DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALL’APERTURA DEL CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI DI ROMA
Basilica di San Giovanni in Laterano
Giovedรฌ, 16 giugno 2016
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Buona sera!
Le cinque navate piene. Bene! Si vede che cโรจ voglia di lavorare.
โLa letizia dellโamore: il cammino delle famiglie a Romaโ: questo รจ il tema del vostro Convegno diocesano. Non inizierรฒ parlando dellโEsortazione, dal momento che ne farete oggetto di esame in diversi gruppi di lavoro. Vorrei recuperare insieme a voi alcune idee/tensioni-chiave emerse durante il cammino sinodale, che ci possono aiutare a comprendere meglio lo spirito che si riflette nellโEsortazione. Un Documento che possa orientare le vostre riflessioni e i vostri dialoghi, e cosรฌ ยซarrechi coraggio, stimolo e aiuto alle famiglie nel loro impegno e nelle loro difficoltร ยป (AL, 4). E questa presentazione di alcune idee/tensioni-chiave, mi piacerebbe farla con tre immagini bibliche che ci permettano di prendere contatto con il passaggio dello Spirito nel discernimento dei Padri Sinodali. Tre immagini bibliche.
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[ads2]1. ยซTogliti i sandali dai piedi, perchรฉ il luogo sul quale tu stai รจ suolo santoยป (Es 3,5). Questo fu lโinvito di Dio a Mosรจ davanti al roveto ardente. Il terreno da attraversare, i temi da affrontare nel Sinodo, avevano bisogno di un determinato atteggiamento. Non si trattava di analizzare un argomento qualsiasi; non stavamo di fronte a una situazione qualsiasi. Avevamo davanti i volti concreti di tante famiglie. E ho saputo che, in alcuni gruppi di lavoro, durante il Sinodo, i Padri sinodali hanno condiviso la propria realtร familiare. Questo dare volto ai temi โ per cosรฌ dire โ esigeva, ed esige, un clima di rispetto capace di aiutarci ad ascoltare quello che Dio ci sta dicendo allโinterno delle nostre situazioni. Non un rispetto diplomatico o politicamente corretto, ma un rispetto carico di preoccupazioni e domande oneste che miravano alla cura delle vite che siamo chiamati a pascere. Come aiuta dare volto ai temi! E come aiuta accorgersi che dietro le carte cโรจ un volto, come aiuta! Ci libera dallโaffrettarci per ottenere conclusioni ben formulate ma molte volte carenti di vita; ci libera dal parlare in astratto, per poterci avvicinare e impegnarci con persone concrete. Ci protegge dallโideologizzare la fede mediante sistemi ben architettati ma che ignorano la grazia. Tante volte diventiamo pelagiani! E questo, si puรฒ fare soltanto in un clima di fede. ร la fede che ci spinge a non stancarci di cercare la presenza di Dio nei cambiamenti della storia.
Ognuno di noi ha avuto unโesperienza di famiglia. In alcuni casi sgorga il rendimento di grazie con maggior facilitร che in altri, ma tutti abbiamo vissuto questa esperienza. In quel contesto, Dio ci รจ venuto incontro. La sua Parola รจ venuta a noi non come una sequenza di tesi astratte, ma come una compagna di viaggio che ci ha sostenuto in mezzo al dolore, ci ha animato nella festa e ci ha sempre indicato la meta del cammino (AL, 22). Questo ci ricorda che le nostre famiglie, le famiglie nelle nostre parrocchie con i loro volti, le loro storie, con tutte le loro complicazioni non sono un problema, sono una opportunitร che Dio ci mette davanti. Opportunitร che ci sfida a suscitare una creativitร missionaria capace di abbracciare tutte le situazioni concrete, nel nostro caso, delle famiglie romane. Non solo di quelle che vengono o si trovano nelle parrocchie โ questo sarebbe facile, piรน o meno โ, ma poter arrivare alle famiglie dei nostri quartieri, a quelli che non vengono. Questo incontro ci sfida a non dare niente e nessuno per perduto, ma a cercare, a rinnovare la speranza di sapere che Dio continua ad agire allโinterno delle nostre famiglie. Ci sfida a non abbandonare nessuno perchรฉ non รจ allโaltezza di quanto si chiede da lui. E questo ci impone di uscire dalle dichiarazioni di principio per addentrarci nel cuore palpitante dei quartieri romani e, come artigiani, metterci a plasmare in questa realtร il sogno di Dio, cosa che possono fare solo le persone di fede, quelle che non chiudono il passaggio allโazione dello Spirito, e che si sporcano le mani. Riflettere sulla vita delle nostre famiglie, cosรฌ come sono e cosรฌ come si trovano, ci chiede di toglierci le scarpe per scoprire la presenza di Dio. Questa รจ una prima immagine biblica. Andare: cโรจ Dio, lรฌ. Dio che anima, Dio che vive, Dio che รจ crocifissoโฆ ma รจ Dio.
