padre Raniero Cantalamessa – Terza Predica di Quaresima 2019

Data:

- Pubblicitร  -

Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappellaย Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โ€œIn te ipsum rediโ€ Rientra in te stessoย (Santโ€™Agostino).

Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 5, 12 aprile.

La idolatria, antitesi del Dio vivente

Ogni mattina, al risveglio, noi facciamo unโ€™esperienza singolare, alla quale non facciamo quasi mai caso. Durante la notte, le cose intorno a noi esistevano, erano come le avevamo lasciate la sera prima: il letto, la finestra, la stanza. Forse fuori giร  splende il sole, ma non lo vediamo perchรฉ abbiamo gli occhi chiusi e le tendine abbassate. Solo adesso, al risveglio, le cose cominciano o tornano ad esistere per me, perchรฉ ne prendo coscienza, mi accorgo di esse. Prima era come se esse non esistessero, come se io stesso non esistessi.
Avviene la stessa cosa con Dio. Lui cโ€™รจ sempre; โ€œin lui ci muoviamo, respiriamo e siamoโ€, diceva Paolo agli ateniesi (Atti 17, 28); ma di solito ciรฒ avviene come nel sonno, senza che ce ne rendiamo conto. Occorre anche per lo spirito un risveglio, un soprassalto di coscienza. Ecco perchรฉ la Scrittura ci esorta cosรฌ spesso a svegliarci dal sonno: โ€œSvegliati tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerร โ€ (Ef 5, 14), โ€œEโ€™ ormai tempo di svegliarvi dal sonno!โ€ (Rom 13, 11).

Lโ€™idolatria antica e nuova

- Pubblicitร  -

Il Dio โ€œviventeโ€ della Bibbia รจ cosรฌ definito per distinguerlo dagli idoli che sono cose morte. รˆ la battaglia che accomuna tutti i libri dellโ€™Antico e del Nuovo Testamento. Basta aprire quasi a caso una pagina dei profeti o dei salmi per trovarvi i segni di questa epica lotta in difesa del Dio unico dโ€™Israele. Lโ€™idolatria รจ lโ€™esatta antitesi del Dio vivente. Degli idoli, un salmo dice:
Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dellโ€™uomo.
Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni. (Sal 114, 3-7).

Dal contrasto con gli idoli, il Dio vivente appare come un Dio che โ€œopera ciรฒ che vuoleโ€, che parla, che vede, che ode, un Dio โ€œche respiraโ€! Il respiro di Dio ha anche un nome nella Scrittura: si chiama la Ruah Jahwe, lo Spirito di Dio.

La battaglia contro lโ€™idolatria non รจ purtroppo terminata con la fine del paganesimo storico; รจ sempre in atto. Gli idoli hanno cambiato nome, ma sono piรน che mai presenti. Anche dentro ognuno di noi, vedremo, ne esiste uno che รจ il piรน temibile di tutti. Vale la pena perciรฒ soffermarci per una volta su questo problema, come problema attuale, e non solo del passato.
Chi ha fatto dellโ€™idolatria lโ€™analisi piรน lucida e piรน profonda รจ lโ€™apostolo Paolo. Da lui ci lasciamo guidare alla scoperta del โ€œvitello dโ€™oroโ€ che si annida dentro ognuno di noi. Allโ€™inizio della lettera ai Romani leggiamo queste parole:
โ€œIn realtร  lโ€™ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietร  e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la veritร  nellโ€™ingiustizia, poichรฉ ciรฒ che di Dio si puรฒ conoscere รจ loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con lโ€™intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinitร ; essi sono dunque inescusabili, perchรฉ, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria nรฉ gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si รจ ottenebrata la loro mente ottusaโ€ (Rm 1,18-21).

Nella mente di quelli che hanno studiato teologia, queste parole sono legate quasi esclusivamente alla tesi della conoscibilitร  naturale dellโ€™esistenza di Dio a partire dalle creature. Perciรฒ, una volta risolto questo problema, o dopo che esso ha cessato di essere attuale come in passato, avviene che molto raramente queste parole vengano ricordate e valorizzate. Ma quello della conoscibilitร  naturale di Dio รจ, nel contesto, un problema del tutto marginale. Le parole dellโ€™Apostolo hanno ben altro da dirci; esse contengono uno di quei โ€œtuoni di Dioโ€ capaci di schiantare anche i cedri del Libano.

