padre Raniero Cantalamessa – Quarta Predica di Quaresima 2019

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Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappellaย Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โ€œIn te ipsum rediโ€ Rientra in te stessoย (Santโ€™Agostino).

La successiva predica di Quaresima avrร  luogo venerdรฌ 12 aprile.

Adorerai il Signore tuo Dio

Questโ€™anno ricorre, come sappiamo, lโ€™VIII centenario dellโ€™incontro di Francesco dโ€™Assisi con il sultano dโ€™Egitto al-Kamil nel 1219. Lo ricordo in questa sede per un dettaglio che riguarda il tema delle nostre meditazioni sul Dio vivente. Dopo il ritorno dal suo viaggio in Oriente, Francesco scrisse una lettera indirizzata โ€œAi Reggitori dei popoliโ€. In essa diceva tra lโ€™altro:

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Siete tenuti ad attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e grazie allโ€™onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. E se non farete questo, sappiate che dovrete renderne ragione a Dio davanti al Signore vostro Gesรน Cristo nel giorno del giudizio.
รˆ opinione diffusa che il santo traesse lo spunto per questa esortazione da ciรฒ che aveva osservato nel suo viaggio in Oriente, dove aveva ascoltato lโ€™appello serale alla preghiera rivolto dai muezzin dallโ€™alto dei minareti. Un bellโ€™esempio non solo di dialogo tra le diverse religioni, ma anche di reciproco arricchimento. Una missionaria che ha lavora per molti anni in un paese africano ha scritto queste parole: โ€œNoi siamo chiamati a rispondere a un bisogno fondamentale degli uomini, al bisogno profondo di Dio, alla sete di Assoluto, ad insegnare la strada di Dio, ad insegnare a pregare. Ecco perchรฉ, da queste parti, i musulmani fanno tanti proseliti: insegnano subito e in maniera semplice, ad adorare Dioโ€.

Noi cristiani abbiamo una diversa immagine di Dio โ€“ un Dio che รจ amore infinito, prima ancora che potenza infinita -, ma questo non deve farci dimenticare il dovere primario dellโ€™adorazione. Alla provocazione della donna samaritana: โ€œI nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che รจ a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorareโ€, Gesรบ risponde con parole che sono la magna charta dellโ€™adorazione cristiana:
Credimi, donna, viene lโ€™ora in cui nรฉ su questo monte nรฉ a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciรฒ che non conoscete, noi adoriamo ciรฒ che conosciamo, perchรฉ la salvezza viene dai Giudei. Ma viene lโ€™ora โ€“ ed รจ questa โ€“ in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e veritร : cosรฌ infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio รจ spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e veritร  (Gv 4, 21-24).

Eโ€™ stato il Nuovo Testamento ad elevare la parola adorazione a questa dignitร  che prima non aveva. Nellโ€™Antico Testamento, oltre che a Dio, lโ€™adorazione รจ rivolta in alcuni casi anche a un angelo (cf. Num 22,31) o al re (1 Sam 24,9); al contrario, nel Nuovo Testamento ogni volta che si tenta di adorare qualcuno allโ€™infuori di Dio e della persona di Cristo, fosse pure un angelo, la reazione immediata รจ: โ€œNon farlo! รˆ Dio che si deve adorareโ€. Quasi che si corra, in caso contrario, un pericolo mortale. รˆ quello che Gesรบ, nel deserto, ricorda perentoriamente al tentatore che gli chiedeva di adorarlo: โ€œSta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai, a lui solo renderai cultoโ€ (Mt 4, 10).

La Chiesa ha raccolto questo insegnamento, facendo dellโ€™adorazione lโ€™atto per eccellenza del culto di latria, distinto da quello detto di dulia riservato ai Santi e da quello detto di iperdulia riservato alla Santa Vergine. Lโ€™adorazione รจ dunque lโ€™unico atto religioso che non si puรฒ offrire a nessun altro, nellโ€™intero universo, neppure alla Madonna, ma solo a Dio. Eโ€™ qui la sua dignitร  e forza unica.
Lโ€™adorazione (proskunesis) allโ€™inizio indicava il gesto materiale di prostrarsi faccia a terra davanti a qualcuno, in segno di riverenza e sottomissione. In questo senso plastico la parola รจ usata ancora nei Vangeli e nellโ€™Apocalisse. In essi la persona davanti alla quale ci si prostra, sulla terra รจ Gesรบ Cristo e nella liturgia celeste lโ€™Agnello immolato o lโ€™Onnipotente. Solo nel dialogo con la Samaritana e in 1 Cor 14,25 esso appare sciolto ormai dal suo significato esterno e indica una disposizione interiore dellโ€™anima verso Di. Questo diventerร  sempre piรน il significato ordinario del termine e in questo senso, nel credo, diciamo dello Spirito Santo che โ€œadorato e glorificatoโ€ al pari del Padre e del Figlio.
Per indicare lโ€™atteggiamento esteriore corrispondente allโ€™adorazione, si preferisce il gesto di piegare le ginocchia, la genuflessione. Anche questโ€™ultimo gesto รจ riservato esclusivamente alla divinitร . Possiamo stare in ginocchio davanti allโ€™immagine della Madonna, ma non facciamo la genuflessione davanti a lei, come invece la facciamo davanti al Santissimo Sacramento o al Crocifisso.

