padre Raniero Cantalamessa – Prima Predica di Quaresima 2019

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Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappellaย Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โ€œIn te ipsum rediโ€ Rientra in te stessoย (Santโ€™Agostino).

Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 22, 29 marzo e 5, 12 aprile.

Beati i puri di cuore perchรจ vedranno Dio

Continuando la riflessione iniziata in Avvento sul versetto del salmo: โ€œLโ€™anima mia ha sete del Dio viventeโ€ (Sal 42, 2), in questa prima predica quaresimale vorrei meditare con voi sulla condizione essenziale per โ€œvedereโ€ Dio. Secondo Gesรบ, essa รจ la purezza di cuore: โ€œBeati i puri di cuore perchรฉ vedranno Dioโ€ (Mt 5, 8), dice in una delle sue beatitudini.
Sappiamo che puro e purezza hanno nella Bibbia, come del resto nel linguaggio comune, una gamma vastissima di significati. Il Vangelo insiste su due ambiti in particolare: la rettitudine delle intenzioni e la purezza dei costumi. Alla purezza delle intenzioni si oppone lโ€™ipocrisia, alla purezza dei costumi lโ€™abuso della sessualitร .

Nellโ€™ambito morale, con la parola โ€œpurezzaโ€ si designa comunemente un certo comportamento nella sfera della sessualitร , improntato al rispetto della volontร  del Creatore e della finalitร  intrinseca della stessa sessualitร . Non possiamo entrare in contatto con Dio, che รจ spirito, altrimenti che mediante il nostro spirito. Ma il disordine o, peggio, le aberrazioni in questo campo hanno lโ€™effetto costatato da tutti di ottenebrare la mente. รˆ come quando si agitano i piedi in uno stagno: il fango, dal fondo, si solleva e intorbida tutta lโ€™acqua. Dio รจ luce e una tale persona โ€œodia la luceโ€.
Il peccato impuro non fa vedere il volto di Dio, o, se lo fa vedere, lo fa vedere tutto deformato. Fa di lui, non lโ€™amico, lโ€™alleato e il padre, ma lโ€™antagonista, il nemico. Lโ€™uomo carnale รจ pieno di concupiscenze, desidera la roba dโ€™altri e la donna dโ€™altri. In questa situazione Dio gli appare come colui che sbarra la strada ai suoi desideri cattivi con quei suoi perentori โ€œTu devi!โ€, โ€œTu non devi!โ€ Il peccato suscita nel cuore dellโ€™uomo, un sordo rancore contro Dio, al punto che, se dipendesse da lui, egli vorrebbe che Dio non esistesse affatto.

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In questa occasione, tuttavia, piรน che sulla purezza dei costumi, vorrei insistere sullโ€™altro significato dellโ€™espressione โ€œpuri di cuoreโ€, e cioรจ sulla purezza o rettitudine delle intenzioni, in pratica sulla virtรน contraria allโ€™ipocrisia. Ci orienta in questo senso anche il tempo liturgico che stiamo vivendo. Abbiamo iniziato la Quaresima, il Mercoledรฌ delle ceneri, riascoltando le ammonizioni martellanti di Gesรบ:
โ€œQuando fai lโ€™elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocritiโ€ฆQuando pregate non siate simili agli ipocritiโ€ฆE quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocritiโ€ (Mt 6, 1-18)
รˆ sorprendente quanto il peccato dโ€™ipocrisia โ€“ il piรน denunciato da Gesรน nei vangeli-, entri poco nei nostri ordinari esami di coscienza. Non avendo trovato in nessuno di essi la domanda: โ€œSono stato ipocrita?โ€, io ho dovuto mettercela per conto mio, e raramente ho potuto passare indenne alla domanda successiva. Il piรน grande atto di ipocrisia sarebbe nascondere la propria ipocrisia. Nasconderla a se stessi e agli altri, perchรฉ a Dio non รจ possibile. Lโ€™ipocrisia รจ in gran parte vinta, nel momento che รจ riconosciuta. Ed รจ quello che ci proponiamo di fare in questa meditazione: riconoscere la parte di ipocrisia, piรน o meno cosciente, che cโ€™รจ nelle nostre azioni.

