A Perugia, il 9 novembre il Card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze e biblista, ha inaugurato la lettura del vangelo secondo Luca secondo il metodo dellโApostolato Biblico, con una Lectio introduttiva allโintera opera lucana.
Introduzione allโOpera lucana:
terzo Vangelo e Atti degli apostoli
1.ย ย Unโopera unitaria in due volumi
Volendo entrare nel significato del terzo vangelo, dobbiamo anzitutto prendere atto che, a differenza degli altri tre, il vangelo di Luca si presenta come il primo di due volumi di unโunica opera. Lโunitร tra vangelo secondo Luca e Atti degli apostoli รจ segnalata dallo stesso autore che cosรฌ presenta il secondo dei suoi volumi: ยซNel primo racconto, o Teรฒfilo, ho trattato di tutto quello che Gesรน fece e insegnรฒ dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santoยป (At 1,1-2). Il terzo vangelo ha dunque una prosecuzione in un altro libro, scritto dal medesimo autore, che con parole simili aveva introdotto anche il primo volume: ยซPoichรฉ molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, cosรฌ anchโio ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teรฒfilo, in modo che tu possa renderti conto della soliditร degli insegnamenti che hai ricevutoยป (Lc 1,1-4).
Nel Nuovo Testamento solo Luca e Atti iniziano con un prologo. Sono due prologhi a un testo di storia, ยซun resoconto ordinatoยป, o una trattazione di
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ยซtutto quello che Gesรน fece e insegnรฒยป. In ciรฒ i due volumi lucani si avvicinano ai testi della storiografia antica. Un buono storico, allโinizio dellโopera che si cinge a comporre, specifica chi รจ il destinatario, precisa quali saranno le tematiche che tratterร , esibisce con parole adatte le ricerche che ha effettuato e lโatteggiamento responsabile con cui si accinge a narrare gli avvenimenti. Il prologo del terzo Vangelo e il prologo degli Atti giร ci orientano in tal modo verso un mondo che รจ diverso dal resto dei libri neotestamentari e si avvicina al modo di fare storia nel mondo della letteratura ellenistica del I e II secolo.
Lโarticolazione del libro in due volumi richiede che ci si debba accostare a ciascuno di essi in modo unitario rispetto allโaltro. Oggi si usa giustamente parlare di opera lucana, comprendente il terzo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Ma a quale livello si stabilisce lโunitร tra il terzo Vangelo e gli Atti?
Ritengo che si possa affermare che lโunitร dellโopera รจ fondata sullโunico autore, sullโunitร di tema e sullโunitร di narrazione.
2.ย Autore, data e luogo di composizione di Luca e Atti
Un unico autore, anzitutto. Anche i piรน critici non dubitano affatto che un medesimo scrittore sia lโautore e del terzo Vangelo e degli Atti. Egli stesso ce lo dice, con le parole appena richiamate del prologo di Atti: ยซNel mioย primo libro…ยป. A partire dalla seconda metร del II secolo la tradizione, in modo unanime, identifica tale autore con Luca, compagno di Paolo. Ireneo, il canone muratoriano, il prologo anti-marcionita, rappresentano le tre attestazioni piรน antiche dellโattribuzione dellโopera lucana a Luca. Da Ireneo, in particolare, questa attribuzione viene spiegata con il fatto che nella seconda parte del libro degli Atti lโautore usa il โnoiโ come soggetto degli eventi narrati. Chi sia questo Luca, โcompagno di Paoloโ, ci viene detto dalle lettere paoline: Fm 24, Col 4,14, 2Tim 4,11. Luca รจ qui descritto come uno della cerchia dei collaboratori di Paolo, che in Col 4,14 viene ulteriormente qualificato come medico e come proveniente dal paganesimo. Il luogo di origine di Luca, secondo il prologo anti-marcionita, sarebbe Antiochia.
A questa tradizione unanime dellโantichitร sono state rivolte forti obiezioni. Non pochi dubitano che lโautore del terzo Vangelo e degli Atti possa essere stato compagno di Paolo, perchรฉ lโattivitร e la figura di Paolo, cosรฌ come รจ descritta negli Atti non corrisponderebbe a quanto emerge della sua figura e della sua dottrina dalle lettere autentiche di Paolo. Ad es., nelle lettere Paolo rivendica fortemente per sรฉ il titolo di apostolo, mentre negli Atti questo titolo gli รจ attribuito di sfuggita due volte, senza uno specifico rilievo, in quanto lโopera lucana lo riserva ai Dodici. Gli Atti, a loro volta, presentano Paolo come taumaturgo e grande oratore, mentre nelle sue lettere Paolo presenta se stesso come uno che ha difficoltร a parlare e non fa cenno a gesti prodigiosi da lui compiuti. Una certa incoerenza si riscontra anche tra At 15 e Gal 1-2 nella descrizione degli eventi di Antiochia, che sfociarono poi nel Concilio di Gerusalemme. Mentre Paolo dice ad es. che a Gerusalemme non gli fu imposto nulla, gli Atti invece dicono che lโesito del Concilio fu lโimposizione ai pagani del cosiddetto โdecreto apostolicoโ, che proibรฌ di cibarsi di cibi offerti agli idoli, di sangue e di animali soffocati, nonchรฉ le unioni illegittime.