Cosa significa adorare

Ma, piรน che il significato e lo sviluppo del termine, a noi interessa sapere in che consiste e come possiamo praticare lโ€™adorazione. Lโ€™adorazione puรฒ essere preparata da lunga riflessione, ma termina con una intuizione e, come ogni intuizione, essa non dura a lungo. Eโ€™ come un lampo di luce nella notte. Ma di una luce speciale: non tanto la luce della veritร , quanto la luce della realtร . Eโ€™ la percezione della grandezza, maestร , bellezza, e insieme della bontร  di Dio e della sua presenza che toglie il respiro. Eโ€™ una specie di naufragio nellโ€™oceano senza rive e senza fondo della maestร  di Dio. Adorare, secondo lโ€™espressione di santa Angela da Foligno ricordata una volta, significa โ€œraccogliersi in unitร  e immergersi nellโ€™abisso infinito di Dioโ€.

Unโ€™espressione di adorazione, piรน efficace di qualsiasi parola, รจ il silenzio. Esso infatti dice da solo che la realtร  รจ troppo al di lร  di ogni parola. Alta risuona nella Bibbia lโ€™intimazione: โ€œTaccia davanti a lui tutta la terra!โ€ (Ab 2, 20) e: โ€œSilenzio alla presenza del Signore Dio!โ€ (Sof 1, 7). Quando โ€œi sensi sono avvolti da uno sconfinato silenzio e con lโ€™aiuto del silenzio invecchiano le memorieโ€, diceva un Padre del deserto, allora non resta che adorare.

Fu un gesto di adorazione quello di Giobbe, quando, venutosi a trovare a tu per tu con lโ€™Onnipotente alla fine della sua vicenda, esclama: โ€œEcco, son ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla boccaโ€ (Gb 40,4). In questo senso, il versetto di un salmo, ripreso poi dalla liturgia, nel testo ebraico diceva: โ€œPer te รจ lode il silenzioโ€, Tibi silentium laus! (cf Sal 65,2, testo Masoretico). Adorare โ€“ secondo la stupenda espressione di san Gregorio Nazianzeno โ€“ significa elevare a Dio un โ€œinno di silenzioโ€ . Come a mano a mano che si sale in alta montagna lโ€™aria si fa piรน rarefatta, cosรฌ a mano a mano che ci si avvicina a Dio la parola deve farsi piรน breve, fino a diventare, alla fine, completamente muta e unirsi in silenzio a colui che รจ lโ€™ineffabile .

Se proprio si vuol dire qualcosa per โ€œfermareโ€ la mente e impedirle di vagabondare su altri oggetti, conviene farlo con la parola piรน breve che esista: Amen, Sรฌ. Adorare infatti รจ acconsentire. Eโ€™ lasciare che Dio sia Dio. Eโ€™ dire sรฌ a Dio come Dio e a se stessi come creature di Dio. In questo senso Gesรบ รจ definito nellโ€™Apocalisse, lโ€™Amen, il Si fatto persona (cf Ap 3,14), oppure ripetere incessantemente con i Serafini: โ€œQadosh, qadosh, qadosh: Santo! Santo! Santo!

