Card Giuseppe Betori – Lectio introduttiva a Luca e Atti degli Apostoli

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A Perugia, il 9 novembre il Card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze e biblista, ha inaugurato la lettura del vangelo secondo Luca secondo il metodo dellโ€™Apostolato Biblico, con una Lectio introduttiva allโ€™intera opera lucana.

Introduzione allโ€™Opera lucana:
terzo Vangelo e Atti degli apostoli

1.ย ย  Unโ€™opera unitaria in due volumi

Volendo entrare nel significato del terzo vangelo, dobbiamo anzitutto prendere atto che, a differenza degli altri tre, il vangelo di Luca si presenta come il primo di due volumi di unโ€™unica opera. Lโ€™unitร  tra vangelo secondo Luca e Atti degli apostoli รจ segnalata dallo stesso autore che cosรฌ presenta il secondo dei suoi volumi: ยซNel primo racconto, o Teรฒfilo, ho trattato di tutto quello che Gesรน fece e insegnรฒ dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santoยป (At 1,1-2). Il terzo vangelo ha dunque una prosecuzione in un altro libro, scritto dal medesimo autore, che con parole simili aveva introdotto anche il primo volume: ยซPoichรฉ molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, cosรฌ anchโ€™io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teรฒfilo, in modo che tu possa renderti conto della soliditร  degli insegnamenti che hai ricevutoยป (Lc 1,1-4).

Nel Nuovo Testamento solo Luca e Atti iniziano con un prologo. Sono due prologhi a un testo di storia, ยซun resoconto ordinatoยป, o una trattazione di

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ยซtutto quello che Gesรน fece e insegnรฒยป. In ciรฒ i due volumi lucani si avvicinano ai testi della storiografia antica. Un buono storico, allโ€™inizio dellโ€™opera che si cinge a comporre, specifica chi รจ il destinatario, precisa quali saranno le tematiche che tratterร , esibisce con parole adatte le ricerche che ha effettuato e lโ€™atteggiamento responsabile con cui si accinge a narrare gli avvenimenti. Il prologo del terzo Vangelo e il prologo degli Atti giร  ci orientano in tal modo verso un mondo che รจ diverso dal resto dei libri neotestamentari e si avvicina al modo di fare storia nel mondo della letteratura ellenistica del I e II secolo.

Lโ€™articolazione del libro in due volumi richiede che ci si debba accostare a ciascuno di essi in modo unitario rispetto allโ€™altro. Oggi si usa giustamente parlare di opera lucana, comprendente il terzo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Ma a quale livello si stabilisce lโ€™unitร  tra il terzo Vangelo e gli Atti?

Ritengo che si possa affermare che lโ€™unitร  dellโ€™opera รจ fondata sullโ€™unico autore, sullโ€™unitร  di tema e sullโ€™unitร  di narrazione.

2.ย  Autore, data e luogo di composizione di Luca e Atti

Un unico autore, anzitutto. Anche i piรน critici non dubitano affatto che un medesimo scrittore sia lโ€™autore e del terzo Vangelo e degli Atti. Egli stesso ce lo dice, con le parole appena richiamate del prologo di Atti: ยซNel mioย  primo libro…ยป. A partire dalla seconda metร  del II secolo la tradizione, in modo unanime, identifica tale autore con Luca, compagno di Paolo. Ireneo, il canone muratoriano, il prologo anti-marcionita, rappresentano le tre attestazioni piรน antiche dellโ€™attribuzione dellโ€™opera lucana a Luca. Da Ireneo, in particolare, questa attribuzione viene spiegata con il fatto che nella seconda parte del libro degli Atti lโ€™autore usa il โ€œnoiโ€ come soggetto degli eventi narrati. Chi sia questo Luca, โ€œcompagno di Paoloโ€, ci viene detto dalle lettere paoline: Fm 24, Col 4,14, 2Tim 4,11. Luca รจ qui descritto come uno della cerchia dei collaboratori di Paolo, che in Col 4,14 viene ulteriormente qualificato come medico e come proveniente dal paganesimo. Il luogo di origine di Luca, secondo il prologo anti-marcionita, sarebbe Antiochia.

A questa tradizione unanime dellโ€™antichitร  sono state rivolte forti obiezioni. Non pochi dubitano che lโ€™autore del terzo Vangelo e degli Atti possa essere stato compagno di Paolo, perchรฉ lโ€™attivitร  e la figura di Paolo, cosรฌ come รจ descritta negli Atti non corrisponderebbe a quanto emerge della sua figura e della sua dottrina dalle lettere autentiche di Paolo. Ad es., nelle lettere Paolo rivendica fortemente per sรฉ il titolo di apostolo, mentre negli Atti questo titolo gli รจ attribuito di sfuggita due volte, senza uno specifico rilievo, in quanto lโ€™opera lucana lo riserva ai Dodici. Gli Atti, a loro volta, presentano Paolo come taumaturgo e grande oratore, mentre nelle sue lettere Paolo presenta se stesso come uno che ha difficoltร  a parlare e non fa cenno a gesti prodigiosi da lui compiuti. Una certa incoerenza si riscontra anche tra At 15 e Gal 1-2 nella descrizione degli eventi di Antiochia, che sfociarono poi nel Concilio di Gerusalemme. Mentre Paolo dice ad es. che a Gerusalemme non gli fu imposto nulla, gli Atti invece dicono che lโ€™esito del Concilio fu lโ€™imposizione ai pagani del cosiddetto โ€œdecreto apostolicoโ€, che proibรฌ di cibarsi di cibi offerti agli idoli, di sangue e di animali soffocati, nonchรฉ le unioni illegittime.