2. Ora la seconda immagine biblica. Quella del fariseo, quando pregando diceva al Signore: ยซO Dio, ti ringrazio perchรฉ non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicanoยป (Lc 18,11). Una delle tentazioni (cfr AL, 229) alla quale siamo continuamente esposti รจ avere una logica separatista. Eโ interessante. Per difenderci, crediamo di guadagnare in identitร e in sicurezza ogni volta che ci differenziamo o ci isoliamo dagli altri, specialmente da quelli che stanno vivendo in una situazione diversa. Ma lโidentitร non si fa nella separazione: lโidentitร si fa nellโappartenenza. La mia appartenenza al Signore: questo mi dร identitร . Non staccarmi dagli altri perchรฉ non mi โcontaginoโ.
Considero necessario fare un passo importante: non possiamo analizzare, riflettere e ancor meno pregare sulla realtร come se noi fossimo su sponde o sentieri diversi, come se fossimo fuori dalla storia. Tutti abbiamo bisogno di convertirci, tutti abbiamo bisogno di porci davanti al Signore e rinnovare ogni volta lโalleanza con Lui e dire insieme al pubblicano: Dio mio, abbi pietร di me che sono un peccatore! Con questo punto di partenza, rimaniamo inclusi nella stessa โparteโ โ non staccati, inclusi nella stessa parte โ e ci poniamo davanti al Signore con un atteggiamento di umiltร e di ascolto.
Giustamente, guardare le nostre famiglie con la delicatezza con cui le guarda Dio ci aiuta a porre le nostre coscienze nella sua stessa direzione. Lโaccento posto sulla misericordia ci mette di fronte alla realtร in modo realistico, non perรฒ con un realismo qualsiasi, ma con il realismo di Dio. Le nostre analisi sono importanti, sono necessarie e ci aiuteranno ad avere un sano realismo. Ma nulla รจ paragonabile al realismo evangelico, che non si ferma alla descrizione delle situazioni, delle problematiche โ meno ancora del peccato โ ma che va sempre oltre e riesce a vedere dietro ogni volto, ogni storia, ogni situazione, unโopportunitร , una possibilitร . Il realismo evangelico si impegna con lโaltro, con gli altri e non fa degli ideali e del โdover essereโ un ostacolo per incontrarsi con gli altri nelle situazioni in cui si trovano. Non si tratta di non proporre lโideale evangelico, no, non si tratta di questo. Al contrario, ci invita a viverlo allโinterno della storia, con tutto ciรฒ che comporta. E questo non significa non essere chiari nella dottrina, ma evitare di cadere in giudizi e atteggiamenti che non assumono la complessitร della vita. Il realismo evangelico si sporca le mani perchรฉ sa che โgrano e zizzaniaโ crescono assieme, e il miglior grano โ in questa vita โ sarร sempre mescolato con un poโ di zizzania. ยซComprendo coloro che preferiscono una pastorale piรน rigida che non dia luogo ad alcuna confusioneยป, li comprendo. ยซMa credo sinceramente che Gesรน vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilitร : una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, โnon rinuncia al bene possibile, benchรฉ corra il rischio di sporcarsi con il fango della stradaโยป. Una Chiesa capace di ยซassumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti. Il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare (cfr Mt 7,1; Lc 6,37)ยป (AL, 308). E qui faccio una parentesi. Mi รจ venuta tra le mani โ voi la conoscete sicuramente โ lโimmagine di quel capitello della Basilica di Santa Maria Maddalena a Vรฉzelay, nel Sud della Francia, dove incomincia il Cammino di Santiago: da una parte cโรจ Giuda, impiccato, con la lingua di fuori, e dallโaltra parte del capitello cโรจ Gesรน Buon Pastore che lo porta sulle spalle, lo porta con sรฉ. Eโ un mistero, questo. Ma questi medievali, che insegnavano la catechesi con le figure, avevano capito il mistero di Giuda. E Don Primo Mazzolari ha un bel discorso, un Giovedรฌ Santo, su questo, un bel discorso. Eโ un prete non di questa diocesi, ma dellโItalia. Un prete dellโItalia che ha capito bene questa complessitร della logica del Vangelo. E quello che si รจ sporcato di piรน le mani รจ Gesรน. Gesรน si รจ sporcato di piรน. Non era uno โpulitoโ, ma andava dalla gente, tra la gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere. Torniamo allโimmagine biblica: โTi ringrazio, Signore, perchรฉ sono dellโAzione Cattolica, o di questa associazione, o della Caritas, o di questo o di quelloโฆ, e non come questi che abitano nei quartieri e sono ladri e delinquenti eโฆโ. Questo non aiuta la pastorale!
