Alle ore 9 di questa mattina, nellโAula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโEm.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: “Chi ha orecchi ascolti ciรฒ che lo Spirito dice alle Chiese” โ Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 10, 17, 24, e 31 marzo.
IPSA NOVITAS INNOVANDA EST RINNOVARE LA NOVITร
La storia della Chiesa di fine Ottocento e inizio Novecento ci ha lasciato una lezione amara che non dovremmo dimenticare per non ripetere lโerrore che la provocรฒ. Parlo del ritardo (anzi del rifiuto) di prendere atto dei cambiamenti avvenuti nella societร , e della crisi del Modernismo che ne fu la conseguenza.
Chi ha studiato, anche superficialmente, quel periodo conosce il danno che ne derivรฒ per una parte e per lโaltra, cioรจ sia per la Chiesa che per i cosiddetti โmodernistiโ. La mancanza di dialogo, da una parte spinse alcuni dei piรน noti modernisti su posizioni sempre piรน estreme e per finire chiaramente ereticali; dallโaltra, privรฒ la Chiesa di enormi energie, provocando lacerazioni e sofferenze a non finire al suo interno, facendola ripiegare sempre di piรน su se stessa e facendole perdere il passo con i tempi.
Il Concilio Vaticano II รจ stato lโiniziativa profetica per recuperare il tempo perduto. Esso ha operato un rinnovamento che non รจ certo il caso di illustrare di nuovo in questa sede. Piรน che i suoi contenuti, ci interessa in questo momento il metodo da esso inaugurato che รจ quello di camminare nella storia, a fianco dellโumanitร , cercando di discernere i segni dei tempi.
La storia e la vita della Chiesa non si รจ arrestata con il Vaticano II. Guai a fare di esso quello che si รจ tentato di fare con il concilio di Trento e cioรจ una linea di arrivo e un traguardo inamovibile. Se la vita della Chiesa si fermasse, succederebbe come a un fiume che arriva a uno sbarramento: si trasforma inevitabilmente in un pantano o una palude.
โNon pensare โ scriveva Origene nel III secolo โ che basti essere rinnovati una volta sola; bisogna rinnovare la stessa novitร : โIpsa novitas innovanda estโโ . Prima di lui, il neo dottore della Chiesa santโIreneo aveva scritto: La veritร rivelata รจ โcome un liquore prezioso contenuto in un vaso di valore. Per opera dello Spirito Santo, essa ringiovanisce continuamente e fa ringiovanire anche il vaso che la contieneโ . Il โvasoโ che contiene la veritร rivelata รจ la vivente tradizione della Chiesa. Il โliquore preziosoโ รจ in primo luogo la Scrittura, ma la Scrittura letta nella Chiesa, che รจ poi la definizione piรน giusta della Tradizione. Lo Spirito รจ, per sua natura, novitร . LโApostolo esorta i battezzati a servire Dio โnella novitร dello Spirito e non nella vetustร della letteraโ (Rom 7,6).
Non solo la societร non si รจ fermata al tempo del Vaticano II, ma ha subito una accelerazione vertiginosa. I mutamenti che un tempo avvenivano in un secolo o due, oggi avvengono in un decennio. Questo bisogno di continuo rinnovamento non รจ altro che il bisogno di continua conversione, esteso dal singolo credente alla Chiesa intera nella sua componente umana e storica. La โEcclesia semper reformandaโ.
Il vero problema non sta dunque nella novitร ; sta piuttosto nel modo di affrontarla. Mi spiego. Ogni novitร e ogni cambiamento si trova davanti a un bivio; puรฒ imboccare due strade opposte: o quella del mondo, o quella di Dio: o la via della morte o la via della vita. La Didachรฉ, uno scritto redatto mentre era ancora in vita almeno uno dei dodici apostoli, illustrava giร ai credenti queste due vie.
Ora noi abbiamo un mezzo infallibile per imboccare ogni volta la via della vita e della luce: lo Spirito Santo. ร la certezza che Gesรบ ha dato agli apostoli prima di lasciarli: โIo pregherรฒ il Padre ed egli vi darร un altro Paraclito perchรฉ rimanga con voi per sempre (Gv 14, 16). E ancora: โLo Spirito della veritร , vi guiderร a tutta la veritร โ (Gv 16, 13). Non lo farร tutto in una volta, o una volta per sempre, ma a mano a mano che le situazioni si presenteranno. Prima di lasciarli definitivamente, al momento dellโAscensione, il Risorto rassicura di nuovo i suoi discepoli sullโassistenza del Paraclito: โRiceverete โdice โ la forza dallo Spirito Santo che scenderร su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terraโ (Atti 1, 8).
