Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza i Cardinali, i membri della Curia Romana e del Governatorato per la presentazione degli auguri natalizi.
Nel corso dellโincontro, dopo lโindirizzo di omaggio al Santo Padre del Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, il Papa rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Signori Cardinali,
venerati Fratelli nellโEpiscopato e nel Presbiterato,cari fratelli e sorelle!
ร sempre un momento particolarmente intenso quello che viviamo oggi. Il Santo Natale รจ ormai vicino e spinge anche la grande famiglia della Curia Romana a ritrovarsi insieme per compiere il bel gesto dello scambio degli auguri, che contengono lโauspicio reciproco di vivere con gioia e vero frutto spirituale la festa di Dio che si รจ fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi (cfrย Gvย 1,14). Per me questa รจ lโoccasione non solo per porgervi il mio personale augurio, ma anche per esprimere a ciascuno di voi il ringraziamento mio e della Chiesa per il vostro generoso servizio; vi prego di trasmetterlo anche a tutti i collaboratori della nostra grande famiglia. Un grazie particolare lo rivolgo al Cardinale Decano Angelo Sodano, che si รจ fatto interprete dei sentimenti dei presenti e di quanti lavorano nei differenti Uffici della Curia, del Governatorato, compresi quelli che svolgono il loro ministero nelle Rappresentanze Pontificie sparse in tutto il mondo. Tutti siamo impegnati affinchรฉ lโannuncio che gli angeli hanno proclamato nella notte di Betlemme, “Gloria a Dio nel piรน alto dei cieli, e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lcย 2,14), risuoni in tutta la terra per portare gioia e speranza.
Alla fine dellโanno, lโEuropa si trova in una crisi economica e finanziaria che, in ultima analisi, si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente. Anche se valori come la solidarietร , lโimpegno per gli altri, la responsabilitร per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici. La conoscenza e la volontร non vanno necessariamente di pari passo. La volontร che difende lโinteresse personale oscura la conoscenza e la conoscenza indebolita non รจ in grado di rinfrancare la volontร . Perciรฒ, da questa crisi emergono domande molto fondamentali: dove รจ la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove รจ la forza che solleva in alto la nostra volontร ? Sono domande alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinchรฉ il messaggio diventi avvenimento, lโannuncio diventi vita.
La grande tematica di questโanno come anche degli anni futuri รจ in effetti: come annunciare oggi il Vangelo? In che modo la fede, quale forza viva e vitale, puรฒ oggi diventare realtร ? Gli avvenimenti ecclesiali dellโanno che sta per concludersi sono stati, in definitiva, tutti riferiti a questo tema. Ci sono stati viaggi in Croazia, in Spagna per la Giornata Mondiale della Gioventรน, nella mia Patria, la Germania, e infine in Africa โ Benin โ per la consegna del Documento postsinodale su giustizia, pace e riconciliazione โ un documento dal quale deve nascere una realtร concreta nelle varie Chiese particolari. Sono indimenticabili anche i viaggi a Venezia, a San Marino, ad Ancona per il Congresso eucaristico e in Calabria. E cโรจ stata, infine, lโimportante giornata dellโincontro tra le religioni e tra le persone in ricerca di veritร e di pace in Assisi โ giornata concepita come un nuovo slancio nel pellegrinaggio verso la veritร e la pace. Lโistituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione รจ, al contempo, un rimando in anticipo al Sinodo sullo stesso tema che avrร luogo nel prossimo anno. Rientra in tale contesto anche lโAnno della Fede nel ricordo dellโinizio del Concilio cinquantโanni fa. Ciascuno di questi eventi ha avuto le proprie accentuazioni. In Germania, il Paese dโorigine della Riforma, naturalmente, la questione ecumenica con tutte le sue fatiche e speranze ha avuto unโimportanza particolare. Inscindibilmente legata ad essa, sta sempre di nuovo al centro delle dispute la domanda: che cosa รจ una riforma della Chiesa? Come avviene? Quali sono le sue vie e i suoi obiettivi? Con preoccupazione, non soltanto fedeli credenti, ma anche estranei osservano come le persone che vanno regolarmente in chiesa diventino sempre piรน anziane e il loro numero diminuisca continuamente; come ci sia una stagnazione nelle vocazioni al sacerdozio; come crescano scetticismo e incredulitร . Che cosa, dunque, dobbiamo fare? Esistono infinite discussioni sul da farsi perchรฉ si abbia unโinversione di tendenza. E certamente occorre fare tante cose. Ma il fare da solo non risolve il problema. Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa รจ la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalitร , diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie allโincontro con Gesรน Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci.