Lโ€™uomo โ€“ha scritto Pascal โ€“ ha due vite: una รจ la vita vera, lโ€™altra quella immaginaria che vive nellโ€™opinione, sua o della gente. Noi lavoriamo senza posa ad abbellire e conservare il nostro essere immaginario e trascuriamo quello vero. Se possediamo qualche virtรน o merito, ci diamo premura di farlo sapere, in un modo o in un altro, per arricchire di tale virtรน o merito il nostro essere immaginario, disposti perfino a farne a meno noi, per aggiungere qualcosa a lui, fino a consentire, talvolta, a essere vigliacchi, pur di sembrare valorosi e a dare anche la vita, purchรฉ la gente ne parli .

Cerchiamo di scoprire lโ€™origine e il significato del termine ipocrisia. La parola deriva dal linguaggio teatrale. Allโ€™inizio significava semplicemente recitare, rappresentare sulla scena. Agli antichi non sfuggiva lโ€™intrinseco elemento di menzogna che cโ€™รจ in ogni rappresentazione scenica, nonostante lโ€™alto valore morale e artistico che le viene riconosciuto. Di qui il giudizio negativo che si portava sul mestiere dellโ€™attore, riservato, in certi periodi, agli schiavi e proibito addirittura dagli apologisti cristiani. Il dolore e la gioia ivi rappresentati ed enfatizzati non sono vero dolore e vera gioia, ma parvenza, affettazione. Alle parole e agli atteggiamenti esteriori non corrisponde lโ€™intima realtร  dei sentimenti. Quello che รจ sulla faccia non รจ quello che cโ€™รจ nel cuore.

Noi usiamo la parola fiction in senso neutrale o addirittura positivo (รจ un genere letterario e di spettacolo molto in voga ai nostri giorni!); gli antichi le davano il senso che essa ha in realtร : quello di finzione. Ciรฒ che di negativo cโ€™era nella finzione scenica รจ passato nella parola ipocrisia. Da parola originariamente neutra, essa รจ diventata parola esclusivamente negativa, una delle poche parole con significati tutti e solo negativi. Cโ€™รจ chi si vanta di essere orgoglioso o libertino, nessuno di essere ipocrita.
Lโ€™origine del termine ci mette sulle tracce per scoprire la natura dellโ€™ipocrisia. Essa รจ fare della vita un teatro in cui si recita per un pubblico; รจ indossare una maschera, cessare di essere persona per diventare personaggio. Il personaggio non รจ altro che la corruzione della persona. La persona รจ un volto, il personaggio una maschera. La persona รจ nuditร  radicale, il personaggio รจ tutto abbigliamento. La persona ama lโ€™autenticitร  e lโ€™essenzialitร , il personaggio vive di finzione e di artifici. La persona ubbidisce alle proprie convinzioni, il personaggio ubbidisce a un copione. La persona รจ, umile e leggera, il personaggio รจ pesante ed ingombrante.

Questa tendenza innata dellโ€™uomo รจ accresciuta enormemente dalla cultura attuale dominata dallโ€™immagine. Film, televisione, internet: tutto si basa ormai prevalentemente sullโ€™immagine, Cartesio ha detto: โ€œCogito ergo sumโ€, penso dunque sono; ma oggi si tende a sostituirlo con โ€œappaio, dunque sonoโ€. Un famoso moralista ha definito lโ€™ipocrisia โ€œil tributo che il vizio paga alla virtรนโ€ . Essa insidia soprattutto le persone pie e religiose. Un rabbino del tempo di Cristo diceva che il 90% dellโ€™ipocrisia del mondo si trovava a Gerusalemme . Il motivo รจ semplice: dove piรน forte รจ la stima dei valori dello spirito, della pietร  e della virtรน, lรฌ รจ piรน forte anche la tentazione di affettarle per non sembrarne privi.