Lโ€™adorazione esige dunque che ci si pieghi e che si taccia. Ma รจ, un tale atto, degno dellโ€™uomo? Non lo umilia, derogando alla sua dignitร ? Anzi, รจ esso veramente degno di Dio? Che Dio รจ se ha bisogno che le sue creature si prostrino a terra davanti a lui e tacciano? Eโ€™ forse, Dio, come uno di quei sovrani orientali che inventarono per sรฉ lโ€™adorazione? Eโ€™ inutile negarlo, lโ€™adorazione comporta per le creature anche un aspetto di radicale umiliazione, un farsi piccoli, un arrendersi e sottomettersi. Lโ€™adorazione comporta sempre un aspetto di sacrificio, un immolare qualcosa. Proprio cosรฌ essa attesta che Dio รจ Dio e che niente e nessuno ha diritto di esistere davanti a lui, se non in grazia di lui. Con lโ€™adorazione si immola e si sacrifica il proprio io, la propria gloria, la propria autosufficienza. Ma questa รจ una gloria falsa e inconsistente, ed รจ una liberazione per lโ€™uomo disfarsene.

Adorando, si โ€œlibera la veritร  che era prigioniera dellโ€™ingiustiziaโ€. Si diventa โ€œautenticiโ€ nel senso piรน profondo della parola. Nellโ€™adorazione si anticipa giร  il ritorno di tutte le cose a Dio. Ci si abbandona al senso e al flusso dellโ€™essere. Come lโ€™acqua trova la sua pace nello scorrere verso il mare e lโ€™uccello la sua gioia nel seguire il corso del vento, cosรฌ lโ€™adoratore nellโ€™adorare. Adorare Dio non รจ dunque tanto un dovere, un obbligo, quanto un privilegio, anzi un bisogno. Lโ€™uomo ha bisogno di qualcosa di maestoso da amare e da adorare! Eโ€™ fatto per questo.
Non รจ dunque Dio che ha bisogno di essere adorato, ma lโ€™uomo di adorare. Un prefazio della Messa dice: โ€œTu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva, per Cristo nostro Signoreโ€ . Era completamente fuori strada F. Nietzsche quando definiva il Dio della Bibbia โ€œquellโ€™Orientale avido di onori nella sua sede celesteโ€ .

Lโ€™adorazione deve perรฒ essere libera. Ciรฒ che rende lโ€™adorazione degna di Dio e insieme degna dellโ€™uomo รจ la libertร , intesa, questa, non solo negativamente come assenza di costrizione, ma anche positivamente come slancio gioioso, dono spontaneo della creatura che esprime cosรฌ la sua gioia di non essere lui stesso Dio, per poter avere un Dio sopra di sรฉ da adorare, ammirare, celebrare.

Lโ€™adorazione eucaristica

La Chiesa cattolica conosce una forma particolare di adorazione che รจ lโ€™adorazione eucaristica. Ogni grande corrente spirituale, in seno al cristianesimo, ha avuto il suo particolare carisma che costituisce il suo contributo particolare alla ricchezza di tutta la Chiesa. Per i protestanti, questo รจ il culto della parola di Dio; per gli ortodossi, il culto delle icone; per la Chiesa cattolica, esso รจ il culto eucaristico. Attraverso ognuna di queste tre vie, si realizza lo stesso scopo di fondo, che รจ la contemplazione di Cristo e del suo mistero.

Il culto e lโ€™adorazione dellโ€™Eucaristia fuori della Messa รจ un frutto relativamente recente della pietร  cristiana. Cominciรฒ a svilupparsi, in Occidente, a partire dallโ€™XI secolo, come reazione allโ€™eresia di Berengario di Tours che negava la presenza โ€œrealeโ€ e ammetteva una presenza soltanto simbolica di Gesรน nellโ€™Eucaristia. A partire da quella data, perรฒ, non cโ€™รจ stato, si puรฒ dire, un santo, nella cui vita non si noti un influsso determinante della pietร  eucaristica. Essa รจ stata fonte di immense energie spirituali, una specie di focolare sempre acceso in mezzo alla casa di Dio, al quale si sono riscaldati tutti i grandi figli della Chiesa. Generazioni e generazioni di fedeli cattolici hanno avvertito il fremito della presenza di Dio cantando lโ€™inno Adoro te devote, davanti al Santissimo esposto.

Quello che dirรฒ dellโ€™adorazione e della contemplazione eucaristica si applica quasi per intero anche alla contemplazione dellโ€™icona di Cristo. La differenza รจ che nel primo caso si ha una presenza reale di Cristo, nel secondo una presenza solo intenzionale. Entrambe si fondano sulla certezza che il Cristo risorto รจ vivo e si fa presente nei segni sacramentali e nella fede.