- Pubblicitร -
Lโintento delle cinque prediche di Quaresima che oggi iniziamo, detto molto semplicemente, รจ proprio questo: incoraggiarci a mettere lo Spirito Santo nel cuore di tutta la vita della Chiesa, e, in particolare, in questo momento, nel cuore dei lavori sinodali. Raccogliere, in altre parole, lโinvito pressante che il Risorto rivolge, nellโApocalisse, a ognuna delle sette chiese dellโAsia Minore: โChi ha orecchi ascolti ciรฒ che lo Spirito dice alle Chieseโ (Ap 2, 7).
ร lโunico modo, tra lโaltro, che ho per non rimanere, io stesso, del tutto estraneo allโimpegno in atto per il sinodo. In una delle mie prime prediche alla Casa Pontificia, 43 anni fa, dissi in presenza di san Giovanni Paolo II: โIo ho continuato a fare per tutta la vita lโumile mestiere che facevo da bambinoโ. E spiegai in che senso. I miei nonni materni coltivavano, a mezzadria, un vasto terreno collinoso. In giugno o in luglio cโera la mietitura, tutta a mano, con la falce, curvi sotto il sole. Era una fatica immane. Io e miei cuginetti eravamo incaricati di portare continuamente acqua da bere ai mietitori. ร quello, dissi, che ho continuato a fare per il resto della vita. Sono cambiati i mietitori, che ora sono gli operai nella vigna del Signore, ed รจ cambiata lโacqua che ora รจ la Parola di Dio. Un mestiere, il mio, molto meno faticoso, a dire la veritร , di quello dei lavoratori del campo, ma pure esso, spero, utile e in qualche modo necessario.
In questa prima predica mi limito a raccogliere la lezione che ci viene dalla Chiesa nascente. Vorrei mostrare, in altre parole, come lo Spirito Santo guidรฒ gli apostoli e la comunitร cristiana a muovere i primi passi nella storia. Quando furono messe per iscritto da Giovanni le parole di Gesรบ sopra ricordate sullโassistenza del Paraclito, la Chiesa ne aveva giร fatto lโesperienza pratica, ed รจ proprio tale esperienza, ci dicono gli esegeti, che si riflette nella parole dellโevangelista.
Gli Atti degli apostoli ci mostrano una Chiesa che รจ, passo passo, โcondotta dallo Spiritoโ. La sua guida si esercita non solo nelle grandi decisioni, ma anche nelle cose di minor conto. Paolo e Timoteo vogliono predicare il vangelo nella provincia dellโAsia, ma โlo Spirito Santo lo vieta loroโ; fanno per dirigersi verso la Bitinia, ma, รจ scritto, โlo Spirito di Gesรน non lo permette loroโ (At 16, 6 s.). Si capisce, dal seguito, il perchรฉ di questa guida cosรฌ incalzante: lo Spirito Santo spingeva in questo modo la Chiesa nascente ad uscire dallโAsia ed affacciarsi su un nuovo continente, lโEuropa (cf. At 16,9). Paolo arriva a definirsi, nelle sue scelte, โprigioniero dello Spiritoโ (At 20,22).
Non รจ un cammino rettilineo e senza intoppi, quello della Chiesa nascente. La prima grande crisi รจ quella relativa allโammissione dei gentili nella Chiesa. Non occorre rievocarne lo svolgimento. Ci interessa soltanto ricordare come viene risolta la crisi. Pietro va verso Cornelio e i pagani? Eโ lo Spirito che glielo ordina (cf. At 10,19;11,12). E come viene motivata e comunicata la decisione presa dagli apostoli a Gerusalemme di accogliere i pagani nella comunitร , senza obbligarli alla circoncisione e a tutta la legislazione mosaica? ร risolta con quelle straordinarie parole iniziali: โร parso bene allo Spirito Santo e a noiโฆโ (15, 28).