3. Terza immagine biblica: โGli anziani faranno sogni profeticiโ (cfr Gl 3,1). Tale era una delle profezie di Gioele per il tempo dello Spirito. Gli anziani faranno sogni e i giovani avranno visioni. Con questa terza immagine vorrei sottolineare lโimportanza che i Padri sinodali hanno dato al valore della testimonianza come luogo in cui si puรฒ trovare il sogno di Dio e la vita degli uomini. In questa profezia contempliamo una realtร inderogabile: nei sogni dei nostri anziani molte volte risiede la possibilitร che i nostri giovani abbiano nuove visioni, abbiano nuovamente un futuro โpenso ai giovani di Roma, delle periferie di Roma โ, abbiano un domani, abbiano una speranza. Ma se il 40% dei giovani dai 25 anni in giรน non ha lavoro, quale speranza possono avere? Qui a Roma. Come trovare la strada? Sono due realtร โ gli anziani e i giovani โ che vanno assieme e che hanno bisogno lโuna dellโaltra e sono collegate. ร bello trovare sposi, coppie, che da anziani continuano a cercarsi, a guardarsi; continuano a volersi bene e a scegliersi. ร tanto bello trovare โnonniโ che mostrano nei loro volti raggrinziti dal tempo la gioia che nasce dallโaver fatto una scelta dโamore e per amore. A Santa Marta vengono tante coppie che fanno 50, 60 anni di matrimonio, e anche nelle udienze del mercoledรฌ, e io sempre li abbraccio e li ringrazio della testimonianza, e chiedo: โChi di voi ha avuto piรน pazienza?โ. E sempre dicono: โTutti e due!โ. A volte, scherzando, uno dice: โIo!โ, ma poi dice: โNo, no, รจ uno scherzoโ. E una volta cโรจ stata una risposta tanto bella, credo che tutti lo pensavano ma cโรจ stata una coppia sposata da 60 anni che รจ riuscita a esprimerla: โAncora siamo innamorati!โ. Che bello! I nonni che danno testimonianza. E io sempre dico: fatelo vedere ai giovani, che si stancano presto, che dopo due o tre anni dicono: โTorno da mammaโ. I nonni!
Come societร , abbiamo privato della loro voce i nostri anziani โ questo รจ un peccato sociale attuale! โ, li abbiamo privati del loro spazio; li abbiamo privati dellโopportunitร di raccontarci la loro vita, le loro storie, le loro esperienze. Li abbiamo accantonati e cosรฌ abbiamo perduto la ricchezza della loro saggezza. Scartandoli, scartiamo la possibilitร di prendere contatto con il segreto che ha permesso loro di andare avanti. Ci siamo privati della testimonianza di coniugi che non solo hanno perseverato nel tempo, ma che conservano nel loro cuore la gratitudine per tutto ciรฒ che hanno vissuto (cfr AL, 38).
