivavano, a mezzadria, un vasto terreno collinoso. In giugno o in luglio cโ€™era la mietitura, tutta a mano, con la falce, curvi sotto il sole. Era una fatica immane. Io e miei cuginetti eravamo incaricati di portare continuamente acqua da bere ai mietitori. รˆ quello, dissi, che ho continuato a fare per il resto della vita. Sono cambiati i mietitori, che ora sono gli operai nella vigna del Signore, ed รจ cambiata lโ€™acqua che ora รจ la Parola di Dio. Un mestiere, il mio, molto meno faticoso, a dire la veritร , di quello dei lavoratori del campo, ma pure esso, spero, utile e in qualche modo necessario.

In questa prima predica mi limito a raccogliere la lezione che ci viene dalla Chiesa nascente. Vorrei mostrare, in altre parole, come lo Spirito Santo guidรฒ gli apostoli e la comunitร  cristiana a muovere i primi passi nella storia. Quando furono messe per iscritto da Giovanni le parole di Gesรบ sopra ricordate sullโ€™assistenza del Paraclito, la Chiesa ne aveva giร  fatto lโ€™esperienza pratica, ed รจ proprio tale esperienza, ci dicono gli esegeti, che si riflette nella parole dellโ€™evangelista.

Gli Atti degli apostoli ci mostrano una Chiesa che รจ, passo passo, โ€œcondotta dallo Spiritoโ€. La sua guida si esercita non solo nelle grandi decisioni, ma anche nelle cose di minor conto. Paolo e Timoteo vogliono predicare il vangelo nella provincia dellโ€™Asia, ma โ€œlo Spirito Santo lo vieta loroโ€; fanno per dirigersi verso la Bitinia, ma, รจ scritto, โ€œlo Spirito di Gesรน non lo permette loroโ€ (At 16, 6 s.). Si capisce, dal seguito, il perchรฉ di questa guida cosรฌ incalzante: lo Spirito Santo spingeva in questo modo la Chiesa nascente ad uscire dallโ€™Asia ed affacciarsi su un nuovo continente, lโ€™Europa (cf. At 16,9). Paolo arriva a definirsi, nelle sue scelte, โ€œprigioniero dello Spiritoโ€ (At 20,22).

Non รจ un cammino rettilineo e senza intoppi, quello della Chiesa nascente. La prima grande crisi รจ quella relativa allโ€™ammissione dei gentili nella Chiesa. Non occorre rievocarne lo svolgimento. Ci interessa soltanto ricordare come viene risolta la crisi. Pietro va verso Cornelio e i pagani? Eโ€™ lo Spirito che glielo ordina (cf. At 10,19;11,12). E come viene motivata e comunicata la decisione presa dagli apostoli a Gerusalemme di accogliere i pagani nella comunitร , senza obbligarli alla circoncisione e a tutta la legislazione mosaica? รˆ risolta con quelle straordinarie parole iniziali: โ€œรˆ parso bene allo Spirito Santo e a noiโ€ฆโ€ (15, 28).

Non si tratta di fare dellโ€™archeologia della Chiesa, ma di riportare alla luce, sempre di nuovo, il paradigma di ogni scelta ecclesiale. Non ci vuole molto sforzo infatti per scorgere lโ€™analogia che cโ€™รจ tra lโ€™apertura che allora si operรฒ nei confronti dei gentili, con quella che oggi si impone nei confronti dei laici, in particolare delle donne, e di altre categorie di persone. Vale la pena perciรฒ rievocare la motivazione che spinse Pietro a superare le sue perplessitร  e a battezzare Cornelio e la sua famiglia. Leggiamo negli Atti:
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: ยซChi puรฒ impedire che siano battezzati nellโ€™acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?ยป. (At 10, 44-47)

Chiamato a giustificare la sua condotta a Gerusalemme, Pietro racconta quello che era accaduto nella casa di Cornelio e conclude dicendo:
Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: โ€œGiovanni battezzรฒ con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo!โ€. Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesรน Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio? (At 11, 16-17).