รˆ possibile spiegare alcune di queste obiezioni con il fatto che Luca potrebbe non aver seguito sempre Paolo e quindi non avere diretta conoscenza dei particolari della sua vita. Piรน profonda รจ perรฒ lโ€™obiezione che tocca la presunta non conoscenza o lo scarso valore attribuito da Luca alla teologia di Paolo. Lโ€™autore del terzo Vangelo e degli Atti mostrerebbe di non conoscere neanche le lettere di Paolo, rimanendo a lui estranee tematiche fondamentali della dottrina paolina, come ad es. la giustificazione mediante la fede, di cui si avrebbe un fuggevole cenno solo in At 13,38-39; lo stesso varrebbe per il valore soteriologico riconosciuto alla morte di Gesรน, su cui tanto insiste Paolo, mentre il libro degli Atti, piรน interessato alla rilevanza soteriologica della sua risurrezione, ne parla solo di sfuggita in 20,28. A metร  del secolo scorso Philipp Vielhauer affermerร  che su quattro problemi teologici centrali per Paolo โ€“ legge naturale, legge mosaica, cristologia ed escatologia โ€“ gli Atti si troverebbero su posizioni del tutto diverse rispetto alla teologia paolina.

Quanto abbiamo ricordato circa la presenza, seppur marginale, di accenni alla dottrina sulla giustificazione mediante la fede e a quella sul valore salvifico della morte di Gesรน giร  ci hanno fatto capire che il nostro autore non รจ completamente allโ€™oscuro di quello che Paolo ha detto nella sua predicazione, ma a quanto pare la dottrina di Paolo non รจ piรน nei suoi interessi, non รจ piรน un problema urgente per gli interlocutori del terzo Vangelo e degli Atti. Scopo della sua opera non รจ dare continuitร  di conoscenza a tale dottrina, che nella sua epoca e per i suoi destinatari non doveva piรน porre difficoltร . Altri sono i suoi interessi e altri sono i motivi per cui egli propone con tale evidenza la figura di Paolo. In sintesi, mostrare la continuitร  tra lโ€™ereditร  paolina e le radici dellโ€™azione di Paolo nel suo rapporto con le fondamenta apostoliche della Chiesa. Proprio questo motivo spinge perรฒ a ritenere che il nostro scrittore debba essere cercato tra chi aveva interesse a confermare questo quadro di continuitร , e quindi un appartenente alla cerchia di Paolo. E perchรฉ, allora, non Luca, come la tradizione unanimemente attesta? Perchรฉ il pregiudizio deve militare necessariamente contro e non a favore del dato tradizionale?

In sintesi credo si possa affermare che lโ€™autore di Luca e Atti รจ sicuramente una persona che si inserisce allโ€™interno della tradizione paolina. La Chiesa dei primi tempi, cosรฌ attenta alle radici apostoliche degli scritti normativi della sua fede non avrebbe avuto alcun interesse ad attribuire a un

quasi sconosciuto il Vangelo e gli Atti. Detto questo, non sembra che il nome di Luca possa essere rifiutato a priori, in quanto se si fosse trattato di unโ€™attribuzione fittizia, che doveva assicurare un legame con lโ€™apostolo, allora la scelta sarebbe dovuta cadere su qualche figura maggiormente conosciuta proveniente sempre dalla cerchia di Paolo, come ad es. Timoteo o Sila/Silvano.

Dobbiamo ora dire qualcosa circa il problema della datazione del libro. Le ipotesi antiche erano legate prevalentemente alla convinzione che gli Atti fossero uno scritto apologetico. Il testo sarebbe stato scritto per servire da apologia durante la prigionia romana di Paolo (63-64), come uno strumento di difesa di Paolo di fronte al tribunale romano. Detta finalitร  appare inadeguata e il motivo per cui gli Atti terminano narrando vicende che si collocano nel 62-63 senza dir nulla della fine di Paolo va spiegato in altra maniera.

รˆ da escludere anche una datazione tarda, cioรจ lโ€™inizio del II secolo, che si giustificherebbe solo se negli Atti potessimo vedere uno scritto antignostico. Una tale datazione comporterebbe anche che gli Atti non potrebbero ignorare le lettere di Paolo, che nel II secolo circolano ormai come un corpus sacro.