Lโ€™Apostolo รจ intento a dimostrare qual รจ la situazione dellโ€™umanitร  prima di Cristo e fuori di lui; in altre parole, da dove parte il processo della redenzione. Esso non parte da zero, dalla natura, ma da sottozero, dal peccato. Tutti hanno peccato, nessuno escluso. Lโ€™Apostolo divide il mondo in due categorie: Greci e Giudei, cioรจ pagani e credenti, e comincia la sua requisitoria proprio dal peccato dei pagani. Individua il peccato fondamentale del mondo pagano nellโ€™empietร  e nella ingiustizia. Dice che esso รจ un attentato alla veritร ; non a questa o quella veritร , ma alla veritร  originaria di tutte le cose.

Il peccato fondamentale, lโ€™oggetto primario dellโ€™ira divina, รจ individuato nellโ€™asebeia, cioรจ nellโ€™empietร . In che consiste, esattamente, tale empietร , lโ€™Apostolo lo spiega subito, dicendo che essa consiste nel rifiuto di โ€œglorificareโ€ e di โ€œringraziareโ€ Dio. In altre parole, nel rifiuto di riconoscere Dio come Dio, nel non tributare a lui la considerazione che gli รจ dovuta. Consiste, potremmo dire, nellโ€™โ€œignorareโ€ Dio, dove, perรฒ, ignorare non significa tanto โ€œnon sapere che esisteโ€, quanto โ€œfare come se non esistesseโ€.

Nellโ€™Antico Testamento sentiamo Mosรจ che grida al popolo: โ€œRiconoscete che Dio รจ Dio!โ€ (cf Dt 7, 9) e un salmista riprende tale grido, dicendo: โ€œRiconoscete che il Signore รจ Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi!โ€ (Sal 100, 3). Ridotto al suo nucleo germinativo, il peccato รจ negare questo โ€œriconoscimentoโ€; รจ il tentativo, da parte della creatura, di annullare lโ€™infinita differenza qualitativa che cโ€™รจ tra la creatura e il Creatore, rifiutando di dipendere da lui. Tale rifiuto ha preso corpo, concretamente, nellโ€™idolatria, per la quale si adora la creatura al posto del Creatore (cf Rm 1, 25). I pagani, prosegue lโ€™Apostolo, โ€œhanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si รจ ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dellโ€™incorruttibile Dio con lโ€™immagine e la figura dellโ€™uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettiliโ€ (Rm 1,22-23).

Lโ€™Apostolo non vuole dire che tutti i pagani, indistintamente, siano vissuti soggettivamente in questo tipo di peccato (piรน avanti parlerร  di pagani che si rendono accetti a Dio seguendo la legge di Dio scritta nei loro cuori, cf Rm 2,14 s); vuole solo dire qual รจ la situazione oggettiva dellโ€™uomo davanti a Dio dopo il peccato. Lโ€™uomo, creato โ€œrettoโ€ (nel senso fisico di eretto e in quello morale di giusto), con il peccato รจ diventato โ€œcurvoโ€, cioรจ ripiegato su se stesso, e โ€œperversoโ€, cioรจ orientato verso se stesso, anzichรฉ verso Dio.
Nellโ€™idolatria, lโ€™uomo non โ€œaccettaโ€ Dio, ma si fa un dio. Le parti vengono invertite: lโ€™uomo diventa il vasaio e Dio il vaso che egli modella a suo piacimento (cf Rm 9, 20 ss). Cโ€™รจ in tutto ciรฒ un rimando, almeno implicito, al racconto della creazione (cf. Gen 1,26-27). Lรฌ si dice che Dio creรฒ lโ€™uomo a sua immagine e somiglianza; qui si dice che lโ€™uomo ha scambiato per Dio lโ€™immagine e la figura dellโ€™uomo corruttibile. In altre parole, Dio fece lโ€™uomo a sua immagine, ora lโ€™uomo fa Dio a sua immagine. Poichรฉ lโ€™uomo รจ violento, ecco che farร  della violenza un dio, Marte; poichรฉ รจ lussurioso, farร  della lussuria una dea, Venere, e cosรฌ via. Fa di Dio la proiezione di se stesso.

โ€œTu sei quellโ€™uomo!โ€

Sarebbe facile dimostrare che questa รจ anche la situazione in cui, per certi versi, ci siamo venuti a trovare, in occidente, dal punto di vista religioso e da cui ha preso avvio lโ€™ateismo moderno con la celebre massima di Feuerbach: โ€œNon รจ Dio che ha creato lโ€™uomo a sua immagine, ma รจ lโ€™uomo che crea Dio a sua immagineโ€. In un certo senso bisogna ammettere che questa affermazione รจ vera! Sรฌ, dio รจ davvero un prodotto della mente umana. Il problema perรฒ รจ sapere di quale dio si tratta. Non certo del Dio vivente della Bibbia, ma solo di un suo surrogato.