ร possibile spiegare alcune di queste obiezioni con il fatto che Luca potrebbe non aver seguito sempre Paolo e quindi non avere diretta conoscenza dei particolari della sua vita. Piรน profonda รจ perรฒ lโobiezione che tocca la presunta non conoscenza o lo scarso valore attribuito da Luca alla teologia di Paolo. Lโautore del terzo Vangelo e degli Atti mostrerebbe di non conoscere neanche le lettere di Paolo, rimanendo a lui estranee tematiche fondamentali della dottrina paolina, come ad es. la giustificazione mediante la fede, di cui si avrebbe un fuggevole cenno solo in At 13,38-39; lo stesso varrebbe per il valore soteriologico riconosciuto alla morte di Gesรน, su cui tanto insiste Paolo, mentre il libro degli Atti, piรน interessato alla rilevanza soteriologica della sua risurrezione, ne parla solo di sfuggita in 20,28. A metร del secolo scorso Philipp Vielhauer affermerร che su quattro problemi teologici centrali per Paolo โ legge naturale, legge mosaica, cristologia ed escatologia โ gli Atti si troverebbero su posizioni del tutto diverse rispetto alla teologia paolina.
Quanto abbiamo ricordato circa la presenza, seppur marginale, di accenni alla dottrina sulla giustificazione mediante la fede e a quella sul valore salvifico della morte di Gesรน giร ci hanno fatto capire che il nostro autore non รจ completamente allโoscuro di quello che Paolo ha detto nella sua predicazione, ma a quanto pare la dottrina di Paolo non รจ piรน nei suoi interessi, non รจ piรน un problema urgente per gli interlocutori del terzo Vangelo e degli Atti. Scopo della sua opera non รจ dare continuitร di conoscenza a tale dottrina, che nella sua epoca e per i suoi destinatari non doveva piรน porre difficoltร . Altri sono i suoi interessi e altri sono i motivi per cui egli propone con tale evidenza la figura di Paolo. In sintesi, mostrare la continuitร tra lโereditร paolina e le radici dellโazione di Paolo nel suo rapporto con le fondamenta apostoliche della Chiesa. Proprio questo motivo spinge perรฒ a ritenere che il nostro scrittore debba essere cercato tra chi aveva interesse a confermare questo quadro di continuitร , e quindi un appartenente alla cerchia di Paolo. E perchรฉ, allora, non Luca, come la tradizione unanimemente attesta? Perchรฉ il pregiudizio deve militare necessariamente contro e non a favore del dato tradizionale?
In sintesi credo si possa affermare che lโautore di Luca e Atti รจ sicuramente una persona che si inserisce allโinterno della tradizione paolina. La Chiesa dei primi tempi, cosรฌ attenta alle radici apostoliche degli scritti normativi della sua fede non avrebbe avuto alcun interesse ad attribuire a un
quasi sconosciuto il Vangelo e gli Atti. Detto questo, non sembra che il nome di Luca possa essere rifiutato a priori, in quanto se si fosse trattato di unโattribuzione fittizia, che doveva assicurare un legame con lโapostolo, allora la scelta sarebbe dovuta cadere su qualche figura maggiormente conosciuta proveniente sempre dalla cerchia di Paolo, come ad es. Timoteo o Sila/Silvano.
Dobbiamo ora dire qualcosa circa il problema della datazione del libro. Le ipotesi antiche erano legate prevalentemente alla convinzione che gli Atti fossero uno scritto apologetico. Il testo sarebbe stato scritto per servire da apologia durante la prigionia romana di Paolo (63-64), come uno strumento di difesa di Paolo di fronte al tribunale romano. Detta finalitร appare inadeguata e il motivo per cui gli Atti terminano narrando vicende che si collocano nel 62-63 senza dir nulla della fine di Paolo va spiegato in altra maniera.
ร da escludere anche una datazione tarda, cioรจ lโinizio del II secolo, che si giustificherebbe solo se negli Atti potessimo vedere uno scritto antignostico. Una tale datazione comporterebbe anche che gli Atti non potrebbero ignorare le lettere di Paolo, che nel II secolo circolano ormai come un corpus sacro.