Stando calmi e silenziosi, e possibilmente a lungo, davanti a Gesรน sacramentato, o a una sua icona, si percepiscono i suoi desideri a nostro riguardo, si depongono i propri progetti per fare posto a quelli di Cristo, la luce di Dio penetra, a poco a poco, nel cuore e lo risana. Avviene qualcosa che richiama ciรฒ che avviene sugli alberi in primavera, e cioรจ il processo della fotosintesi. Spuntano dai rami le foglie verdi; queste assorbono dallโ€™atmosfera certi elementi che, sotto lโ€™azione della luce solare, vengono โ€œfissatiโ€ e trasformati in nutrimento della pianta. Senza tali foglioline verdi, la pianta non potrebbe crescere e portare frutti e non contribuirebbe a rigenerare lโ€™ossigeno che noi stessi respiriamo.

Noi dobbiamo essere come quelle foglie verdi! Esse sono un simbolo delle anime eucaristiche e delle anime contemplative. Contemplando il โ€œsole di giustiziaโ€ che รจ Cristo, esse โ€œfissanoโ€ il nutrimento che รจ lo Spirito Santo, a beneficio di tutto il grande albero che รจ la Chiesa. In altre parole, รจ ciรฒ che dice anche lโ€™apostolo Paolo quando scrive: โ€œNoi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo lโ€™azione dello Spirito del Signoreโ€ (2 Cor 3, 18).

Un nostro poeta, Giuseppe Ungaretti, contemplando un mattino in riva al mare il sorgere del sole, ha scritto una poesia di due soli brevissimi versi, tre parole in tutto: โ€œMi illumino dโ€™immensoโ€ . Sono parole che potrebbero essere fatte proprie da chi sta in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Dio solo conosce quante grazie nascoste sono scese sulla Chiesa grazie a queste anime adoratrici.

Lโ€™adorazione eucaristica รจ anche una forma di evangelizzazione e tra le piรน efficaci. Molte parrocchie e comunitร  che lโ€™hanno messa nel loro orario quotidiano o settimanale ne fanno lโ€™esperienza diretta. La vista di persone che di sera o di notte sono in adorazione silenziosa davanti al Santissimo in una Chiesa illuminata ha spinto molti passanti di entrare e dopo aver sostato un momento a esclamare: โ€œQui cโ€™รจ Dio!โ€. Proprio come sta scritto che avveniva nelle prime assemblee dei cristiani (cf. 1 Cor 14,25).

La contemplazione cristiana non รจ mai a senso unico. Non consiste nel guardarsi, come si dice, lโ€™ombelico, alla ricerca del proprio io profondo. Essa consiste sempre in due sguardi che si incrociano. Faceva perciรฒ ottima contemplazione eucaristica quel contadino della parrocchia di Ars che, interrogato dal Santo Curato cosa facesse in tutte le sue visite alla chiesa, rispose: โ€œNiente, io lo guardo e lui mi guarda!โ€

Se a volte si abbassa e viene meno il nostro sguardo, non viene mai meno, perรฒ, quello di Dio. La contemplazione eucaristica si riduce, talvolta, semplicemente a tenere compagnia a Gesรน, a stare sotto il suo sguardo, donando anche a lui la gioia di contemplare noi, che, per quanto creature da nulla e peccatrici, siamo perรฒ il frutto della sua passione, coloro per i quali egli ha dato la vita. รˆ un accogliere lโ€™invito rivolto da Gesรบ ai discepoli nel Getsemani: โ€œRimante qui e vegliate con meโ€ (Mt 26, 38).

La contemplazione eucaristica non รจ dunque impedita, per sรฉ, dallโ€™ariditร  che a volte si puรฒ sperimentare, sia essa dovuta alla nostra dissipazione, sia invece permessa da Dio per la nostra purificazione. Basta dare a essa un senso, rinunciando anche alla nostra soddisfazione derivante dal fervore, per far felice lui e dire, come diceva Charles de Foucauld: โ€œLa tua felicitร , Gesรน, mi basta!โ€; cioรจ: mi basta che sia felice tu. Gesรน ha a disposizione lโ€™eternitร  per far felici noi; noi non abbiamo che questo breve spazio del tempo per far felice lui: come rassegnarsi a perdere questa occasione che non tornerร  mai piรน in eterno?