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In questo senso, lโincontro in Africa con la gioiosa passione per la fede รจ stato un grande incoraggiamento. Lรฌ non si percepiva alcun cenno di quella stanchezza della fede, tra noi cosรฌ diffusa, niente di quel tedio dellโessere cristiani da noi sempre nuovamente percepibile. Con tutti i problemi, tutte le sofferenze e pene che certamente proprio in Africa vi sono, si sperimentava tuttavia sempre la gioia di essere cristiani, lโessere sostenuti dalla felicitร interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa. Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere. Incontrare questa fede pronta al sacrificio, e proprio in ciรฒ gioiosa, รจ una grande medicina contro la stanchezza dellโessere cristiani che sperimentiamo in Europa.
Una medicina contro la stanchezza del credere รจ stata anche la magnifica esperienza della Giornata Mondiale della Gioventรน a Madrid. ร stata una nuova evangelizzazione vissuta. Sempre piรน chiaramente si delinea nelle Giornate Mondiali della Gioventรน un modo nuovo, ringiovanito, dellโessere cristiani che vorrei tentare di caratterizzare in cinque punti.
1. Cโรจ come prima cosa una nuova esperienza della cattolicitร , dellโuniversalitร della Chiesa. ร questo che ha colpito in modo molto immediato i giovani e tutti i presenti: proveniamo da tutti i continenti, e, pur non essendoci mai visti prima, ci conosciamo. Parliamo lingue diverse e abbiamo differenti abitudini di vita, differenti forme culturali, e tuttavia ci troviamo subito uniti insieme come una grande famiglia. Separazione e diversitร esteriori sono relativizzate. Siamo tutti toccati dallโunico Signore Gesรน Cristo, nel quale si รจ manifestato a noi il vero essere dellโuomo e, insieme, il Volto stesso di Dio. Le nostre preghiere sono le stesse. In virtรน dello stesso incontro interiore con Gesรน Cristo abbiamo ricevuto nel nostro intimo la stessa formazione della ragione, della volontร e del cuore. E, infine, la comune liturgia costituisce una sorta di patria del cuore e ci unisce in una grande famiglia. Il fatto che tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle รจ qui non soltanto unโidea, ma diventa una reale esperienza comune che crea gioia. E cosรฌ abbiamo compreso anche in modo molto concreto che, nonostante tutte le fatiche e le oscuritร , รจ bello appartenere alla Chiesa universale, alla Chiesa cattolica, che il Signore ci ha donato.