Non si tratta di fare dellโarcheologia della Chiesa, ma di riportare alla luce, sempre di nuovo, il paradigma di ogni scelta ecclesiale. Non ci vuole molto sforzo infatti per scorgere lโanalogia che cโรจ tra lโapertura che allora si operรฒ nei confronti dei gentili, con quella che oggi si impone nei confronti dei laici, in particolare delle donne, e di altre categorie di persone. Vale la pena perciรฒ rievocare la motivazione che spinse Pietro a superare le sue perplessitร e a battezzare Cornelio e la sua famiglia. Leggiamo negli Atti:
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: ยซChi puรฒ impedire che siano battezzati nellโacqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?ยป. (At 10, 44-47)
Chiamato a giustificare la sua condotta a Gerusalemme, Pietro racconta quello che era accaduto nella casa di Cornelio e conclude dicendo:
Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: โGiovanni battezzรฒ con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo!โ. Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesรน Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio? (At 11, 16-17).
Se guardiamo bene, รจ la stessa motivazione che spinse i Padri del Concilio Vaticano II a ridefinire il ruolo dei laici nella Chiesa, e cioรจ la dottrina dei carismi. Conosciamo bene il testo, ma รจ sempre utile richiamarlo alla memoria:
Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtรน, ma โdistribuendo a ciascuno i propri doni come piace a luiโ (cf. 1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa, secondo quelle parole: โA ciascunoโฆla manifestazione dello Spirito รจ data perchรฉ torni a comune vantaggioโ (1 Cor 12,7). E questi carismi, straordinari o anche piรน semplici e piรน comuni, siccome sono soprattutto adattati e utili alle necessitร della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione .
Siamo davanti alla riscoperta della natura non solo gerarchica, ma anche carismatica della Chiesa. San Giovanni Paolo II, nella โNovo millennio ineunteโ(nr. 45) la renderร ancora piรน esplicita definendo la Chiesa come gerarchia e come koinonia. A una prima lettura, la recente costituzione sulla riforma della Curia โPraedicate Evangeliumโ (al di lร di tutti gli aspetti giuridici e tecnici sui quali sono un perfetto ignorante) a me ha dato lโimpressione di un passo avanti in questa stessa direzione: cioรจ nellโapplicare il principio sancito dal Concilio a un settore particolare della Chiesa che รจ il suo governo e a un maggiore coinvolgimento in esso dei laici e delle donne.
Ma adesso dobbiamo fare un passo avanti. Lโesempio della Chiesa apostolica non ci illumina soltanto sui principi ispiratori, cioรจ sulla dottrina, ma anche sulla prassi ecclesiale. Ci dice che non tutto si risolve con le decisioni prese in un sinodo, o con un decreto. Cโรจ la necessitร di tradurre nella pratica tali decisioni, la cosiddetta โrecezioneโ dei dogmi. E per questo occorrono tempo, pazienza, dialogo, tolleranza; a volte anche il compromesso. Quando รจ fatto nello Spirito Santo, il compromesso non รจ un cedimento, o uno sconto fatto sulla veritร , ma รจ caritร e obbedienza alle situazioni. Quanta pazienza e tolleranza ha avuto Dio, dopo aver dato il Decalogo al suo popolo! Quanto a lungo ha dovuto โe deve ancora โ aspettare per la sua recezione!
In tutta la vicenda appena ricordata, Pietro appare chiaramente come il mediatore tra Giacomo e Paolo, cioรจ tra la preoccupazione della continuitร e quella della novitร . In questa mediazione, assistiamo a un incidente che ci puรฒ essere di aiuto anche oggi. Lโincidente รจ quello di Paolo che ad Antiochia rimprovera Pietro di ipocrisia per aver evitato di sedere a tavola con dei pagani convertiti. Sentiamo lโaccaduto dalla sua viva voce:
Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perchรฉ aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciรฒ a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi (Gal 2, 11-12) .
I โconservatoriโ del tempo rimproveravano a Pietro di essersi spinto troppo oltre, andando dal pagano Cornelio; Paolo gli rimprovera di non essersi spinto abbastanza oltre. Paolo รจ il santo che ammiro e amo di piรน. Ma in questo caso sono convinto che si รจ lasciato trascinare (non รจ lโunica volta!) dal suo carattere di fuoco. Pietro non ha affatto peccato di ipocrisia. La prova รจ che, in altra occasione, Paolo farร , lui stesso, esattamente, quello che fece Pietro ad Antiochia. A Listra egli fece circoncidere il suo compagno Timoteo โa motivo โรจ scritto- dei giudei che si trovavano in quelle regioniโ (At 16, 3), cioรจ per non scandalizzare nessuno. Ai Corinzi scrive di essersi fatto โgiudeo con i giudei, per guadagnare i giudeiโ (1 Cor 9, 20) e nella Lettera ai Romani raccomanda di venire incontro a chi non รจ ancora arrivato alla libertร di cui gode luiโ (Rom 14, 1 ss).