Se guardiamo bene, รจ la stessa motivazione che spinse i Padri del Concilio Vaticano II a ridefinire il ruolo dei laici nella Chiesa, e cioรจ la dottrina dei carismi. Conosciamo bene il testo, ma รจ sempre utile richiamarlo alla memoria:
Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtรน, ma โ€˜distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a luiโ€™ (cf. 1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa, secondo quelle parole: โ€˜A ciascunoโ€ฆla manifestazione dello Spirito รจ data perchรฉ torni a comune vantaggioโ€™ (1 Cor 12,7). E questi carismi, straordinari o anche piรน semplici e piรน comuni, siccome sono soprattutto adattati e utili alle necessitร  della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione .

Siamo davanti alla riscoperta della natura non solo gerarchica, ma anche carismatica della Chiesa. San Giovanni Paolo II, nella โ€œNovo millennio ineunteโ€(nr. 45) la renderร  ancora piรน esplicita definendo la Chiesa come gerarchia e come koinonia. A una prima lettura, la recente costituzione sulla riforma della Curia โ€œPraedicate Evangeliumโ€ (al di lร  di tutti gli aspetti giuridici e tecnici sui quali sono un perfetto ignorante) a me ha dato lโ€™impressione di un passo avanti in questa stessa direzione: cioรจ nellโ€™applicare il principio sancito dal Concilio a un settore particolare della Chiesa che รจ il suo governo e a un maggiore coinvolgimento in esso dei laici e delle donne.

Ma adesso dobbiamo fare un passo avanti. Lโ€™esempio della Chiesa apostolica non ci illumina soltanto sui principi ispiratori, cioรจ sulla dottrina, ma anche sulla prassi ecclesiale. Ci dice che non tutto si risolve con le decisioni prese in un sinodo, o con un decreto. Cโ€™รจ la necessitร  di tradurre nella pratica tali decisioni, la cosiddetta โ€œrecezioneโ€ dei dogmi. E per questo occorrono tempo, pazienza, dialogo, tolleranza; a volte anche il compromesso. Quando รจ fatto nello Spirito Santo, il compromesso non รจ un cedimento, o uno sconto fatto sulla veritร , ma รจ caritร  e obbedienza alle situazioni. Quanta pazienza e tolleranza ha avuto Dio, dopo aver dato il Decalogo al suo popolo! Quanto a lungo ha dovuto โ€“e deve ancora โ€“ aspettare per la sua recezione!

In tutta la vicenda appena ricordata, Pietro appare chiaramente come il mediatore tra Giacomo e Paolo, cioรจ tra la preoccupazione della continuitร  e quella della novitร . In questa mediazione, assistiamo a un incidente che ci puรฒ essere di aiuto anche oggi. Lโ€™incidente รจ quello di Paolo che ad Antiochia rimprovera Pietro di ipocrisia per aver evitato di sedere a tavola con dei pagani convertiti. Sentiamo lโ€™accaduto dalla sua viva voce:

Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perchรฉ aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciรฒ a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi (Gal 2, 11-12) .

I โ€œconservatoriโ€ del tempo rimproveravano a Pietro di essersi spinto troppo oltre, andando dal pagano Cornelio; Paolo gli rimprovera di non essersi spinto abbastanza oltre. Paolo รจ il santo che ammiro e amo di piรน. Ma in questo caso sono convinto che si รจ lasciato trascinare (non รจ lโ€™unica volta!) dal suo carattere di fuoco. Pietro non ha affatto peccato di ipocrisia. La prova รจ che, in altra occasione, Paolo farร , lui stesso, esattamente, quello che fece Pietro ad Antiochia. A Listra egli fece circoncidere il suo compagno Timoteo โ€œa motivo โ€“รจ scritto- dei giudei che si trovavano in quelle regioniโ€ (At 16, 3), cioรจ per non scandalizzare nessuno. Ai Corinzi scrive di essersi fatto โ€œgiudeo con i giudei, per guadagnare i giudeiโ€ (1 Cor 9, 20) e nella Lettera ai Romani raccomanda di venire incontro a chi non รจ ancora arrivato alla libertร  di cui gode luiโ€ (Rom 14, 1 ss).