Se giustamente riteniamo gli Atti successivi al terzo Vangelo e se consideriamo che il Vangelo non sembra potersi datare prima del 70, anno della fine di Gerusalemme, che Luca chiaramente descrive come di fatto รจ avvenuta, la datazione dei due volumi va collocata dopo il 70 e prima dellaย fine del I secolo, cioรจ prima che le lettere di Paolo siano costituite in corpus paulinum. Altro elemento evidente รจ che non sembra che chi scrive si trovi in situazione di persecuzione. I rapporti tra Chiesa e impero sembrano invece buoni.
La data che oggi viene proposta con maggiore insistenza รจ quella che va dallโ80 al 90, prima cioรจ della persecuzione che si accese alla fine dellโimpero di Domiziano (96).
Per il luogo di composizione le ipotesi, si fanno piรน incerte; le piรน accreditate fanno riferimento allโAcaia, ma si parla anche di Efeso o di Antiochia.
3.ย Tema e scopo di Luca-Atti
Il secondo elemento che abbiamo sopra evidenziato per una comprensione di Luca-Atti รจ lโunitarietร tematica dellโopera lucana. Unโunica prospettiva storico-salvifica sta dietro al libro degli Atti e al terzo Vangelo. Che lโintento sia storico lo dicono i due prologhi ai due volumi, ma questa storia per essere compresa va illuminata dal suo inizio, i primi capitoli del Vangelo, lร dove il lettore รจ posto ripetutamente in contatto con le promesse dellโAntico Testamento; promesse che hanno per oggetto il popolo di Israele. Tutto ciรฒ emerge con particolare evidenza negli inni del Benedictus, del Magnificat e del Nunc dimittis. ร vero che lโuniversalismo della salvezza sta sullo sfondo dellโopera fin dallโinizio, ma รจ anche vero che gli attori della narrazione sono Giudei e la vicenda di cui sono protagonisti, accanto allโadesione dei โpoveri del Signoreโ, vede giร i primi rifiuti. Essi si manifestano non solo davanti alla prima predicazione di Gesรน, ma anche dopo, quando ormai la sua vita รจ orientata, secondo Luca, verso la Pasqua e inizia quel cammino verso Gerusalemme, che piรน che un viaggio fisico si presenta come un itinerario spirituale, per Gesรน e per i discepoli, di comprensione della Passione quale elemento essenziale del cammino messianico; anche qui, di nuovo, veniamo a incontrarci con i Giudei increduli, anzi lโincredulitร raggiunge il suo culmine con Gerusalemme che rifiuta il Cristo.
Il Vangelo รจ tutto percorso dal problema di una promessa fatta a Israele e di una ignoranza che impedisce a Israele di accogliere il portatore della promessa, e anzi lo rifiuta. Di qui la tragicitร della morte di Gesรน, che viene recuperata nel cap. 24 del Vangelo, quando Gesรน aiuta i suoi discepoli a leggere nelle Scritture che cosรฌ doveva avvenire โ ยซNon bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?ยป (Lc 24,29) โ, che morte e risurrezione e quel rifiuto erano giร previsti nelle Scritture, e che quel rifiuto non preclude lโulteriore annuncio a Israele, perchรฉ i discepoli sono ancora mandati alla missione: ยซCosรฌ sta scritto: il Cristo patirร e risorgerร dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoniยป (Lc 24,46-48).
E il libro degli Atti รจ un continuo annuncio a Israele e ai pagani; mai a Israele senza i pagani, ma neppure mai ai pagani senza Israele. Quando in At 2 lโannuncio รจ fatto a Gerusalemme, i destinatari sono sรฌ i Giudei, ma in quanto rappresentanti di tutti i popoli del mondo: ยซSiamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadรฒcia, del Ponto e dellโAsia, della Frรฌgia e della Panfรฌlia, dellโEgitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosรจliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dioยป (At 2,9-11). E quello che succede dopo non รจ altro che annuncio e rifiuto, sia nellโambito palestinese che nella missione di Paolo. Ne scaturisce una grande narrazione di come la potenza della Parola si irradia nel mondo tra accoglienza e negazione.
Se lo scopo di Luca-Atti fosse soltanto quello di giustificare il passaggio dal giudaismo allโuniversalitร della salvezza, gli Atti degli Apostoli avrebbero potuto finire con il cap. 15. Una volta detto che non era necessario assumere lโidentitร giudaica per essere cristiani, ogni problema sarebbe stato risolto. Ma a quanto pare il problema non รจ semplicemente quello dellโaccesso dei pagani al Vangelo. Cโรจ qui senza dubbio uno snodo essenziale del discorso, in cui la Parola mostra tutta la sua potenza. Ma cโรจ ancora qualcosa da risolvere se nonostante questo la Chiesa incontra ostacoli da parte del giudaismo, anche se non da tutti i Giudei.