Un pericolo viene anche dalla moltitudine dei riti che le persone pie sono solite compiere e delle prescrizioni che sono impegnate a osservare. Se non sono accompagnati da un continuo sforzo di immettere in essi unโ€™anima, mediante lโ€™amore per Dio e per il prossimo, essi diventano gusci vuoti. โ€œQueste cose โ€“dice san Paolo parlando di certi riti e prescrizioni esteriori- hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiositร  e umiltร  e austeritร  riguardo al corpo, ma in realtร  non servono che per soddisfare la carneโ€ (Col 2, 23). In questo caso, le persone conservano, dice lโ€™Apostolo, โ€œla parvenza della pietร , mentre ne hanno rinnegata la forza interioreโ€ (2 Tm 3,5).

Quando lโ€™ipocrisia diventa cronica crea, nel matrimonio e nella vita consacrata, la situazione di โ€œdoppia vitaโ€: una pubblica, palese, lโ€™altra nascosta; spesso una diurna, lโ€™altra notturna. รˆ lo stato spirituale piรน pericoloso per lโ€™anima, dal quale diventa difficilissimo uscire, a meno che non intervenga qualcosa dallโ€™esterno a infrangere il muro dentro cui ci si รจ chiusi. รˆ lo stadio che Gesรบ descrive con lโ€™immagine dei sepolcri imbiancati:

โ€œGuai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: allโ€™esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Cosรฌ anche voi: allโ€™esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquitร โ€ (Mt 23, 27-28).
Se ci domandiamo perchรฉ lโ€™ipocrisia รจ tanto in abominio davanti a Dioโ€, la risposta รจ chiara. Lโ€™ipocrisia รจ menzogna. รˆ occultare la veritร . Inoltre nellโ€™ipocrisia lโ€™uomo declassa Dio, lo mette al secondo posto, collocando al primo posto le creature, il pubblico. รˆ come se in presenza del re, uno gli voltasse le spalle per rivolgere la sua attenzione unicamente ai servi. โ€œLโ€™uomo guarda lโ€™apparenza, il Signore guarda il cuoreโ€ (1 Sam 16, 7): coltivare lโ€™apparenza piรน che il cuore, significa automaticamente dare piรน importanza allโ€™uomo che a Dio.

Lโ€™ipocrisia รจ dunque essenzialmente mancanza di fede, una forma di idolatria in quanto mette le creature al posto del Creatore. Gesรน fa derivare da essa lโ€™incapacitร  dei suoi nemici di credere in lui: โ€œCome potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?โ€ (Gv 5, 44). Lโ€™ipocrisia manca anche di caritร  verso il prossimo, perchรฉ tende a ridurre gli altri ad ammiratori. Non riconosce loro una dignitร  propria, ma li vede solo in funzione della propria immagine. Numeri della audience e nulla piรน.

Una forma derivata di ipocrisia รจ la doppiezza o lโ€™insinceritร . Con lโ€™ipocrisia si cerca di mentire a Dio; con la doppiezza nel pensare e nel parlare si cerca di mentire agli uomini. Doppiezza รจ dire una cosa e pensarne unโ€™altra; dire bene di una persona in sua presenza e dirne male appena ha voltato le spalle.

Il giudizio di Cristo sullโ€™ipocrisia รจ come una spada fiammeggiante: โ€œReceperunt mercedem suamโ€: โ€œhanno ricevuto la loro ricompensaโ€. Hanno firmato una quietanza, non possono attendersi altro. Una ricompensa, oltretutto, illusoria e controproducente anche sul piano umano, perchรฉ รจ verissimo il detto che โ€œla gloria fugge chi la insegue e insegue chi la fuggeโ€.

