VISITA DEL SANTO PADRE FRANCESCO AD ASSISI
PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA PACE
“SETE DI PACE. RELIGIONI E CULTURE IN DIALOGO”
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Vostre Santitร ,
illustri Rappresentanti delle Chiese, delle Comunitร cristiane e delle Religioni,
cari fratelli e sorelle!
Vi saluto con grande rispetto e affetto e vi ringrazio per la vostra presenza. Ringrazio la Comunitร di SantโEgidio, la Diocesi di Assisi e le Famiglie Francescane che hanno preparato questa giornata di preghiera. Siamo venuti ad Assisi come pellegrini in cerca di pace. Portiamo in noi e mettiamo davanti a Dio le attese e le angosce di tanti popoli e persone. Abbiamo sete di pace, abbiamo il desiderio di testimoniare la pace, abbiamo soprattutto bisogno di pregare per la pace, perchรฉ la pace รจ dono di Dio e a noi spetta invocarla, accoglierla e costruirla ogni giorno con il suo aiuto.
[ads2]ยซBeati gli operatori di paceยป (Mt 5,9). Molti di voi hanno percorso un lungo cammino per raggiungere questo luogo benedetto. Uscire, mettersi in cammino, trovarsi insieme, adoperarsi per la pace: non sono solo movimenti fisici, ma soprattutto dellโanimo, sono risposte spirituali concrete per superare le chiusure aprendosi a Dio e ai fratelli. Dio ce lo chiede, esortandoci ad affrontare la grande malattia del nostro tempo: lโindifferenza. Eโ un virus che paralizza, rende inerti e insensibili, un morbo che intacca il centro stesso della religiositร , ingenerando un nuovo tristissimo paganesimo: il paganesimo dellโindifferenza.
Non possiamo restare indifferenti. Oggi il mondo ha unโardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma sempre causa di sofferenza e povertร . A Lesbo, con il caro Patriarca ecumenico Bartolomeo, abbiamo visto negli occhi dei rifugiati il dolore della guerra, lโangoscia di popoli assetati di pace. Penso a famiglie, la cui vita รจ stata sconvolta; ai bambini, che non hanno conosciuto nella vita altro che violenza; ad anziani, costretti a lasciare le loro terre: tutti loro hanno una grande sete di pace. Non vogliamo che queste tragedie cadano nellโoblio. Noi desideriamo dar voce insieme a quanti soffrono, a quanti sono senza voce e senza ascolto. Essi sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non cโรจ nessun domani nella guerra e che la violenza delle armi distrugge la gioia della vita.
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Noi non abbiamo armi. Crediamo perรฒ nella forza mite e umile della preghiera. In questa giornata, la sete di pace si รจ fatta invocazione a Dio, perchรฉ cessino guerre, terrorismo e violenze. La pace che da Assisi invochiamo non รจ una semplice protesta contro la guerra, nemmeno ยซรจ il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici. Ma il risultato della preghieraยป (Giovanni Paolo II, Discorso, Basilica di Santa Maria degli Angeli, 27 ottobre 1986: Insegnamenti IX,2 [1986], 1252). Cerchiamo in Dio, sorgente della comunione, lโacqua limpida della pace, di cui lโumanitร รจ assetata: essa non puรฒ scaturire dai deserti dellโorgoglio e degli interessi di parte, dalle terre aride del guadagno a ogni costo e del commercio delle armi.
Diverse sono le nostre tradizioni religiose. Ma la differenza non รจ I motivo di conflitto, di polemica o di freddo distacco. Oggi non abbiamo pregato gli uni contro gli altri, come talvolta รจ purtroppo accaduto nella storia. Senza sincretismi e senza relativismi, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri. San Giovanni Paolo II in questo stesso luogo disse: ยซForse mai come ora nella storia dellโumanitร รจ divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della paceยป (Id., Discorso, Piazza inferiore della Basilica di San Francesco, 27 ottobre 1986: l.c., 1268). Continuando il cammino iniziato trentโanni fa ad Assisi, dove รจ viva la memoria di quellโuomo di Dio e di pace che fu San Francesco, ยซancora una volta noi, insieme qui riuniti, affermiamo che chi utilizza la religione per fomentare la violenza ne contraddice lโispirazione piรน autentica e profondaยป (Id., Discorso ai Rappresentanti delle Religioni, Assisi, 24 gennaio 2002: Insegnamenti XXV,1 [2002], 104), che ogni forma di violenza non rappresenta ยซla vera natura della religione. ร invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzioneยป (Benedetto XVI, Intervento alla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, Assisi, 27 ottobre 2011: Insegnamenti VII, 2 [2011], 512). Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio puรฒ giustificare la violenza. Solo la pace รจ santa. Solo la pace รจ santa, non la guerra!