Immaginiamo che oggi uno squilibrato prenda a martellate la statua del David di Michelangelo che si trova allโ€™aperto, davanti al Palazzo della Signoria a Firenze, e poi si metta a gridare con aria di trionfo: โ€œHo distrutto il David di Michelangelo! Il David non cโ€™รจ piรน! Il David non cโ€™รจ piรน!โ€. Non sa, povero illuso, che quello era soltanto un calco, una copia per turisti frettolosi, perchรฉ il vero David di Michelangelo, in seguito a un attentato del genere avvenuto in passato, era stato ritirato dalla circolazione e messo al sicuro nella Galleria dellโ€™Accademia. รˆ quello che รจ successo a Nietzsche quando, per bocca di un suo personaggio, ha proclamato: โ€œAbbiamo ucciso Dio!โ€ . Non si rendeva conto che non aveva ucciso il vero Dio, ma una copia โ€œin gessoโ€ di lui.

Basta una semplice osservazione per convincersi che lโ€™ateismo moderno non ha avuto a che fare con il Dio della fede cristiana, ma con una idea deformata di esso. Se si fosse tenuto viva in teologia lโ€™idea del Dio Uno e Trino (anzichรฉ parlare di un vago โ€œEssere supremoโ€) non sarebbe stato tanto facile per Feuerbach far trionfare la sua tesi che Dio รจ una proiezione che lโ€™uomo fa di se stesso e della propria essenza. Che bisogno avrebbe lโ€™uomo di scindersi in tre: in Padre, Figlio e Spirito Santo? รˆ il vago deismo che รจ demolito dallโ€™ateismo moderno, non la fede in Dio uno e trino.

Ma passiamo ad altro. Noi non siamo qui per confutare lโ€™ateismo moderno o per un corso di teologia pastorale; siamo qui per fare un cammino di conversione personale. Che parte abbiamo noi โ€“ intendo adesso โ€œnoiโ€ nel senso di noi che siamo qui, di noi credenti -, nella tremenda requisitoria della Bibbia contro lโ€™idolatria? Stando a quanto detto fin qui, sembrerebbe, infatti, che noi abbiamo, piรน che altro, un ruolo di accusatori. Ma ascoltiamo bene ciรฒ che segue nella Lettera di Paolo ai Romani. Dopo aver strappato la maschera dal volto del mondo, in essa lโ€™Apostolo strappa la maschera anche dal nostro volto e vediamo come.
โ€œSei dunque inescusabile chiunque tu sia, o uomo che giudichi, perchรฉ mentre giudichi gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio รจ secondo veritร  contro quelli che commettono tali cose. Pensi, forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?โ€ (Rm 2,1-3).

La Bibbia narra questa storia. Il re David aveva commesso un adulterio; per coprirlo aveva fatto morire in guerra il marito della donna, sicchรฉ, a quel punto, il prendersela per moglie poteva apparire addirittura un atto di generositร , da parte del re, nei confronti del soldato morto combattendo per lui. Una vera catena di peccati. Venne allora da lui il profeta Natan, mandato da Dio, e gli narrรฒ una parabola (ma il re non sapeva che era una parabola). Cโ€™era โ€“ disse โ€“, in cittร , un uomo ricchissimo che aveva greggi di pecore e cโ€™era anche un poveretto che aveva una sola pecorella a lui molto cara, dalla quale traeva il suo sostentamento e che dormiva con lui. Arrivรฒ al ricco un ospite ed egli, risparmiando le sue pecore, prese per sรฉ la pecorella del povero e la fece uccidere per imbandire la mensa allโ€™ospite. Allโ€™udire questa storia, lโ€™ira di David si scatenรฒ contro quellโ€™uomo e disse: โ€œChi ha fatto questo merita la morte!โ€. Allora Natan, abbandonando di colpo la parabola e puntando il dito contro di lui, disse a David: โ€œTu sei quellโ€™uomo!โ€ (cf 2 Sam 12, 1 ss).

รˆ ciรฒ che fa con noi lโ€™apostolo Paolo. Dopo averci trascinato dietro di sรฉ in un giusto sdegno e orrore per lโ€™empietร  del mondo, passando dal capitolo primo al capitolo secondo della sua Lettera, come se si volgesse di colpo verso di noi, egli ci ripete: โ€œTu sei quellโ€™uomo!โ€. La ricomparsa, a questo punto, del termine โ€œinescusabileโ€ (anapologetos), usato sopra per i pagani, non lascia dubbi sulle intenzioni di Paolo. Mentre giudicavi gli altri โ€“ egli viene a dire โ€“, tu condannavi te stesso. Lโ€™orrore che hai concepito per lโ€™idolatria รจ ora di rivolgerlo contro di te.

