Conferenza Stampa di presentazione del Manuale “Making Human Rights Work for People Living in Extreme Poverty”, 17.12.2015

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Conferenza Stampa di presentazione del Manuale “Making Human Rights Work for People Living in Extreme Poverty: a Handbook for Implementing the UN Guiding Principles on Extreme Poverty and Human Rights”

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la conferenza stampa di presentazione della pubblicazione del Manuale “Making Human Rights Work for People Living in Extreme Poverty: a Handbook for Implementing the UN Guiding Principles on Extreme Poverty and Human Rights”.

Intervengono S.E. Mons. Bernardo Johannes Bahlmann, O.F.M., Vescovo di Óbidos (Nord-Est del Brasile); Michel Roy, Segretario Generale di Caritas Internationalis; P. Michael A. Perry, O.F.M., Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori; la Sig.ra Francesca Restifo, Franciscans International (FI), International Advocacy Director; e Jean Tonglet, ATD Fourth World, Delegate for Italy and Relations with Holy See.

Pubblichiamo di seguito l’intervento di S.E. Mons. Bernardo J. Bahlmann, del Sig. Michel Roy, di P. Michael A. Perry, O.F.M. e della Sig.ra Francesca Restifo:

Intervento di S.E. Mons. Bernardo Johannes Bahlmann, O.F.M.

In occasione di questa conferenza vorrei parlare di un problema sempre in crescita nell’Amazzonia: il deforestamento di questa foresta. Questa problematica è di somma importanza non soltanto per i popoli amazzonici ma anche per tutta l’umanità, e per tutta la Creazione di Dio che si trova sul pianeta Terra.

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La nostra Diocesi di Óbidos si trova al nord del Brasile, nel cuore dell’Amazzonia. Il territorio è molto vasto. Sono 182.000 km², la metà del territorio dell’Italia. Gli abitanti sono intorno a 300.000 e vivono in sette città con popolazione da 7.000 a 70.000 circa. Ci sono più di 600 comunità all’interno. Óbidos si trova vicino a Santarém, una tra le grande città come Manaus (800 km) e Belém (1.100 km) alla riva del fiume Amazonas. La Diocesi confina col Suriname, Guaiana Inglese, e Roraima e Amazonas, due Stati del Brasile.

Costatiamo un grande deforestamento permanente delle nostre foreste! È una realtà che molto ci spaventa, pensando alle conseguenze negative per il popolo della nostra regione, ma anche per la popolazione di tutto il mondo. Si corre il rischio di rendere deserto l’Amazzonia e di un cambiamento climatico della regione. Siamo soggetti a interessi economici e azioni criminose. Purtroppo la Creazione di Dio non è presa in considerazione. Il legno è commercializzato come se fosse legale, però si calcola che più di 50% di questo legno sia esportato illegalmente per l’Europa e America del Nord.

Insieme con le comunità lavoriamo sulla base della coscientizzazione e nell’articolazione per combattere il deforestamento. Tanti leaders che si coinvolgono nel combattere il deforestamento illegale e in difesa dei diritti umani sono minacciati di morte. Davanti a queste situazioni abbiamo incominciato a ristrutturare il nostro lavoro e a sviluppare nuove strategie per migliorare il lavoro di coordinamento con azioni di migliore sostenibilità. La seconda parte del Manuale aiuta molto a creare delle forti e affidabili relazioni. Le attività si costruiscono sulla base della fiducia, nell’articolazione e nella trasparenza degli obiettivi.

Vogliamo fare più passi in direzione del superamento delle difficoltà nel combattere il deforestamento. Sarà necessario creare un “Movimento Verde” con l’obiettivo di fare un intenso lavoro di riforestazione nella nostra regione dell’Amazzonia. Non possiamo restare soltanto nella denuncia, ma dobbiamo scatenare azioni positive. Già ci sono dei lavori molto buoni nell’ambito della Chiesa Cattolica, come in altre organizzazioni non governative ed anche governative.

La nostra Diocesi si propone di fare la sua parte contribuendo nella coscientizzazione cristiana e dei diritti di una cittadinanza integrata. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a delle situazioni sociali che si aggravano sempre di più. Già lavoriamo con delle comunità e dei leaders per riuscire a cambiare la situazione. Il vantaggio come Chiesa è che non abbiamo necessità di fondare delle comunità e creare una rete sociale, perché questa c’è già, tramite migliaia di agenti di pastorale e di persone impegnate con le cause per l’Amazzonia.