Il ruolo di mediatore che Pietro esercitรฒ tra le opposte tendenze di Giacomo e di Paolo continua nei suoi successori. Non certo (e questo รจ un bene per la Chiesa) in modo uniforme in ognuno di essi, ma secondo il carisma proprio di ognuno che lo Spirito Santo (e si presume i cardinali sotto di lui) hanno ritenuto il piรน necessario in un dato momento della storia della Chiesa.

Davanti agli eventi e alle realtร  politiche, sociali ed ecclesiali, noi siamo portati a schierarci subito da una parte e demonizzare quella avversa, a desiderare il trionfo della nostra scelta su quella degli avversari. (Se scoppia una guerra, ognuno prega lo stesso Dio di dare la vittoria ai propri eserciti e annientare quelli del nemico!). Non dico che sia proibito avere preferenze: in campo politico, sociale, teologico e via dicendo, o che sia possibile non averle. Non dovremmo mai, perรฒ, pretendere che Dio si schieri dalla nostra parte contro lโ€™avversario. E neppure dovremmo chiederlo a chi ci governa. รˆ come chiedere a un padre di scegliere tra due figli; come dirgli: โ€œScegli: o me o il mio avversario; mostra chiaramente da che parte stai!โ€ Dio sta con tutti e perciรฒ non sta contro nessuno! รˆ il padre di tutti.

Lโ€™agire di Pietro ad Antiochia โ€“ come pure quello di Paolo a Listra โ€“ non era ipocrisia, ma adattamento alle situazioni, cioรจ la scelta di quello che, in una certa situazione, favorisce il bene superiore della comunione. รˆ su questo punto che vorrei continuare e concludere questa prima meditazione, anche perchรฉ questo ci permette di passare da quello che riguarda la Chiesa universale a quello che riguarda la Chiesa locale, anzi la propria comunitร , o famiglia e la vita spirituale di ognuno di noi. (Che รจ quello che ci si attende, penso, da una meditazione quaresimale!).

Cโ€™รจ una prerogativa di Dio nella Bibbia che i Padri amavano sottolineare: la synkatabasis, cioรจ la condiscendenza. Per san Giovanni Crisostomo essa รจ una specie di chiave di lettura di tutta la Bibbia. Nel Nuovo Testamento questa stessa prerogativa di Dio รจ espressa con il termine benignitร  (chrestotes). La venuta di Dio nella carne รจ vista come la manifestazione suprema della benignitร  di Dio: โ€œรˆ apparsa la benignitร  di Dio e il suo amore per gli uominiโ€ (Tito 3, 4).

La benignitร  โ€“oggi diremmo anche cortesia โ€“ รจ qualcosa di diverso dalla semplice bontร ; รจ essere buoni nei confronti degli altri. Dio รจ buono in se stesso ed รจ benigno con noi. Essa รจ uno dei frutti dello Spirito (Gal 5,22); รจ una componente essenziale della caritร  (1 Cor 13,4) ed รจ indice di animo nobile e superiore. Essa occupa un posto centrale nella parenesi apostolica. Leggiamo, per esempio, nella Lettera ai Colossesi:
Rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di benignitร , di umiltร , di mansuetudine, di magnanimitร , sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, cosรฌ fate anche voi (Col 3, 12-13).

Questโ€™anno celebriamo il quarto centenario della morte di un santo che รจ stato un modello eccelso di questa virtรน, in unโ€™epoca anchโ€™essa segnata da aspre controversie: san Francesco di Sales. Dovremmo diventare tutti, in questo senso, โ€œsalesianiโ€: condiscendenti e tolleranti, meno arroccati sulle nostre personali certezze. Consapevoli di quante volte abbiamo dovuto riconoscere dentro di noi di esserci sbagliati sul conto di una persona o di una situazione, e di quante volte abbiamo dovuto adattarci anche noi alle situazioni. Nei nostri rapporti ecclesiali non cโ€™รจ per fortuna โ€“ e mai ci dovrebbe essere โ€“ quella propensione allโ€™insulto e al vilipendio dellโ€™avversario che si nota in certi dibattiti politici e che tanto danno arreca alla pacifica convivenza civile.

