Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima.
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 31 marzo, e venerdรฌ 7 aprile.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:
โNessuno puรฒ dire: โGesรน รจ il Signore!โ se non nello Spirito Santoโ (1 Cor 12,3).
Testo della predica
Lo Spirito Santo ci introduce nel mistero della morte di Cristo
1. Lo Spirito Santo nel mistero pasquale di Cristo
Nelle due precedenti meditazioni abbiamo cercato di mostrare come lo Spirito Santo ci introduce alla โpiena veritร โ sulla persona di Cristo, facendocelo conoscere come โSignoreโ e come โDio vero da Dio veroโ. Nelle rimanenti meditazioni la nostra attenzione, dalla persona, si sposta sullโoperato di Cristo, dallโessere allโagire. Cercheremo di mostrare come lo Spirito Santo illumina il mistero pasquale, e in primo luogo, nella presente meditazione, il mistero della sua e della nostra morte.
Appena reso pubblico il programma di queste prediche di Quaresima, in una intervista per lโOsservatore Romano, mi รจ stata rivolta la domanda: โQuanto spazio per lโattualitร ci sarร nelle sue meditazioni?โ Ho risposto: se si intende โattualitร โ nel senso di riferimenti a situazioni o eventi in atto, temo che ci sia ben poco di attuale nelle prossime prediche di Quaresima. Ma, a mio parere, โattualeโ non รจ solo โciรฒ che รจ in attoโ e non รจ sinonimo di โrecenteโ. Le cose piรน โattualiโ sono quelle eterne, cioรจ quelle che toccano le persone nel nucleo piรน intimo della propria esistenza, in ogni epoca e in ogni cultura. ร la stessa distinzione che cโรจ tra โlโurgenteโ e โlโimportanteโ. Noi siamo tentati sempre di anteporre lโurgente allโimportante e di anteporre il โrecenteโ allโโeternoโ. ร una tendenza che il ritmo incalzante della comunicazione e il bisogno di novitร dei media rendono oggi particolarmente acuta.
Cosa cโรจ di piรน importante e attuale per il credente, e anzi per ogni uomo per ogni donna, che sapere se la vita ha un senso o no, se la morte รจ la fine di tutto o, al contrario, lโinizio della vera vita? Ora il mistero pasquale della morte e risurrezione di Cristo รจ lโunica risposta a tali problemi. La differenza che cโรจ tra questa attualitร e quella mediatica della cronaca รจ la stessa che cโรจ tra chi passa il tempo a guardare il disegno lasciato dallโonda sulla spiaggia (che lโonda successiva cancella!), e chi alza lo sguardo a contemplare il mare nella sua immensitร .
Con questa consapevolezza meditiamo dunque sul mistero pasquale di Cristo, iniziando dalla sua morte di croce.
La Lettera agli Ebrei dice che Cristo โmosso dallo Spirito eterno, offrรฌ se stesso senza macchia a Dioโ (Eb 9,14). โSpirito eternoโ รจ un altro modo per dire Spirito Santo, come attesta giร una variante antica del testo. Questo vuol dire che, come uomo, Gesรบ ricevette dallo Spirito Santo che era in lui lโimpulso a offrirsi in sacrificio al Padre e la forza che lo sostenne durante la sua passione. La liturgia esprime questa stessa convinzione, quando, nella preghiera che precede la comunione, fa dire al sacerdote: โSignore Gesรบ Cristo, Figlio di Dio vivo, per volontร del Padre e con lโopera dello Spirito Santo (cooperante Spiritu Sancto) hai dato la vita al mondoโ.
Avviene per il sacrificio come per la preghiera di Gesรบ. Un giorno Gesรบ โesultรฒ nello Spirito Santo e disse: Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terraโ (Lc 10, 21). Era lo Spirito Santo che suscitava in lui la preghiera ed era lo Spirito Santo che lo spingeva a offrirsi al Padre. Lo Spirito Santo che รจ il dono eterno che il Figlio fa di se stesso al Padre nellโeternitร , รจ anche la forza che lo spinge a farsi dono sacrificale al Padre per noi nel tempo.