Ecco allora il problema centrale di Luca-Atti: come mettere insieme un Vangelo che รจ per tutti con una Chiesa che, al tempo in cui lโautore del libro scrive, si rivolge prevalentemente ai pagani? Di chi รจ la colpa di questo, di questa emarginazione dei Giudei dalla sfera dellโannuncio della Parola? La colpa non รจ di Paolo, come probabilmente andava dicendo qualcuno nel mondo cristiano del tempo di Luca. Non รจ Paolo che ha allontanato il cristianesimo dal giudaismo. Egli ha sempre annunciato il messaggio evangelico anzitutto nelle sinagoghe. I Giudei non sono stati estromessi da Paolo, ma essi stessi si sono in larga parte estromessi. E la chiusura degli Atti si premura di dire che la porta dellโannuncio al giudaismo non รจ ancora chiusa; quel che cambia รจ la sua prioritร storico-salvifica, che Paolo ha sempre rispettato invece fino a quel momento.
A questo punto resta un problema: quale rapporto cโรจ tra questo popolo che sta nascendo per mezzo della predicazione di Paolo e degli apostoli e le promesse che erano state fatte a Israele? La Chiesa puรฒ dirsiย erede delle promesse fatte ai Padri, essa che รจ comunitร che si sta sviluppando in una condizione che non vede piรน il primato del popolo giudaico? Questo รจ un problema vitale per la Chiesa dei primi tempi e lโopera lucana anche a questo interrogativo vuole rispondere. In questo passaggio non indolore, in cui si manifestano nella stessa Chiesa diverse tendenze, che riaffermano piรน o meno strettamente i legami con lโantica alleanza, Luca offre il suo contributo. Per lui la figura di Gesรน diventa lo snodo centrale della continuitร dellโereditร , cogliendo nella vivente presenza di lui risorto nella Chiesa mediante il suo Spirito il fondamento della veritร . Di esso sono garanti i Dodici, cui si รจ affiancato Paolo, dalla cui attivitร missionaria sono nate le Chiese a cui lโopera verosimilmente si rivolge. ร lui il testimone autorevole, il tredicesimo testimone dellโepoca fondatrice, colui che assicura la validitร dellโannuncio, cosรฌ come veniva fatto nelle Chiese del tempo in rapporto a quelli che sono i garanti del Vangelo, i Dodici.
In questโottica, guardando le cose piรน dal punto di vista contenutistico che finalistico, gli Atti mostrano allโopera, nella forma nuova della potenza dello Spirito che si esprime nella diffusione della Parola, quello stesso Signore, ora assente-presente, che nel Vangelo era stato mostrato come il paziente- risorto-asceso. Non si tratta di due vicende, ma dellโunica vicenda dello stesso Gesรน, che se vuole essere percepito vivente oggi nella Chiesa, deve prima essere conosciuto nella vicenda storica che ne fonda il potere messianico salvifico, e se vuole essere ricordato al di lร di questa vicenda storica, non come una pura memoria di un evento passato, deve essere colto nel suo agire oggi mediante i suoi testimoni, dando compimento a quelle promesse che si realizzano nella diffusione del Vangelo presso tutte le genti.
La predicazione della salvezza a tutte le genti รจ parte integrante dellโannuncio e quindi non solo funzione ma oggetto essa stessa della testimonianza, e gli Atti nascono dalla necessitร di mostrare il farsi di tale annuncio nellโefficacia della Parola affidata ai testimoni. Ciรฒ che primariamente รจ in gioco non รจ la continuitร tra Chiesa e Israele in rapporto alle promesse di cui questi รจ depositario, ma il fatto che lโefficacia della Parola sembra contraddetta dal rifiuto di Israele. Ciรฒ che รจ importante per Luca รจ mostrare la potenza della Parola. Pertanto lโopera non si pone in unโottica prevalentemente apologetica e allโinterno di tale scopo riscopre lโesigenza di riaffermare il kerygma. Al contrario, lโapologia รจ al servizio del kerygma, rendendo questo pienamente credibile. Questa trattazione si svolge nel corso di unโopera in due volumi: il primo propone il contenuto del vangelo che viene annunciato, il secondo espone il fatto di tale annuncio e la sua efficacia, attraverso una narrazione di episodi esemplari che danno il senso della storia che la comunitร lucana sta vivendo.