รˆ chiaro che la nostra vittoria sullโ€™ipocrisia non sarร  mai una vittoria di primo acchito. A meno di essere giunti a un livello altissimo di perfezione, non possiamo evitare di sentire dโ€™istinto il desiderio di apparire in buona luce, di fare bella figura, di piacere agli altri. La nostra arma รจ la rettificazione dellโ€™intenzione. Alla retta intenzione si giunge mediante la rettificazione costante, giornaliera, della nostra intenzione. Lโ€™intenzione della volontร , non il sentimento naturale, รจ ciรฒ che fa la differenza agli occhi di Dio

Se lโ€™ipocrisia consiste nel mostrare anche il bene che non si fa, un rimedio efficace per contrastare questa tendenza รจ nascondere anche il bene che si fa. Privilegiare quei gesti nascosti che non saranno sciupati da nessuno sguardo terreno e conserveranno tutto il loro profumo per Dio. โ€œA Dio, dice san Giovanni della croce, piace di piรน unโ€™azione, per quanto piccola, fatta di nascosto e senza il desiderio che sia conosciuta, che mille altre compiute con il desiderio che siano vedute dagli uominiโ€. E ancora: โ€œUnโ€™azione fatta interamente e puramente per Dio, con cuore puro, crea tutto un regno per chi la faโ€ .

Gesรน raccomanda con insistenza questo esercizio: โ€œPrega nel segreto, digiuna nel segreto, faโ€™ lโ€™elemosina in segreto e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserร โ€ (cf. Mt 6, 4-18). Sono delicatezze nei confronti di Dio che tonificano lโ€™anima. Non si tratta di fare di ciรฒ una regola fissa. Gesรน dice anche: โ€Cosรฌ risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perchรฉ vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che รจ nei cieliโ€ (Mt 5, 16). Si tratta di distinguere quando รจ bene che gli altri vedano e quando รจ meglio che non vedano.

La cosa peggiore che si puรฒ fare, al termine di una descrizione dellโ€™ipocrisia, รจ quella di servirsene per giudicare gli altri, per denunciare lโ€™ipocrisia che cโ€™รจ intorno a noi. รˆ proprio a costoro che Gesรน applica il titolo di ipocriti: โ€œIpocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dallโ€™occhio del tuo fratello!โ€ (Mt 7,5). Qui รจ veramente il caso di dire: โ€œChi di voi รจ senza peccato scagli la prima pietraโ€ (Gv 8,7). Chi puรฒ dire di essere del tutto esente da qualche forma di ipocrisia? di non essere un poโ€™ anche lui un sepolcro imbiancato, diverso allโ€™interno da quello che appare allโ€™esterno? Forse soltanto Gesรบ e la Madonna sono stati esenti, in modo stabile e assoluto, da ogni forma di ipocrisia. Il fatto consolante รจ che appena uno dice: โ€œSono stato ipocritaโ€, la sua ipocrisia รจ vinta.

โ€œSe il tuo occhio รจ sempliceโ€
La parola di Dio non si limita a condannare il vizio dellโ€™ipocrisia; essa ci spinge anche a coltivare la virtรน opposta che รจ la semplicitร . โ€œLa lampada del corpo รจ lโ€™occhio; perciรฒ, se il tuo occhio รจ semplice, tutto il tuo corpo sarร  luminosoโ€ (Mt 6,22). La parola โ€œsemplicitร โ€ puรฒ avere โ€“ed ha anche oggi โ€“ il senso negativo di dabbenaggine, ingenuitร , superficialitร  e imprudenza. Gesรบ si preoccupa di escludere questo senso; alla raccomandazione: โ€œSiate semplici come colombeโ€, fa seguire infatti lโ€™invito a essere anche โ€œprudenti come serpentiโ€ (Mt 10,16).
San Paolo riprende e applica alla vita della comunitร  cristiana lโ€™insegnamento evangelico sulla semplicitร . Nella Lettera ai Romani scrive: โ€œChi dona, lo faccia con semplicitร โ€ (Rom 12, 8). Si riferisce, in primo luogo, a coloro che nella comunitร  sono preposti a opere di caritร , ma la raccomandazione di applica a tutti: non solo a chi dร  del proprio denaro, ma anche a chi da del proprio tempo, del proprio lavoro. Il senso รจ di non far pesare quello che si fa per gli altri o nel proprio ufficio. Alessandro Manzoni che nel suo romanzo โ€œI Promessi sposiโ€ ha incarnato cosรฌ bene lo spirito del Vangelo, ha una scenetta delicatissima a questo riguardo. Il buon sarto del paese