Questa mancanza di modelli, di testimonianze, questa mancanza di nonni, di padri capaci di narrare sogni non permette alle giovani generazioni di โavere visioniโ. E rimangono fermi. Non permette loro di fare progetti, dal momento che il futuro genera insicurezza, sfiducia, paura. Solo la testimonianza dei nostri genitori, vedere che รจ stato possibile lottare per qualcosa che valeva la pena, li aiuterร ad alzare lo sguardo. Come pretendiamo che i giovani vivano la sfida della famiglia, del matrimonio come un dono, se continuamente sentono dire da noi che รจ un peso? Se vogliamo โvisioniโ, lasciamo che i nostri nonni ci raccontino, che condividano i loro sogni, perchรฉ possiamo avere profezie del domani. E qui vorrei fermarmi un momento. Questa รจ lโora di incoraggiare i nonni a sognare. Abbiamo bisogno dei sogni dei nonni, e di ascoltare questi sogni. La salvezza viene da qui. Non a caso quando Gesรน bambino viene portato al Tempio รจ accolto da due โnonniโ, che avevano raccontato i loro sogni: quellโanziano [Simeone] aveva โsognatoโ, lo Spirito gli aveva promesso che avrebbe visto il Signore. Questa รจ lโora โ e non รจ una metafora โ questa รจ lโora in cui i nonni devono sognare. Bisogna spingerli a sognare, a dirci qualcosa. Loro si sentono scartati, quando non disprezzati. A noi piace, nei programmi pastorali, dire: โQuesta รจ lโora del coraggioโ, โquesta รจ lโora dei laiciโ, โquesta รจ lโoraโฆโ. Ma se io dovessi dire, questa รจ lโora dei nonni! โMa, Padre, lei va indietro, lei รจ preconciliare!โ. Eโ lโora dei nonni: che i nonni sognino, e i giovani impareranno a profetizzare, e a realizzare con la loro forza, con la loro immaginazione, con il loro lavoro, i sogni dei nonni. Questa รจ lโora dei nonni. E su questo mi piacerebbe tanto che voi vi soffermaste nelle vostre riflessioni, mi piacerebbe tanto.
Tre immagini, per leggere lโAmoris laetitia:
1. La vita di ogni persona, la vita di ogni famiglia devโessere trattata con molto rispetto e molta cura. Specialmente quando riflettiamo su queste cose.
2. Guardiamoci dal mettere in campo una pastorale di ghetti e per dei ghetti.
3. Diamo spazio agli anziani perchรฉ tornino a sognare.
Tre immagini che ci ricordano come ยซla fede non ci toglie dal mondo, ma ci inserisce piรน profondamente in essoยป (AL, 181). Non come quei perfetti e immacolati che credono di sapere tutto, ma come persone che hanno conosciuto lโamore che Dio ha per noi (cfr 1 Gv 4,16). E in tale fiducia, con tale certezza, con molta umiltร e rispetto, vogliamo avvicinarci a tutti i nostri fratelli per vivere la gioia dellโamore nella famiglia. Con tale fiducia rinunciamo ai โrecintiโ ยซche ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinchรฉ accettiamo veramente di entrare in contatto con lโesistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezzaยป (AL, 308). Questo ci impone di sviluppare una pastorale familiare capace di accogliere, accompagnare, discernere e integrare. Una pastorale che permetta e renda possibile lโimpalcatura adatta perchรฉ la vita a noi affidata trovi il sostegno di cui ha bisogno per svilupparsi secondo il sogno โ permettetemi il riduzionismo โ secondo il sogno del โpiรน anzianoโ: secondo il sogno di Dio. Grazie.
DOMANDE E RISPOSTE
Cardinale Vallini:
Adesso il Santo Padre ascolterร tre domande emerse dal cammino preparatorio del nostro Convegno. Il primo รจ don Giampiero Palmieri, parroco di San Frumenzio.
Don Giampiero Palmieri:
Sanitร , buona sera. NellโEsortazione Evangelii gaudium, Lei dice che il grande problema di oggi รจ lโ โindividualismo comodo e avaroโ; e in Amoris laetitia dice che bisogna creare reti di relazione tra le famiglie. Usa unโespressione che in italiano suona anche un poโ male: โla famiglia allargataโ. Famiglia allargata, reti di relazioni tra famiglie, non solo nella Chiesa ma anche nella societร , dove i piรน piccoli, i piรน poveri, le donne sole, gli anziani possano essere accolti. E’ necessaria una rivoluzione della tenerezza, una fraternitร mistica. Ecco, anche noi sentiamo il virus dellโindividualismo nelle nostre comunitร ; siamo anche noi figli di questo tempo. Allora abbiamo bisogno di un aiuto per creare questa rete di relazione tra le famiglie, capace di rompere la chiusura e di ritrovarsi. Questo, forse, puรฒ significare cambiare tante cose nelle nostre parrocchie, tante cose che forse con il tempo si sono sedimentate: ostilitร , divisioni, vecchi risentimenti. Questa รจ la domanda.