Il rapporto tra lo Spirito Santo e la morte di Gesรบ รจ messo in rilievo soprattutto nel vangelo di Giovanni. โNon cโera ancora lo Spirito โ commenta lโevangelista a proposito della promessa dei fiumi di acqua viva โ perchรฉ Gesรบ non era ancora stato glorificatoโ (Gv 7, 39), cioรจ, secondo il significato di questa parola in Giovanni, non era stato ancora elevato sulla croce. Dalla croce Gesรบ โemette lo spiritoโ, simboleggiato dallโacqua e dal sangue; scrive infatti nella Prima Lettera: โTre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, lโacqua e il sangueโ (1 Gv 5, 7-8).
Lo Spirito Santo porta Gesรบ alla croce e dalla croce Gesรบ dona lo Spirito Santo. Al momento della nascita e poi, pubblicamente, nel suo battesimo, lo Spirito Santo รจ dato a Gesรบ; nel momento della morte Gesรบ da lo Spirito Santo: โDopo aver ricevuto lo Spirito Santo promesso, egli lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udireโ, dice Pietro alle folle il giorno di Pentecoste (At 2, 33). I Padri della Chiesa amavano mettere in luce questa reciprocitร . โIl Signore โscriveva santโIgnazio dโAntiochia โ ha ricevuto sul suo capo unโunzione profumata (myron), per spirare sulla Chiesa lโincorruttibilitร โ .
A questo punto dobbiamo richiamare alla mente lโosservazione di santโAgostino circa la natura dei misteri di Cristo. Secondo lui, si ha una vera celebrazione a modo di mistero e non solo a modo di anniversario, quando โnon solo si commemora un avvenimento, ma lo si fa pure in modo che si capisca il suo significato per noi e lo si accolga santamenteโ . Ed รจ quello che vorremmo fare in questa meditazione, guidati dallo Spirito Santo: vedere cosa significa per noi la morte di Cristo, che cosa essa ha cambiato a proposito della nostra morte.
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2. Uno รจ morto per tutti.
Il credo della Chiesa termina con le parole โAspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrร โ. Non menziona quello che precederร la risurrezione e la vita eterna, e cioรจ la morte. Giustamente, perchรฉ la morte non รจ oggetto di fede, ma di esperienza. La morte perรฒ ci riguarda troppo da vicino per passarla sotto silenzio.
Per poter valutare il cambiamento operato da Cristo nei confronti della morte, vediamo quali furono i rimedi tentati dagli uomini al problema della morte, anche perchรฉ essi sono quelli con cui anche oggi lโuomo cerca di โconsolarsiโ. La morte รจ il problema umano numero uno. SantโAgostino anticipa la riflessione filosofica moderna sulla morte.
โQuando nasce un uomo โ scrive โ si fanno tante ipotesi: forse sarร bello, forse sarร brutto; forse sarร ricco, forse sarร povero; forse vivrร a lungo, forse noโฆ Ma di nessuno si dice: forse morirร o forse non morirร . Questa รจ lโunica cosa assolutamente certa della vita. Quando sappiamo che uno รจ malato di idropisia (allora era questa la malattia incurabile, oggi sono altre) diciamo: โPoveretto, deve morire; รจ condannato, non cโรจ rimedioโ. Ma non dovremmo dire lo stesso di uno che nasce? โPoveretto, deve morire, non cโรจ rimedio, รจ condannato!โ. Che differenza fa se in un tempo un poโ piรน lungo, o un poโ piรน breve? La morte รจ la malattia mortale che si contrae nascendoโ .
Forse piรน che una vita mortale, la nostra รจ da considerarsi una โmorte vitaleโ, un vivere morendo. Questo pensiero di Agostino รจ stato ripreso, in chiave secolarizzata, da Martin Heidegger che ha fatto entrare la morte a pieno diritto nellโoggetto della filosofia. Definendo la vita e lโuomo โun-essere-per-la-morteโ, egli fa della morte non un incidente che pone fine alla vita, ma la sostanza stessa della vita, ciรฒ di cui essa รจ tessuta. Vivere รจ morire. Ogni istante che viviamo รจ qualcosa che viene bruciato, sottratto alla vita e consegnato alla morte . โVivere-per-la-morteโ significa che la morte non รจ solo la fine, ma anche il fine della vita. Si nasce per morire, non per altro. Veniamo dal nulla e torniamo nel nulla. Il nulla รจ lโunica possibilitร dellโuomo.