โ€œInterruppe il discorso da sรฉ, come sorpreso da un pensiero. Stette un momento; poi mise insieme un piatto delle vivande chโ€™eran sulla tavola, e aggiuntovi un pane, mise il piatto in un tovagliolo, e preso questo per le quattro cocche, disse alla sua bambinetta maggiore: โ€“ piglia qui โ€“. Le diede nellโ€™altra mano un fiaschetto di vino, e soggiunse: โ€“ vaโ€™ qui da Maria vedova; lasciale questa roba, e dille che รจ per stare un poโ€™ allegra coโ€™ suoi bambini. Ma con buona maniera, veโ€™; che non paia che tu le faccia lโ€™elemosinaโ€ .

Lโ€™apostolo Paolo parla di semplicitร  anche in un altro contesto che ci interessa particolarmente perchรฉ attinente alla Pasqua. Scrivendo ai Corinzi dice:
โ€Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poichรฉ siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, รจ stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, nรฉ con lievito di malizia e di perversitร , ma con azzimi di sinceritร  e di veritร โ€ (1 Cor 5, 7-8).

La festa che lโ€™Apostolo invita a celebrare non รจ una festa qualunque, ma la festa per eccellenza, lโ€™unica festa che il cristianesimo conosce e celebra nei primi tre secoli della sua storia, e cioรจ la Pasqua. La vigilia della Pasqua, il 13 Nisan, il rituale ebraico ordinava che la padrona di casa perlustrasse al lume di candela tutta la casa, rovistando ogni angolo, per far sparire ogni piccolo vestigio di pane fermentato e celebrare cosรฌ, lโ€™indomani, la Pasqua con solo pane azzimo. Il fermento infatti era per gli ebrei sinonimo di corruzione e il pane azzimo, simbolo di purezza, novitร  e integritร . In questo senso Gesรน chiama lโ€™ipocrisia un fermento, โ€œil fermento dei fariseiโ€ (Lc 12, 1).

San Paolo vede nella pratica rituale ebraica una grandiosa metafora della vita cristiana. Cristo รจ stato immolato; รจ lui la vera Pasqua di cui quella antica era unโ€™attesa; bisogna dunque perlustrare la casa interiore, il cuore, spogliarsi di tutto ciรฒ che รจ vecchio e corrotto, per essere โ€œuna pasta nuovaโ€; fare, anche dentro di noi, la grande pulizia primaverile. La parola greca heilikrineia che รจ tradotta con โ€œsinceritร โ€ contiene lโ€™idea di splendore solare (helios) e di prova o giudizio (krino) e significa perciรฒ una trasparenza solare, qualcosa che รจ stato provato contro luce e trovato puro.

La virtรน della semplicitร  ha il modello piรน sublime che si possa pensare: Dio stesso. Santโ€™Agostino ha scritto: โ€œDio รจ trino, ma non รจ tripliceโ€ . Egli รจ la stessa semplicitร . La Trinitร  non distrugge la semplicitร  di Dio, perchรฉ la semplicitร  riguarda la natura e la natura di Dio รจ una e semplice. San Tommaso raccoglie fedelmente questa ereditร , facendo della semplicitร  il primo degli attributi di Dio .