Abbiamo alcune proposte concrete che incominciano a svilupparsi presso le varie comunità. Stiamo accompagnando già da qualche tempo i nuovi e piccoli agricoltori nell’organizzazione, coordinamento e professionalizzazione. Si trovano regolarmente per la formazione professionale, ma anche di cittadinanza e coscientizzazione dei loro diritti. Abbiamo iniziato dei programmi di rimboschimento. È importante sottolineare che questo rimboschimento dev’essere sostenibile perché le persone devono sopravvivere con il loro lavoro di agricoltura e di estrazione. Così la Diocesi ha acquistato recentemente una proprietà per costruire un piccolo centro di formazione. È un piccolo laboratorio che si trova in un’area disboscata ed usata per molti anni come area di allevamento di bestiame. Però, deve essere qualcosa che sia d’interesse e sostenibile per le persone che vivono del suo lavoro rurale.

In questi giorni abbiamo ricevuto delle proposte di entità governative di Brasilia per un progetto in favore delle donne dell’Amazzonia, che vuole andare incontro alle donne che vivono soprattutto nell’ambito rurale e in piccole comunità come gli insediamenti, ‘ribeirinhos’, ‘quilombolas’, indigene, ed altre. Il lavoro di queste donne è mirato alla salute e nell’uso di piante medicinali nella fitoterapia. Questo progetto è stato possibile grazie al coordinamento tra gli organi governativi e una preoccupazione per la popolazione dell’interno dell’Amazzonia. Essendo un progetto nuovo, vogliamo applicare il Manuale. Essenziali in questi processi di sviluppo del progetto sano la formazione e l’educazione. È fondamentale investire nell’educazione per ottenere un cambiamento nella propria società. Questo progetto deve essere sviluppato con altri gruppi della società e organizzazioni. È importante porre l’accento sul fatto che si devono unire le forze dell’Amazzonia per riuscire ad arrivare al bene comune in una casa comune. Sempre esistono delle forti tendenze ad anteporre gli interessi economici e dei partiti politici al bene comune e agli interessi collettivi. Per questo serve un cambiamento di mentalità e di comportamento di tutti. Il Manuale offre molti orientamenti per garantire i diritti umani del popolo.

Un’altra sfida è il progetto di una Nave-Ospedale che sarà sviluppato dai Frati Francescani nella Provvidenza di Dio che oggi hanno più di 60 unità di salute, come ospedali, centri di salute ed altri istituzioni di salute in tutto il Brasile ed uno in Haiti. Tra le unità hanno due ospedali nella nostra Diocesi. Questa Nave-Ospedale è per assistere in futuro il popolo povero e semplice nelle piccole comunità lungo i fiumi Amazonas, Trobetas, Nhamundá, Tapajós, ecc., e garantire una migliore salute per coloro che tante volte non hanno diritto e sono dimenticati. Sarà creato un grande gruppo di assistenza medica e anche con attività educative e culturali, come la coscientizzazione e formazione per superare le difficoltà sociali esistenti.

Vogliamo sviluppare anche qui delle attività di rimboschimento. Tramite questo progetto possiamo arrivare a molte comunità ‘ribeirinhas’, ‘quilombolas’ e popoli indigeni.

Sono appena tre progetti per illustrare le attività già esistenti ed anche quel che vogliamo sviluppare. Tutto ciò è frutto di un lungo lavoro di coordinamento tra tutti i livelli della società. Alla base di tutto questo lavoro c´è la fiducia e la comprensione di quanto è ben elaborato il Manuale, che serve per dare orientamento in questo mondo complesso e garantire i diritti umani per ognuno nel particolare e nel collettivo, ed anche per difendere e lottare per i diritti di tutta la creazione di Dio.

Tante grazie!

Intervento di P. Michael A. Perry, O.F.M.

Buongiorno!

Papa Francesco ci ricorda che “l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. Di fatto, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta” (Laudato Si’, 48).

Una delle fondamentali intuizioni della Dottrina sociale della Chiesa e dell’insegnamento biblico oltre che della tradizione francescana si fonda sulla dignità imprescindibile di cui tutte le creature godono per il solo fatto di esistere. La dignità non è qualcosa che si può guadagnare o si deve meritare e, quando viene negata o sminuita, questo ha gravi conseguenze. Le società che non rispettano la dignità fondamentale dei loro cittadini e di coloro che vivono nel loro territorio non solo danneggiano le persone direttamente coinvolte, specialmente i più poveri, gli emarginati e gli esclusi, ma minano anche le fondamenta stesse su cui le società stesse si edificano e da cui deriva il loro diritto ad esistere.

Come viene chiarito nel paragrafo 36 dei Principi guida delle Nazioni Unite su povertà estrema e diritti umani: “Tutte le politiche legate alla povertà devono mirare a conferire capacità alle persone che vivono in tale condizione e devono essere basate sul riconoscimento del diritto di queste persone di compiere le loro scelte e di rispettare la loro capacità di realizzare il proprio potenziale, il loro senso della dignità e il loro diritto a partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita”. I valori promossi da questi Principi guida, e ben spiegati nel Manuale per l’attuazione, sono chiaramente esposti negli Obiettivi per lo sviluppo sociale, che la Famiglia Francescana attivamente ed energicamente sottoscrive a livello locale, nazionale e internazionale.

