Il Vangelo del Giorno, 20 aprile 2016, Gv 12, 44-50

Data:

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Il testo ed il commento al Vangelo del 20ย  aprile 2016 – Gv 12, 44-50 –ย IV Settimana del Tempo di Pasqua.

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  • Colore liturgico: bianco

Le letture del giorno: At 12,24 – 13,5; Sal.66; Gv 12, 44-50

Gv 12, 44-50
Dal Vangelo secondo Giovanni

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In quel tempo, Gesรน esclamรฒ:
ยซChi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perchรฉ chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perchรฉ non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerร  nell’ultimo giorno. Perchรฉ io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento รจ vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico cosรฌ come il Padre le ha dette a meยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commento al Vangelo di Gv 12, 44-50

Gv 12, 44-50

Commento a cura dei Monaci Silvestrini

[ads2]Io come luce sono venuto nel mondo.

Gesรน allora gridรฒ a gran voce: ยซChi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandatoยป. Il grido sgorga dall’intensitร  dell’amore, dall’importanza del messaggio che si sta per annunciare, dal desiderio vivo di farsi ascoltare da tutti. รˆ un grido che deve giungere, per la sua urgenza, fino a noi e che va accolto da tutti con la migliore disposizione. Cristo รจ l’icona del Padre e la fede, che egli reclama per la sua persona, riguarda lo stesso Padre celeste.

Credere e vedere, vuol dire vedere con la fede la persona del Figlio, accogliere il suo messaggio per credere nel Padre. Il faro che illumina รจ la stessa persona del Cristo, che si proclama luce del mondo e motivo e fonte determinante della fede. Lo stesso evangelista Giovanni nell’annunciare l’incarnazione del Verbo nel Prologo al suo vangelo, dice: ยซIn lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accoltaยป. Preferire le tenebre alla luce รจ il peccato del mondo, รจ il rifiuto di Cristo: si brancola nel buio e ci si perde nell’errore, ci si ritrova impastocchiati di male e si teme ancora di lasciarsi illuminare e cosรฌ il buio e il male finiscono per convivere stabilmente con noi.

Sono i fenomeni che segnano i momenti peggiori della storia, spesso, come accade ai nostri giorni, camuffati da un apparente benessere, che illude e neanche sfiora le fibre interiori dell’anima. Cosรฌ ci appare evidente come possano convivere illusioni di felicitร  e profondo malessere interiore. A luci spente non si รจ piรน in grado di sperare la salvezza e lo stesso Cristo ci appare piรน come giudice del mondo che portatore di salvezza. Per questo egli ci ripete: ยซNon sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo!. L’eventuale condanna non sgorgherร  da un giudizio, ma sarร  la triste inevitabile conseguenza di un colpevole rifiuto. Occorre ancora la luce radiosa di Cristo per accorgersi e rimediare sapientemente ai nostri assurdi, ai mali che si annidano dentro il buio del nostro animo.

La fede, dono di Dio, se non alimentata ogni giorno, si spegne lentamente come lampada senz’olio. Giร  nel giorno del nostro battesimo ci viene data una candela, simbolo della fede e la Chiesa raccomanda di farla ardere in continuitร  per tutta la vita e di non farla mai spegnere. Anche San Paolo raccomandava ai primi fedeli di non spegnere lo Spirito, ma di sondare con quella luce le profonditร  e la ricchezza dell’amore divino. Ravviviamo in noi questa fede, ravviviamo lo spirito. Incamminiamoci verso il bene, il bello, verso la veritร  tutta intera.

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