ร il piรน radicale rovesciamento della visione cristiana, secondo cui lโuomo รจ un โessere-per- lโeternitร โ. Tuttavia, lโaffermazione cui รจ approdata la filosofia dopo la sua lunga riflessione sullโuomo non รจ nรฉ scandalosa nรฉ assurda. Semplicemente, la filosofia fa il suo mestiere; mostra quale sarebbe il destino umano lasciato a se stesso. Aiuta a comprendere la differenza che fa la fede in Cristo.
Piรน che la filosofia sono forse i poeti a dire le parole di sapienza piรน semplici e piรน vere sulla morte. Uno di essi, Giuseppe Ungaretti, parlando dello stato dโanimo dei soldati in trincea nella Grande Guerra, ha descritto la situazione di ogni uomo di fronte al mistero della morte:
โSi sta
come dโautunno
sugli alberi
le foglieโ.
La stessa Scrittura dellโAntico Testamento non ha una risposta chiara sulla morte. Di questa si parla nei libri sapienziali ma sempre in chiave di domanda, piรน che di risposta. Giobbe, i Salmi, il Qoelet, il Siracide, la Sapienza: tutti questi libri dedicano unโattenzione notevole al tema della morte. โInsegnaci a contare i nostri giorni โ dice un salmo โ e giungeremo alla sapienza del cuoreโ (Sal 90, 12). Perchรฉ si nasce? Perchรฉ si muore? Dove si va dopo morti? Sono tutte domande che per il saggio dellโAntico Testamento restano senza altra risposta che questa: Dio vuole cosรฌ; su tutto ci sarร un giudizio.
La Bibbia ci riferisce le opinioni inquietanti degli increduli del tempo: โLa nostra vita รจ breve e triste; non cโรจ rimedio quando lโuomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi. Non cโรจ ritorno dalla morteโฆ Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo statiโ (Sap 2, 1 ss). Soltanto in questo libro della Sapienza, che รจ il piรน recente dei libri sapienziali, la morte comincia a essere rischiarata dallโidea di una retribuzione ultraterrena. Le anime dei giusti, si pensa, sono nelle mani di Dio, anche se non si sa cosa questo vuole dire precisamente (cf Sap 3, 1). ร vero che in un salmo si legge: โPreziosa รจ al cospetto del Signore la morte dei suoi fedeliโ (Sal 116, 15). Ma non possiamo appoggiarci troppo su questo versetto tanto sfruttato, perchรฉ il significato della frase sembra essere un altro: Dio fa pagare cara la morte dei suoi fedeli; cioรจ ne รจ il vindice, ne chiede conto.
Come ha reagito lโuomo a questa dura necessitร ? Un modo sbrigativo รจ stato quello di non pensarci, distrarsi. Per Epicuro, per esempio, la morte รจ un falso problema: โQuando ci sono io โ diceva โ non cโรจ ancora la morte; quando cโรจ la morte non ci sono piรน ioโ. Essa dunque non ci riguarda. A questa logica di esorcizzare la morte rispondono anche le leggi napoleoniche che spostavano i cimiteri fuori dellโabitato.
Ci si รจ appigliati anche a rimedi positivi. Il piรน universale si chiama la prole, sopravvivere nei figli; un altro, sopravvivere nella fama: โNon morirรฒ del tutto (โnon omnis moriarโ) โ diceva il poeta latino โ, perchรฉ resteranno di me i miei scritti, la mia famaโ. โHo eretto un monumento piรน duraturo del bronzoโ . Per il marxismo lโuomo sopravvive nella societร del futuro, non come individuo, ma come specie.
Un altro di questi rimedi palliativi รจ la reincarnazione. Ma รจ una stoltezza. Coloro che professano questa dottrina come parte integrante della loro cultura e religione, cioรจ coloro che sanno veramente che cosโรจ la reincarnazione, sanno anche che essa non รจ un rimedio e una consolazione, ma una punizione. Non รจ una proroga concessa al godimento, ma alla purificazione. Lโanima si reincarna perchรฉ ha ancora qualcosa da espiare, e se deve espiare, dovrร soffrire. La parola di Dio tronca tutte queste vie di fuga illusorie: โร stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizioโ (Eb 9, 27). Una sola volta! La dottrina della reincarnazione รจ incompatibile con la fede dei cristiani.
