DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DEGLI AUGURI DEL CORPO DIPLOMATICO
ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE
Sala Regia
Lunedรฌ, 11 gennaio 2016
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Eccellenze, Signore e Signori,
Vi porgo un cordiale benvenuto a questo appuntamento annuale, che mi offre lโopportunitร di presentarVi gli auguri per il nuovo anno, consentendomi di riflettere insieme con Voi sulla situazione di questo nostro mondo, benedetto e amato da Dio, eppure travagliato e afflitto da tanti mali. Ringrazio il nuovo Decano del Corpo Diplomatico, Sua Eccellenza il Signor Armindo Fernandes do Espรญrito Santo Vieira, Ambasciatore di Angola, per le amabili parole che mi ha indirizzato a nome dellโintero Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, mentre desidero ricordare in modo speciale โ a quasi un mese dalla scomparsa โ i compianti Ambasciatori di Cuba, Rodney Alejandro Lรณpez Clemente, e della Liberia, Rudolf P. von Ballmoos.
[ads2]Lโoccasione mi รจ gradita anche per rivolgere un particolare pensiero a quanti partecipano per la prima volta a questo incontro, rilevando con soddisfazione che, nel corso dellโultimo anno, il numero di Ambasciatori residenti a Roma si รจ ulteriormente accresciuto. Si tratta di un significativo segno dellโattenzione con la quale la Comunitร internazionale segue lโattivitร diplomatica della Santa Sede. Ne sono una ulteriore prova gli Accordi internazionali sottoscritti o ratificati nel corso dellโanno appena concluso. In particolare, desidero qui citare le intese specifiche in materia fiscale firmate con lโItalia e gli Stati Uniti dโAmerica, che testimoniano lโaccresciuto impegno della Santa Sede in favore di una piรน ampia trasparenza nelle questioni economiche. Non meno importanti sono gli accordi di carattere generale, volti a regolare aspetti essenziali della vita e dellโattivitร della Chiesa nei vari Paesi, quale lโintesa siglata a Dรญli con la Repubblica Democratica di Timor-Leste.
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Parimenti, desidero richiamare lo scambio degli Strumenti di Ratifica dellโAccordo con il Ciad sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica nel Paese, come pure lโAccordo firmato e ratificato con la Palestina. Si tratta di due accordi che, unitamente al Memorandum dโIntesa tra la Segreteria di Stato e il Ministero degli Affari Esteri del Kuwait, dimostrano, tra lโaltro, come la convivenza pacifica fra appartenenti a religioni diverse sia possibile, laddove la libertร religiosa รจ riconosciuta e lโeffettiva possibilitร di collaborare allโedificazione del bene comune, nel reciproco rispetto dellโidentitร culturale di ciascuno, รจ garantita.
Dโaltra parte, ogni esperienza religiosa autenticamente vissuta non puรฒ che promuovere la pace. Ce lo ricorda il Natale che abbiamo da poco celebrato e nel quale abbiamo contemplato la nascita di un bambino inerme, ยซchiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della paceยป (cfr Is 9,5). Il mistero dellโIncarnazione ci mostra il vero volto di Dio, per il quale potenza non significa forza e distruzione, bensรฌ amore; giustizia non significa vendetta, bensรฌ misericordia. ร in questa prospettiva che ho inteso indire il Giubileo straordinario della Misericordia, inaugurato eccezionalmente a Bangui nel corso del mio viaggio apostolico in Kenya, Uganda e Repubblica Centroafricana. In un Paese lungamente provato da fame, povertร e conflitti, dove la violenza fratricida degli ultimi anni ha lasciato ferite profonde negli animi, lacerando la comunitร nazionale e generando miseria materiale e morale, lโapertura della Porta Santa della Cattedrale di Bangui ha voluto essere un segno di incoraggiamento ad alzare lo sguardo, a riprendere il cammino e a ritrovare le ragioni del dialogo. Laddove il nome di Dio รจ stato abusato per commettere ingiustizia, ho voluto ribadire, insieme con la comunitร musulmana della Repubblica Centroafricana, che ยซchi dice di credere in Dio devโessere anche un uomo o una donna di paceยป [1], e dunque di misericordia, giacchรฉ non si puรฒ mai uccidere nel nome di Dio. Solo una forma ideologica e deviata di religione puรฒ pensare di rendere giustizia nel nome dellโOnnipotente, deliberatamente massacrando persone inermi, come รจ avvenuto nei sanguinari attentati terroristici dei mesi scorsi in Africa, Europa e Medio Oriente.
