Predica di p. Raniero Cantalamessa – Celebrazione della Passione del Signore nella Basilica Vaticana 3 aprile 2015 in video e mp3

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Predica di padre Cantalamessa

predica cantalamessa

Abbiamo appena ascoltato il racconto del processo di Gesรน di fronte a Pilato. Cโ€™รจ in esso un momento sul quale una volta tanto dobbiamo soffermarci.
โ€œAllora Pilato fece prendere Gesรน e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: โ€œSalve, re dei Giudei!โ€. E gli davano schiaffi. [โ€ฆ] Allora Gesรน uscรฌ, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: Ecce homo! โ€œEcco lโ€™uomo!โ€ (Gv 19, 1-5).
Tra gli innumerevoli dipinti che hanno per tema lโ€™Ecce Homo, ce nโ€™รจ uno che mi ha sempre impressionato. รˆ del pittore fiammingo del secolo XVI, Jan Mostaert, e si trova alla National Gallery di Londra. Cerco di descriverlo. Servirร  a imprimerci meglio nella mente lโ€™episodio, dal momento che il pittore non fa che trascrivere fedelmente a colori i dati del racconto evangelico, soprattutto quello di Marco (Mc 15,16-20).

https://youtu.be/cKpi0GKry_I

Gesรน ha in capo una corona di spine. Un fascio di arbusti spinosi che si trovava nel cortile, preparato forse per accendere il fuoco, ha suggerito ai soldati lโ€™idea di questa crudele parodia della sua regalitร . Dal capo di Gesรน scendono gocce di sangue. Ha la bocca semiaperta, come chi fa fatica a respirare. Sulle spalle gli รจ posto un mantello pesante e consunto, piรน simile a latta che a stoffa. E sono spalle solcate dai colpi recenti della flagellazione! Ha i polsi legati a due ritorte con una rozza fune; in una mano gli hanno messo una canna a modo di scettro e nellโ€™altra un fascio di verghe, simboli beffardi della sua regalitร . Gesรน non puรฒ piรน muovere neppure un dito; รจ lโ€™uomo ridotto allโ€™impotenza piรน totale, il prototipo di tutti gli ammanettati della storia.
Meditando sulla Passione, il filosofo Blaise Pascal scrisse un giorno queste parole: โ€œCristo รจ in agonia fino alla fine del mondo: non bisogna dormire durante questo tempoโ€ . Cโ€™รจ un senso in cui queste parole si applicano alla persona stessa di Gesรน, cioรจ al capo del corpo mistico, non solo alle sue membra. Non, nonostante che ora รจ risorto e vivo, ma proprio perchรฉ รจ risorto e vivo. Ma lasciamo da parte questo significato troppo misterioso per noi e parliamo del senso piรน certo di quelle parole. Gesรบ รจ in agonia fino alla fine del mondo in ogni uomo o donna sottoposti agli stessi suoi tormenti. โ€œLโ€™avete fatto a me!โ€ (Mt, 25, 40): questa sua parola, egli non lโ€™ha detta solo dei credenti in lui; lโ€™ha detta di ogni uomo e di ogni donna affamati, nudi, maltrattati, carcerati.
Per una volta non pensiamo alle piaghe sociali, collettive: la fame, la povertร , lโ€™ingiustizia, lo sfruttamento dei deboli. Di esse si parla spesso โ€“ anche se mai abbastanza -, ma cโ€™รจ il rischio che diventino delle astrazioni. Categorie, non persone. Pensiamo piuttosto alle sofferenze dei singoli, delle persone con un nome e unโ€™identitร  precise; alle torture decise a sangue freddo e inflitte volontariamente, in questo stesso momento, da esseri umani a un altri esseri umani, perfino a dei bambini.
Quanti โ€œEcce homoโ€ nel mondo! Mio Dio, quanti โ€œEcce homoโ€! Quanti prigionieri che si trovano nelle stesse condizioni di Gesรบ nel pretorio di Pilato: soli, ammanettati, torturati, in balia di militari rozzi e pieni di odio, che si abbandonano a ogni sorta di crudeltร  fisica e psicologica, divertendosi a veder soffrire. โ€œNon bisogna dormire, non bisogna lasciarli soli!โ€
Lโ€™esclamazione โ€œEcce homo!โ€ non si applica solo alle vittime, ma anche ai carnefici. Vuole dire: ecco di che cosa รจ capace lโ€™uomo! Con timore e tremore, diciamo pure: ecco di che cosa siamo capaci noi uomini! Altro che la marcia inarrestabile dellโ€™homo sapiens sapiens, lโ€™uomo che, secondo qualcuno, doveva nascere dalla morte di Dio e prenderne il posto .
* * *[ads1]
I cristiani non sono certamente le sole vittime della violenza omicida che cโ€™รจ nel mondo, ma non si puรฒ ignorare che in molti paesi essi sono le vittime designate e piรน frequenti. Eโ€™ di ieri la notizia di 147 cristiani trucidati dalla furia jihadista degli estremisti somali in un campus universitario del Kenya. Chi ha a cuore le sorti della propria religione, non puรฒ rimanere indifferente di fronte a tutto ciรฒ. Gesรน disse un giorno ai suoi discepoli: โ€œViene lโ€™ora in cui chiunque vi ucciderร  crederร  di rendere onore a Dioโ€ (Gv 16, 2). Mai forse queste parole hanno trovato, nella storia, un compimento cosรฌ puntuale come oggi.