Ai nostri giorni si รจ andati oltre. Esiste un movimento a livello mondiale chiamato โtransumanesimoโ. Esso ha molte facce, non tutte negative, ma il suo nucleo comune รจ la convinzione che la specie umana, grazie ai progressi della tecnologia, รจ ormai incamminata a un radicale superamento di se stessa, fino a vivere per secoli e forse per sempre! Secondo uno dei suoi piรน noti rappresentanti, Zoltan Istvan, il traguardo finale sarร โdiventare come Dio e vincere la morteโ. Un credente ebreo o cristiano non puรฒ non pensare immediatamente alle parole quasi identiche pronunciate allโinizio della storia umana: โNon morirete affatto, anzi sarete come Dioโ (cf Gen 3,4-5), con il risultato che conosciamo.
3. La morte รจ stata inghiottita dalla vittoria
Esiste un solo, vero rimedio alla morte e noi cristiani defraudiamo il mondo se non lo proclamiamo con la parola e la vita. Sentiamo come lโApostolo Paolo annuncia al mondo questo cambiamento:
โSe per la caduta di uno solo, molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesรน Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti [โฆ]. Infatti, se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quellโuno, tanto piรน quelli che ricevono lโabbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quellโuno che รจ Gesรน Cristoโ (Rom 5, 12-17).
Con maggiore lirismo, il trionfo di Cristo sulla morte รจ descritto nella Prima Lettera ai Corinti:
โLa morte รจ stata sommersa nella vittoriaโ. โO morte, dovโรจ la tua vittoria? O morte, dovโรจ il tuo dardo?โ Ora il dardo della morte รจ il peccato, e la forza del peccato รจ la legge; ma ringraziato sia Dio, che ci dร la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesรน Cristoโ (1 Cor 15, 54-57).
Il fattore decisivo รจ collocato al momento della morte di Cristo: โEgli รจ morto per tuttiโ ( 2 Cor 5,15). Ma cosa รจ avvenuto di tanto decisivo in quel momento da cambiare il volto stesso della morte? Possiamo rappresentarcelo visivamente cosรฌ. Il Figlio di Dio รจ sceso nella tomba, come in una prigione oscura, ma ne รจ uscito dalla parete opposta. Non รจ tornato indietro per dove era entrato, come Lazzaro che deve perรฒ tornare a morire. No, egli ha aperto una breccia sul versante opposto per la quale tutti quelli che credono in lui possono seguirlo.
Scrive un antico Padre: โEgli prese su di sรฉ le sofferenze dellโuomo sofferente mediante il suo corpo capace di soffrire, ma con lo Spirito che non poteva morire, Cristo ha ucciso la morte che uccideva lโuomoโ. E santโAgostino: โAttraverso la passione Cristo passa dalla morte alla vita e apre cosรฌ a noi che crediamo nella sua risurrezione, per passare anche noi dalla morte alla vitaโ . La morte รจ diventata un passaggio e un passaggio a ciรฒ che non passa! Dice bene il Crisostomo:
โร vero, noi moriamo ancora come prima ma non rimaniamo nella morte: e questo non รจ morire. Il potere e la forza reale della morte รจ soltanto questo: che un morto non ha alcuna possibilitร di ritornare alla vita. Ma se dopo la morte egli riceve di nuovo la vita e, anzi, gli รจ data una vita migliore, allora questa non รจ piรน morte, ma un sonnoโ.
Tutti questi modi di spiegare il senso della morte di Cristo sono veri, ma non ci danno la spiegazione piรน profonda. Questa va cercata in quello che, con la sua morte, Gesรบ รจ venuto a mettere nella condizione umana, piรน che in ciรฒ che รจ venuto a togliere; va cercata nellโamore di Dio, non nel peccato dellโuomo. Se Gesรบ soffre e muore di una morte violenta inflittagli per odio, non lo fa solo per pagare al posto degli uomini il loro insolvibile debito (il debito di diecimila talenti, nella parabola, viene condonato dal re!); muore crocifisso perchรฉ la sofferenza e la morte degli esseri umani siano abitate dallโamore!
