Enzo Bianchi – Misurare la parola

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Fra le esperienze faticose e a volte anche dolorose che segnano il mio essere viandante sulle strade del mondo cโ€™รจ anche quella della comunicazione tra amici, fratelli e sorelle, persone che incontro per brevi o lunghi tratti di strada. Non che la comunicazione sia impossibile o cattiva: sovente รจ mancante. Siamo in una cultura caratterizzata dal primato della parola e dellโ€™immagine, innanzitutto della parola, che vogliamo appropriata, chiara, mite razionale, onesta. Siamo tutti convinti che per allontanare violenza e aggressivitร  occorra โ€œparlarsiโ€, ascoltare lโ€™altro ed essere ascoltati. Psicoanalisi ed etica hanno conferito un valore pressochรฉ esclusivo alla parola e cosรฌ ci siamo esercitati ad ascoltare, interpretare, misurare la parola.

Ma cโ€™รจ anche il piรน recente primato dellโ€™immagine, perchรฉ ormai nella nostra societร  le immagini formano il nostro panorama visivo quotidiano e non sono piรน confinate in quello che, appunto, chiamiamo โ€œimmaginarioโ€. Nei secoli passati, lโ€™immagine come rappresentazione si presentava come unโ€™occasione rara: le uniche immagini erano quelle che gli occhi potevano catturare nella realtร , lร  dove si era fisicamente presenti. Oggi immagini virtuali di ogni tipo dominano e catturano la nostra attenzione.

Ora, in questa situazione di comunicazione verbale e immaginativa, mi chiedo dove si situa la corporeitร , il mio corpo e quello degli altri. Il corpo infatti รจ sรฌ presente quando si parla di sofferenza, malattia, morte o quando รจ implicato lโ€™esercizio della sessualitร , ma pare dimenticato nella sua ordinaria quotidianitร . Eppure io sperimento di capire meglio lโ€™altra e di essere capito piรน in profonditร  quando ci stringiamo la mano, quando dono o ricevo una carezza, quando sediamo accanto condividendo il cibo che non in un dialogo o un coloquio. La vita non puรฒ essere ridotta a scambio di parole perchรฉ oltre la parola e al di lร  delle immagini cโ€™รจ il corpo, la carne.

Aspetto specifico e dirimente nella fede cristiana รจ lโ€™incarnazione: Dio si รจ fatto carne (sarx), corpo di un uomo. Gesรน di Nazareth era un uomo, vero uomo, carne della nostra carne, e Dio ha voluto mettere la sua tenda, la sua presenza in mezzo a noi. E se Gesรน ci ha salvato, รจ proprio attraverso questa carne, questo corpo che ha incontrato corpi umani e che ha conosciuto la sofferenza e la morte. Nel corpo di una donna Gesรน รจ stato concepito e plasmato, il suo corpo รจ stato oggetto di sollecitudini materne e paterne, con il suo corpo ha incontrato coloro che ha amato, ha servito, ha guarito, ha consolato. รˆ morto come corpo nudo appeso a un legno, come altri due corpi nudi di condannati come lui. รˆ il suo corpo che le donne sono venute a cercare al sepolcro, senza trovarlo perchรฉ risorto! Dovremmo ricordare non solo le parole di Gesรน, non solo i suoi sguardi, ma anche i suoi gesti umanissimi che toccavano corpi di malati e si lasciavano toccareโ€ฆ Alcuni pensano che ci sia โ€œun problema del cristianesimo con il corpoโ€, ma nei vangeli il corpo di Gesรน รจ โ€œingombranteโ€ e non lascia posto a immagini celestiali, spiritualizzate, incorporee di Gesรน. Egli รจ il โ€œnuovo Adamoโ€ anche nel suo essere adam, โ€œterrestreโ€.

Per questo nella nostra vita quotidiana la comunicazione con lโ€™altro deve impegnare anche la dimensione corporale dei due interlocutori: mano nella mano, occhio contro occhio, guancia a guancia affinchรฉ lโ€™incontro avvenga, al di qua e al di lร  delle parole, anche attraverso il gesto. Dovremmo leggere e interpretare in modo piรน approfondito e fecondo i gesti di Gesรนย  che tocca il lebbroso, quasi lo abbraccia โ€“ come farร  san Francesco, il somigliantissimo โ€“ e lo fa non per penitenza ma con gioia, sapendo che la sua santitร  guarisce e purifica; dovremmo meditare il gesto di Gesรน durante lโ€™ultima cena: in ginocchio davanti a ciascuno dei discepoli, prende i loro piedi tra le sue mani, li lava e li asciuga per dire loro a nome di Dio: Lasciati amare e servire! Nessuna parola accompagna questi gesti, eloquenti di per se stessi: sono gesti compiuti da un corpo verso altri corpi.

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Vorrei davvero che la comunicazione non fosse monca, perchรฉ al di lร  delle parole โ€“ troppo spesso non chiare, confuse, irritanti, contraddittorie โ€“ si riuscisse ad ascoltare il corpo dellโ€™altro: la comunicazione vedrebbe dissipati molti malintesi e si rivelerebbe piรน autentica ed efficace, una comunicazione incarnata.

Pubblicato su: Jesus – Rubrica La bisaccia del mendicante – Gennaio 2018

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