ยซEcco: sto alla porta e busso. Se uno ascolta la mia voce e mi spalanca la porta, io entrerรฒ da lui, cenerรฒ con lui e lui con meยป. Di questo versetto dellโApocalisse (3,20) un commentatore di quel libro biblico, Pierre Prigent, ha scritto: ยซEcco un passo che non si ha voglia di spiegare con i pesanti strumenti dellโanalisi storica e letteraria tanto il suo messaggio sembra chiaro e di purissima bellezzaยป. Cโรจ una raffiยgurazione inglese che presenta Gesรน con una lanterna in mano mentre, di notte, sta bussando alla porta di una casa e resta in attesa di una risposta.
Il pensiero puรฒ correre a un parallelo antico testamentario, nel Cantico dei Cantici, quando la donna a letto ode la voce del suo amato che รจ alla porta e smuove il chiavistello chiuso per entrare. Ma per pigrizia non si leva dal giaciglio ove riposa. Piรน tardi si alza, apre la porta, ma รจ avvolta solo dalla tenebra della notte, dal silenzio e dal gelo: ยซHo aperto al mio amato, ma ormai il mio amato era sparito, scomparso. La mia anima venne meno…ยป (5,6). Questa coppia di scene bibliche di grande fascino ci sembrano una parabola della vocazione, il tema che stiamo sviluppando in questo anno in cui il Sinodo dei vescovi discuterร sui giovani e sul loro ยซdiscernimento vocazionaleยป.
Sappiamo che ogni vocazione a qualsiasi stato di vita comprende un duplice movimento. Cโรจ, da un lato, la chiamata di Dio: รจ il suo bussare quando forse siamo chiusi nel nostro egoismo o nella nostra solitudine o nelle distrazioni e rumori. Dโaltro lato, cโรจ la nostra risposta libera che puรฒ essere pronta e festosa, felice di spalancare la porta della propria vita, ma puรฒ essere anche indifferente o tardiva. Entrambi i movimenti sono necessari, se egli non bussasse, noi resteremmo chiusi nei nostri spazi, dietro le porte blindate della nostra vicenda umana. Se noi non aprissimo, egli passerebbe oltre e perderemmo lโoccasione di dare un senso pieno alla nostra esistenza.
Nella vocazione sโincontrano e sโintrecciano, dunque, due realtร fondamentali nella fede, celebrate da san Paolo nelle sue lettere: grazia divina e libertร umana. Certo, รจ Dio che si mette per primo alla nostra ricerca sulle strade della storia, come si scopre in tutte le pagine della Bibbia. Paolo, lโapostolo, citando Isaia, si stupisce lui stesso di un fatto sorprendente: ยซIo โ dice il Signore โ mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato anche a quelli che non si rivolgevano a meยป (Romani 10,20). E proprio lui ne sapeva qualcosa con quanto gli era accaduto sulla via di Damasco.
Abbiamo proposto questa riflยessione nella settimana di Pasqua. Non solo perchรฉ ยซla sera di quello stesso giornoยป il Risorto sโera presentato nel Cenacolo ai suoi discepoli a porte chiuse dando loro la vocazione di perdonare i peccati, come faranno nei secoli i suoi sacerdoti (Giovanni 20,19-23). Ma anche per evocare una suggestiva tradizione giudaica in linea con i due testi dellโApocalisse e del Cantico. Durante la cena pasquale si deve tenere socchiuso lโuscio di casa perchรฉ, se il Messia venisse in quella sera, sarebbe ospite alla mensa. Ma se il Messia non avesse ancora deciso di venire nel mondo, per le strade cโรจ sempre un povero che potrebbe essere invogliato dalla luce che ยfiltra dalla porta a entrare. E per quella famiglia ebrea sarebbe come accogliere il Messia. Cristo, infatti, dirร : ยซTutto quello che fate a uno di questi piccoli, lโavete fatto a meยป (Matteo 25,45).
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