Papa Francesco:
Eโ vero che lโindividualismo รจ come lโasse di questa cultura. E questo individualismo ha tanti nomi, tanti nomi di radice egoistica: cercano sempre sรฉ stessi, non guardano lโaltro, non guardano le altre famiglieโฆ Si arriva, a volte, a vere crudeltร pastorali. Per esempio, parlo di unโesperienza che ho conosciuto quando ero a Buenos Aires: in una diocesi vicina, alcuni parroci non volevano battezzare i bambini delle ragazze-madri. Ma guarda! Come fossero animali. E questo รจ individualismo. โNo, noi siamo i perfetti, questa รจ la stradaโฆโ. Eโ un individualismo che cerca anche il piacere, รจ edonista. Starei per dire una parola un poโ forte, ma la dico tra virgolette: quel โmaledetto benessereโ che ci ha fatto tanto male. Il benessere. Oggi lโItalia ha un calo delle nascite terribile: รจ, credo, sotto zero. Ma questo รจ incominciato con quella cultura del benessere, da alcuni decenniโฆ Ho conosciuto tante famiglie che preferivano โ ma per favore, non accusatemi, gli animalisti, perchรฉ non voglio offendere nessuno โ preferivano avere due o tre gatti, un cane invece di un figlio. Perchรฉ fare un figlio non รจ facile, e poi, portarlo avantiโฆ Ma quello che piรน diventa una sfida con un figlio รจ che tu fai una persona che diventerร libera. Il cane, il gatto, ti daranno un affetto, ma un affetto โprogrammatoโ, fino a un certo punto, non libero. Tu hai uno, due, tre, quattro figli, e saranno liberi, e dovranno andare nella vita con i rischi della vita. Questa รจ la sfida che fa paura: la libertร . E torniamo allโindividualismo: io credo che noi abbiamo paura della libertร . Anche nella pastorale: โMa, cosa si dirร se faccio questo?… E si puรฒ?…โ. E ha paura. โMa tu hai paura: rischia! Nel momento in cui sei lรฌ, e devi decidere, rischia! Se sbagli, cโรจ il confessore, cโรจ il vescovo, ma rischia! Eโ come quel fariseo: la pastorale delle mani pulite, tutto pulito, tutto a posto, tutto bello. Ma fuori da questo ambiente, quanta miseria, quanto dolore, quanta povertร , quanta mancanza di opportunitร di sviluppo! Eโ un individualismo edonista, รจ un individualismo che ha paura della libertร . Eโ un individualismo โ non so se la grammatica italiana lo permette โ direi โingabbianteโ: ti ingabbia, non ti lascia volare libero.
E poi, sรฌ, la famiglia allargata. Eโ vero, รจ una parola che non sempre suona bene, ma secondo le culture; io lโEsortazione lโho scritta in spagnoloโฆ Ho conosciuto, per esempio, famiglieโฆ Proprio lโaltro giorno, una settimana fa o due, รจ venuto a presentare le credenziali lโambasciatore di un Paese. Cโera lโambasciatore, la famiglia e la signora che faceva le pulizie nella loro casa da tanti anni: questa รจ una famiglia allargata. E questa donna era della famiglia: una donna sola, e non solo la pagavano bene, la pagavano in regola, ma quando sono dovuti andare dal Papa a dare le credenziali: โtu vieni con noi, perchรฉ tu sei della famigliaโ. Eโ un esempio. Questo รจ dare posto alla gente. E fra la gente semplice, con la semplicitร del Vangelo, quella semplicitร buona, ci sono esempi cosรฌ, di allargare la famigliaโฆ
E poi, lโaltra parola-chiave che tu hai detto, oltre allโindividualismo, alla paura della libertร e allโattaccamento al piacere, tu hai detto unโaltra parola: la tenerezza. Eโ la carezza di Dio, la tenerezza. Una volta, in un Sinodo, รจ uscito questo: โDobbiamo fare la rivoluzione della tenerezzaโ. E alcuni Padri โ anni fa โ hanno detto: โMa non si puรฒ dire questo, non suona beneโ. Ma oggi lo possiamo dire: manca tenerezza, manca tenerezza. Accarezzare non solo i bambini, gli ammalati, accarezzare tutto, i peccatoriโฆ E ci sono esempi buoni, di tenerezzaโฆ La tenerezza รจ un linguaggio che vale per i piรน piccoli, per quelli che non hanno niente: un bambino conosce il papร e la mamma per le carezze, poi la voce, ma รจ sempre la tenerezza. E a me piace sentire quando il papร o la mamma parlano al bambino che incomincia a parlare, anche il papร e la mamma si fanno bambini [fa il verso], parlano cosรฌโฆ Tutti lo abbiamo visto, รจ vero. Questa รจ la tenerezza. Eโ abbassarmi al livello dellโaltro. Eโ la strada che ha fatto Gesรน. Gesรน non ha ritenuto un privilegio essere Dio: si รจ abbassato (cfr Fil 2,6-7). E ha parlato la nostra lingua, ha parlato con i nostri gesti. E la strada di Gesรน รจ la strada della tenerezza. Ecco: lโedonismo, la paura della libertร , questo รจ proprio individualismo contemporaneo. Bisogna uscire attraverso la strada della tenerezza, dellโascolto, dellโaccompagnare, senza chiedereโฆ Sรฌ, con questo linguaggio, con questo atteggiamento le famiglie crescono: cโรจ la piccola famiglia, poi la grande famiglia degli amici o di quelli che vengonoโฆ Non so se ho risposto, ma mi sembra, mi รจ venuto cosรฌ.
