Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la seconda Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:
โIl Concilio Vaticano II, 50 anni dopo. Una rivisitazione dal punto di vista spiritualeโ.
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 4, 11 e 18 marzo.
Testo della predica
โACCOGLIETE LA PAROLA SEMINATA IN VOIโ
Una riflessione sulla costituzione dogmatica โDei Verbumโ
Continuiamo la nostra riflessione sui principali documenti del Vaticano II. Delle quattro โcostituzioniโ da esso approvate, quella sulla Parola di Dio, la Dei verbum, รจ lโunica, insieme con quella sulla Chiesa, la Lumen gentium, ad avere la qualifica di โdommaticaโ. Ciรฒ si spiega con il fatto che con questo testo il Concilio intendeva riaffermare il dogma della ispirazione divina della Scrittura e precisare, nello stesso tempo, il suo rapporto con la tradizione. Fedele allโintento mettere in luce i risvolti piรน strettamente spirituali ed edificanti dei testi conciliari, mi limiterรฒ, anche qui, ad alcune riflessioni rivolte alla pratica e alla meditazione personale.
[ads2]1. Un Dio che parla
Il Dio biblico รจ un Dio che parla. โParla il Signore, Dio degli deiโฆ non sta in silenzioโ, dice il salmo (Sal 50, 1-3). Dio stesso ripete infinite volte nella Bibbia: โAscolta, popolo mio, voglio parlareโ (Sal 50, 7). In ciรฒ, la Bibbia vede la differenza piรน chiara con gli idoli che โhanno bocca, ma non parlanoโ (Sal 115, 5). Dio si รจ servito della parola per comunicare con le creature umane.
Ma che significato dobbiamo dare a espressioni cosรฌ antropomorfiche come: โDio disse ad Adamoโ, โcosรฌ parla il Signoreโ, โdice il Signoreโ, โoracolo del Signoreโ, e altre simili? Si tratta evidentemente di un parlare diverso dallโumano, un parlare agli orecchi del cuore. Dio parla come scrive! โPorrรฒ la mia legge nel loro animo, la scriverรฒ sul loro cuoreโ, dice nel profeta Geremia (Ger 31, 33).
Dio non ha bocca e fiato umani: la sua bocca รจ il profeta, il suo fiato lo Spirito Santo. โTu sarai la mia boccaโ dice egli stesso ai suoi profeti, o anche โporrรฒ la mia parola sulle tue labbraโ. ร il senso della celebre frase: โMossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dioโ (2 Pt 1, 21). Lโespressione โlocuzioni interioriโ, con cui si esprime il parlare diretto di Dio a certe anime mistiche, si applica, in un senso qualitativamente diverso e superiore, anche al parlare di Dio nella Bibbia. Non si puรฒ escludere tuttavia che in certi casi, come nel battesimo e nella trasfigurazione di Gesรน, si sia trattato di una voce risuonata miracolosamente anche allโesterno.
In ogni caso, si tratta di un parlare in senso vero; la creatura riceve un messaggio che puรฒ tradurre in parole umane. Cosรฌ vivido e reale รจ il parlare di Dio che il profeta ricorda con precisione il luogo e il tempo in cui una certa parola โvenneโ su di lui: โNellโanno in cui morรฌ il re Oziaโ (Is 6, 1), โIl cinque del quarto mese dellโanno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebร rโ (Ez 1, 1), โLโanno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto meseโ (Ag 1, 1). Cosรฌ concreta รจ la parola di Dio che di essa si dice che โcadeโ su Israele, come fosse una pietra: โUna parola mandรฒ il Signore contro Giacobbe, essa cadde su Israeleโ (Is 9, 7). Altre volte la stessa concretezza e materialitร รจ espressa con il simbolo non della pietra che colpisce, ma del pane che si mangia con gusto: โQuando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con aviditร ; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuoreโ (Ger 15, 16; cf anche Ez 3, 1-3).
Nessuna voce umana raggiunge lโuomo alla profonditร in cui lo raggiunge la parola di Dio. Essa โpenetra fino al punto di divisione dellโanima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuoreโ (Eb 4, 12). A volte il parlare di Dio รจ โun tuono potente che schianta i cedri del Libanoโ (Sal 29, 5), altre volte somiglia al โmormorio di un vento leggeroโ (1 Re 19, 12). Conosce tutte le tonalitร del parlare umano.