Il ruolo di mediatore che Pietro esercitรฒ tra le opposte tendenze di Giacomo e di Paolo continua nei suoi successori. Non certo (e questo รจ un bene per la Chiesa) in modo uniforme in ognuno di essi, ma secondo il carisma proprio di ognuno che lo Spirito Santo (e si presume i cardinali sotto di lui) hanno ritenuto il piรน necessario in un dato momento della storia della Chiesa.
Davanti agli eventi e alle realtร politiche, sociali ed ecclesiali, noi siamo portati a schierarci subito da una parte e demonizzare quella avversa, a desiderare il trionfo della nostra scelta su quella degli avversari. (Se scoppia una guerra, ognuno prega lo stesso Dio di dare la vittoria ai propri eserciti e annientare quelli del nemico!). Non dico che sia proibito avere preferenze: in campo politico, sociale, teologico e via dicendo, o che sia possibile non averle. Non dovremmo mai, perรฒ, pretendere che Dio si schieri dalla nostra parte contro lโavversario. E neppure dovremmo chiederlo a chi ci governa. ร come chiedere a un padre di scegliere tra due figli; come dirgli: โScegli: o me o il mio avversario; mostra chiaramente da che parte stai!โ Dio sta con tutti e perciรฒ non sta contro nessuno! ร il padre di tutti.
Lโagire di Pietro ad Antiochia โ come pure quello di Paolo a Listra โ non era ipocrisia, ma adattamento alle situazioni, cioรจ la scelta di quello che, in una certa situazione, favorisce il bene superiore della comunione. ร su questo punto che vorrei continuare e concludere questa prima meditazione, anche perchรฉ questo ci permette di passare da quello che riguarda la Chiesa universale a quello che riguarda la Chiesa locale, anzi la propria comunitร , o famiglia e la vita spirituale di ognuno di noi. (Che รจ quello che ci si attende, penso, da una meditazione quaresimale!).
Cโรจ una prerogativa di Dio nella Bibbia che i Padri amavano sottolineare: la synkatabasis, cioรจ la condiscendenza. Per san Giovanni Crisostomo essa รจ una specie di chiave di lettura di tutta la Bibbia. Nel Nuovo Testamento questa stessa prerogativa di Dio รจ espressa con il termine benignitร (chrestotes). La venuta di Dio nella carne รจ vista come la manifestazione suprema della benignitร di Dio: โร apparsa la benignitร di Dio e il suo amore per gli uominiโ (Tito 3, 4).
La benignitร โoggi diremmo anche cortesia โ รจ qualcosa di diverso dalla semplice bontร ; รจ essere buoni nei confronti degli altri. Dio รจ buono in se stesso ed รจ benigno con noi. Essa รจ uno dei frutti dello Spirito (Gal 5,22); รจ una componente essenziale della caritร (1 Cor 13,4) ed รจ indice di animo nobile e superiore. Essa occupa un posto centrale nella parenesi apostolica. Leggiamo, per esempio, nella Lettera ai Colossesi:
Rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di benignitร , di umiltร , di mansuetudine, di magnanimitร , sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, cosรฌ fate anche voi (Col 3, 12-13).
Questโanno celebriamo il quarto centenario della morte di un santo che รจ stato un modello eccelso di questa virtรน, in unโepoca anchโessa segnata da aspre controversie: san Francesco di Sales. Dovremmo diventare tutti, in questo senso, โsalesianiโ: condiscendenti e tolleranti, meno arroccati sulle nostre personali certezze. Consapevoli di quante volte abbiamo dovuto riconoscere dentro di noi di esserci sbagliati sul conto di una persona o di una situazione, e di quante volte abbiamo dovuto adattarci anche noi alle situazioni. Nei nostri rapporti ecclesiali non cโรจ per fortuna โ e mai ci dovrebbe essere โ quella propensione allโinsulto e al vilipendio dellโavversario che si nota in certi dibattiti politici e che tanto danno arreca alla pacifica convivenza civile.