Se giustamente riteniamo gli Atti successivi al terzo Vangelo e se consideriamo che il Vangelo non sembra potersi datare prima del 70, anno della fine di Gerusalemme, che Luca chiaramente descrive come di fatto รจ avvenuta, la datazione dei due volumi va collocata dopo il 70 e prima dellaย  fine del I secolo, cioรจ prima che le lettere di Paolo siano costituite in corpus paulinum. Altro elemento evidente รจ che non sembra che chi scrive si trovi in situazione di persecuzione. I rapporti tra Chiesa e impero sembrano invece buoni.

La data che oggi viene proposta con maggiore insistenza รจ quella che va dallโ€™80 al 90, prima cioรจ della persecuzione che si accese alla fine dellโ€™impero di Domiziano (96).

Per il luogo di composizione le ipotesi, si fanno piรน incerte; le piรน accreditate fanno riferimento allโ€™Acaia, ma si parla anche di Efeso o di Antiochia.

3.ย  Tema e scopo di Luca-Atti

Il secondo elemento che abbiamo sopra evidenziato per una comprensione di Luca-Atti รจ lโ€™unitarietร  tematica dellโ€™opera lucana. Unโ€™unica prospettiva storico-salvifica sta dietro al libro degli Atti e al terzo Vangelo. Che lโ€™intento sia storico lo dicono i due prologhi ai due volumi, ma questa storia per essere compresa va illuminata dal suo inizio, i primi capitoli del Vangelo, lร  dove il lettore รจ posto ripetutamente in contatto con le promesse dellโ€™Antico Testamento; promesse che hanno per oggetto il popolo di Israele. Tutto ciรฒ emerge con particolare evidenza negli inni del Benedictus, del Magnificat e del Nunc dimittis. รˆ vero che lโ€™universalismo della salvezza sta sullo sfondo dellโ€™opera fin dallโ€™inizio, ma รจ anche vero che gli attori della narrazione sono Giudei e la vicenda di cui sono protagonisti, accanto allโ€™adesione dei โ€œpoveri del Signoreโ€, vede giร  i primi rifiuti. Essi si manifestano non solo davanti alla prima predicazione di Gesรน, ma anche dopo, quando ormai la sua vita รจ orientata, secondo Luca, verso la Pasqua e inizia quel cammino verso Gerusalemme, che piรน che un viaggio fisico si presenta come un itinerario spirituale, per Gesรน e per i discepoli, di comprensione della Passione quale elemento essenziale del cammino messianico; anche qui, di nuovo, veniamo a incontrarci con i Giudei increduli, anzi lโ€™incredulitร  raggiunge il suo culmine con Gerusalemme che rifiuta il Cristo.

Il Vangelo รจ tutto percorso dal problema di una promessa fatta a Israele e di una ignoranza che impedisce a Israele di accogliere il portatore della promessa, e anzi lo rifiuta. Di qui la tragicitร  della morte di Gesรน, che viene recuperata nel cap. 24 del Vangelo, quando Gesรน aiuta i suoi discepoli a leggere nelle Scritture che cosรฌ doveva avvenire โ€“ ยซNon bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?ยป (Lc 24,29) โ€“, che morte e risurrezione e quel rifiuto erano giร  previsti nelle Scritture, e che quel rifiuto non preclude lโ€™ulteriore annuncio a Israele, perchรฉ i discepoli sono ancora mandati alla missione: ยซCosรฌ sta scritto: il Cristo patirร  e risorgerร  dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoniยป (Lc 24,46-48).

E il libro degli Atti รจ un continuo annuncio a Israele e ai pagani; mai a Israele senza i pagani, ma neppure mai ai pagani senza Israele. Quando in At 2 lโ€™annuncio รจ fatto a Gerusalemme, i destinatari sono sรฌ i Giudei, ma in quanto rappresentanti di tutti i popoli del mondo: ยซSiamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadรฒcia, del Ponto e dellโ€™Asia, della Frรฌgia e della Panfรฌlia, dellโ€™Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosรจliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dioยป (At 2,9-11). E quello che succede dopo non รจ altro che annuncio e rifiuto, sia nellโ€™ambito palestinese che nella missione di Paolo. Ne scaturisce una grande narrazione di come la potenza della Parola si irradia nel mondo tra accoglienza e negazione.

Se lo scopo di Luca-Atti fosse soltanto quello di giustificare il passaggio dal giudaismo allโ€™universalitร  della salvezza, gli Atti degli Apostoli avrebbero potuto finire con il cap. 15. Una volta detto che non era necessario assumere lโ€™identitร  giudaica per essere cristiani, ogni problema sarebbe stato risolto. Ma a quanto pare il problema non รจ semplicemente quello dellโ€™accesso dei pagani al Vangelo. Cโ€™รจ qui senza dubbio uno snodo essenziale del discorso, in cui la Parola mostra tutta la sua potenza. Ma cโ€™รจ ancora qualcosa da risolvere se nonostante questo la Chiesa incontra ostacoli da parte del giudaismo, anche se non da tutti i Giudei.