La misericordia รจ stato come il โfilo conduttoreโ che ha guidato i miei viaggi apostolici giร nel corso dellโanno passato. Mi riferisco anzitutto alla visita a Sarajevo, cittร profondamente ferita dalla guerra nei Balcani e capitale di un Paese, la Bosnia ed Erzegovina, che riveste uno speciale significato per lโEuropa e per il mondo intero. Quale crocevia di culture, nazioni e religioni si sta sforzando, con esiti positivi, di costruire sempre nuovi ponti, di valorizzare ciรฒ che unisce e di guardare alle differenze come opportunitร di crescita nel rispetto di tutti. Ciรฒ รจ possibile mediante un dialogo paziente e fiducioso, che sa far propri i valori della cultura di ciascuno e accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui [2].
Il mio pensiero va poi al viaggio in Bolivia, Ecuador e Paraguay, dove ho incontrato popoli che non si arrendono dinanzi alle difficoltร e affrontano con coraggio, determinazione e spirito di fraternitร le numerose sfide che li affliggono, a partire dalla diffusa povertร e dalle disuguaglianze sociali. Nel corso del viaggio a Cuba e negli Stati Uniti dโAmerica ho potuto abbracciare due Paesi che sono stati lungamente divisi e che hanno deciso di scrivere una nuova pagina della storia, intraprendendo un cammino di ravvicinamento e di riconciliazione.
A Filadelfia, in occasione dellโIncontro Mondiale delle Famiglie, come pure nel corso del viaggio in Sri Lanka e nelle Filippine e con il recente Sinodo dei Vescovi, ho richiamato lโimportanza della famiglia, che รจ la prima รจ piรน importante scuola di misericordia, nella quale si impara a scoprire il volto amorevole di Dio e dove la nostra umanitร cresce e si sviluppa. Purtroppo, conosciamo le numerose sfide che la famiglia deve affrontare in questo tempo, in cui รจ ยซminacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dellโeffimero, una mancanza di apertura alla vitaยป [3]. Cโรจ oggi una diffusa paura dinanzi alla definitivitร che la famiglia esige e ne fanno le spese soprattutto i piรน giovani, spesso fragili e disorientati, e gli anziani che finiscono per essere dimenticati e abbandonati. Al contrario, ยซdalla fraternitร vissuta in famiglia, nasce (โฆ) la solidarietร nella societร ยป [4], che ci porta ad essere responsabili lโuno dellโaltro. Ciรฒ รจ possibile solo se nelle nostre case, cosรฌ come nelle nostre societร , non lasciamo sedimentare le fatiche e i risentimenti, ma diamo posto al dialogo, che รจ il migliore antidoto allโindividualismo cosรฌ ampiamente diffuso nella cultura del nostro tempo.
Cari Ambasciatori,
Uno spirito individualista รจ terreno fertile per il maturare di quel senso di indifferenza verso il prossimo, che porta a trattarlo come mero oggetto di compravendita, che spinge a disinteressarsi dellโumanitร degli altri e finisce per rendere le persone pavide e ciniche. Non sono forse questi i sentimenti che spesso abbiamo di fronte ai poveri, agli emarginati, agli ultimi della societร ? E quanti ultimi abbiamo nelle nostre societร ! Tra questi, penso soprattutto ai migranti, con il loro carico di difficoltร e sofferenze, che affrontano ogni giorno nella ricerca, talvolta disperata, di un luogo ove vivere in pace e con dignitร .