Il โ€œgiudicanteโ€, nel corso del capitolo secondo, si rivela essere il giudeo che qui, perรฒ, รจ preso, piรน che altro, come tipo. โ€œGiudeoโ€ รจ il non-greco, il non-pagano (cf Rm 2, 9-10); รจ lโ€™uomo pio e credente che, forte dei suoi principi e in possesso di una morale rivelata, giudica il resto del mondo e, giudicando, si sente al sicuro. โ€œGiudeoโ€ รจ, in questo senso, ognuno di noi. Origene diceva addirittura che, nella Chiesa, a essere presi di mira da queste parole dellโ€™Apostolo sono i vescovi, i presbiteri e i diaconi, cioรจ le guide, i maestri .

Paolo ha sperimentato egli stesso questo shock, quando, da fariseo, divenne cristiano, e perciรฒ puรฒ ora parlare con tanta sicurezza e additare ai credenti la strada per uscire dal fariseismo. Egli smaschera la strana e frequente illusione delle persone pie e religiose di ritenersi al riparo dalla collera di Dio, solo perchรฉ hanno una chiara idea del bene e del male, conoscono la legge e, allโ€™occasione, la sanno applicare agli altri, mentre, quanto a se stessi, essi pensano che il privilegio di stare dalla parte di Dio o, comunque, la โ€œbontร โ€ e la โ€œpazienzaโ€ di Dio, che conoscono bene, faranno unโ€™eccezione per loro.

Immaginiamo questa scena. Un padre sta rimproverando uno dei suoi figli per qualche trasgressione; un altro figlio, che ha commesso la stessa colpa, credendo di accattivarsi la simpatia del padre e sfuggire al rimprovero, si mette a sgridare anche lui, ad alta voce, il fratello, mentre il padre si aspettava tuttโ€™altra cosa e cioรจ che, sentendolo rimproverare il fratello e vedendo la sua bontร  e pazienza verso di lui, egli corresse a gettarglisi ai piedi, confessando di essere reo anche lui della stessa colpa e promettendogli di emendarsi.

โ€œO ti prendi gioco della ricchezza della sua bontร , della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontร  di Dio ti spinge alla conversione? Tu, perรฒ, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente, accumuli collera su di te per il giorno dellโ€™ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dioโ€ (Rm 2, 4-5).

Che terremoto il giorno che ti accorgi che la parola di Dio sta parlando in questo modo proprio a te e che quel โ€œtuโ€ sei proprio tu! Avviene come quando un giurista รจ tutto intento ad analizzare una famosa sentenza di condanna emessa in passato e che fa testo, quando, improvvisamente, osservando meglio, si accorge che quella sentenza si applica anche a lui ed รจ tuttora in pieno vigore: cambia di colpo lo stato dโ€™animo e il cuore cessa di essere sicuro di sรฉ. Qui la parola di Dio รจ impegnata in un vero e proprio tour de force; essa deve capovolgere la situazione di colui che la sta trattando. Qui non cโ€™รจ scampo: bisogna โ€œcrollareโ€ e dire come David: โ€œHo peccato!โ€ (2 Sam 12, 13), oppure avviene un ulteriore indurimento del cuore e si rafforza la impenitenza. Dallโ€™ascolto di questa parola di Paolo si esce o convertiti o induriti.

Ma qual รจ lโ€™accusa specifica che lโ€™Apostolo muove contro i โ€œpiiโ€? Quella โ€“ dice โ€“ di fare โ€œle medesime coseโ€ che giudicano negli altri. In che senso โ€œle medesime coseโ€? Nel senso di materialmente le stesse? Anche questo (cf Rm 2, 21-24); ma soprattutto le medesime cose, quanto alla sostanza, che รจ lโ€™empietร  e lโ€™idolatria. Lโ€™Apostolo lo mette meglio in luce nel corso del resto della sua Lettera, quando denuncia la pretesa di salvarsi con le proprie opere e cosรฌ fare di se stessi i creditori e di Dio il debitore. Se tu, viene a dire, osservi la legge e fai ogni sorta di opere buone, ma per affermare la tua giustizia, tu metti te stesso al posto di Dio. Paolo non fa che ripetere con altre parole quello che Gesรบ, nel Vangelo, aveva cercato di dire con la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio e in infiniti altri modi.