Ecco allora il problema centrale di Luca-Atti: come mettere insieme un Vangelo che รจ per tutti con una Chiesa che, al tempo in cui lโ€™autore del libro scrive, si rivolge prevalentemente ai pagani? Di chi รจ la colpa di questo, di questa emarginazione dei Giudei dalla sfera dellโ€™annuncio della Parola? La colpa non รจ di Paolo, come probabilmente andava dicendo qualcuno nel mondo cristiano del tempo di Luca. Non รจ Paolo che ha allontanato il cristianesimo dal giudaismo. Egli ha sempre annunciato il messaggio evangelico anzitutto nelle sinagoghe. I Giudei non sono stati estromessi da Paolo, ma essi stessi si sono in larga parte estromessi. E la chiusura degli Atti si premura di dire che la porta dellโ€™annuncio al giudaismo non รจ ancora chiusa; quel che cambia รจ la sua prioritร  storico-salvifica, che Paolo ha sempre rispettato invece fino a quel momento.

A questo punto resta un problema: quale rapporto cโ€™รจ tra questo popolo che sta nascendo per mezzo della predicazione di Paolo e degli apostoli e le promesse che erano state fatte a Israele? La Chiesa puรฒ dirsiย  erede delle promesse fatte ai Padri, essa che รจ comunitร  che si sta sviluppando in una condizione che non vede piรน il primato del popolo giudaico? Questo รจ un problema vitale per la Chiesa dei primi tempi e lโ€™opera lucana anche a questo interrogativo vuole rispondere. In questo passaggio non indolore, in cui si manifestano nella stessa Chiesa diverse tendenze, che riaffermano piรน o meno strettamente i legami con lโ€™antica alleanza, Luca offre il suo contributo. Per lui la figura di Gesรน diventa lo snodo centrale della continuitร  dellโ€™ereditร , cogliendo nella vivente presenza di lui risorto nella Chiesa mediante il suo Spirito il fondamento della veritร . Di esso sono garanti i Dodici, cui si รจ affiancato Paolo, dalla cui attivitร  missionaria sono nate le Chiese a cui lโ€™opera verosimilmente si rivolge. รˆ lui il testimone autorevole, il tredicesimo testimone dellโ€™epoca fondatrice, colui che assicura la validitร  dellโ€™annuncio, cosรฌ come veniva fatto nelle Chiese del tempo in rapporto a quelli che sono i garanti del Vangelo, i Dodici.

In questโ€™ottica, guardando le cose piรน dal punto di vista contenutistico che finalistico, gli Atti mostrano allโ€™opera, nella forma nuova della potenza dello Spirito che si esprime nella diffusione della Parola, quello stesso Signore, ora assente-presente, che nel Vangelo era stato mostrato come il paziente- risorto-asceso. Non si tratta di due vicende, ma dellโ€™unica vicenda dello stesso Gesรน, che se vuole essere percepito vivente oggi nella Chiesa, deve prima essere conosciuto nella vicenda storica che ne fonda il potere messianico salvifico, e se vuole essere ricordato al di lร  di questa vicenda storica, non come una pura memoria di un evento passato, deve essere colto nel suo agire oggi mediante i suoi testimoni, dando compimento a quelle promesse che si realizzano nella diffusione del Vangelo presso tutte le genti.

La predicazione della salvezza a tutte le genti รจ parte integrante dellโ€™annuncio e quindi non solo funzione ma oggetto essa stessa della testimonianza, e gli Atti nascono dalla necessitร  di mostrare il farsi di tale annuncio nellโ€™efficacia della Parola affidata ai testimoni. Ciรฒ che primariamente รจ in gioco non รจ la continuitร  tra Chiesa e Israele in rapporto alle promesse di cui questi รจ depositario, ma il fatto che lโ€™efficacia della Parola sembra contraddetta dal rifiuto di Israele. Ciรฒ che รจ importante per Luca รจ mostrare la potenza della Parola. Pertanto lโ€™opera non si pone in unโ€™ottica prevalentemente apologetica e allโ€™interno di tale scopo riscopre lโ€™esigenza di riaffermare il kerygma. Al contrario, lโ€™apologia รจ al servizio del kerygma, rendendo questo pienamente credibile. Questa trattazione si svolge nel corso di unโ€™opera in due volumi: il primo propone il contenuto del vangelo che viene annunciato, il secondo espone il fatto di tale annuncio e la sua efficacia, attraverso una narrazione di episodi esemplari che danno il senso della storia che la comunitร  lucana sta vivendo.

