BOSE: Meditazione di Avvento – 3 dicembre 2015

Mt 22,23-33 (Lezionario feriale di Bose)

23Vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono: 24«Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. 25Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì la donna. 28Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie». 29E Gesù rispose loro: «Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. 30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. 31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!». 33La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.

Mt 22,23-33Gesù è a Gerusalemme, prima della sua passione, e deve affrontare l’ostilità dei capi dei vari raggruppamenti del suo popolo, che lo mettono alla prova, tendendogli tranelli, e introducendo così già la passione a cui ben presto dovrà essere sottoposto. Qui si tratta di alcuni sadducei, i quali, a differenza, ad esempio, dei farisei, non credevano alla resurrezione finale dei morti e non consideravano parola rivelata da Dio se non i primi cinque libri della Bibbia, il “Pentateuco”. E costoro pensano di tendere un tranello a Gesù sottoponendogli una questione capziosa, a partire dalla legge del levirato, secondo cui se una donna moriva senza aver dato discendenti al proprio marito doveva sposarla il fratello di costei, per dare discendenza al proprio fratello (cf. Dt 25,5-6 e Gen 38,8).

Ma Gesù si rivela “altro” nei confronti delle loro prospettiva e rivela una conoscenza della volontà del Padre profonda, che non si lascia imprigionare dagli schemi dei suoi avversari.. Gesù rivela tre cose:

a) Nel regno di Dio i rapporti saranno altri da quelli che sono stati qui sulla terra; le relazioni legate alla dimensione sessuale, pur buone (cf. Gen 1,28 e 2,24) non saranno più determinanti, e questo non per la capacità di noi uomini e donne, ma “per la potenza di Dio”. Gesù rivela l’alterità del regno di Dio nei confronti dei regni di questa terra e delle logiche di questo mondo.

[ads2] b) Gesù va ancora più in profondità: per quanto concerne l’argomento della resurrezione dai morti egli va a prendere un passo proprio del Pentateuco, proprio un passo di quelle Scritture che i sadducei accettavano come ispirate, e presenta Dio che si è rivelato, in Es 3,6. come “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”, e dunque come Dio dei viventi, e non dei morti. Per questo la morte non può averla vinta sulla vita. Dio si rivela a Israele e agli uomini non come un Dio a sé stante, ma come un Dio-con-noi (cf. Mt 28,20), come un Dio che si è legato in alleanza con delle persone particolari e che si fa ad esse prossimo in una fedeltà di relazione che neanche la morte può infrangere. Per questo la morte non avrà l’ultima parola, poiché la relazione, la fedeltà, in una parola l’amore, è più forte anche della morte.

c) Sì, è questo un ulteriore messaggio che Gesù rivela: in lui, che è il volto del Dio dei padri, che è colui che ha narrato il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe (cf. Gv 1,18) per mezzo della sua morte e resurrezione, non solo la vita ha vinto la morte; sarebbe troppo poco. Potremmo avere anche paura di un Dio che, morto, ucciso dall’uomo, è risuscitato: cosa potrà fare agli uomini? Si vendicherà? Che la vita vinca sulla morte non è ancora la pienezza dell’annuncio pasquale cristiano. Il vero annuncio di gioia, il vero evangelo, la vera buona notizia è che il Dio-con-noi, il Dio dell’alleanza, il Dio che in Gesù di Nazarteh ha manifestato il suo volto ha vinto la morte: dunque, non solo la vita ha vinto la morte, ma l’amore ha vinto la morte, perché dalla croce è disceso il perdono (cf. Lc 23,34); perché è il perdono, insieme alla conversione, che Gesù risorto manda i discepoli ad annunciare agli uomini (cf. Lc 24,47); perché è il mandato del perdono dei peccati che egli lascia ai suoi (cf. Gv 20,21-23). Ecco il grande annuncio pasquale che i discepoli hanno il compito di far risuonare: in Gesù l’amore ha vinto la morte! E in questo tempo di Avvento a ciascuno di noi è data la possibilità di esercitarsi nell’attesa di questo Veniente, di Gesù, che tornerà nella gloria, per attirare, mediante l’amore, questo suo amore, tutti a sé (cf. Gv 12,32).

Sorella Cecilia della comunità monastica di Bose

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