(Seconda domanda)
Santitร buonasera, torno su un argomento che Lei ha giร accennato. Noi sappiamo che come comunitร cristiane non vogliamo rinunciare alle esigenze radicali del Vangelo della famiglia: il matrimonio come Sacramento, lโindissolubilitร , la fedeltร del matrimonio; e, dallโaltra parte, allโaccoglienza piena di misericordia verso tutte le situazioni, anche quelle piรน difficili. Come evitare che nelle nostre comunitร nasca una doppia morale, una esigente e una permissiva, una rigorista e una lassista?
Papa Francesco:
Entrambe non sono veritร : nรฉ il rigorismo nรฉ il lassismo sono veritร . Il Vangelo sceglie unโaltra strada. Per questo, quelle quattro parole โ accogliere, accompagnare, integrare, discernere โ senza mettere il naso nella vita morale della gente. Per la vostra tranquillitร , devo dirvi che tutto quello che รจ scritto nellโEsortazione โ e riprendo le parole di un grande teologo che รจ stato segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Schรถnborn, che lโha presentata โ tutto รจ tomista, dallโinizio alla fine. Eโ la dottrina sicura. Ma noi vogliamo, tante volte, che la dottrina sicura abbia quella sicurezza matematica che non esiste, nรฉ con il lassismo, di manica larga, nรฉ con la rigiditร . Pensiamo a Gesรน: la storia รจ la stessa, si ripete. Gesรน, quando parlava alla gente, la gente diceva: โCostui parla non come i nostri dottori della legge, parla come uno che ha autoritร โ (cfr Mc 1,22). Quei dottori conoscevano la legge, e per ogni caso avevano una legge specifica, per arrivare alla fine a circa 600 precetti. Tutto regolato, tutto. E il Signore โ lโira di Dio io la vedo in quel capitolo 23 di Matteo, รจ terribile quel capitolo โ soprattutto a me fa impressione quando parla del quarto comandamento e dice: โVoi, che invece di dare da mangiare ai vostri genitori anziani, dite loro: โNo, ho fatto la promessa, รจ meglio lโaltare che voiโ, siete in contraddizioneโ (cfr Mc 7,10-13). Gesรน era cosรฌ, ed รจ stato condannato per odio, gli mettevano sempre dei trabocchetti davanti: โSi puรฒ far questo o non si puรฒ?โ. Pensiamo alla scena dellโadultera (cfr Gv 8,1-11). Sta scritto: devโessere lapidata. Eโ la morale. Eโ chiara. E non rigida, questa non รจ rigida, รจ una morale chiara. Devโessere lapidata. Perchรฉ? Per la sacralitร del matrimonio, la fedeltร . Gesรน in questo รจ chiaro. La parola รจ adulterio. Eโ chiaro. E Gesรน si fa un poโ il finto tonto, lascia passare il tempo, scrive per terraโฆ E poi dice: โIncominciate: il primo di voi che non abbia peccato, scagli la prima pietraโ. Ha mancato verso la legge, Gesรน, in quel caso. Se ne sono andati via, incominciando dai piรน vecchi. โDonna, nessuno ti ha condannato? Neppure ioโ. La morale qual รจ? Era di lapidarla. Ma Gesรน manca, ha mancato verso la morale. Questo ci fa pensare che non si puรฒ parlare della โrigiditร โ, della โsicurezzaโ, di essere matematico nella morale, come la morale del Vangelo.