4.ย  La struttura dellโ€™opera lucana

Il terzo elemento che aiuta a definire lโ€™unitร  di Luca e Atti attiene al piano letterario. Tra i due volumi dellโ€™opera si manifesta infatti una stretta unitร  a livello letterario-narrativo. Lโ€™autore degli Atti vuol fare non semplicemente un altro libro dalla stessa prospettiva in cui si รจ posto trattando il tema Gesรน nel Vangelo, ma vuole continuare il discorso iniziato nel terzo Vangelo. รˆ una prospettiva che emerge con forza nel saldo legame di Lc 24 con At 1. Questo non vuol dire che lโ€™autore abbia scritto i due libri in stretta continuitร  di tempo. Ma la scrittura degli Atti si pone chiaramente in continuitร  con il Vangelo, e i suoi contenuti possono piรน facilmente emergere se riusciamo a cogliere le dinamiche di articolazione interna della duplice narrazione.

Per orientarci sul nostro cammino riteniamo anzitutto opportuno ribadire la convinzione che lโ€™opera lucana si muove nel contesto della letteratura del tempo non sul versante della novellistica e del romanzo storico, ma in quella propriamente storiografica, piรน esattamente della monografia storica. Si tratta di un genere letterario diffuso nella letteratura ellenistica dellโ€™epoca, che intreccia episodi significativi di un tempo delimitato allโ€™interno di un contesto piรน vasto. Luca lo interpreta con una modalitร  di scrittura che intreccia tra loro narrazione di eventi esemplari con generalizzazioni che offrono un quadro generale della situazione di vita della comunitร  delle origini, inserendo anche elementi propri di quella storiografia tragico-patetica, cui sta a cuore non la semplice referenza dei fatti ma soprattutto il coinvolgimento simpatetico del lettore.

Daniel Marguerat ha mostrato come i due volumi dellโ€™opera lucana evidenziano somiglianze e riprese tra loro.1 Ne scaturisce una unitร  che รจ percepibile solo nellโ€™atto della lettura del testo, una unitร , inoltre, che non vuol dire uniformitร  ma ammette anche variazione e diversitร , anzi le esige. Luca si avvale: di prolessi ellittiche, mediante le quali ci si proietta verso il futuro della storia narrata; di catene narrative, con cui lโ€™autore indica continuitร  e progressione del racconto, aiutando a memorizzare, segnalando punti chiave, favorendo una lettura globale degli eventi, segnando la continuitร  della presenza di Dio e le sue differenti modalitร ; e ancora del procedimento della syncrisis, con cui un personaggio viene modellato su un altro per istituire una correlazione, che tocca lโ€™agire e non la parola, รจ continuo appello alla memoria del Vangelo, non fonda imitazione o confusione ma salva sempre la differenza rispetto a Gesรน. Lโ€™unitarietร  si avvale anche della disseminazione nel testo di inclusioni significative che lo circoscrivono e lo identificano. Cosรฌ il tempio in Lc 1,13-23 รจ luogo dellโ€™attesa della venuta del Salvatore e in Lc 24,53 luogo della lode dei discepoli che hanno riconosciuto il compimento del suo evento salvifico; la predicazione del Regno in At 1,3 rimanda alla predicazione del Regno e dellโ€™insegnamento su Gesรน in At 28,31; il tema della ยซsalvezza di Dioยป si ritrova in Lc 3,6 e in At 28,28. Anche il procedimento della disposizione concentrica offre indizi significativi dellโ€™unitarietร  dellโ€™opera lucana, evidenziandone tre snodi fondamentali: in Lc al cap. 9 attorno al mistero della Pasqua; in At al cap. 15 attorno al tema delle condizioni della salvezza; in Lc- At tra Lc 24 e At 1 attorno al tema della missione di testimonianza nella forza dello Spirito.

Allโ€™interno di questa impostazione unitaria la disposizione del materiale risponde ai criteri compositivi che la storiografia del tempo ben conosceva dalla retorica e che erano esposte anche in vere e proprie illustrazioni di metodo quali il Come si scrive storia di Luciano di Samosata (seconda metร  del II sec. d.C.) ovvero lโ€™anonimo trattato Sul sublime, scritto tra la fine del I sec. a.C. e lโ€™inizio dellโ€™era cristiana. Sulla base di tali tecniche compositive รจ possibile formulare unโ€™ipotesi di strutturazione del testo, che si richiama ai seguenti criteri: ยซla ricerca della connessione tra le varie parti con il ricorso a procedimenti di incastro, e quindi concretamente a testi di transizione; la valorizzazione del proemio e della conclusione, assicurando autosufficienza dellโ€™inizio e completezza della finale dellโ€™opera; lo spezzettamento degli eventi quando lโ€™argomento della narrazione non possiede unโ€™autonoma unitarietร ; lโ€™evitare lโ€™appesantimento dello scritto, abbandonando la narrazione di un evento per tornarvi successivamente dopo variazioni di luogo e di tempo; la ricerca delle antitesi, della composizione circolare e della ripresa della narrazione dopo excursus esplicativi; un uso sobrio della retorica e delle sue figure, assicurando quellโ€™ordine nel disordine che รจ lโ€™effetto della โ€œvariatioโ€ยป.2