Lโuomo si era condannato da solo a una morte assurda ed ecco che entrando in questa morte egli scopre ormai che essa รจ permeata dellโamore di Dio. Lโamore non ha potuto fare a meno della morte, a causa della libertร dellโessere umano: lโamore di Dio non puรฒ eliminare con un colpo di bacchetta magica la tragica realtร del male e della morte. Il suo amore รจ costretto a lasciare che la sofferenza e la morte dicano la loro parola. Ma poichรฉ lโamore รจ penetrato nella morte e lโha riempita della divina presenza, รจ lโamore ormai a dire lโultima parola..
4. Che cosa รจ cambiato della morte
Che cosa dunque รจ cambiato, con Gesรบ, riguardo alla morte? Nulla e tutto! Nulla per la ragione, tutto per la fede. Non รจ cambiata la necessitร di entrare nella tomba, ma viene data la possibilitร di uscirne. ร quello che illustra con potenza lโicona ortodossa della risurrezione, di cui vediamo una interpretazione moderna nella parete di sinistra di questa cappella. Il Risorto scende negli inferi e trascina fuori con sรฉ Adamo ed Eva e dietro di loro tutti quelli che si aggrappano a lui, negli inferi di questo mondo.
Questo spiega lโatteggiamento paradossale del credente di fronte alla morte, cosรฌ simile a quello di tutti gli altri e cosรฌ diverso. Un atteggiamento fatto di tristezza, paura, orrore, perchรฉ sa di doversi calare in quellโabisso oscuro; ma anche di speranza perchรฉ sa di poterne uscire. โSe ci rattrista la certezza di dover morire โdice il prefazio dei defunti โ ci consola la speranza dellโimmortalitร futuraโ. Ai fedeli di Tessalonica, afflitti dalla morte di alcuni di loro, S. Paolo scriveva:
โFratelli, non vogliamo che siate nellโignoranza riguardo a quelli che dormono, affinchรฉ non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesรน morรฌ e risuscitรฒ, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesรน, ricondurrร con lui quelli che si sono addormentatiโ ( 1 Tess 4, 13-14).
Non chiede loro di non essere afflitti per la morte, ma di non esserlo โcome gli altriโ, come i non credenti. La morte non รจ per il credente la fine della vita, ma lโinizio di quella vera; non รจ un salto nel vuoto, ma un salto nellโeternitร . Essa รจ una nascita ed รจ un battesimo. ร una nascita, perchรฉ solo allora comincia la vita vera, quella che non va verso la morte, ma dura per sempre. Per questo la Chiesa non celebra la festa dei santi nel giorno della loro nascita terrena, ma in quello della loro nascita al cielo, il loro โdies natalisโ. Tra la vita di fede nel tempo e la vita eterna cโรจ un rapporto analogo a quello che esiste tra la vita dellโembrione nel seno materno e quella del bambino, una volta venuto alla luce. Scrive il Cabasilas:
โQuesto mondo porta in gestazione lโuomo interiore, nuovo, creato secondo Dio, finchรฉ egli, qui plasmato, modellato e divenuto perfetto, non sia generato a quel mondo perfetto che non invecchia. Al modo dellโembrione che, mentre รจ nellโesistenza tenebrosa e fluida, la natura prepara alla vita nella luce cosรฌ รจ dei santiโ .
La morte รจ anche un battesimo. Cosรฌ designa Gesรบ la sua stessa morte: โCโรจ un battesimo con cui devo essere battezzatoโ(Lc 12,50). San Paolo parla del battesimo come di un essere โbattezzati nella morte di Cristoโ (Rom 6,4). Anticamente, al momento del battesimo la persona veniva calata interamente nellโacqua; tutti i peccati e tutto lโuomo vecchio restavano sepolti nellโacqua e ne usciva una creatura nuova, simboleggiata dalla tunica bianca di cui veniva rivestito. Cosรฌ succede nella morte: muore il bruco, nasce la farfalla. Dio โasciugherร ogni lacrima dai loro occhi, e non vi sarร piรน la morte, nรฉ lutto nรฉ lamento nรฉ affanno perchรฉ le cose di prima sono passateโ (Ap 21, 4). Tutto sepolto per sempre.
Per diversi secoli, specialmente dal Seicento in poi, un aspetto importante dellโascesi cattolica consisteva nellโโapparecchio alla morteโ, cioรจ nel meditare sulla morte, descrivendone visivamente i diversi stadi e il suo inesorabile avanzare dalla periferia del corpo fino al cuore. Quasi tutte le immagini dei santi dipinte in questo periodo li mostrano con un teschio accanto, anche Francesco dโAssisi che pure aveva chiamato la morte โsorellaโ.