Poi, continuiamo con le donne: quando quella signora o signorina [la Samaritana, cfr Gv 4,1-27], non so cosa fosse, incominciรฒ a fare un poโ la โcatechistaโ e a dire: โMa bisogna adorare Dio su questo monte o in quello?…โ. Gesรน le aveva detto: โE tuo marito?…โ โ โNon ne hoโ โ โHai detto la veritร โ. E in effetti lei aveva tante medaglie di adulterio, tante โonorificenzeโโฆ Eppure รจ stata lei, prima di essere perdonata, รจ stata lโโapostoloโ della Samaria. E allora come si deve fare? Andiamo al Vangelo, andiamo a Gesรน! Questo non significa buttare lโacqua sporca con il bambino, no, no. Questo significa cercare la veritร ; e che la morale รจ un atto dโamore, sempre: amore a Dio, amore al prossimo. Eโ anche un atto che lascia spazio alla conversione dellโaltro, non condanna subito, lascia spazio.
Una volta โ ci sono tanti preti, qui, ma scusatemi โ il mio predecessore, no, lโaltro, il Cardinale Aramburu, che รจ morto dopo il mio predecessore, quando io sono stato nominato arcivescovo mi ha dato un consiglio: โQuando tu vedi che un sacerdote vacilla un poโ, scivola, tu chiamalo e digli: โParliamo un poโ, mi hanno detto che tu sei in questa situazione, quasi di doppia vita, non soโฆโ; e tu vedrai che quel sacerdote incomincia a dire: โNo, non รจ vero, noโฆโ; tu interrompilo e digli: โAscoltami: vai a casa, pensaci, e torna tra quindici giorni, e ne riparliamoโ; e in quei quindici giorni quel sacerdote โ cosรฌ mi diceva lui โ aveva il tempo di pensare, ripensare davanti a Gesรน e tornare: โSรฌ, รจ vero. Aiutami!โโ. Sempre ci vuole tempo. โMa, Padre, quel prete ha vissuto, e ha celebrato la Messa, in peccato mortale in quei quindici giorni, cosรฌ dice la morale, e Lei cosa dice?โ. Cosa รจ meglio? Cosa รจ stato meglio? Che il vescovo abbia avuto quella generositร di dargli quindici giorni per ripensarci, con il rischio di celebrare la Messa in peccato mortale, รจ meglio questo o lโaltro, la morale rigida? E a proposito della morale rigida, vi dirรฒ un fatto a cui ho assistito io stesso. Quando noi eravamo in teologia, lโesame per ascoltare le Confessioni โ โad audiendasโ, si chiamava โ si faceva al terzo anno, ma noi, quelli del secondo, avevamo il permesso di andare ad assistere per prepararci; e una volta, a un nostro compagno, รจ stato proposto un caso, di una persona che va a confessarsi, ma un caso cosรฌ intricato, riguardo al settimo comandamento, โde justitia et jureโ; ma era proprio un caso talmente irreale…; e questo compagno, che era una persona normale, disse al professore: โMa, padre, questo nella vita non si trovaโ โ โSรฌ, ma cโรจ nei libri!โ. Questo lโho visto io.
(Terza domanda)
Santitร , buonasera. Dovunque andiamo, oggi sentiamo parlare di crisi del matrimonio. E allora Le volevo domandare: su cosa possiamo puntare oggi per educare i giovani allโamore, in particolar modo al matrimonio sacramentale, superando le loro resistenze, lo scetticismo, le disillusioni, la paura del definitivo? Grazie.
Papa Francesco:
Ti prendo lโultima parola: noi viviamo anche una cultura del provvisorio. Un vescovo, ho sentito dire, alcuni mesi fa, che gli si รจ presentato un ragazzo che aveva finito gli studi universitari, un bravo giovane, e gli ha detto: โIo voglio diventare sacerdote, ma per dieci anniโ. Eโ la cultura del provvisorio. E questo succede dappertutto, anche nella vita sacerdotale, nella vita religiosa. Il provvisorio. E per questo una parte dei nostri matrimoni sacramentali sono nulli, perchรฉ loro [gli sposi] dicono: โSรฌ, per tutta la vitaโ, ma non sanno quello che dicono, perchรฉ hanno unโaltra cultura. Lo dicono, e hanno la buona volontร , ma non hanno la consapevolezza. Una signora, una volta, a Buenos Aires, mi ha rimproverato: โVoi preti siete furbi, perchรฉ per diventare preti studiate otto anni, e poi, se le cose non vanno e il prete trova una ragazza che gli piaceโฆ alla fine gli date il permesso di sposarsi e fare una famiglia. E a noi laici, che dobbiamo fare il sacramento per tutta la vita e indissolubile, ci fanno fare quattro conferenze, e questo per tutta la vita!โ. Per me, uno dei problemi, รจ questo: la preparazione al matrimonio.