Lโ€™opera si apre con un prologo (Lc 1,1-4) che si proietta su ambedue i volumi: ยซgli avvenimentiยป di cui esso parla, in quanto riferiti al ยซnoiยป dei destinatari non possono riguardare il solo fatto di Gesรน, ma devono estendersi allโ€™esperienza che essi vanno facendo della salvezza cristiana. Cosรฌ pure la presenza del vocabolario della testimonianza e del servizio della parola rimanda, almeno implicitamente al tempo in cui tale ministeroย  viene esercitato, quel tempo che รจ illustrato dal libro degli Atti. Prologo del vangelo, Lc 1,1-4 va quindi inteso anche come prologo dellโ€™intera opera lucana e ne costituisce il primo elemento, con evidenti richiami al successivo prologo degli Atti, che ne rappresenta una ripresa, e poi alla chiusura degli Atti, dove riemerge la tematica dellโ€™insegnamento, nella variante della parola tramandata (Lc 1,2) e dellโ€™istruzione catechetica (Lc 1,4) cui fanno riscontro lโ€™annunzio e lโ€™insegnamento (At 28,31).

Che Lc 4,16-30 costituisca il portale ufficiale con cui viene presentato il ministero di Gesรน รจ un fatto piรน che condiviso. Non resta allora che collocare quanto precede in un unico grande quadro (Lc 1,5-4,15), articolato attraverso esplicite periodizzazioni e strutturato sul parallelismo tra Giovanni e Gesรน, che illumina origine e identitร  dei due personaggi, mentre le tre sezioni in cui si articola il materiale (Lc 1,5-56; 1,57-2,52; 3,1-4,15) si legano tra loro rispettivamente attorno ai temi della misericordia e della parola.

La seconda parte del vangelo ci porta a confrontarci con il ministero di Gesรน, cosรฌ come esso, partendo dalla Galilea, si svolge nella Giudea, lโ€™intero paese dei Giudei (Lc 4,14-9,56). Si apre con lโ€™episodio di Nazaret (Lc 4,16-30), di cui il parallelismo con la scena di Pentecoste conferma la funzione di apertura e fondamento per lโ€™intera attivitร  messianica di Cristo, cosรฌ come lโ€™evento di At 2 serve ad aprire e fondare lโ€™intera attivitร  kerygmatica dei testimoni del Risorto. Ma come Pentecoste necessita poi di un seguito di narrazioni che illustrino, a modo di quadri, aspetti particolari della vicenda ecclesiale, riassunti di volta in volta in veloci sommari e mostrati al vivo in storie esemplari, cosรฌ anche per Gesรน il discorso programmatico di Nazaret si articola in un intreccio di sommari e racconti, che mostrano la sua parola e il suo agire, nel contatto e contrasto con lโ€™ambiente e nel ritagliare spazi sempre crescenti per lโ€™esperienza dei discepoli. Si susseguono diverse scene legate allโ€™attivitร  taumaturgica, alla chiamata di discepoli, alle prime controversie, continuamente inframmezzate dal ricordo dellโ€™attivitร  di annuncio, fino a giungere alla chiamata dei Dodici (Lc 4,16-6,19). Da questa stessa chiamata muove la seconda sezione di questa seconda parte, tutta dedicata prima allโ€™istruzione dei discepoli e poi al susseguirsi di segni che mostrano la messianicitร  del Maestro, come implicitamente egli stesso enuncia interrogato dai discepoli di Giovanni, per chiudere con il segno messianico supremo del perdono (Lc 6,12-8,3). La terza sezione ricopre lโ€™intero ottavo capitolo del vangelo (Lc 8,1-9,6). Si apre nuovamente con un sommario che parla dellโ€™attivitร  di annuncio ed evangelizzazione di Gesรน, ma accenna anche ai Dodici e alle donne che lo accompagnano. Una parabola e diversi miracoli introducono poi ancora piรน profondamente nel mistero di Gesรน. Al termine il discorso torna sui discepoli, questa volta inviati per la missione.

E si giunge cosรฌ allโ€™ultima sezione (Lc 9,1-56), che saremmo perรฒ tentati di staccare da questa seconda parte, per farne un perno dellโ€™intero vangelo, cosรฌ come At 15 funge da sequenza chiave dello sviluppo dellโ€™intero secondo volume. In realtร  il cap. 9 del vangelo costituisce un vero vertice della narrazione, in quanto in esso si raccolgono le tematiche essenziali del riconoscimento di fede della persona di Gesรน, della sua passione-risurrezione preannunciata, del mistero della Pasqua anticipato nellโ€™esperienza della trasfigurazione, delle condizioni della sequela, fino al tema della missione della Chiesa verso i pagani. Che lo si consideri il vertice delle prime due parti del vangelo โ€“ e anticipandone tutti i temi diventi chiave di lettura delle parti che seguono โ€“, o che si voglia staccarlo dalla seconda parte e lo si ponga a sรฉ stante โ€“ cosรฌ che meglio emerga il suo ruolo di svolta tra il periodo del ministero e il successivo orientamento di Gesรน verso Gerusalemme โ€“, puรฒ al limite anche essere secondario, purchรฉ sia salva la funzione prolettica e ermeneutica di Lc 9, il suo raccogliere in sintesi il โ€œproblema cristologicoโ€, cosรฌ come At 15 raccoglie quello ecclesiologico.