Una delle attrazioni turistiche di Roma รจ ancora il cimitero dei Cappuccini di via Veneto. Non si puรฒ negare che tutto questo possa costituire un richiamo ancora utile per unโepoca cosรฌ secolarizzata e spensierata come la nostra; soprattutto se si legge come un ammonimento rivolto a chi guarda la scritta che campeggia sopra uno degli scheletri: โQuello che tu sei, io fui; quello che io sono, tu saraiโ.
Tutto questo ha dato a qualcuno il pretesto di dire che il cristianesimo si fa strada con la paura della morte. Ma รจ un errore terribile. Il cristianesimo, abbiamo visto, non รจ fatto per aumentare la paura della morte, ma per toglierla; Cristo, dice la Lettera agli Ebrei, รจ venuto โper liberare quelli che, per paura della morte, erano tenuti soggetti a schiavitรน per tutta la vitaโ (Eb 2,15). Il cristianesimo non si fa strada con il pensiero della nostra morte, ma con il pensiero della morte di Cristo!
Per questo, piรน efficace che meditare sulla nostra morte, รจ meditare sulla passione e la morte di Gesรบ e dobbiamo dire, ad onore delle generazioni che ci hanno preceduto, che tale meditazione era anchโessa pane quotidiano nella spiritualitร dei secoli ricordati. Essa รจ una meditazione che suscita commozione e gratitudine, non angoscia; ci fa esclamare, come allโapostolo Paolo: โMi ha amato e ha dato se stesso per me!โ (Gal 2, 20).
Un โpio esercizioโ che mi sentirei di raccomandare a tutti durante la Quaresima รจ quello di prendere in mano un Vangelo e leggere per conto proprio, con calma e per intero, il racconto della passione. Basta meno di mezzโora. Ho conosciuto una donna intellettuale che si professava atea. Un giorno le cade addosso una di quelle notizie che lasciano tramortite: sua figlia di sedici anni ha un tumore alle ossa. La operano. La ragazza torna dalla sala operatoria martoriata, con tubi, sondini e flebo da tutte le parti. Soffre terribilmente, geme e non vuole sentire nessuna parola di conforto.
La mamma, sapendola pia e religiosa, pensando di farle piacere, le dice: โVuoi che ti legga qualcosa del Vangelo?โ. โSรฌ, mamma!โ. โChe cosa?โ. โLeggimi la passioneโ. Lei, che non aveva mai letto un Vangelo, corre a comprarne uno dai cappellani; si siede accanto al letto e comincia a leggere. Dopo un poโ la figlia si addormenta, ma lei continua, nella penombra, a leggere in silenzio fino alla fine. โLa figlia si addormentava โ dirร lei stessa nel libro scritto dopo la morte della figlia โ, e la mamma si risvegliava!โ. Si risvegliava dal suo ateismo. La lettura della passione di Cristo le aveva cambiato per sempre la vita .
Terminiamo con la semplice ma pregnante preghiera della liturgia: โAdoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redemisti mundumโ. โTi adoriamo e ti benediciamo, Cristo, perchรฉ con la tua santa croce hai redento il mondoโ.
1.S. Ignazio dโAntiochia, Lettera agli Efesini, 17.
2.S. Agostino, Epistola 55,1,2 (CSEL, 34,1, p.170).
3.Cf. S. Agostino, Sermo Guelf. 12, 3 (Misc. Ag. I, p. 482 s.).
4.S. Agostino, Confessioni I, 6, 7.
5.Cf. M. Heidegger, Essere e Tempo, ยง 51, Longanesi, Milano 1976, p. 308 s.
6.Orazio, Odi, III, 30,1.6.
7.Melitone di Sardi, Sulla Pasqua, 66 (SCh 123, p. 96).
8.S. Agostino, Commento ai Salmi, 120,6)
9.S. Giovanni Crisostomo, In Haebr, hom. 17,2 (PG 63, 129).
10.N. Cabasilas, Vita in Cristo, I, 1-2, a cura di U. Neri, UTET, Torino 1971, 65-67.
11.Cf. Rosanna Garofalo, Sopra le ali dellโaquila, Ancora, Milano 1993.