Cโรจ qualcuno, รจ vero, nei confronti del quale รจ giusto e doveroso essere intransigenti, ma quel qualcuno sono io stesso, รจ il mio io. Noi siamo portati, per natura, ad essere intransigenti con gli altri e indulgenti con noi stessi, mentre dovremmo proporci di fare proprio il contrario: severi con noi stessi, longanimi con gli altri. Questo proposito, preso sul serio, basterebbe da solo a santificare la nostra Quaresima. Ci dispenserebbe da ogni altro tipo di digiuno e ci disporrebbe a lavorare con piรน frutto e piรน serenitร in ogni ambito della vita della Chiesa.
Un ottimo esercizio in questo senso consiste nellโessere onesti, nel tribunale del proprio cuore, nei confronti della persona con cui si รจ in disaccordo. Quando mi accorgo che sto mettendo sotto accusa qualcuno dentro di me, devo stare attento a non schierarmi subito dalla mia parte. Devo smettere di passare e ripassare le mie ragioni come chi mastica gomma, e cercare di mettermi invece nei panni dellโaltro per capire le sue ragioni e quello che anchโegli potrebbe dire a me.
Questo esercizio non si deve fare soltanto nei confronti della singola persona, ma anche della corrente di pensiero con cui sono in disaccordo e della soluzione da essa proposta a un certo problema in discussione (nel Sinodo o in altro ambito). San Tommaso dโAquino ce ne dร lโesempio: egli premette a ogni sua tesi le ragioni dellโavversario che mai banalizza o ridicolizza, ma prende sul serio e ad esse risponde poi con il suo โSed contraโ, cioรจ con le ragioni che ritiene le piรน conformi alla fede e alla morale. Domandiamoci (io per primo): facciamo cosรฌ anche noi?
Gesรน dice: โNon giudicate, per non essere giudicati. […] Perchรฉ osservi la pagliuzza nellโocchio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?โ (Mt 7, 1-3). Si puรฒ vivere, ci domandiamo, senza mai giudicare? La capacitร di giudicare non fa parte della nostra struttura mentale e non รจ un dono di Dio? Nella redazione di Luca, il comando di Gesรน: โNon giudicate e non sarete giudicatiโ รจ seguito immediatamente, come per esplicitare il senso di queste parole, dal comando: โNon condannate e non sarete condannatiโ (Lc 6, 37). Non si tratta dunque di eliminare il giudizio dal nostro cuore, quanto di togliere il veleno dal nostro giudizio! Cioรจ lโastio, la condanna, lโostracismo.
Un genitore, un superiore, un confessore, un giudice, chiunque ha una qualche responsabilitร su altri, deve giudicare. Talvolta, anzi, il giudicare รจ, appunto, il tipo di servizio che uno รจ chiamato a esercitare nella societร o nella Chiesa. La forza dellโamore cristiano sta nel fatto che esso รจ capace di cambiare segno anche al giudizio e, da atto di non-amore, farne un atto dโamore. Non con le nostre forze, ma grazie allโamore che โรจ stato effuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci รจ stato donatoโ (Rom 5,5)
Facciamo nostra, a conclusione, la bellissima preghiera attribuita a san Francesco dโAssisi. (Forse non รจ sua, ma ne riflette alla perfezione lo spirito):
O Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove รจ odio, chโio porti lโamore,
dove รจ offesa, chโio porti il perdono,
dovโรจ discordia, chโio porti lโunione,
dovโรจ dubbio, chโio porti la fede,
dove รจ lโerrore, chโio porti la veritร ,
dove รจ la disperazione, chโio porti la speranza,
dove รจ tristezza, chโio porti la gioia,
dove sono le tenebre, chโio porti la luce.
E aggiungiamo:
Dove cโรจ malignitร chโio porti benignitร .
Dove cโรจ asprezza, chโio porti gentilezza!
1.Cf. Origene, In Rom. 5,8; PG 14, 1042.
2.S. Ireneo, Adversus Haereses, III, 24,1.
3.Lumen gentium, 12.


![[Per bambini] – Che cosโรจ la Notte di Natale? Una Notte Magica: La Nascita di Gesรน](https://www.cercoiltuovolto.it/wp-content/uploads/2025/12/notte-di-natale-218x150.jpg)