Vorrei perciรฒ questโoggi soffermarmi a riflettere con Voi sulla grave emergenza migratoria che stiamo affrontando, per discernerne le cause, prospettare delle soluzioni, vincere lโinevitabile paura che accompagna un fenomeno cosรฌ massiccio e imponente, che nel corso del 2015 ha riguardato soprattutto lโEuropa, ma anche diverse regioni dellโAsia e il nord e il centro America.
ยซNon aver paura e non spaventarti, perchรฉ il Signore, tuo Dio, รจ con te, dovunque tu vadaยป (Gs 1,9). ร la promessa che Dio fa a Giosuรจ e che mostra quanto il Signore accompagni ogni persona, soprattutto chi รจ in una situazione di fragilitร come quella di chi cerca rifugio in un paese straniero. Invero, tutta la Bibbia ci narra la storia di unโumanitร in cammino, perchรฉ lโessere in movimento รจ connaturale allโuomo. La sua storia รจ fatta di tante migrazioni, talvolta maturate come consapevolezza del diritto ad una libera scelta, sovente dettate da circostanze esteriori. Dallโesilio dal paradiso terrestre fino ad Abramo in marcia verso la terra promessa; dal racconto dellโEsodo alla deportazione in Babilonia, la Sacra Scrittura narra fatiche e dolori, desideri e speranze, che sono simili a quelli delle centinaia di migliaia di persone in marcia ai nostri giorni, con la stessa determinazione di Mosรจ di raggiungere una terra nella quale scorra โlatte e mieleโ (cfr Es 3,17), dove poter vivere liberi e in pace.
E cosรฌ, oggi come allora, udiamo il grido di Rachele che piange i suoi figli perchรฉ non sono piรน (cfr Ger 31,15; Mt 2,18). ร la voce delle migliaia di persone che piangono in fuga da guerre orribili, da persecuzioni e violazioni dei diritti umani, o da instabilitร politica o sociale, che rendono spesso impossibile la vita in patria. ร il grido di quanti sono costretti a fuggire per evitare le barbarie indicibili praticate verso persone indifese, come i bambini e i disabili, o il martirio per la sola appartenenza religiosa.
Come allora, udiamo la voce di Giacobbe che dice ai suoi figli ยซAndate laggiรน e comprate [il grano] per noi, perchรฉ possiamo conservarci in vita e non morireยป (Gen 42,2). ร la voce di quanti fuggono dalla miseria estrema, per lโimpossibilitร di sfamare la famiglia o di accedere alle cure mediche e allโistruzione, dal degrado senza prospettive di alcun progresso, o anche a causa dei cambiamenti climatici e di condizioni climatiche estreme. Purtroppo, รจ noto come la fame sia ancora una delle piaghe piรน gravi del nostro mondo, con milioni di bambini che ogni anno muoiono a causa di essa. Duole, tuttavia, constatare che spesso questi migranti non rientrano nei sistemi internazionali di protezione in base agli accordi internazionali.
Come non vedere in tutto ciรฒ il frutto di quella โcultura dello scartoโ che mette in pericolo la persona umana, sacrificando uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo? ร grave assuefarci a queste situazioni di povertร e di bisogno, ai drammi di tante persone e farle diventare โnormalitร โ. Le persone non sono piรน sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se โnon servono ancoraโ โ come i nascituri โ, o โnon servono piรนโ โ come gli anziani. Siamo diventati insensibili ad ogni forma di spreco, a partire da quello alimentare, che รจ tra i piรน deprecabili, quando ci sono molte persone e famiglie che soffrono fame e malnutrizione [5].