4.ย La struttura dellโopera lucana
Il terzo elemento che aiuta a definire lโunitร di Luca e Atti attiene al piano letterario. Tra i due volumi dellโopera si manifesta infatti una stretta unitร a livello letterario-narrativo. Lโautore degli Atti vuol fare non semplicemente un altro libro dalla stessa prospettiva in cui si รจ posto trattando il tema Gesรน nel Vangelo, ma vuole continuare il discorso iniziato nel terzo Vangelo. ร una prospettiva che emerge con forza nel saldo legame di Lc 24 con At 1. Questo non vuol dire che lโautore abbia scritto i due libri in stretta continuitร di tempo. Ma la scrittura degli Atti si pone chiaramente in continuitร con il Vangelo, e i suoi contenuti possono piรน facilmente emergere se riusciamo a cogliere le dinamiche di articolazione interna della duplice narrazione.
Per orientarci sul nostro cammino riteniamo anzitutto opportuno ribadire la convinzione che lโopera lucana si muove nel contesto della letteratura del tempo non sul versante della novellistica e del romanzo storico, ma in quella propriamente storiografica, piรน esattamente della monografia storica. Si tratta di un genere letterario diffuso nella letteratura ellenistica dellโepoca, che intreccia episodi significativi di un tempo delimitato allโinterno di un contesto piรน vasto. Luca lo interpreta con una modalitร di scrittura che intreccia tra loro narrazione di eventi esemplari con generalizzazioni che offrono un quadro generale della situazione di vita della comunitร delle origini, inserendo anche elementi propri di quella storiografia tragico-patetica, cui sta a cuore non la semplice referenza dei fatti ma soprattutto il coinvolgimento simpatetico del lettore.
Daniel Marguerat ha mostrato come i due volumi dellโopera lucana evidenziano somiglianze e riprese tra loro.1 Ne scaturisce una unitร che รจ percepibile solo nellโatto della lettura del testo, una unitร , inoltre, che non vuol dire uniformitร ma ammette anche variazione e diversitร , anzi le esige. Luca si avvale: di prolessi ellittiche, mediante le quali ci si proietta verso il futuro della storia narrata; di catene narrative, con cui lโautore indica continuitร e progressione del racconto, aiutando a memorizzare, segnalando punti chiave, favorendo una lettura globale degli eventi, segnando la continuitร della presenza di Dio e le sue differenti modalitร ; e ancora del procedimento della syncrisis, con cui un personaggio viene modellato su un altro per istituire una correlazione, che tocca lโagire e non la parola, รจ continuo appello alla memoria del Vangelo, non fonda imitazione o confusione ma salva sempre la differenza rispetto a Gesรน. Lโunitarietร si avvale anche della disseminazione nel testo di inclusioni significative che lo circoscrivono e lo identificano. Cosรฌ il tempio in Lc 1,13-23 รจ luogo dellโattesa della venuta del Salvatore e in Lc 24,53 luogo della lode dei discepoli che hanno riconosciuto il compimento del suo evento salvifico; la predicazione del Regno in At 1,3 rimanda alla predicazione del Regno e dellโinsegnamento su Gesรน in At 28,31; il tema della ยซsalvezza di Dioยป si ritrova in Lc 3,6 e in At 28,28. Anche il procedimento della disposizione concentrica offre indizi significativi dellโunitarietร dellโopera lucana, evidenziandone tre snodi fondamentali: in Lc al cap. 9 attorno al mistero della Pasqua; in At al cap. 15 attorno al tema delle condizioni della salvezza; in Lc- At tra Lc 24 e At 1 attorno al tema della missione di testimonianza nella forza dello Spirito.