Il discorso sulla natura del parlare di Dio cambia radicalmente nel momento in cui si legge nella Scrittura la frase: โLa parola si รจ fatta carneโ (Gv 1, 14). Con la venuta di Cristo, Dio parla anche con voce umana, udibile con gli orecchi anche del corpo. โCiรฒ che era fin da principio, ciรฒ che noi abbiamo udito, ciรฒ che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciรฒ che noi abbiamo contemplato e ciรฒ che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita [โฆ] noi lo annunciamo anche a voiโ (1 Gv 1, 1).
Il Verbo รจ stato veduto e udito! E tuttavia quello che si ode non รจ parola di uomo, ma parola di Dio perchรฉ chi parla non รจ la natura ma la persona, e la persona di Cristo รจ la stessa persona divina del Figlio di Dio. In lui Dio non ci parla piรน per interposta persona, โper mezzo dei profetiโ, ma di persona, perchรฉ Cristo รจ โlโirradiazione della gloria del Padre e lโimpronta della sua sostanzaโ (cf Eb 1, 2). Al discorso indiretto, in terza persona, si sostituisce il discorso diretto, in prima persona. Non piรน โCosรฌ dice il Signore!โ, o โOracolo del Signore!โ, ma โIo vi dico!โ.
Il parlare di Dio, sia quello mediato dai profeti dellโAntico Testamento, sia quello nuovo e diretto di Cristo, dopo essere stato trasmesso oralmente, รจ stato alla fine messo per iscritto, e abbiamo cosรฌ le divine โScrittureโ.
SantโAgostino definisce il sacramento โuna parola che si vedeโ (verbum visibile) ; noi possiamo definire la parola โun sacramento che si odeโ. In ogni sacramento si distingue un segno visibile e la realtร invisibile che รจ la grazia. La parola che leggiamo nella Bibbia, in se stessa, non รจ che un segno materiale, come lโacqua nel Battesimo e il pane nellโEucaristia, una parola del vocabolario umano non diversa dalle altre. Intervenendo perรฒ la fede e lโilluminazione dello Spirito Santo, attraverso tale segno, noi entriamo misteriosamente in contatto con la vivente veritร e volontร di Dio e ascoltiamo la voce stessa di Cristo.
โIl corpo di Cristo โ scrive Bossuet โ non รจ piรน realmente presente nel sacramento adorabile, di quanto la veritร di Cristo lo sia nella predicazione evangelica. Nel mistero dellโEucaristia le specie che vedete sono dei segni, ma ciรฒ che in esse รจ racchiuso รจ lo stesso corpo di Cristo; nella Scrittura, le parole che ascoltate sono dei segni, ma il pensiero che vi recano รจ la veritร stessa del Figlio di Dioโ .
La sacramentalitร della parola di Dio si rivela nel fatto che a volte essa opera manifestamente al di lร della comprensione della persona che puรฒ essere limitata e imperfetta; opera quasi per se stessa, ex opere operato, come si dice, appunto, dei sacramenti. Nella Chiesa vi sono stati e vi saranno libri piรน edificanti di alcuni libri della Bibbia (basti pensare a LโImitazione di Cristo); eppure nessuno di essi opera come opera il piรน modesto dei libri ispirati.
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Ho sentito una persona rendere questa testimonianza in un programma televisivo al quale prendevo parte anchโio. Era un alcolizzato allโultimo stadio; non resisteva piรน di due ore senza bere; la famiglia era sullโorlo della disperazione. Lo invitarono con la moglie a un incontro sulla parola di Dio. Lรฌ qualcuno lesse un brano della Scrittura. Una frase lo attraversรฒ come una fiammata di fuoco e gli diede la certezza di essere guarito. In seguito ogni volta che era tentato di bere, correva a riaprire la Bibbia in quel punto e solo al rileggere le parole sentiva la forza ritornare in lui, finchรฉ ora era del tutto guarito. Quando volle dire quale era quella famosa frase, la voce gli si ruppe dalla commozione. Era la parola del Cantico dei Cantici: โLe tue tenerezze sono piรน dolci del vinoโ (Ct 1, 2). Gli studiosi avrebbero arricciato il naso di fronte a questa applicazione, ma quellโuomo poteva dire: โIo ero morto e ora sono tornato in vitaโ, come il cieco nato diceva ai suoi critici: โIo ero cieco e ora ci vedoโ (cf. Gv 9, 10 ss.).
Un fatto simile accadde anche a santโAgostino. Al culmine della sua lotta per la castitร , sentรฌ una voce che ripeteva: โTolle, lege!โ, prendi e leggi. Avendo con sรฉ le lettere di san Paolo, aprรฌ il libro deciso a prendere come volontร di Dio il primo testo su cui fosse caduto. Era Romani 13, 13 s: โComportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impuritร , non in litigi e gelosieโฆโ. โNon volli leggere oltre, scrive nelle Confessioni, nรฉ mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi di certezza, penetrรฒ nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparonoโ .
2. La lectio divina
Dopo queste osservazioni sulla parola di Dio in genere, vorrei concentrarmi sulla parola di Dio come cammino di santificazione personale. โNella parola di Dio โ dice la Dei Verbum โ รจ insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dellโanima, sorgente pura e perenne della vita spiritualeโ .
A partire dal certosino Guigo II , diversi metodi e schemi furono proposti per la lectio divina. Essi perรฒ hanno lo svantaggio di essere pensati quasi sempre in funzione della vita monastica e contemplativa, e perciรฒ poco adatti al nostro tempo, in cui la lettura personale della parola di Dio รจ raccomandata a tutti i credenti, religiosi e laici.
Per nostra fortuna, la Scrittura ci propone, essa stessa, un metodo di lettura della Bibbia accessibile a tutti. Nella Lettera di san Giacomo (Gc 1, 18-25) leggiamo un famoso testo sulla parola di Dio. Da esso ricaviamo uno schema di lectio divina fatto di tre tappe o operazioni successive: accogliere la parola, meditare la parola, mettere in pratica la parola. Riflettiamo su ognuna di esse.
a. Accogliere la Parola
La prima tappa รจ lโascolto della Parola: โAccogliete con docilitร , dice lโapostolo, la Parola che รจ stata seminata in voiโ. Questa prima tappa abbraccia tutte le forme e i modi con cui il cristiano viene in contatto con la parola di Dio: ascolto della Parola nella liturgia, scuole bibliche, sussidi scritti e โ insostituibile โ la lettura personale della Bibbia.
โIl Santo Sinodo โ si legge nella Dei Verbum โ esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere โla sublime scienza di Gesรน Cristoโ (Fil 3, 8) con la frequente lettura delle divine Scritture. [โฆ] Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidiโ .
In questa fase bisogna guardarsi da due pericoli. Il primo รจ quello di fermarsi al primo stadio e di trasformare la lettura personale della parola di Dio in una lettura impersonale. Questo pericolo รจ molto forte, soprattutto nei luoghi di formazione accademica. Se uno aspetta a lasciarsi interpellare personalmente dalla Parola โ osserva Kierkegaard โ finchรฉ non ha risolto tutti i problemi connessi con il testo, le varianti e le divergenze di opinione degli studiosi, non concluderร mai nulla. La parola di Dio รจ stata data perchรฉ tu la metta in pratica e non perchรฉ tu ti eserciti nellโesegesi delle sue oscuritร . Non sono i punti oscuri della Bibbia, diceva lo stesso filosofo, che mi fanno paura; sono i suoi punti chiari!
San Giacomo paragona la lettura della parola di Dio a un guardarsi nello specchio; ma chi si limita a studiare le fonti, le varianti, i generi letterari della Bibbia, senza fare altro, somiglia a uno che passa tutto il tempo a guardare lo specchio โ esaminandone la forma, il materiale, lo stile, lโepoca โ, senza mai guardarsi nello specchio. Per lui lo specchio non assolve la propria funzione. Lo studio critico della parola di Dio รจ indispensabile e non si รจ mai abbastanza grati a coloro che spendono la vita per spianare la strada a una sempre migliore comprensione del testo sacro, ma esso non esaurisce da solo il senso delle Scritture; รจ necessario, ma non sufficiente.
Lโaltro pericolo รจ il fondamentalismo: il prendere tutto quello che si legge nella Bibbia alla lettera, senza alcuna mediazione ermeneutica. Solo apparentemente i due eccessi, dellโipercriticismo e del fondamentalismo, sono opposti: essi hanno in comune il fatto di fermarsi alla lettera, trascurando lo Spirito.
Con la parabola del seme e del seminatore (Lc 8, 5-15), Gesรบ ci offre un aiuto per scoprire a che punto siamo, ognuno di noi, in fatto di accoglienza della parola di Dio. Egli distingue quattro tipi di terreno: la strada, il terreno pietroso, i rovi e il terreno buono. Spiega quindi cosa simboleggiano i diversi terreni: la strada quelli sui quali le parole di Dio non fanno in tempo neppure a posarsi; il terreno pietroso, i superficiali e gli incostanti che ascoltano magari con gioia, ma non danno alla parola la possibilitร di mettere radici; il terreno pieno di rovi, quelli che si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni e dai piaceri della vita; il terreno buono quelli che ascoltano e portano frutto con perseveranza.