La Santa Sede auspica che il Primo Vertice Umanitario Mondiale, convocato nel maggio prossimo dalle Nazioni Unite, possa riuscire, nel triste quadro odierno di conflitti e disastri, nel suo intento di mettere la persona umana e la sua dignitร al cuore di ogni risposta umanitaria. Occorre un impegno comune che rovesci decisamente la cultura dello scarto e dellโoffesa della vita umana, affinchรฉ nessuno si senta trascurato o dimenticato e altre vite non vengano sacrificate per la mancanza di risorse e, soprattutto, di volontร politica.
Purtroppo, oggi come allora, sentiamo la voce di Giuda che suggerisce di vendere il proprio fratello (cfr Gen 37,26-27). ร lโarroganza dei potenti che strumentalizzano i deboli, riducendoli ad oggetti per fini egoistici o per calcoli strategici e politici. Laddove รจ impossibile una migrazione regolare, i migranti sono spesso costretti a scegliere di rivolgersi a chi pratica la tratta o il contrabbando di esseri umani, pur essendo in gran parte coscienti del pericolo di perdere durante il viaggio i beni, la dignitร e perfino la vita. In questa prospettiva, rinnovo ancora lโappello a fermare il traffico di persone, che mercifica gli esseri umani, specialmente i piรน deboli e indifesi. E rimarranno sempre indelebilmente impresse nelle nostre menti e nei nostri cuori le immagini dei bambini morti in mare, vittime della spregiudicatezza degli uomini e dellโinclemenza della natura. Chi poi sopravvive e approda ad un Paese che lo accoglie porta indelebilmente le cicatrici profonde di queste esperienze, oltre a quelle legate agli orrori che sempre accompagnano guerre e violenze.
Come allora, anche oggi si ode lโAngelo ripetere: ยซAlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta lร finchรฉ non ti avvertirรฒยป (Mt 2,13). ร la voce che sentono i molti migranti che non lascerebbero mai il proprio Paese se non vi fossero costretti. Tra questi vi sono numerosi cristiani che sempre piรน massicciamente hanno abbandonato nel corso degli ultimi anni le proprie terre, che pure hanno abitato fin dalle origini del cristianesimo.
Infine, anche oggi ascoltiamo la voce del salmista che ripete: ยซSui fiumi di Babilonia, lร sedevamo piangendo al ricordo di Sionยป (Sal 136 [137],1). ร il pianto di quanti farebbero volentieri ritorno nei propri Paesi, se vi trovassero idonee condizioni di sicurezza e di sussistenza. Anche qui il mio pensiero va ai cristiani del Medio Oriente desiderosi di contribuire, come cittadini a pieno titolo, al benessere spirituale e materiale delle rispettive Nazioni.
Gran parte delle cause delle migrazioni si potevano affrontare giร da tempo. Si sarebbero cosรฌ potute prevenire tante sciagure o, almeno, mitigarne le conseguenze piรน crudeli. Anche oggi, e prima che sia troppo tardi, molto si potrebbe fare per fermare le tragedie e costruire la pace. Ciรฒ significherebbe perรฒ rimettere in discussione abitudini e prassi consolidate, a partire dalle problematiche connesse al commercio degli armamenti, al problema dellโapprovvigionamento di materie prime e di energia, agli investimenti, alle politiche finanziarie e di sostegno allo sviluppo, fino alla grave piaga della corruzione. Siamo consapevoli poi che, sul tema della migrazione, occorra stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza. Essi dovrebbero da un lato aiutare effettivamente lโintegrazione dei migranti nei Paesi di accoglienza e, nel contempo, favorire lo sviluppo dei Paesi di provenienza con politiche solidali, che perรฒ non sottomettano gli aiuti a strategie e pratiche ideologicamente estranee o contrarie alle culture dei popoli cui sono indirizzate.