Allโinterno di questa impostazione unitaria la disposizione del materiale risponde ai criteri compositivi che la storiografia del tempo ben conosceva dalla retorica e che erano esposte anche in vere e proprie illustrazioni di metodo quali il Come si scrive storia di Luciano di Samosata (seconda metร del II sec. d.C.) ovvero lโanonimo trattato Sul sublime, scritto tra la fine del I sec. a.C. e lโinizio dellโera cristiana. Sulla base di tali tecniche compositive รจ possibile formulare unโipotesi di strutturazione del testo, che si richiama ai seguenti criteri: ยซla ricerca della connessione tra le varie parti con il ricorso a procedimenti di incastro, e quindi concretamente a testi di transizione; la valorizzazione del proemio e della conclusione, assicurando autosufficienza dellโinizio e completezza della finale dellโopera; lo spezzettamento degli eventi quando lโargomento della narrazione non possiede unโautonoma unitarietร ; lโevitare lโappesantimento dello scritto, abbandonando la narrazione di un evento per tornarvi successivamente dopo variazioni di luogo e di tempo; la ricerca delle antitesi, della composizione circolare e della ripresa della narrazione dopo excursus esplicativi; un uso sobrio della retorica e delle sue figure, assicurando quellโordine nel disordine che รจ lโeffetto della โvariatioโยป.2
Lโopera si apre con un prologo (Lc 1,1-4) che si proietta su ambedue i volumi: ยซgli avvenimentiยป di cui esso parla, in quanto riferiti al ยซnoiยป dei destinatari non possono riguardare il solo fatto di Gesรน, ma devono estendersi allโesperienza che essi vanno facendo della salvezza cristiana. Cosรฌ pure la presenza del vocabolario della testimonianza e del servizio della parola rimanda, almeno implicitamente al tempo in cui tale ministeroย viene esercitato, quel tempo che รจ illustrato dal libro degli Atti. Prologo del vangelo, Lc 1,1-4 va quindi inteso anche come prologo dellโintera opera lucana e ne costituisce il primo elemento, con evidenti richiami al successivo prologo degli Atti, che ne rappresenta una ripresa, e poi alla chiusura degli Atti, dove riemerge la tematica dellโinsegnamento, nella variante della parola tramandata (Lc 1,2) e dellโistruzione catechetica (Lc 1,4) cui fanno riscontro lโannunzio e lโinsegnamento (At 28,31).
Che Lc 4,16-30 costituisca il portale ufficiale con cui viene presentato il ministero di Gesรน รจ un fatto piรน che condiviso. Non resta allora che collocare quanto precede in un unico grande quadro (Lc 1,5-4,15), articolato attraverso esplicite periodizzazioni e strutturato sul parallelismo tra Giovanni e Gesรน, che illumina origine e identitร dei due personaggi, mentre le tre sezioni in cui si articola il materiale (Lc 1,5-56; 1,57-2,52; 3,1-4,15) si legano tra loro rispettivamente attorno ai temi della misericordia e della parola.
La seconda parte del vangelo ci porta a confrontarci con il ministero di Gesรน, cosรฌ come esso, partendo dalla Galilea, si svolge nella Giudea, lโintero paese dei Giudei (Lc 4,14-9,56). Si apre con lโepisodio di Nazaret (Lc 4,16-30), di cui il parallelismo con la scena di Pentecoste conferma la funzione di apertura e fondamento per lโintera attivitร messianica di Cristo, cosรฌ come lโevento di At 2 serve ad aprire e fondare lโintera attivitร kerygmatica dei testimoni del Risorto. Ma come Pentecoste necessita poi di un seguito di narrazioni che illustrino, a modo di quadri, aspetti particolari della vicenda ecclesiale, riassunti di volta in volta in veloci sommari e mostrati al vivo in storie esemplari, cosรฌ anche per Gesรน il discorso programmatico di Nazaret si articola in un intreccio di sommari e racconti, che mostrano la sua parola e il suo agire, nel contatto e contrasto con lโambiente e nel ritagliare spazi sempre crescenti per lโesperienza dei discepoli. Si susseguono diverse scene legate allโattivitร taumaturgica, alla chiamata di discepoli, alle prime controversie, continuamente inframmezzate dal ricordo dellโattivitร di annuncio, fino a giungere alla chiamata dei Dodici (Lc 4,16-6,19). Da questa stessa chiamata muove la seconda sezione di questa seconda parte, tutta dedicata prima allโistruzione dei discepoli e poi al susseguirsi di segni che mostrano la messianicitร del Maestro, come implicitamente egli stesso enuncia interrogato dai discepoli di Giovanni, per chiudere con il segno messianico supremo del perdono (Lc 6,12-8,3). La terza sezione ricopre lโintero ottavo capitolo del vangelo (Lc 8,1-9,6). Si apre nuovamente con un sommario che parla dellโattivitร di annuncio ed evangelizzazione di Gesรน, ma accenna anche ai Dodici e alle donne che lo accompagnano. Una parabola e diversi miracoli introducono poi ancora piรน profondamente nel mistero di Gesรน. Al termine il discorso torna sui discepoli, questa volta inviati per la missione.
E si giunge cosรฌ allโultima sezione (Lc 9,1-56), che saremmo perรฒ tentati di staccare da questa seconda parte, per farne un perno dellโintero vangelo, cosรฌ come At 15 funge da sequenza chiave dello sviluppo dellโintero secondo volume. In realtร il cap. 9 del vangelo costituisce un vero vertice della narrazione, in quanto in esso si raccolgono le tematiche essenziali del riconoscimento di fede della persona di Gesรน, della sua passione-risurrezione preannunciata, del mistero della Pasqua anticipato nellโesperienza della trasfigurazione, delle condizioni della sequela, fino al tema della missione della Chiesa verso i pagani. Che lo si consideri il vertice delle prime due parti del vangelo โ e anticipandone tutti i temi diventi chiave di lettura delle parti che seguono โ, o che si voglia staccarlo dalla seconda parte e lo si ponga a sรฉ stante โ cosรฌ che meglio emerga il suo ruolo di svolta tra il periodo del ministero e il successivo orientamento di Gesรน verso Gerusalemme โ, puรฒ al limite anche essere secondario, purchรฉ sia salva la funzione prolettica e ermeneutica di Lc 9, il suo raccogliere in sintesi il โproblema cristologicoโ, cosรฌ come At 15 raccoglie quello ecclesiologico.
