
In questo libro il monaco benedettino Anselm Grรผn tenta di mostrare come esse, invece, si coappartengano: il desiderio di amore trova compimento nella percezione dell’amore di Dio, e le ferite, che la vita procura, in fondo trovano guarigione nell’amore di Dio.
La fonte divina dellโamore
Di questa fonte inesauribile parla Giovanni nel racconto delle nozze di Cana (Gv 2,1-12). Il nostro vino, il nostro tentativo di amare, vede molto presto la fine. Non possiamo dare nessuna garanzia delle nostre emozioni. Prima o poi i nostri sentimenti di amore si volatilizzano e allora crediamo di non riuscire piรน ad amare lโaltro. Questo capita a molti coniugi che assistano stupiti allโesaurirsi del loro amore. Questo capita anche alla coppia che celebra le nozze a Cana. Viene a mancare il vino, il loro amore viene a mancare, giร il terzo giorno essi non hanno piรน nรฉ vino, nรฉ amore. Allora Gesรน trasforma in vino sei otri dโacqua, in modo che il vino non abbia piรน a finire.
Sei รจ il numero dellโimperfezione e gli otri di pietra rimandano a quanto di duro e di impietrito vi รจ in noi. Nella loro incapacitร di amare veramente, nelle loro durezze e nei loro blocchi, Gesรน mostra agli sposi unโaltra fonte dโamore, la fonte divina, che mai smette di sgorgare. Gesรน pronuncia la sua parola dโamore in quanto in noi รจ divenuto sciapo e senza sentimento, in quanto in noi รจ imperfetto e indurito. Se noi ci fidiamo di questa parola, anche in noi tutto puรฒ mutarsi in amore.
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Dโimprovviso noi possiamo amare con le nostre forze e le nostre debolezze, con le nostre imperfezioni e i nostri errori, con le nostre contrazioni e i nostri indurimenti. Tutto in noi puรฒ irradiare lโamore divino, cosรฌ che intorno a noi possa svolgersi la festa della vita.
A. GRรN, Abitare nella casa dellโamore, Brescia, Queriniana, 2000, 67-68