Leggendo, noi potremmo essere tentati di sorvolare in fretta sulle prime tre categorie, aspettando di arrivare alla quarta che, pur con tutti i limiti, pensiamo sia il caso nostro. In realtร โ e qui sta la sorpresa โ il terreno buono sono quelli che, senza sforzo, si riconoscono in ognuna delle tre categorie precedenti! Quelli che umilmente riconoscono quante volte hanno ascoltato distrattamente, quante volte sono stati incostanti nei propositi suscitati in loro dallโascolto di una parola del Vangelo, quante volte si sono lasciati sopraffare dallโattivismo e dalle preoccupazioni materiali. Ecco, costoro, senza saperlo, stanno diventando il vero terreno buono. Che il Signore ci conceda di essere anche noi del loro numero!
A proposito del dovere di accogliere la parola di Dio e di non lasciarne cadere nessuna nel vuoto, ascoltiamo lโesortazione che dava ai cristiani del suo tempo uno dei piรน grandi cultori della parola di Dio, lo scrittore Origene:
โVoi che siete soliti prendere parte ai divini misteri, quando ricevete il corpo del Signore lo conservate con ogni cautela e ogni venerazione perchรฉ nemmeno una briciola cada a terra, perchรฉ nulla si perda del dono consacrato. Siete convinti, giustamente, che sia una colpa lasciarne cadere dei frammenti per trascuratezza. Se per conservare il suo corpo siete tanto cauti โ ed รจ giusto che lo siate โ, sappiate che trascurare la parola di Dio non รจ colpa minore che trascurare il suo corpoโ .
b. Contemplare la Parola
La seconda tappa suggerita da san Giacomo consiste nel โfissare lo sguardoโ sulla parola, nello stare a lungo davanti allo specchio, insomma nella meditazione o contemplazione della Parola. I Padri usavano a questo riguardo le immagini del masticare e del ruminare. โLa lettura โ scriveva Guigo IIโ offre alla bocca un cibo sostanzioso, la meditazione, lo mastica e lo frantumaโ . โQuando uno richiama alla memoria le cose udite e dolcemente le ripensa in cuor suo, diventa simile al ruminanteโ, dice santโAgostino .
Lโanima che si guarda nello specchio della Parola impara a conoscere โcomโรจโ, impara a conoscere se stessa, scopre la sua difformitร dallโimmagine di Dio e dallโimmagine di Cristo. โIo non cerco la mia gloriaโ, dice Gesรน (Gv 8, 50): ecco, lo specchio รจ davanti a te e subito vedi quanto sei lontano da Gesรบ se cerchi la tua gloria; โbeati i poveri di spiritoโ: lo specchio รจ di nuovo davanti a te e subito ti scopri pieno ancora di attaccamenti e pieno di cose superflue, pieno soprattutto di te stesso; โla caritร รจ pazienteโฆโ e ti accorgi di quanto tu sei impaziente, invidioso, interessato. Piรน che โscrutare la Scritturaโ (cf Gv 5, 39), si tratta di lasciarsi scrutare dalla Scrittura.
โLa parola di Dio โ dice la Lettera agli Ebrei โ รจ viva, efficace e piรน tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dellโanima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vโรจ creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto รจ nudo e scoperto agli occhi suoiโ (Eb 4, 12-13).
Nello specchio della Parola, per fortuna, non vediamo soltanto noi stessi e la nostra deformitร ; vediamo prima di tutto il volto di Dio; meglio, vediamo il cuore di Dio. La Scrittura, dice san Gregorio Magno, รจ โuna lettera di Dio onnipotente alla sua creatura; in essa si impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dioโ . Anche per Dio vale il detto di Gesรน: โLa bocca parla dalla pienezza del cuoreโ (Mt 12, 34); Dio ci ha parlato, nella Scrittura, di ciรฒ che riempie il suo cuore, cioรจ lโamore. Tutte le Scritture sono state scritte per questo scopo: che lโuomo potesse capire quanto Dio lo ama, e lo capisse per infiammarsi dโamore verso di lui . Lโanno giubilare della misericordia รจ unโoccasione magnifica per rileggere tutta la Scrittura da questa angolatura, come la storia delle misericordie di Dio.
c. Fare la Parola
Arriviamo cosรฌ alla terza fase del cammino proposto dallโapostolo Giacomo: โSiate di quelli che mettono in pratica la parolaโฆ, chi la mette in pratica, troverร la sua felicitร nel praticarlaโฆ Se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena sโรจ osservato, se ne va, e subito dimentica comโeraโ.