La terza parte del libro (9,51-19,28), quella identificata con il nome di โviaggioโ รจ la piรน caratteristica di Luca, la meglio identificata, articolata in tre sezioni, in forza di precise indicazioni circa il cammino di Gesรน (e dei suoi discepoli) verso la cittร santa: Lc 9,51; 13,22; 17,11; 19,28: Lc 9,51-13,22 dedicata allโannuncio del Regno; Lc 13,22-17,11 dedicata ad esplicitare le condizioni per lโingresso nel Regno; Lc 17,11-19,28 dedicata ad affrontare il tema del tempo e del modo della venuta del Regno.
Anche nellโultima parte del vangelo lโarticolazione tripartita appare evidente, indicata dai tre episodi introduttivi dellโingresso in Gerusalemme (Lc 19,29-46), della preparazione della cena (Lc 22,1-13) e dellโannuncio della risurrezione al sepolcro vuoto (Lc 24,1-11). In tutti e tre i casi il cammino dei discepoli serve a preparare la scena in cui si inserisce lโannuncio cristologico, passando successivamente attraverso la predicazione di Gesรน nel tempio (Lc 19,28-21,38), la cena, gli ultimi dialoghi di Gesรน con i discepoli, la passione, crocifissione e morte del Signore (Lc 21,37-23,56), infine i racconti relativi al risorto (Lc 23,54-24,53).
Ma Lc 24, come giร Lc 9, puรฒ essere considerato come un vertice e unโapertura: un vertice del cammino del vangelo e al tempo stesso unโapertura verso gli Atti. Lโinsieme degli elementi che costituiscono Lc 24 rappresenta infatti ben piรน che una parte della vicenda di Gesรน in Gerusalemme. Dallโannuncio della risurrezione allโesperienza dellโincontro con il Risorto, dalla lettura dellโevento cristologico nello schema dellโannuncio/interpretazione allโaffidamento della missione, e dallโevento finale dellโascensione allโattesa della venuta dello Spirito, tutti i motivi di cui รจ intessuto il capitolo rappresentano il vertice dellโintera vicenda storica di Cristo, cosรฌ come era stata delineata fin dai primi capitoli del vangelo. In tal senso, la sezione, in analogia a quanto abbiamo detto per Lc 9, รจ sรฌ elemento integrante della parte finale del vangelo, ma รจ anche da considerarsi come elemento a sรฉ, vertice dellโintero volume. In tal modo la concezione concentrica che viene evidenziata dal ruolo di snodo svolto da Lc 9 viene corretta in senso proiettivo dalla presenza alla fine del testo di un insieme narrativo che ne costituisce non solo la fine, ma anche in qualche modo il fine.
La stessa dinamica di stretta connessione tra le diverse parti si puรฒ individuare anche negli Atti. Avendo presente che il suo cap. 1 va letto in unitร con il cap. 24 del vangelo, formando insieme il tessuto connettivo dellโintera opera, lร dove il vertice della vicenda storica di Cristo si congiunge con lโavvio della vicenda storica della sua continua presenza di Risorto mediante la Chiesa animata dal suo Spirito. Il passaggio dallโuno allโaltro volume รจ segnato, nellโottica della connessione, dalla presenza di elementi che si richiamano, ma con prospettive complementari, che possiamo classificare nel caso di Lc 24,36-53 come โcristologica e discepolareโ, tesa cioรจ a portare i discepoli allโaccettazione del mistero pasquale e delle prospettive che con esso siย aprono perย i seguaciย diย Gesรน,ย e nel casoย diย Atย 1,1-14ย come prospettiva โecclesiologica ed escatologicaโ, tesa cioรจ a chiarire il senso dellโessere della Chiesa in questo tempo di assenza-presenza del Signore risorto che si colloca tra ascensione e parusia.
Entriamo cosรฌ nellโarticolazione del secondo libro dellโopera lucana. Dopo unโintroduzione individuata in At 1,1-14, la struttura del libro vede questa successione.