Senza dimenticare altre situazioni drammatiche, tra le quali penso particolarmente alla frontiera fra Messico e Stati Uniti dโAmerica, che lambirรฒ recandomi a Ciudad Juรกrez il mese prossimo, vorrei dedicare un pensiero speciale allโEuropa. Infatti, nel corso dellโultimo anno essa รจ stata interessata da un imponente flusso di profughi โ molti dei quali hanno trovato la morte nel tentativo di raggiungerla โ, che non ha precedenti nella sua storia recente, nemmeno al termine della seconda guerra mondiale. Molti migranti provenienti dallโAsia e dallโAfrica, vedono nellโEuropa un punto di riferimento per principi come lโuguaglianza di fronte al diritto e valori inscritti nella natura stessa di ogni uomo, quali lโinviolabilitร della dignitร e dellโuguaglianza di ogni persona, lโamore al prossimo senza distinzione di origine e di appartenenza, la libertร di coscienza e la solidarietร verso i propri simili.
Tuttavia, i massicci sbarchi sulle coste del Vecchio Continente sembrano far vacillare il sistema di accoglienza, costruito faticosamente sulle ceneri del secondo conflitto mondiale e che costituisce ancora un faro di umanitร cui riferirsi. Di fronte allโimponenza dei flussi e agli inevitabili problemi connessi, sono sorti non pochi interrogativi sulle reali possibilitร di ricezione e di adattamento delle persone, sulla modifica della compagine culturale e sociale dei Paesi di accoglienza, come pure sul ridisegnarsi di alcuni equilibri geo-politici regionali. Altrettanto rilevanti sono i timori per la sicurezza, esasperati oltremodo della dilagante minaccia del terrorismo internazionale. Lโattuale ondata migratoria sembra minare le basi di quello โspirito umanisticoโ che lโEuropa da sempre ama e difende [6]. Tuttavia, non ci si puรฒ permettere di perdere i valori e i principi di umanitร , di rispetto per la dignitร di ogni persona, di sussidiarietร e di solidarietร reciproca, quantunque essi possano costituire, in alcuni momenti della storia, un fardello difficile da portare. Desidero, dunque, ribadire il mio convincimento che lโEuropa, aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, abbia gli strumenti per difendere la centralitร della persona umana e per trovare il giusto equilibrio fra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire lโassistenza e lโaccoglienza dei migranti [7].
In pari tempo, sento la necessitร di esprimere gratitudine per tutte le iniziative prese per favorire una dignitosa accoglienza delle persone, quali, fra gli altri, il Fondo Migranti e Rifugiati della Banca di Sviluppo del Consiglio dโEuropa, nonchรฉ per lโimpegno di quei Paesi che hanno mostrato un generoso atteggiamento di condivisione. Mi riferisco anzitutto alle Nazioni vicine alla Siria, che hanno dato risposte immediate di assistenza e di accoglienza, soprattutto il Libano, dove i rifugiati costituiscono un quarto della popolazione complessiva, e la Giordania, che non ha chiuso le frontiere nonostante ospitasse giร centinaia di migliaia di rifugiati. Parimenti non bisogna dimenticare gli sforzi di altri Paesi impegnati in prima linea, tra i quali specialmente la Turchia e la Grecia. Una particolare riconoscenza desidero esprimere allโItalia, il cui impegno deciso ha salvato molte vite nel Mediterraneo e che tuttora si fa carico sul suo territorio di un ingente numero di rifugiati. Auspico che il tradizionale senso di ospitalitร e solidarietร che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltร del momento, ma, alla luce della sua tradizione plurimillenaria, sia capace di accogliere ed integrare il contributo sociale, economico e culturale che i migranti possono offrire.