Oggi abbiamo implorato il santo dono della pace. Abbiamo pregato perchรฉ le coscienze si mobilitino a difendere la sacralitร della vita umana, a promuovere la pace tra i popoli e a custodire il creato, nostra casa comune. La preghiera e la collaborazione concreta aiutano a non rimanere imprigionati nelle logiche del conflitto e a rifiutare gli atteggiamenti ribelli di chi sa soltanto protestare e arrabbiarsi. La preghiera e la volontร di collaborare impegnano a una pace vera, non illusoria: non la quiete di chi schiva le difficoltร e si volta dallโaltra parte, se i suoi interessi non sono toccati; non il cinismo di chi si lava le mani di problemi non suoi; non lโapproccio virtuale di chi giudica tutto e tutti sulla tastiera di un computer, senza aprire gli occhi alle necessitร dei fratelli e sporcarsi le mani per chi ha bisogno. La nostra strada รจ quella di immergerci nelle situazioni e dare il primo posto a chi soffre; di assumere i conflitti e sanarli dal di dentro; di percorrere con coerenza vie di bene, respingendo le scorciatoie del male; di intraprendere pazientemente, con lโaiuto di Dio e con la buona volontร , processi di pace.
Pace, un filo di speranza che collega la terra al cielo, una parola tanto semplice e difficile al tempo stesso. Pace vuol dire Perdono che, frutto della conversione e della preghiera, nasce dal di dentro e, in nome di Dio, rende possibile sanare le ferite del passato. Pace significa Accoglienza, disponibilitร al dialogo, superamento delle chiusure, che non sono strategie di sicurezza, ma ponti sul vuoto. Pace vuol dire Collaborazione, scambio vivo e concreto con lโaltro, che costituisce un dono e non un problema, un fratello con cui provare a costruire un mondo migliore. Pace significa Educazione: una chiamata ad imparare ogni giorno la difficile arte della comunione, ad acquisire la cultura dellโincontro, purificando la coscienza da ogni tentazione di violenza e di irrigidimento, contrarie al nome di Dio e alla dignitร dellโuomo.
Noi qui, insieme e in pace, crediamo e speriamo in un mondo fraterno. Desideriamo che uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia, specie dove ci sono conflitti. Il nostro futuro รจ vivere insieme. Per questo siamo chiamati a liberarci dai pesanti fardelli della diffidenza, dei fondamentalismi e dellโodio. I credenti siano artigiani di pace nellโinvocazione a Dio e nellโazione per lโuomo! E noi, come Capi religiosi, siamo tenuti a essere solidi ponti di dialogo, mediatori creativi di pace. Ci rivolgiamo anche a chi ha la responsabilitร piรน alta nel servizio dei Popoli, ai Leader delle Nazioni, perchรฉ non si stanchino di cercare e promuovere vie di pace, guardando al di lร degli interessi di parte e del momento: non rimangano inascoltati lโappello di Dio alle coscienze, il grido di pace dei poveri e le buone attese delle giovani generazioni. Qui, trentโanni fa San Giovanni Paolo II disse: ยซLa pace รจ un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace รจ una responsabilitร universaleยป (Discorso, Piazza inferiore della Basilica di San Francesco, 27 ottobre 1986: l.c., 1269). Sorelle e fratelli, assumiamo questa responsabilitร , riaffermiamo oggi il nostro sรฌ ad essere, insieme, costruttori della pace che Dio vuole e di cui lโumanitร รจ assetata.