Una prima parte (At 1,12-8,4) illustra lโavviarsi in Gerusalemme della testimonianza resa in forza dello Spirito, articolata in due momenti dedicati rispettivamente a mostrare la costituzione della comunitร cristiana (At 1,12- 2,47) e la sua vita nei risvolti ad intra e ad extra (At 2,42-8,4).
La seconda parte (At 8,1b-14,28) รจ volta a mostrare la prima diffusione della Parola al di fuori di Gerusalemme nei suoi approcci con il mondo pagano, in una molteplicitร di luoghi e di personaggi-guida, che ne scandiscono i tempi in tre successivi momenti: gli evangelizzatori ellenisti (At 8,1b-9,31), Pietro (At 9,31-12,24), Saulo e Barnaba (At 12,24-14,28).
La terza parte (At 14,27-16,5), cioรจ il centro del libro, รจ segnato dal concilio di Gerusalemme, dove si sancisce la libertร della Parola e la sua capacitร di incarnarsi in ogni condizione culturale.
Nella quarta parte (At 15,36-19,22) i tempi della missione di Paolo, che qui viene esemplificata, sono scanditi in tre momenti, dedicati al consolidamento dei frutti della precedente missione (At 15,36-16,5), allโevangelizzazione di Macedonia e Acaia (At 16,5-18,23) e poi a quella dellโAsia facendo perno su Efeso (At 18,18-19,22).
La quinta e ultima parte (At 19,20-28,16) segna il passaggio di Paolo a Gerusalemme prima (At 19,20-23,11) e poi a Roma (At 23,11-28,16), come testimone sofferente, nellโimitazione di Gesรน.
Il vertice del libro viene raggiunto nella conclusione (At 28,14b-31), dove Paolo rende finalmente la testimonianza a cui Gesรน lo ha chiamato, la โsalvezza di Dioโ raggiunge i pagani senza che si interrompa la continuitร con Israele e con le promesse, lโannuncio del Regno e lโinsegnamento a riguardo di Gesรน sono presentati come compito stabile della Chiesa. E come il vangelo aveva trovato un suo centro nel cap. 9 per proiettarsi perรฒ verso un vertice costituito dalle pagine finali del cap. 24, cosรฌ anche gli Atti, se hanno ancor piรน chiaramente in At 15 una pagina che รจ chiave di volta dellโintero percorso narrativo, hanno pur sempre nella permanenza di Paolo a Roma descritta in At 28,14b-31 lโesito atteso di un cammino programmato fin da At 1,8. Senza questa proiezione in avanti non si darebbe storia e i due volumi di Luca non sarebbero quellโopera di carattere storiografico che egli vuole proporci.
5.ย Per concludere
Quanto siamo andati scoprendo circa natura, finalitร e struttura degli Atti non รจ privo di attualitร per il tempo presente. Non meno che nei primi secoli della storia della Chiesa anche oggi รจ di vitale importanza poter connettere lโautenticitร dellโesperienza di fede con le sue radici cristologiche e piรน ampiamente storico-salvifiche. Anche oggi รจ vitale per la Chiesa non isolare se stessa e le proprie problematiche rispetto a Cristo, perchรฉ solo dal rapporto con lui essa puรฒ trovare identitร e futuro. Allo stesso modo รจ la sua collocazione rispetto alla dinamica tra promessa e compimento, ovvero tra annuncio e interpretazione, che ne illumina il volto e ne fonda la potenzialitร salvifica. Altrettanto importante รจ poter focalizzare che al centro della sua testimonianza sta la potenza della Parola, che servendosi di testimoni e annunciatori, percorre tempi e spazi con invincibile capacitร di conversione. A questa Parola tutto รจ sottomesso e di essa tutto vive.
Questa concentrazione sulla Parola e sulla sua potenza rende il libro degli Atti assai piรน vicino allโesperienza dellโevangelizzatore Paolo di quanto non possa farlo la presenza di un tratto del suo pensiero teologico. Gli Atti non sono soltanto il tentativo di giustificare lโopera di Paolo per le comunitร che ne sono eredi, ma anche la condivisione del carattere piรน essenziale della sua opera, il ministero della Parola offerta come fonte di salvezza a tutti,
ยซlโannuncio della parola di veritร del Vangeloยป (Col 1,5), ยซparola di Dio, che opera in voi credentiยป (1Ts 2,13). Non a caso gli Atti terminano con una conclusione aperta, volendo proporci una storia da completare. La predicazione della Parola non resta incatenata, ma continua la sua corsa fino ai confini della terra, ยซcon tutta franchezza e senza impedimento ยป (At 28,31). ร un compito che accompagna per sempre la vita della Chiesa, anche noi.
Giuseppe card. Betori
Fonte (con file PDF del testo di mons. Betori)