Contemplando Gesรน nel Sacramento dellโ€™altare, noi realizziamo la profezia fatta al momento della morte di Gesรน sulla croce: โ€œGuarderanno a colui che hanno trafittoโ€ (Gv 19, 37). Anzi, tale contemplazione รจ essa stessa una profezia, perchรฉ anticipa ciรฒ che faremo per sempre nella Gerusalemme celeste. รˆ lโ€™attivitร  piรน escatologica e profetica che si possa compiere nella Chiesa. Alla fine non si immolerร  piรน lโ€™Agnello, nรฉ si mangeranno piรน le sue carni. Cesseranno, cioรจ, la consacrazione e la comunione; ma non cesserร  la contemplazione dellโ€™Agnello immolato per noi. Questo infatti รจ ciรฒ che i santi fanno nel cielo (cf Ap 5, 1 ss). Quando siamo davanti al tabernacolo, noi formiamo giร  un unico coro con la Chiesa di lassรน: essi davanti, noi, per cosรฌ dire, dietro lโ€™altare; essi nella visione, noi nella fede.

Nel 1967 ebbe inizio il Rinnovamento Carismatico Cattolico che in cinquantโ€™anni ha toccato e rinnovato milioni di credenti e suscitato nella Chiesa innumerevoli realtร  nuove, personali e comunitarie. Non si insiste mai abbastanza sul fatto che esso non รจ un movimento ecclesiale, nel senso comune di questo termine; รจ una corrente di grazia destinata a tutta la Chiesa, una โ€œiniezione di Spirito Santoโ€ di cui essa ha disperatamente bisogno. Eโ€™ come una scossa elettrica destinata a scaricarsi sulla massa che รจ la Chiesa e, una volta avvenuto questo, scomparire.

Se ne parlo in questo momento รจ perchรจ tale realtร  iniziรฒ proprio con una straordinaria esperienza di adorazione del Dio vivente, che รจ stato il tema di questa nostra meditazione. Il gruppo di studenti dellโ€™Universitร  Duquesne di Pittsburgh che partecipรฒ al primo ritiro carismatico cattolico, si ritrovรฒ, una sera, in cappella davanti al Santissimo, quando, ad un tratto, avvenne una cosa singolare, che una dei presenti, in seguito, descrisse cosรฌ:

โ€œTimore del Signore prese a scorrere in mezzo a noi; una specie di terrore sacro ci impediva di sollevare gli occhi. Egli era lรฌ personalmente presente e noi avevamo paura di non reggere al suo eccessivo amore. Lo adorammo, scoprendo per la prima volta che cosa significa adorare. Facemmo unโ€™esperienza bruciante della terribile realtร  e presenza del Signore. Da allora abbiamo capito con una chiarezza nuova e diretta le immagini di Jahvรจ che, sul monte Sinai, tuona ed esplode con il fuoco del suo stesso essere; abbiamo capito lโ€™esperienza di Isaia e lโ€™affermazione secondo cui il nostro Dio รจ un fuoco divorante. Questo sacro timore era, in qualche modo, la stessa cosa che amore, o almeno cosรฌ era avvertito da noi. Era qualcosa di sommamente amabile e bello, anche se nessuno di noi vide alcuna immagine sensibile. Era come se la realtร  personale di Dio, splendida e abbagliante, fosse venuta nella stanza riempiendo insieme essa e noiโ€.

Simultanea presenza di maestร  e di bontร  in Dio, di timore e amore nella creatura; il โ€œmistero tremendo e affascinanteโ€, come lo definiscono gli studiosi delle religioni. La persona che ha descritto in questi termini lโ€™esperienza di quel momento non sapeva che stava facendo una sintesi perfetta dei tratti che caratterizzano il Dio vivente della Bibbia.
Terminiamo con un versetto del Salmo 94 con cui la Liturgia delle Ore, nellโ€™Invitatorio, ci fa iniziare ogni nuova giornata:
โ€œVenite, prostrati adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli รจ il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduceโ€.

1.Fonti Francescane, nr. 213.
2.Cf Ap 19,10; 22,9; At 10, 25-26; 14,13 s..
3.S. Gregorio Nazianzeno, Carmi, 29 (PG 37, 507).
4.Ps.- Dionigi Areopagita, Teologia mistica, 3 (PG 3, 1033).
5.Messale Romano, IV Prefazio comune.
6.Friederich Nietzsche, La Gaia scienza, nr. 135.
7.Giuseppe Ungaretti, Vita dโ€™un uomo: 106 poesie, Milano, Mondadori 1988, p. 72.
8.In Patti Gallagher Mansfield, As by a New Pentecost. Beginning of the Catholic Charismatic Renewal, Amor Deus Publishing, Phoenix, AZ, 2016, p. 131.

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