La Bibbia esprime questa stessa veritร  in maniera concreta, per mezzo di immagini: โ€Dio รจ luce e in lui non ci sono tenebreโ€ (1 Gv 1, 5). Lโ€™assenza di qualsiasi mescolanza รจ anche uno dei molteplici significati del titolo divino Qadosh, Santo. Pura pienezza, pura semplicitร . La grande mistica santa Caterina da Genova designa questo aspetto della natura divina, di cui era innamorata, con netto, nettezza, un termine che indica, insieme, purezza e interezza, pienezza e omogeneitร  assoluta. Dio รจ โ€œtutto dโ€™un pezzoโ€. La semplicitร  di Dio รจ โ€œpura pienezzaโ€; a lui, dice la Scrittura, โ€œnulla puรฒ essere aggiunto e nulla toltoโ€ (Sir 42, 21). In quanto รจ somma pienezza, niente gli puรฒ essere aggiunto; in quanto รจ somma purezza, niente gli deve essere tolto. In noi le due cose non sono mai unite; lโ€™una contraddice lโ€™altra. La nostra purezza รจ ottenuta sempre togliendo qualcosa, purificandoci, โ€œtogliendo il male dalle nostre azioniโ€ (cf. Is 1, 16).
Qualunque azione, benchรฉ piccola, se compiuta con intenzione pura e semplice, ci fa essere โ€œa immagine e somiglianza di Dioโ€. Lโ€™intenzione pura e semplice raccoglie le forze disperse dellโ€™anima, prepara lo spirito e lo unisce a Dio. Essa รจ principio, fine e ornamento di tutte le virtรน. Tendendo a Dio solo e giudicando le cose in rapporto a lui, la semplicitร  respinge e debella la finzione, lโ€™ipocrisia e ogni duplicitร โ€ฆ Questa intenzione pura e retta รจ quellโ€™occhio semplice di cui parla Gesรน nel Vangelo, che illumina tutto il corpo, cioรจ tutta la vita e gli atti dellโ€™uomo e li preserva immuni dal peccato.

Quella della semplicitร  รจ una delle conquiste piรน ardue e piรน belle del cammino spirituale. La semplicitร  รจ propria di chi รจ stato purificato da una vera penitenza, perchรฉ รจ frutto di un totale distacco da se stessi e di un amore disinteressato verso Cristo. La si raggiunge a poco a poco, senza scoraggiarsi per le cadute, ma con ferma determinazione di cercare Dio per lui stesso e non per noi stessi.

Se posso permettermi di suggerire un proposito al termine di questa meditazione, esso รจ di cercare nel salterio, o nella liturgia delle ore, il salmo 139; recitarlo lentamente e ripetutamente, come se lo leggessimo per la prima volta, anzi come se lo stessimo componendo noi stessi o fossimo i primi a pronunziarlo. Se lโ€™ipocrisia e la doppiezza consistono nel ricercare lo sguardo degli uomini piรน che quello di Dio, qui troviamo il rimedio piรน efficace. Recitare questo salmo รจ come sottoporsi a una specie di radiografia, come esporsi ai raggi X. Ci si sente attraversati da parte a parte dallo sguardo di Dio. Io ricordo sempre lโ€™impressione di quando per la prima volta lo recitai nel modo che ho detto. Comincia cosรฌ:
โ€œSignore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non รจ ancora sulla lingua e tu, Signore, gia la conosci tuttaโ€ฆ
Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, lร  tu sei, se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dellโ€™aurora per abitare allโ€™estremitร  del mare,
anche lร  mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.
Se dico: Almeno lโ€™oscuritร  mi copra e intorno a me sia la notte;
nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte รจ chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luceโ€.

La cosa meravigliosa รจ che questa presa di coscienza di essere sotto lo sguardo di Dio non crea un sentimento di vergogna o di disagio, come chi si sente osservato e scoperto nei suoi pensieri piรน segreti; al contrario, da gioia perchรฉ si capisce che รจ lo sguardo di un padre che ci ama e ci vuole perfetti come lui รจ perfetto. Il salmista termina infatti la sua preghiera con il grido esultante:

โ€Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vitaโ€.

Sรฌ, vedi, Signore, se seguiamo una via di menzogna e guidaci, in questa Quaresima, sulla via della semplicitร  e della trasparenza. Amen.

1. Cf. B. Pascal, Pensieri, 147 Br.
2. La Rochefoucauld, Massime 218.
3.Cf. Strack-Billerbeck, I, 718.
4.S. Giovanni della Croce, Massime, 20 e 21.
5.Manzoni, I promessi Sposi, cap. XXIV.
6.S. Agostino, De Trinitate, VI, 7.
7.S. Tommaso dโ€™Aquino, S.Th. I,3,7

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