La terza parte del libro (9,51-19,28), quella identificata con il nome di โ€œviaggioโ€ รจ la piรน caratteristica di Luca, la meglio identificata, articolata in tre sezioni, in forza di precise indicazioni circa il cammino di Gesรน (e dei suoi discepoli) verso la cittร  santa: Lc 9,51; 13,22; 17,11; 19,28: Lc 9,51-13,22 dedicata allโ€™annuncio del Regno; Lc 13,22-17,11 dedicata ad esplicitare le condizioni per lโ€™ingresso nel Regno; Lc 17,11-19,28 dedicata ad affrontare il tema del tempo e del modo della venuta del Regno.

Anche nellโ€™ultima parte del vangelo lโ€™articolazione tripartita appare evidente, indicata dai tre episodi introduttivi dellโ€™ingresso in Gerusalemme (Lc 19,29-46), della preparazione della cena (Lc 22,1-13) e dellโ€™annuncio della risurrezione al sepolcro vuoto (Lc 24,1-11). In tutti e tre i casi il cammino dei discepoli serve a preparare la scena in cui si inserisce lโ€™annuncio cristologico, passando successivamente attraverso la predicazione di Gesรน nel tempio (Lc 19,28-21,38), la cena, gli ultimi dialoghi di Gesรน con i discepoli, la passione, crocifissione e morte del Signore (Lc 21,37-23,56), infine i racconti relativi al risorto (Lc 23,54-24,53).

Ma Lc 24, come giร  Lc 9, puรฒ essere considerato come un vertice e unโ€™apertura: un vertice del cammino del vangelo e al tempo stesso unโ€™apertura verso gli Atti. Lโ€™insieme degli elementi che costituiscono Lc 24 rappresenta infatti ben piรน che una parte della vicenda di Gesรน in Gerusalemme. Dallโ€™annuncio della risurrezione allโ€™esperienza dellโ€™incontro con il Risorto, dalla lettura dellโ€™evento cristologico nello schema dellโ€™annuncio/interpretazione allโ€™affidamento della missione, e dallโ€™evento finale dellโ€™ascensione allโ€™attesa della venuta dello Spirito, tutti i motivi di cui รจ intessuto il capitolo rappresentano il vertice dellโ€™intera vicenda storica di Cristo, cosรฌ come era stata delineata fin dai primi capitoli del vangelo. In tal senso, la sezione, in analogia a quanto abbiamo detto per Lc 9, รจ sรฌ elemento integrante della parte finale del vangelo, ma รจ anche da considerarsi come elemento a sรฉ, vertice dellโ€™intero volume. In tal modo la concezione concentrica che viene evidenziata dal ruolo di snodo svolto da Lc 9 viene corretta in senso proiettivo dalla presenza alla fine del testo di un insieme narrativo che ne costituisce non solo la fine, ma anche in qualche modo il fine.

La stessa dinamica di stretta connessione tra le diverse parti si puรฒ individuare anche negli Atti. Avendo presente che il suo cap. 1 va letto in unitร  con il cap. 24 del vangelo, formando insieme il tessuto connettivo dellโ€™intera opera, lร  dove il vertice della vicenda storica di Cristo si congiunge con lโ€™avvio della vicenda storica della sua continua presenza di Risorto mediante la Chiesa animata dal suo Spirito. Il passaggio dallโ€™uno allโ€™altro volume รจ segnato, nellโ€™ottica della connessione, dalla presenza di elementi che si richiamano, ma con prospettive complementari, che possiamo classificare nel caso di Lc 24,36-53 come โ€œcristologica e discepolareโ€, tesa cioรจ a portare i discepoli allโ€™accettazione del mistero pasquale e delle prospettive che con esso siย  aprono perย  i seguaciย  diย  Gesรน,ย  e nel casoย  diย  Atย  1,1-14ย  come prospettiva โ€œecclesiologica ed escatologicaโ€, tesa cioรจ a chiarire il senso dellโ€™essere della Chiesa in questo tempo di assenza-presenza del Signore risorto che si colloca tra ascensione e parusia.

Entriamo cosรฌ nellโ€™articolazione del secondo libro dellโ€™opera lucana. Dopo unโ€™introduzione individuata in At 1,1-14, la struttura del libro vede questa successione.