Questa รจ anche la cosa che piรน sta a cuore a Gesรน: โMia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in praticaโ (Lc 8, 21). Senza questo โfare la Parolaโ, tutto resta illusione, costruzione sulla sabbia (Mt 7, 26). Non si puรฒ neppure dire di aver compreso la Parola perchรฉ, come scrive san Gregorio Magno, la parola di Dio si capisce veramente solo quando la si comincia a praticare .
Questa terza tappa consiste, in pratica, nellโobbedire alla Parola. Le parole di Dio, sotto lโazione attuale dello Spirito, diventano espressione della vivente volontร di Dio per me, in un dato momento. Se ascoltiamo con attenzione, ci accorgeremo con sorpresa che non cโรจ giorno in cui, nella liturgia, nella recita di un salmo, o in altri momenti, non scopriamo una parola della quale dobbiamo dire: โQuesto รจ per me! Questo รจ quello che oggi devo fare!โ
Lโobbedienza alla parola di Dio รจ lโobbedienza che possiamo fare sempre. Di obbedienze a ordini e autoritร visibili, capita di farne solo ogni tanto, tre o quattro volte in tutto nella vita, se si tratta di obbedienze serie; ma di obbedienze alla parola di Dio ce ne puรฒ essere una ogni momento. ร anche lโobbedienza che possiamo fare tutti, sudditi e superiori. SantโIgnazio dโAntiochia dava questo meraviglioso consiglio a un suo collega di episcopato: โNulla si faccia senza il tuo consenso, ma tu non fare nulla senza il consenso di Dioโ .
Obbedire alla parola di Dio significa, in pratica, seguire le buone ispirazioni. Il nostro progresso spirituale dipende in gran parte dalla sensibilitร alle buone ispirazioni e dalla prontezza con cui vi rispondiamo. Una parola di Dio ti ha suggerito un proposito, ti ha messo in cuore il desiderio di una buona confessione, di una riconciliazione, di un atto di caritร ; ti invita a interrompere un momento il lavoro e rivolgere a Dio un atto dโamore. Non porre indugio; non fare che passi. โTimeo Iesum transeuntemโ, diceva lo stesso Agostino ; come dire: โHo paura della sua buona ispirazione che passa e non tornaโ.
Terminiamo con il pensiero di un antico Padre del deserto . La nostra mente, diceva, รจ come un mulino; il primo grano che vi viene messo al mattino, quello continua a macinare per tutto il giorno. Affrettiamoci perciรฒ a mettere in questo mulino, fin dal primo mattino, il buon grano della parola di Dio, altrimenti, viene il demonio e vi mette la sua zizzania e per tutto il giorno la mente non farร che macinare zizzania. La parola particolare che potremmo mettere oggi nel mulino della nostra mente รจ quella proposta come motto dellโanno giubilare: โSiate misericordiosi come รจ misericordioso il Padre vostro celesteโ,
- 1.S. Agostino, Trattati sul Vangelo di Giovanni, 80, 3.
- 2.J.B. Bossuet, Sur la parole de Dieu, in ลuvres oratoires de Bossuet, III, Desclรฉe de Brouwer, Paris 1927, p. 627.
- 3.S. Agostino, Confessioni, VIII, 29.
- 4.Dei Verbum, n. 21.
- 5.Guigo II, Lettera sulla vita contemplativa (Scala claustralium), 3, in Un itinerario di contemplazione. Antologia di autori certosini, Edizioni Paoline, Milano 1986, p. 22.
- 6.Dei Verbum, n. 25.
- 7.S. Kierkegaard, Per lโesame di se stessi. La Lettera di Giacomo, 1, 22, in Opere, a cura di C. Fabro, cit., pp. 909 ss.
- 8.Origene, In Exod. hom. XIII, 3.
- 9.Guigo II, Lettera sulla vita contemplativa (Scala claustralium), 3, in Un itinerario di contemplazione. Antologia di autori certosini, Edizioni Paoline, Milano 1986, p. 22.
- 10.S. Agostino, Enarr. in Ps., 46, 1 (CCL 38, 529).
- 11.S. Gregorio Magno, Registr. Epist., IV, 31 (PL 77, 706).
- 12.S. Agostino, De catech. rud., I, 8.
- 13.S. Gregorio Magno, Su Ezechiele, I, 10, 31 (CCL 142, p. 159).
- 14.S. Ignazio dโAntiochia, Lettera a Policarpo 4, 1.
- 15.S. Agostino, Discorsi, 88, 14, 13.
- 16.Cf. Giovanni Cassiano, Conferenze, I, 18