E poi la questione รจ molto legata al fatto sociale. Io ricordo, ho chiamato โ qui in Italia, lโanno scorso โ ho chiamato un ragazzo che avevo conosciuto tempo fa a Ciampino, e si sposava. Lโho chiamato e gli ho detto: โMi ha detto tua mamma che ti sposerai il prossimo meseโฆ Dove farai?โฆโ โ โMa non sappiamo, perchรฉ stiamo cercando la chiesa che sia adatta al vestito della mia ragazzaโฆ E poi dobbiamo fare tante cose: le bomboniere, e poi cercare un ristorante che non sia lontanoโฆโ. Queste sono le preoccupazioni! Un fatto sociale. Come cambiare questo? Non so. Un fatto sociale a Buenos Aires: io ho proibito di fare matrimoni religiosi, a Buenos Aires, nei casi che noi chiamiamo โmatrimonios de apuroโ, matrimoni โdi frettaโ [riparatori], quando รจ in arrivo il bambino. Adesso stanno cambiando le cose, ma cโรจ questo: socialmente deve essere tutto in regola, arriva il bambino, facciamo il matrimonio. Io ho proibito di farlo, perchรฉ non sono liberi, non sono liberi! Forse si amano. E ho visto dei casi belli, in cui poi, dopo due-tre anni, si sono sposati, e li ho visti entrare in chiesa papร , mamma e bambino per mano. Ma sapevano bene quello che facevano. La crisi del matrimonio รจ perchรฉ non si sa cosa รจ il sacramento, la bellezza del sacramento: non si sa che รจ indissolubile, non si sa che รจ per tutta la vita. Eโ difficile. Unโaltra mia esperienza a Buenos Aires: i parroci, quando facevano i corsi di preparazione, cโerano sempre 12-13 coppie, non di piรน, non arrivare a 30 persone. La prima domanda che facevano: โQuanti di voi siete conviventi?โ. La maggioranza alzava la mano. Preferiscono convivere, e questa รจ una sfida, chiede lavoro. Non dire subito: โPerchรฉ non ti sposi in chiesa?โ. No. Accompagnarli: aspettare e far maturare. E fare maturare la fedeltร . Nella campagna argentina, nella zona del Nordest, cโรจ una superstizione: che i fidanzati hanno il figlio, convivono. In campagna succede questo. Poi, quando il figlio deve andare a scuola, fanno il matrimonio civile. E poi, da nonni, fanno il matrimonio religioso. Eโ una superstizione, perchรฉ dicono che farlo subito religioso spaventa il marito! Dobbiamo lottare anche contro queste superstizioni. Eppure davvero dico che ho visto tanta fedeltร in queste convivenze, tanta fedeltร ; e sono sicuro che questo รจ un matrimonio vero, hanno la grazia del matrimonio, proprio per la fedeltร che hanno. Ma ci sono superstizioni locali. Eโ la pastorale piรน difficile, quella del matrimonio.
E poi, la pace nella famiglia. Non solo quando discutono tra loro, e il consiglio รจ sempre di non finire la giornata senza fare la pace, perchรฉ la guerra fredda del giorno dopo รจ peggio. Eโ peggio, sรฌ, รจ peggio. Ma quando si immischiano i parenti, i suoceri, perchรฉ non รจ facile diventare suocero o suocera! Non รจ facile. Ho sentito una cosa bella, che piacerร alle donne: quando una donna sente dallโecografia che รจ incinta di un maschietto, da quel momento incomincia a studiare per diventare suocera!
Torno sul serio: la preparazione al matrimonio, la si deve fare con vicinanza, senza spaventarsi, lentamente. Eโ un cammino di conversione, tante volte. Ci sono, ci sono ragazzi e ragazze che hanno una purezza, un amore grande e sanno quello che fanno. Ma sono pochi. La cultura di oggi ci presenta questi ragazzi, sono buoni, e dobbiamo accostarci e accompagnarli, accompagnarli, fino al momento della maturitร . E lรฌ, che facciano il sacramento, ma gioiosi, gioiosi! Ci vuole tanta pazienza, tanta pazienza. Eโ la stessa pazienza che ci vuole per la pastorale delle vocazioni. Ascoltare le stesse cose, ascoltare: lโapostolato dellโorecchio, ascoltare, accompagnareโฆ Non spaventarsi, per favore, non spaventarsi. Non so se ho risposto, ma ti parlo della mia esperienza, di quello che ho vissuto come parroco.
[Alla fine]
Grazie tante e pregate per me!