Francescani e francescane in India, Indonesia, Sud Sudan, Libano, Lampedusa (Sicilia), Perù, Kenya e in altre parti del mondo collaborano con altre Congregazioni religiose, con le Conferenze Episcopali locali, con Gruppi legati alla Caritas, con altre Chiese cristiane, con Musulmani, Ebrei e Hindu e anche con non-credenti, e si impegnano direttamente a favore di coloro che sono intrappolati in condizioni di povertà estrema e in qualsiasi altra forma di povertà, cercando di guadagnarsi la loro fiducia (cf. Manuale, p.13), promuovendo la coesione sociale, indentificando e mettendo in moto risorse umane e di altro tipo a livello locale, nazionale e internazionale (cf. Manuale, p. 18, 3° passo) e sviluppando programmi e strategie attraverso cui dare effettivo corso all’attività di advocacy. Franciscans International continua a svolgere un ruolo chiave attraverso la collaborazione con altre organizzazioni di base francescane e di altra ispirazione.

In India, i Francescani vivono a stretto con Musulmani e Hindu e tutti assieme lavorano in una piantagione di tè, offrendo formazione agli operai e alle loro famiglie in merito ai loro diritti fondamentali, ossia il diritto a un salario dignitoso, a condizioni di lavoro eque e sicure e a programmi di cura della salute e di educazione per sé e per i propri familiari. Inoltre, aiutano gli operai ad organizzarsi e a portare le loro preoccupazioni, relative ad abusi commessi da attori statali e non-statali, all’attenzione delle autorità statali competenti, in modo da poter ottenere la loro fiducia e il loro impegno a proteggere i diritti umani (cf. Manuale, p. 19, 4° passo).

In Indonesia i Francescani e i loro collaboratori stanno cercando di stabilire un legame forte tra la promozione dei diritti umani e i diritti dell’ambiente grazie al loro impegno con le cooperative agricole locali, che essi stessi fondano e poi sostengono. Da un un punto di vista francescano, l’ambiente umano e quello naturale sono intrinsecamente e inestricabilmente intrecciati. Queste stesse cooperative agricole hanno iniziato a controllare l’uso della terra e a svolgere un ruolo più importante nello stabilire i prezzi dei loro prodotti agricoli e non, oltre che a collaborare con le autorità civili per difendersi dai proprietari terrieri che li sfruttano e abusano e dagli interessi nazionali e sovra-nazionali che danneggiano sia la comunità umana, specialmente i più poveri ed emarginati, sia l’ambiente. La collaborazione tra Francescani, i poveri che con essi collaborano, altri gruppi e diversi individui sta portando allo sviluppo di solidi strumenti per il monitoraggio e la misurazione del progresso ottenuto e anche per l’identificazione dei punti di debolezza nei rispettivi approcci all’analisi sociale e all’attività di advocacy.

I Ministri generali della Famiglia Francescana (CFF), che rappresento qui oggi, si augurano che il Manuale per l’attuazione dei Principi guida delle Nazioni Unite su povertà estrema e diritti uman, edito da Franciscans International e ATD Fourth World, in collaborazione Caritas Internationalis, possa essere uno strumento efficace affinché coloro che vivono in condizioni di estrema povertà possano crescere nelle loro capacità, nella fiducia reciproca, nell’analisi critica e nella coesione sociale. Inoltre speriamo che queste Linee guida possano servire ad assicurare il pieno rispetto dei diritti inerenti e della dignità di tutti e che, attraverso lo sforzo congiunto della comunità mondiale, gli Obiettivi per lo sviluppo sociale possano essere totalmente realizzati, in modo che così le situazioni di estrema povertà possano essere cancellate dalla faccia della terra.

Grazie!

Intervento della Sig.ra Francesca Restifo

In un mondo caratterizzato da un livello di sviluppo economico, da mezzi tecnologici e da risorse finanziarie senza precedenti, è un crimine che milioni di persone vivano in condizioni di povertà estrema.

Come è stato anche ribadito nel filmato, l’eliminazione della povertà estrema non rappresenta solo un dovere morale, ma anche un obbligo legale, in virtù della normativa internazionale vigente in materia di diritti umani.

La povertà estrema non è solo una questione economica; si tratta di un fenomeno multidimensionale che comprende la mancanza sia di entrate economiche sia di capacità basilari per poter vivere dignitosamente, ed un qualcosa che compromette seriamente le possibilità delle persone di esercitare o riacquisire i propri diritti in un futuro prevedibile.