2. Da questo nasce poi un nuovo modo di vivere lโessere uomini, lโessere cristiani. Una delle esperienze piรน importanti di quei giorni รจ stata per me lโincontro con i volontari della Giornata Mondiale della Gioventรน: erano circa 20.000 giovani che, senza eccezione, avevano messo a disposizione settimane o mesi della loro vita per collaborare alle preparazioni tecniche, organizzative e contenutistiche della Giornata Mondiale della Gioventรน e proprio cosรฌ avevano reso possibile lo svolgimento ordinato del tutto. Con il proprio tempo lโuomo dona sempre una parte della propria vita. Alla fine, questi giovani erano visibilmente e “tangibilmente” colmi di una grande sensazione di felicitร : il loro tempo donato aveva un senso; proprio nel donare il loro tempo e la loro forza lavorativa avevano trovato il tempo, la vita. E allora per me รจ diventata evidente una cosa fondamentale: questi giovani avevano offerto nella fede un pezzo di vita, non perchรฉ questo era stato comandato e non perchรฉ con questo ci si guadagna il cielo; neppure perchรฉ cosรฌ si sfugge al pericolo dellโinferno. Non lโavevano fatto perchรฉ volevano essere perfetti. Non guardavano indietro, a se stessi. Mi รจ venuta in mente lโimmagine della moglie di Lot che, guardando indietro, divenne una statua di sale. Quante volte la vita dei cristiani รจ caratterizzata dal fatto che guardano soprattutto a se stessi, fanno il bene, per cosรฌ dire, per se stessi! E quanto รจ grande la tentazione per tutti gli uomini di essere preoccupati anzitutto di se stessi, di guardare indietro a se stessi, diventando cosรฌ interiormente vuoti, “statue di sale”! Qui invece non si trattava di perfezionare se stessi o di voler avere la propria vita per se stessi. Questi giovani hanno fatto del bene โ anche se quel fare รจ stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici โ, semplicemente perchรฉ fare il bene รจ bello, esserci per gli altri รจ bello. Occorre soltanto osare il salto. Tutto ciรฒ รจ preceduto dallโincontro con Gesรน Cristo, un incontro che accende in noi lโamore per Dio e per gli altri e ci libera dalla ricerca del nostro proprio “io”. Una preghiera attribuita a san Francesco Saverio dice: Faccio il bene non perchรฉ in cambio entrerรฒ in cielo e neppure perchรฉ altrimenti mi potresti mandare allโinferno. Lo faccio, perchรฉ Tu sei Tu, il mio Re e mio Signore. Questo stesso atteggiamento lโho incontrato anche in Africa, ad esempio nelle suore di Madre Teresa che si prodigano per i bambini abbandonati, malati, poveri e sofferenti, senza porsi domande su se stesse, e proprio cosรฌ diventano interiormente ricche e libere. ร questo lโatteggiamento propriamente cristiano. Indimenticabile rimane per me anche lโincontro con i giovani disabili nella fondazione di San Josรฉ in Madrid, dove nuovamente ho incontrato la stessa generositร di mettersi a disposizione degli altri โ una generositร del darsi, che, in definitiva, nasce dallโincontro con Cristo che ha dato se stesso per noi.
3. Un terzo elemento, che in modo sempre piรน naturale e centrale fa parte delle Giornate Mondiali della Gioventรน e della spiritualitร da esse proveniente, รจ lโadorazione. Rimane indimenticabile per me il momento durante il mio viaggio nel Regno Unito, quando, in Hydepark, decine di migliaia di persone, in maggioranza giovani, hanno risposto con un intenso silenzio alla presenza del Signore nel Santissimo Sacramento, adorandolo. La stessa cosa รจ avvenuta, in misura piรน ridotta, a Zagabria e, di nuovo, a Madrid dopo il temporale che minacciava di guastare lโinsieme dellโincontro notturno, a causa del mancato funzionamento dei microfoni. Dio รจ onnipresente, sรฌ. Ma la presenza corporea del Cristo risorto รจ ancora qualcosa dโaltro, รจ qualcosa di nuovo. Il Risorto entra in mezzo a noi. E allora non possiamo che dire con lโapostolo Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Lโadorazione รจ anzitutto un atto di fede โ lโatto di fede come tale. Dio non รจ una qualsiasi possibile o impossibile ipotesi sullโorigine dellโuniverso. Egli รจ lรฌ. E se Egli รจ presente, io mi inchino davanti a Lui. Allora, ragione, volontร e cuore si aprono verso di Lui, a partire da Lui. In Cristo risorto รจ presente il Dio fattosi uomo, che ha sofferto per noi perchรฉ ci ama. Entriamo in questa certezza dellโamore corporeo di Dio per noi, e lo facciamo amando con Lui. Questo รจ adorazione, e questo dร poi unโimpronta alla mia vita. Solo cosรฌ posso anche celebrare lโEucaristia in modo giusto e ricevere rettamente il Corpo del Signore.