Cโ€™รจ qualcuno, รจ vero, nei confronti del quale รจ giusto e doveroso essere intransigenti, ma quel qualcuno sono io stesso, รจ il mio io. Noi siamo portati, per natura, ad essere intransigenti con gli altri e indulgenti con noi stessi, mentre dovremmo proporci di fare proprio il contrario: severi con noi stessi, longanimi con gli altri. Questo proposito, preso sul serio, basterebbe da solo a santificare la nostra Quaresima. Ci dispenserebbe da ogni altro tipo di digiuno e ci disporrebbe a lavorare con piรน frutto e piรน serenitร  in ogni ambito della vita della Chiesa.

Un ottimo esercizio in questo senso consiste nellโ€™essere onesti, nel tribunale del proprio cuore, nei confronti della persona con cui si รจ in disaccordo. Quando mi accorgo che sto mettendo sotto accusa qualcuno dentro di me, devo stare attento a non schierarmi subito dalla mia parte. Devo smettere di passare e ripassare le mie ragioni come chi mastica gomma, e cercare di mettermi invece nei panni dellโ€™altro per capire le sue ragioni e quello che anchโ€™egli potrebbe dire a me.

Questo esercizio non si deve fare soltanto nei confronti della singola persona, ma anche della corrente di pensiero con cui sono in disaccordo e della soluzione da essa proposta a un certo problema in discussione (nel Sinodo o in altro ambito). San Tommaso dโ€™Aquino ce ne dร  lโ€™esempio: egli premette a ogni sua tesi le ragioni dellโ€™avversario che mai banalizza o ridicolizza, ma prende sul serio e ad esse risponde poi con il suo โ€œSed contraโ€, cioรจ con le ragioni che ritiene le piรน conformi alla fede e alla morale. Domandiamoci (io per primo): facciamo cosรฌ anche noi?

Gesรน dice: โ€œNon giudicate, per non essere giudicati. […] Perchรฉ osservi la pagliuzza nellโ€™occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?โ€ (Mt 7, 1-3). Si puรฒ vivere, ci domandiamo, senza mai giudicare? La capacitร  di giudicare non fa parte della nostra struttura mentale e non รจ un dono di Dio? Nella redazione di Luca, il comando di Gesรน: โ€œNon giudicate e non sarete giudicatiโ€ รจ seguito immediatamente, come per esplicitare il senso di queste parole, dal comando: โ€œNon condannate e non sarete condannatiโ€ (Lc 6, 37). Non si tratta dunque di eliminare il giudizio dal nostro cuore, quanto di togliere il veleno dal nostro giudizio! Cioรจ lโ€™astio, la condanna, lโ€™ostracismo.

Un genitore, un superiore, un confessore, un giudice, chiunque ha una qualche responsabilitร  su altri, deve giudicare. Talvolta, anzi, il giudicare รจ, appunto, il tipo di servizio che uno รจ chiamato a esercitare nella societร  o nella Chiesa. La forza dellโ€™amore cristiano sta nel fatto che esso รจ capace di cambiare segno anche al giudizio e, da atto di non-amore, farne un atto dโ€™amore. Non con le nostre forze, ma grazie allโ€™amore che โ€œรจ stato effuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci รจ stato donatoโ€ (Rom 5,5)

Facciamo nostra, a conclusione, la bellissima preghiera attribuita a san Francesco dโ€™Assisi. (Forse non รจ sua, ma ne riflette alla perfezione lo spirito):
O Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove รจ odio, chโ€™io porti lโ€™amore,
dove รจ offesa, chโ€™io porti il perdono,
dovโ€™รจ discordia, chโ€™io porti lโ€™unione,
dovโ€™รจ dubbio, chโ€™io porti la fede,
dove รจ lโ€™errore, chโ€™io porti la veritร ,
dove รจ la disperazione, chโ€™io porti la speranza,
dove รจ tristezza, chโ€™io porti la gioia,
dove sono le tenebre, chโ€™io porti la luce.

E aggiungiamo:

Dove cโ€™รจ malignitร  chโ€™io porti benignitร .
Dove cโ€™รจ asprezza, chโ€™io porti gentilezza!

1.Cf. Origene, In Rom. 5,8; PG 14, 1042.
2.S. Ireneo, Adversus Haereses, III, 24,1.
3.Lumen gentium, 12.