ร importante che le Nazioni in prima linea nellโaffrontare lโattuale emergenza non siano lasciate sole, ed รจ altrettanto indispensabile avviare un dialogo franco e rispettoso tra tutti i Paesi coinvolti nel problema โ di provenienza, di transito o di accoglienza โ affinchรฉ, con una maggiore audacia creativa, si ricerchino soluzioni nuove e sostenibili. Non si possono, infatti, pensare nellโattuale congiuntura soluzioni perseguite in modo individualistico dai singoli Stati, poichรฉ le conseguenze delle scelte di ciascuno ricadono inevitabilmente sullโintera Comunitร internazionale. ร noto, infatti, che le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo piรน di quanto non lโabbiano fatto finora e che le risposte potranno essere frutto solo di un lavoro comune, che sia rispettoso della dignitร umana e dei diritti delle persone. LโAgenda di Sviluppo adottata nel settembre scorso dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni, che affronta molti dei problemi che spingono alla migrazione, come pure altri documenti della Comunitร internazionale per gestire la questione migratoria, potranno trovare unโapplicazione coerente alle aspettative se sapranno rimettere la persona al centro delle decisioni politiche a tutti i livelli, vedendo lโumanitร come una sola famiglia e gli uomini come fratelli, nel rispetto delle reciproche differenze e convinzioni di coscienza.
Nellโaffrontare la questione migratoria non si potranno tralasciare, infatti, i risvolti culturali connessi, a partire da quelli legati allโappartenenza religiosa. Lโestremismo e il fondamentalismo trovano un terreno fertile non solo in una strumentalizzazione della religione per fini di potere, ma anche nel vuoto di ideali e nella perdita dโidentitร โ anche religiosa โ, che drammaticamente connota il cosiddetto Occidente. Da tale vuoto nasce la paura che spinge a vedere lโaltro come un pericolo ed un nemico, a chiudersi in sรฉ stessi, arroccandosi su posizioni preconcette. Il fenomeno migratorio pone, dunque, un serio interrogativo culturale, al quale non ci si puรฒ esimere dal rispondere. Lโaccoglienza puรฒ essere dunque unโoccasione propizia per una nuova comprensione e apertura di orizzonte, sia per chi รจ accolto, il quale ha il dovere di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi della comunitร che lo ospita, sia per questโultima, chiamata a valorizzare quanto ogni immigrato puรฒ offrire a vantaggio di tutta la comunitร . In tale ambito, la Santa Sede rinnova il proprio impegno in campo ecumenico ed interreligioso per instaurare un dialogo sincero e leale che, valorizzando le particolaritร e lโidentitร propria di ciascuno, favorisca una convivenza armoniosa fra tutte le componenti sociali.
Distinti Membri del Corpo Diplomatico,
Il 2015 ha visto la conclusione di importanti intese internazionali, le quali fanno ben sperare per il futuro. Penso anzitutto al cosiddetto Accordo sul nucleare iraniano, che auspico contribuisca a favorire un clima di distensione nella Regione, come pure al raggiungimento dellโatteso accordo sul clima nel corso della Conferenza di Parigi. Unโintesa significativa โ questโultima โ che rappresenta un importante risultato per lโintera Comunitร internazionale e che mette in luce una forte presa di coscienza collettiva circa la grave responsabilitร che ciascuno, individui e nazioni, ha di custodire il creato, promuovendo una ยซcultura della cura che impregni tutta la societร ยป [8]. ร ora fondamentale che gli impegni assunti non rappresentino solo un buon proposito, ma costituiscano per tutti gli Stati un effettivo obbligo a porre in essere le azioni necessarie per salvaguardare la nostra amata Terra, a beneficio dellโintera umanitร , soprattutto delle generazioni future.