Una prima parte (At 1,12-8,4) illustra lโ€™avviarsi in Gerusalemme della testimonianza resa in forza dello Spirito, articolata in due momenti dedicati rispettivamente a mostrare la costituzione della comunitร  cristiana (At 1,12- 2,47) e la sua vita nei risvolti ad intra e ad extra (At 2,42-8,4).

La seconda parte (At 8,1b-14,28) รจ volta a mostrare la prima diffusione della Parola al di fuori di Gerusalemme nei suoi approcci con il mondo pagano, in una molteplicitร  di luoghi e di personaggi-guida, che ne scandiscono i tempi in tre successivi momenti: gli evangelizzatori ellenisti (At 8,1b-9,31), Pietro (At 9,31-12,24), Saulo e Barnaba (At 12,24-14,28).

La terza parte (At 14,27-16,5), cioรจ il centro del libro, รจ segnato dal concilio di Gerusalemme, dove si sancisce la libertร  della Parola e la sua capacitร  di incarnarsi in ogni condizione culturale.

Nella quarta parte (At 15,36-19,22) i tempi della missione di Paolo, che qui viene esemplificata, sono scanditi in tre momenti, dedicati al consolidamento dei frutti della precedente missione (At 15,36-16,5), allโ€™evangelizzazione di Macedonia e Acaia (At 16,5-18,23) e poi a quella dellโ€™Asia facendo perno su Efeso (At 18,18-19,22).

La quinta e ultima parte (At 19,20-28,16) segna il passaggio di Paolo a Gerusalemme prima (At 19,20-23,11) e poi a Roma (At 23,11-28,16), come testimone sofferente, nellโ€™imitazione di Gesรน.

Il vertice del libro viene raggiunto nella conclusione (At 28,14b-31), dove Paolo rende finalmente la testimonianza a cui Gesรน lo ha chiamato, la โ€œsalvezza di Dioโ€ raggiunge i pagani senza che si interrompa la continuitร  con Israele e con le promesse, lโ€™annuncio del Regno e lโ€™insegnamento a riguardo di Gesรน sono presentati come compito stabile della Chiesa. E come il vangelo aveva trovato un suo centro nel cap. 9 per proiettarsi perรฒ verso un vertice costituito dalle pagine finali del cap. 24, cosรฌ anche gli Atti, se hanno ancor piรน chiaramente in At 15 una pagina che รจ chiave di volta dellโ€™intero percorso narrativo, hanno pur sempre nella permanenza di Paolo a Roma descritta in At 28,14b-31 lโ€™esito atteso di un cammino programmato fin da At 1,8. Senza questa proiezione in avanti non si darebbe storia e i due volumi di Luca non sarebbero quellโ€™opera di carattere storiografico che egli vuole proporci.

5.ย  Per concludere

Quanto siamo andati scoprendo circa natura, finalitร  e struttura degli Atti non รจ privo di attualitร  per il tempo presente. Non meno che nei primi secoli della storia della Chiesa anche oggi รจ di vitale importanza poter connettere lโ€™autenticitร  dellโ€™esperienza di fede con le sue radici cristologiche e piรน ampiamente storico-salvifiche. Anche oggi รจ vitale per la Chiesa non isolare se stessa e le proprie problematiche rispetto a Cristo, perchรฉ solo dal rapporto con lui essa puรฒ trovare identitร  e futuro. Allo stesso modo รจ la sua collocazione rispetto alla dinamica tra promessa e compimento, ovvero tra annuncio e interpretazione, che ne illumina il volto e ne fonda la potenzialitร  salvifica. Altrettanto importante รจ poter focalizzare che al centro della sua testimonianza sta la potenza della Parola, che servendosi di testimoni e annunciatori, percorre tempi e spazi con invincibile capacitร  di conversione. A questa Parola tutto รจ sottomesso e di essa tutto vive.

Questa concentrazione sulla Parola e sulla sua potenza rende il libro degli Atti assai piรน vicino allโ€™esperienza dellโ€™evangelizzatore Paolo di quanto non possa farlo la presenza di un tratto del suo pensiero teologico. Gli Atti non sono soltanto il tentativo di giustificare lโ€™opera di Paolo per le comunitร  che ne sono eredi, ma anche la condivisione del carattere piรน essenziale della sua opera, il ministero della Parola offerta come fonte di salvezza a tutti,

ยซlโ€™annuncio della parola di veritร  del Vangeloยป (Col 1,5), ยซparola di Dio, che opera in voi credentiยป (1Ts 2,13). Non a caso gli Atti terminano con una conclusione aperta, volendo proporci una storia da completare. La predicazione della Parola non resta incatenata, ma continua la sua corsa fino ai confini della terra, ยซcon tutta franchezza e senza impedimento ยป (At 28,31). รˆ un compito che accompagna per sempre la vita della Chiesa, anche noi.

Giuseppe card. Betori

Fonte (con file PDF del testo di mons. Betori)

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