Applichiamo il tutto a noi cristiani, visto che, come dicevamo, il bersaglio di Paolo non sono tanto gli ebrei come popolo, quanto lโ€™uomo religioso in genere e nel caso specifico i cosiddetti โ€œgiudeo-cristianiโ€. Cโ€™รจ unโ€™idolatria nascosta che insidia lโ€™uomo religioso. Se idolatria รจ โ€œadorare lโ€™opera delle proprie maniโ€ (cf Is 2, 8; Os 14, 4), se idolatria รจ โ€œmettere la creatura al posto del Creatoreโ€, io sono idolatra quando metto la creatura โ€“ la mia creatura, lโ€™opera delle mie mani โ€“ al posto del Creatore. La mia creatura puรฒ essere la casa o la chiesa che costruisco, la famiglia che creo, il figlio che ho messo al mondo (quante mamme, anche cristiane, senza rendersene conto, fanno del loro figlio, specie se unico, il loro dio!); puรฒ essere lโ€™istituto religioso che ho fondato, lโ€™ufficio che ricopro, il lavoro che compio, la scuola che dirigo. Per me che vi parlo, questa stessa predica che sto facendo a voi!

Al fondo di ogni idolatria cโ€™รจ lโ€™autolatria, il culto di sรฉ, lโ€™amor proprio, il mettere se stesso al centro e al primo posto nellโ€™universo, sacrificando a esso tutto il resto. Basta che impariamo ad ascoltarci mentre parliamo per scoprire come si chiama il nostro idolo, poichรฉ, come dice Gesรบ, โ€œla bocca parla di ciรฒ che abbandona nel cuoreโ€ (Mt 12, 34). Ci accorgeremmo di quante nostre frasi cominciano con la parola โ€œioโ€.

Il risultato รจ sempre lโ€™empietร , il non glorificare Dio, ma sempre e solo se stessi, il far servire anche il bene, anche il servizio che prestiamo a Dio โ€“ anche Dio! โ€“, alla propria riuscita e alla propria affermazione personale. Molti alberi di alto fusto hanno il fittone, una radice madre che scende a perpendicolo sotto il fusto e rende la pianta salda e irremovibile. Finchรฉ non si mette la scure a quella radice, si possono recidere tutte le radici laterali, ma lโ€™albero non cade. Quel posto รจ molto stretto, non cโ€™รจ posto per due: o cโ€™รจ il mio io, o cโ€™รจ Cristo.

Forse, rientrando in me stesso, io sono pronto, a questo punto, a riconoscere la veritร  e cioรจ che finora, almeno in qualche misura, ho vissuto โ€œper me stessoโ€, che sono anchโ€™io coinvolto nel mistero dellโ€™empietร . Lo Spirito Santo mi ha โ€œconvinto di peccatoโ€. Comincia per me il miracolo sempre nuovo della conversione. Se il peccato, come ci ha spiegato Agostino, รจ consistito in un ripiegamento su se stessi, la conversione piรน radicale consiste nel โ€œraddrizzarciโ€ e ri-volgerci a Dio. Non possiamo farlo nel corso di una predica, o di una quaresima; possiamo perรฒ almeno prendere la decisione seria di farlo, ed รจ giร  in qualche modo, per Dio, come averlo fatto.

Se mi schiero con tutto me stesso dalla parte di Dio, contro il mio โ€œioโ€, divento suo alleato; siamo in due a combattere contro lo stesso nemico e la vittoria รจ assicurata. Il nostro io, come un pesce tirato fuori dalla sua acqua, puรฒ guizzare ancora e dimenarsi per un poโ€™, ma รจ destinato a morire. Non รจ perรฒ un morire, ma un nascere. โ€œChi vuole salvare la propria vita, la perderร ; ma chi perderร  la propria vita per causa mia, la troverร โ€ (Mt 16, 25). Nella misura che muore lโ€™uomo vecchio, nasce in noi โ€œlโ€™uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santitร โ€ (Ef 4,24). Lโ€™uomo o la donna che tutti segretamente vogliamo essere.
Dio ci aiuti a realizzare sempre di nuovo la vera impresa della vita che รจ la nostra conversione.

Altri Articoli
Related

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2025

Nascita di Giovanni Battista.Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo,...

don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2025

Nascita di Giovanni Battista.Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo,...

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di giovedรฌ 25 (Notte di Natale) Dicembre 2025

Benvenuto, Dio I pastori sono storditi dal freddo e confusi...

don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 22 dicembre 2025

"L'anima mia magnifica il Signore" Quando l'anima si innalza spontaneamente...