Da parte sua, lโanno da poco iniziato si preannuncia carico di sfide, e non poche tensioni si sono giร affacciate allโorizzonte. Penso soprattutto ai gravi contrasti sorti nella regione del Golfo Persico, come pure al preoccupante esperimento militare condotto nella penisola coreana. Auspico che le contrapposizioni lascino spazio alla voce della pace e alla buona volontร di cercare intese. In tale prospettiva, rilevo con soddisfazione come non manchino gesti significativi e particolarmente incoraggianti. Mi riferisco in particolare al clima di pacifica convivenza nel quale si sono svolte le recenti elezioni nella Repubblica Centroafricana e che costituisce un segno positivo della volontร di proseguire il cammino intrapreso verso una piena riconciliazione nazionale. Penso, inoltre, alle nuove iniziative avviate a Cipro per sanare una divisione di lunga data e agli sforzi intrapresi dal popolo colombiano per superare i conflitti del passato e conseguire la pace da tempo agognata. Tutti guardiamo poi con speranza gli importanti passi intrapresi dalla Comunitร internazionale per raggiungere una soluzione politica e diplomatica della crisi in Siria, che ponga fine alle sofferenze, durate troppo a lungo, della popolazione. Parimenti, sono incoraggianti i segnali provenienti dalla Libia, che fanno sperare in un rinnovato impegno per far cessare le violenze e ritrovare lโunitร del Paese. Dโaltra parte, appare sempre piรน evidente che solamente unโazione politica comune e concordata potrร contribuire ad arginare il dilagare dellโestremismo e del fondamentalismo, con i suoi risvolti di matrice terroristica, che mietono innumerevoli vittime tanto in Siria e in Libia, come in altri Paesi, quali Iraq e Yemen.
QuestโAnno Santo della Misericordia sia anche lโoccasione di dialogo e riconciliazione volto allโedificazione del bene comune in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan. Soprattutto sia un tempo propizio per porre definitivamente termine al conflitto nelle regioni orientali dellโUcraina. รจ di fondamentale importanza il sostegno che la Comunitร internazionale, i singoli Stati e le organizzazioni umanitarie potranno offrire al Paese sotto molteplici punti di vista, affinchรฉ esso superi lโattuale crisi.
La sfida che piรน di ogni altra ci attende รจ perรฒ quella di vincere lโindifferenza per costruire insieme la pace [9], la quale rimane un bene da perseguire sempre. Purtroppo tra le tante parti del nostro amato mondo che la bramano ardentemente, vi รจ la Terra che Dio ha prediletto e scelto per mostrare a tutti il volto della sua misericordia. Il mio augurio รจ che questo nuovo anno possa sanare le profonde ferite che separano Israeliani e Palestinesi e permettere la pacifica convivenza di due popoli che โ ne sono certo โ dal profondo del cuore nullโaltro chiedono che pace!
Eccellenze, Signore e Signori,
A livello diplomatico, la Santa Sede non smetterร mai di lavorare perchรฉ la voce della pace possa essere udita fino agli estremi confini della terra. Rinnovo pertanto la piena disponibilitร della Segreteria di Stato a collaborare con Voi nel favorire un dialogo costante tra la Sede Apostolica e i Paesi che rappresentate a beneficio dellโintera Comunitร internazionale, con lโintima certezza che questโanno giubilare potrร essere lโoccasione propizia perchรฉ la fredda indifferenza di tanti cuori sia vinta dal calore della misericordia, dono prezioso di Dio, che trasforma il timore in amore e ci rende artefici di pace. Con questi sentimenti rinnovo a ciascuno di Voi, alle Vostre famiglie, ai Vostri Paesi i piรน fervidi auguri di un anno pieno di benedizioni. Grazie.
[1] Incontro con la comunitร musulmana, Bangui, 30 novembre 2015.
[2] Cfr Incontro con le Autoritร , Sarajevo, 6 giugno 2015.
[3] Incontro con le famiglie, Manila, 16 gennaio 2015.
[4] Incontro con la societร civile, Quito, 7 luglio 2015.
[5] Cfr Udienza generale, 5 giugno 2013.
[6] Cfr Discorso al Parlamento Europeo, Strasburgo, 25 novembre 2014.
[7] Cfr ibid.
[8] Enc. Laudato siโ, 231.
[9] Cfr Vinci lโindifferenza e conquista la pace, Messaggio per la XLIX Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2015.
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