Chi ha approfondito lo studio della Bibbia sa che nelle pagine della Genesi sono presenti varie ยซtradizioniยป storico-letterarie. Per usare unโimmagine, sono come inchiostri e mani differenti che narrano le vicende dei vari personaggi con tratti propri. I redattori finali del libro, che ora abbiamo tra le mani, talvolta hanno semplicemente appaiato racconti diversi su contenuti analoghi. La scorsa settimana abbiamo evocato la chiamata di Abramo secondo una di queste tradizioni, quella che gli esegeti usano denominare โJahvistaโ, a causa del nome sacro Jahweh presente in quelle pagine.
Ora presentiamo un altro racconto della vocazione di Abramo, dovuto a una nuova tradizione defiย nita โElohistaโ per lโuso del nome divino โElohรฎm, โDioโ. Essa si svolge secondo il tipico contrappunto tra chiamata e risposta. La voce divina risuona improvvisa e offre al chiamato il sostegno per la sua missione: ยซNon temere, Abram, io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarร molto grandeยป (Genesi 15,1). La risposta umana del patriarca biblico non รจ piรน cosรฌ netta come quella che abbiamo visto la scorsa volta leggendo il capitolo 12 secondo la tradizione โJahvistaโ, ove si aveva un imperativo divino: ยซVattene!ยป e una pronta risposta umana: ยซAbram andรฒยป.
In questa narrazione Abramo oppone unโobiezione: ยซSignore Dio, che cosa mai mi darai? Io me ne vado senza ย figli… A me non hai dato discendenza, e un mio domestico, Eliezer di Damasco, sarร mio eredeยป (15,2-3). Secondo il diritto semitico, in caso di assenza di eredi diretti, cioรจ i fiย gli o i nipoti, il patrimonio passava al maggiordomo, il capo dei servi. Lโobiezione รจ chiara: quale promessa egli avrร se il futuro della storia che Dio gli prospetta non sarร legato alla persona dellโeletto?
Dio, perรฒ, come accadrร a Mosรจ e a Geremia, spazza via lโobiezione e, con un gesto simbolico poetico e suggestivo, conferma ad Abramo la vocazione e la promessa: ยซGuarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle… Tale sarร la tua discendenzaยป (15,5). A questo punto scatta nel chiamato lโobbedienza espressa con una frase cara a san Paolo, che la commenterร nel capitolo 4 della Lettera ai Romani e in Galati 3,6-7. Eccola: ยซEgli credette al Signore che glielo accreditรฒ come giustiziaยป (15,6).
Tre sono i termini da considerare. Innanzitutto il verbo โcredereโ, che in ebraico รจ in pratica il nostro amen e letteralmente signiย ca โfondarsiโ sulla parola divina, basarsi sulla roccia stabile della ย fiducia in una persona che non ti inganna. Segue un altro verbo, โaccreditareโ, che di per sรฉ รจ usato per designare la validitร di un sacriย ficio, compiuto secondo norme rituali e quindi messo in conto al fedele perchรฉ il Signore lo ricompensi. Ora, invece, il vero sacriย ficio che Dio gradisce โ come ribadiranno i profeti โ รจ lโatteggiamento di fede che coinvolge non un sacrificio animale ma tutta la vita. ร questo il nostro โcreditoโ nei confronti di Dio.
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Infiย ne, Abramo รจ presentato come uomo della โgiustiziaโ che, nel linguaggio biblico, รจ prima di tutto la fedeltร totale e generosa. Dio รจ โgiustoโ non solo quando giudica, ma soprattutto quando salva. Lโuomo โgiustoโ รจ colui che aderisce a Dio in pienezza di fede e di amore. Abramo diventa โgiustoโ non perchรฉ moltiplica riti sacriย ficali, ma per il sacrifiย cio perfetto della sua vita. A lui possiamo assegnare la frase del profeta Abacuc cara a Paolo: ยซIl giusto per fede vivrร !ยป (2,4; cfr. Romani 1,17; Galati 3,11).
