BOSE: Meditazione di Avvento – 5 dicembre 2015

Mt 22,42-46 (Lezionario feriale di Bose)

42Gesù chiese ai farisei: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». 43Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:

44Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi?
45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.

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“I principi cospirano insieme contro il Signore e contro il suo Messia” (Sal 2,2). La scena che ci viene presentata oggi sembra la realizzazione plastica di questo versetto del salmo: i farisei si ritrovano riuniti assieme. Precedentemente hanno verbalmente attaccato Gesù in tutti i modi a loro disposizione, volevano coglierlo in fallo, ma Gesù ha resistito. Ora è Gesù a prendere l’iniziativa, è lui stesso a porre la domanda.

Gesù pone una domanda a coloro che si ritengono i detentori della vera fede, della tradizione dei padri, ai rappresentanti di quel gruppo di ebrei che al tempo di Gesù, e di Matteo che scrive, risultavano essere osservanti della Legge, conoscitori della Scrittura. Gesù qui interroga ogni uomo e donna, perché la nostra fede non può fondarsi su un’adesione, quasi scontata, a un dato di fatto noto a tutti, come sembra essere la laconica risposta dei farisei alla domanda di Gesù circa la loro comprensione del Messia. Gesù non si accontenta, richiama la fede dei suoi interlocutori, la pone al vaglio della realtà, di quello che vivono, delle parole che pronunciano, di Gesù, uomo che ha fatto strada con loro. Gesù chiede dov’è la loro fede, la nostra fede.

“Cosa vi sembra del Messia?”. Cosa ne pensate, ma soprattutto, che immagine ne avete? Ecco subito, messa in luce da Gesù l’ombra scura che spesso intacca la nostra fede, che spesso la incancrenisce, la rende incapace di attesa e di apertura: l’immagine che noi ci facciamo del nostro Signore, del Messia, di colui che viene per la nostra salvezza e che noi siamo chiamati ad accogliere, non a determinare! Gesù chiede: “Che Messia aspettate? Quali sono le vostre aspettative, le vostre attese?”.

E i farisei quasi non si pronunciano, l’unica parola che dicono rimanda alla Scrittura: è una parola sicura, la Scrittura è la verità. Il Messia è figlio di David, questo è ciò che hanno annunciato i profeti: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse” (Is 11,1). Anche Gesù, a sua volta cita la Scrittura, il salmo 110, e fa emergere il problema della figliolanza, “Di chi è figlio il Messia?”. Se si attribuisce il salmo a David, come indica il versetto 1, ne deriva che egli, il re, chiama il re messia “mio signore”: Gesù chiede quindi come sia possibile che David, il re, chiami signore suo figlio, riconoscendolo superiore a sé. Questa l’incongruenza che i farisei non possono riconoscere perché ammetterla significa spostare la discendenza del Messia da David a Dio stesso, e in questo modo dare alla sua missione una dimensione e interessi che non sono storici e politici come invece intendevano i farisei.

Anche noi siamo invitati a interrogarci: in questi giorni di Avvento, di attesa, di veglia, che Figlio attendiamo? È il Figlio di David, un uomo che ha una genealogia, che è entrato nella storia, ma che è nello stesso tempo Signore di David, è Signore del re stesso, perché non solo è Figlio di David. Nel titolo di Figlio di David non si esaurisce il suo essere Messia, perché egli è anche Figlio del Dio vivente (cf. Sal 2,7). Questo è il Messia che Gesù ci annuncia. Il Messia riconosciuto da Pietro: “Voi chi dite che io sia? … Tu sei il Cristo (il Messia), il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16). Figlio di David e Figlio del Dio vivente. Egli lascerà intendere che la sua regalità è una regalità che sarà resa manifesta in modo visibile solo in futuro, ciò che noi ora cantiamo e acclamiamo in questo tempo di avvento: la sua venuta nella gloria, come Messia, alla fine dei tempi.

La domanda rimane aperta, nessuno risponde più nulla: ciascuno di noi è chiamato a prendere posizione e a lasciare che Gesù interroghi la sua fede.

Sorella Elisa della comunità monastica di Bose

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