Sentirsi riportare al centro. Al centro della propria vita e delle proprie progettualitร . Questo possono farlo soltanto incontri intensi e relazioni vere.
Incontri che possono materializzarsi anche attraverso una lettura, e relazioni che stabiliscono reciprocitร tra persone e storie diverse. Quando ci lasciamo riportare al centro della nostra vita e delle nostre progettualitร possiamo fare esperienze sorprendenti; di quelle che vanno in direzione diversa da quelle che predica e pratica la cultura prevalente.
Chi oggi scommetterebbe, ad esempio, sulla positivitร di unโesperienza: quella della “mendicanza”? ร la condizione umana di cui si occupano, sin dal titolo, pagine lette in questi ultimi giorni. La mendicanza: una condizione vera, reale e dura da sentirsi addosso. Eppure essa corrisponde esattamente a ciรฒ che siamo, specie nel nostro mondo occidentale.
Mendicanti, sรฌ. Ma attenzione, mendicanti non di ciรฒ che ci serve per sopravvivere, ma di ciรฒ che ci puรฒ far vivere. La nostra povertร รจ, ancor piรน spesso che materiale (anche se i bisogni di milioni di fratelli sono anche di questo tipo), una povertร esistenziale. ร povertร di relazioni. Quelle vere. ร povertร di senso. Quello che, a volte, spariglia le carte della vita; ma che, ritrovato, riscalda il cuore e rimette in moto la volontร .
Dopo aver concesso troppo spazio a desideri inessenziali ed effimeri, abbiamo perso il contatto con ciรฒ che ci serve davvero: la gioia di vivere, la bellezza di essere parte dellโesistenza e, per chi crede, la fiducia di essere figli di un Dio che ci ama, liberi e liberati. Questa รจ la luce. Questo รจ ciรฒ di cui andiamo cercando le tracce, viandanti a mano aperta, in cerca di una scintilla di senso.
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Luigi Verdi – autore delle pagine alle quali mi riferisco e compagno di strada di tanti viandanti di questo tempo, spesso scossi da gravi crisi legate a ferite umane e affettive – ci invita, in un prezioso libretto (Mendicanti di luce, Romena 2018), a seguire un percorso per superare lo smarrimento inevitabile dellโessere mendicante, e la paura profonda di non sapere come fare a trovare uno squarcio di luce. Quella che ti accompagna senza accecarti; che ti permette di non perderti senza dispensarti dal cercare e, dopo aver trovato, ti spinge a cercare ancora.
Per farlo Gigi compie una semplice operazione: legge il Vangelo. Lo legge, lo rilegge e lo trasmette nellaย trasparenza della sua semplicitร . Senza la presunzione di chi ha capito giร tutto. Lo fa piuttosto con la consapevolezza di chi ha trovato in quelle parole la forza e la gioia sofferta di rimettersi in cammino.
Semmai dopo aver assaporato i frutti amari di una esperienza che ti allontana, prima di tutto da te stesso. Gli stessi frutti che ciascuno di noi preferirebbe non aver mai mangiato ma che possono essere anche inizio di vita nuova. A patto di ritrovare pagine di luce e compagni di viaggio interessati alla vita, come lo รจ stato Gesรน di Nazareth per quelli che lo hanno incontrato. Dovโรจ che Gesรน si fa trovare da Risorto? In un giardino dove incontra la Maddalena; sulla strada, quella che percorre con i discepoli di Emmaus, gente delusa per aver investito la propria vita su un “perdente”, almeno fino a quel momento. Si fa trovare in una casa, quella dove si erano ritirati i discepoli impauriti e indecisi sul loro futuro; sulla riva del mare dove prepara il pesce arrosto per i suoi apostoli. Un giardino, una casa, una strada, la riva del mare.
Con parole forti, ma dolci e calde, don Gigi ci trasmette lo stupore dello scoprire come la luce del Risorto sia qui, nei luoghi del nostro quotidiano, dove la vita scorre, nel cuore di ogni nostro giorno.
ยซSono proprio le piccoleย coseย –ย scriveย – che ciย avvicinano allโeterno, allโinfinito. Alla vita vera. E dunque sono questi i momenti di risurrezione che dobbiamo cercare e aspettare, osare e amare: sono piccole luci nella notteยป.
I mendicanti sappiano, quindi, dove puรฒ scorgersi ciรฒ che dร luce alla nostra vita: ovunque. ร nei luoghi di ogni giorno, nei luoghi piรน comuni che possiamo trovare il Risorto e incontrare il Risorto vuol dire incontrare la vita. ร nella vita che si incontra la vita.
E Gigi ci spinge a toccarla, questa vita, a sentirla scorrere in noi, a guardarla negli occhi anche quando siamo stanchi e affaticati, anche quando le tempeste sembrano travolgerci.
Essere fedeli al sogno di Dio significa quindi, per il fondatore della Comunitร di Romena, restare aderenti alla vita, non chiudersi nei “luoghi sacri” ma correre dietro al profumo, alle orme, allโinfaticabile cammino di Dio. Seguirlo, come veri discepoli, senza mettere condizioni, perchรฉ”…non sappiamo, oggi, se i nostri gesti di attenzione e cura sbocceranno domani, non ci รจ dato saperlo, oggi. Ma saremo stati fedeli al sogno di Dio”.
Lโinvito da accogliere, dando seguito anche alle parole forti e calde di questo libro, รจ quello di abbandonare le nostre false sicurezze, le inutili luci artificiali, e metterci in cammino, come i discepoli di Emmaus, verso quella luce che illumina, senza fine, il nostro cuore. ร questo lโorizzonte di ogni mendicante, รจ questo lโoriente verso cui deve volgersi per avere la sua dote di infinito.
NUNZIO GALANTINO
Fonte
Il Sole 24 Ore โ COMMENTI E INCHIESTE / Testimonianze dai confini โ 7 aprile 2018