4. Un altro elemento importante delle Giornate Mondiali della Gioventรน รจ la presenza del Sacramento della Penitenza che appartiene con naturalezza sempre maggiore allโinsieme. Con ciรฒ riconosciamo che abbiamo continuamente bisogno di perdono e che perdono significa responsabilitร . Proveniente dal Creatore, esiste nellโuomo la disponibilitร ad amare e la capacitร di rispondere a Dio nella fede. Ma proveniente dalla storia peccaminosa dellโuomo (la dottrina della Chiesa parla del peccato originale) esiste anche la tendenza contraria allโamore: la tendenza allโegoismo, al chiudersi in se stessi, anzi, la tendenza al male. Sempre di nuovo la mia anima viene insudiciata da questa forza di gravitร in me, che mi attira verso il basso. Perciรฒ abbiamo bisogno dellโumiltร che sempre nuovamente chiede perdono a Dio; che si lascia purificare e che ridesta in noi la forza contraria, la forza positiva del Creatore, che ci attira verso lโalto.
5. Infine, come ultima caratteristica da non trascurare nella spiritualitร delle Giornate Mondiali della Gioventรน vorrei menzionare la gioia. Da dove viene? Come la si spiega? Sicuramente sono molti i fattori che agiscono insieme. Ma quello decisivo รจ, secondo il mio parere, la certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito nella storia. Sono accettato, sono amato. Josef Pieper, nel suo libro sullโamore, ha mostrato che lโuomo puรฒ accettare se stesso solo se รจ accettato da qualcun altro. Ha bisogno dellโesserci dellโaltro che gli dice, non soltanto a parole: รจ bene che tu ci sia. Solo a partire da un “tu”, lโ”io” puรฒ trovare se stesso. Solo se รจ accettato, lโ”io” puรฒ accettare se stesso. Chi non รจ amato non puรฒ neppure amare se stesso. Questo essere accolto viene anzitutto dallโaltra persona. Ma ogni accoglienza umana รจ fragile. In fin dei conti abbiamo bisogno di unโaccoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: รจ bene che io ci sia. ร bene essere una persona umana. Dove viene meno la percezione dellโuomo di essere accolto da parte di Dio, di essere amato da Lui, la domanda se sia veramente bene esistere come persona umana non trova piรน alcuna risposta. Il dubbio circa lโesistenza umana diventa sempre piรน insuperabile. Laddove diventa dominante il dubbio riguardo a Dio, segue inevitabilmente il dubbio circa lo stesso essere uomini. Vediamo oggi come questo dubbio si diffonde. Lo vediamo nella mancanza di gioia, nella tristezza interiore che si puรฒ leggere su tanti volti umani. Solo la fede mi dร la certezza: รจ bene che io ci sia. ร bene esistere come persona umana, anche in tempi difficili. La fede rende lieti a partire dal di dentro. ร questa una delle esperienze meravigliose delle Giornate Mondiali della Gioventรน.
Porterebbe troppo lontano parlare adesso in modo dettagliato anche dellโincontro di Assisi, cosรฌ come meriterebbe lโimportanza dellโavvenimento. Ringraziamo semplicemente Dio perchรฉ noi โ rappresentanti delle religioni del mondo e anche rappresentanti del pensiero in ricerca della veritร โ abbiamo potuto incontrarci quel giorno in un clima di amicizia e di rispetto reciproco, nellโamore per la veritร e nella comune responsabilitร per la pace. Possiamo quindi sperare che da questo incontro sia nata una nuova disponibilitร a servire la pace, la riconciliazione e la giustizia.
Infine, vorrei ringraziare di cuore tutti voi per il sostegno nel portare avanti la missione che il Signore ci ha affidato come testimoni della sua veritร , e auguro a tutti voi la gioia che Dio, nellโincarnazione del suo Figlio, ha voluto donarci. Buon Natale a tutti voi! Grazie.