I principi guida sono il primo strumento ONU dedicato alle persone in povertà. Noi abbiamo capito il potenziale di questo documento e sentito fin da subito l’esigenza di tradurlo in un linguaggio accessibile a tutti.

Come sancito in essi: “La povertà estrema non è inevitabile. È, almeno in parte, una situazione generata, favorita e perpetuata da azioni ed omissioni degli Stati e di altri agenti economici. Ma i mezzi per sradicarla esistono e sono raggiungibili.”

Ma quali sono questi mezzi?

– Un’impostazione basata sui diritti umani, che fornisca un quadro per sradicare la povertà estrema nel lungo periodo, partendo dal riconoscimento delle persone che vivono in povertà quali titolari di diritti ed agenti stessi del proprio cambiamento.

– Empowerment: ovvero rendere le persone autonome ed attive nella loro comunità nel reclamare i loro diritti.

– La partecipazione e la consultazione con e di queste persone nelle politiche che riguardano loro in prima persona.

Come sottolineato da Magdalena Sepúlveda, la lotta contro la povertà estrema richiede azioni concrete contro la discriminazione e gli effetti paralizzanti della vergogna e dell’umiliazione.

L’obiettivo del manuale che oggi vi presentiamo era e resta quello di aiutare gli operatori locali a meglio comprendere le conseguenze in termini di diritti umani per le persone che vivono in condizioni di estrema povertà, e proporre loro una serie di azioni concrete per rivendicare i propri diritti, divenendo agenti stessi di cambiamento.

Il nostro fine era quello di tradurre le loro sfide individuali in azioni collettive.

Per fare ciò abbiamo voluto innanzittuto ascoltare le necessità di chi lavora con persone coinvolte direttamente in situazioni di povertà. Nostri punti di forza in questo lavoro sono stati l’esperienza, le competenze e le conoscenze dei nostri partner locali. Due anni di costante consultazione e collaborazione a livello capillare con le comunità locali e un continuo scambio di idee ed informazioni.

Ci siamo consultati con attivisti operanti in baraccopoli urbane ed in aree rurali con limitato accesso ai servizi basilari, con popolazioni locali indigene che stanno perdendo la propria terra e i propri mezzi di sussistenza a causa delle operazioni di grandi multinazionali, e con coloro che lavoro direttamente sul campo per proteggere donne, bambini, migranti e rifugiati.

Parlando del contenuto del manuale, dopo un capitolo introduttivo, la parte seconda stabilisce alcuni principi fondamentali, come l’importanza del guadagnarsi la fiducia delle persone che vivono in condizioni di estrema povertà, Il valutare i rischi che potrebbero correre nel reclamare i propri diritti, e la loro partecipazione attiva in tutte le fasi del processo.

Con la parte terza si presentano suggerimenti ed azioni concrete, che possono essere intraprese per aiutare le autorità a rispettare i propri obblighi in materia di diritti umani – proposte valide sia per i paesi in via di sviluppo che per quelli già industrializzati.

Questa è anche la parte che si concentra su gruppi di diritti, riconoscendo la loro individisibilità, relazione reciproca ed interdipendenza. Si tratta di una guida pratica ad un agire a seconda della situazione e delle questioni specifiche dei soggetti interessati.

Infine, la parte quarta è dedicata all’importanza del monitoraggio delle azioni intraprese.

Per concludere… ci viene spesso chiesto: perché distinguere tra povertà ed estrema povertà?

E’ vero, non c’è una chiara linea di demarcazione tra le due; ma bisogna riconoscere che la povertà estrema è caratterizzata da molteplici ed interconnesse violazioni di diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.

La povertà estrema interessa contemporaneamente vari aspetti dell’esistenza umana e spesso crea un circolo vizioso di impotenza, stigmatizzazione, discriminazione, esclusione e privazione materiale.. elementi questi che si alimentano reciprocamente.

Certe persone possono essere povere ed allo stesso tempo parte di un tessuto sociale in cui risultano comunque integrate. Altre non godono della medesima possibilità.

Noi speriamo davvero che questo manuale si riveli un strumento utile per un gran numero di individui che lavorano con le comunità più povere.

Crediamo sinceramente che l’approccio basato sui diritti umani, che viene messo in luce, sia di importanza vitale – soprattutto se vogliamo davvero progredire con l’Obiettivo 1 dei Sustainable Development Goals: «Eliminare la povertà in tutte le sue forme e da ogni luogo». Da ultimo, siamo anche consapevoli che per lottare con successo contro la povertà estrema è necessario in primo luogo lottare anche contro la ricchezza estrema, perché le risorse del pianeta non sono illimitate.

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