Un vescovo del III secolo, Dionigi di Alessandria, ci ha lasciato la testimonianza di una Pasqua celebrata dai cristiani durante la feroce persecuzione dellโ€™imperatore romano Decio: โ€œCi esiliarono e, soli fra tutti, fummo perseguitati e messi a morte. Ma anche allora abbiamo celebrato la Pasqua. Ogni luogo dove si pativa divenne per noi un posto per celebrare la festa: fosse un campo, un deserto, una nave, una locanda, una prigione. I martiri perfetti celebrarono la piรน splendida delle feste pasquali, essendo ammessi al festino celesteโ€ . Sarร  cosรฌ per molti cristiani anche la Pasqua di questo anno, il 2015 dopo Cristo.
Cโ€™รจ stato qualcuno che ha avuto il coraggio di denunciare, da laico, la inquietante indifferenza delle istituzioni mondiali e dellโ€™opinione pubblica di fronte a tutto ciรฒ, ricordando a che cosa una tale indifferenza ha portato nel passato . Rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo occidentale, dei Pilati che si lavano le mani.
A noi, perรฒ, in questo giorno non รจ consentito fare alcuna denuncia. Tradiremmo il mistero che stiamo celebrando. Gesรบ morรฌ gridando: โ€œPadre, perdona loro perchรฉ non sanno quello che fannoโ€ (Lc 23, 34). Questa preghiera non รจ semplicemente mormorata a fior di labbra; รจ gridata perchรฉ la si oda bene. Anzi non รจ neppure una preghiera, รจ una richiesta perentoria, fatta con lโ€™autoritร  che gli viene dallโ€™essere il Figlio: โ€œPadre, perdona loro!โ€ E poichรฉ lui stesso ha detto che il Padre ascoltava ogni sua preghiera (Gv 11, 42), dobbiamo credere che ha ascoltato anche questa sua ultima preghiera dalla croce, e che quindi i crocifissori di Cristo sono stati perdonati da Dio (certo, non senza essersi prima, in qualche modo, ravveduti) e sono con lui in paradiso, a testimoniare per lโ€™eternitร  fin dove รจ stato capace di spingersi lโ€™amore di Dio.
Lโ€™ignoranza, per se, si verificava esclusivamente nei soldati. Ma la preghiera di Gesรบ non si limita ad essi. La grandezza divina del suo perdono consiste nel fatto che รจ offerto anche ai suoi piรน accaniti nemici. Proprio per loro adduce la scusante dellโ€™ ignoranza. Anche se hanno agito con astuzia e cattiveria, in realtร  non sapevano ciรฒ che facevano, non pensavano di mettere in croce un uomo che era realmente Messia e Figlio di Dio! Invece di accusare i suoi avversari, oppure di perdonare affidando al Padre celeste la cura di vendicarlo, egli li difende.
Il suo esempio propone ai discepoli una generositร  infinita. Perdonare con la sua stessa grandezza dโ€™animo non puรฒ comportare semplicemente un atteggiamento negativo, con cui si rinuncia a volere il male per chi fa del male; deve tradursi invece in una volontร  positiva di fare loro del bene, se non altro con una preghiera rivolta a Dio, in loro favore. โ€œPregate per quelli che vi perseguitanoโ€ (Mt 5, 44). Questo perdono non puรฒ trovare neppure un compenso nella speranza di un castigo divino. Deve essere ispirato da una caritร  che scusa il prossimo, senza tuttavia chiudere gli occhi di fronte alla veritร , ma cercando anzi di fermare i malvagi in modo che non facciano altro male agli altri e a se stessi.
Ci verrebbe da dire: โ€œSignore, ci chiedi lโ€™impossibile!โ€ Ci risponderebbe: โ€œLo so, ma io sono morto per potervi dare ciรฒ che vi chiedo. Non vi ho dato solo il comando di perdonare e neppure soltanto un esempio eroico di perdono; con la mia morte vi ho procurato la grazia che vi rende capaci di perdonare. Io non ho lasciato al mondo solo un insegnamento sulla misericordia, come hanno fatto tanti altri. Io sono anche Dio e ho fatto scaturire per voi dalla mia morte fiumi di misericordia. Da essi potete attingere a piene mani nellโ€™anno giubilare della misericordia che vi sta davantiโ€.
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Allora, dirร  qualcuno, seguire Cristo รจ un votarsi sempre passivamente alla sconfitta e alla morte? Al contrario! โ€œAbbiate coraggioโ€, egli disse ai suoi apostoli prima di avviarsi alla passione: โ€œIo ho vinto il mondoโ€ (Gv 16, 33). Cristo ha vinto il mondo, vincendo il male del mondo. La vittoria definitiva del bene sul male, che si manifesterร  alla fine dei tempi, รจ giร  avvenuta, di diritto e di fatto, sulla croce di Cristo. โ€œOra โ€“diceva โ€“ รจ il giudizio di questo mondoโ€ (Gv 12, 31). Da quel giorno il male รจ perdente; tanto piรน perdente, quanto piรน sembra trionfare. รˆ giร  giudicato e condannato in ultima istanza, con una sentenza inappellabile.
Gesรน ha vinto la violenza non opponendo ad essa una violenza piรน grande, ma subendola e mettendone a nudo tutta lโ€™ingiustizia e lโ€™inutilitร . Ha inaugurato un nuovo genere di vittoria che santโ€™Agostino ha racchiuso in tre parole: โ€œVictor quia victima โ€“ Vincitore perchรฉ vittimaโ€ . Fu โ€œvedendolo morire cosรฌโ€, che il centurione romano esclamรฒ: โ€œVeramente, questโ€™uomo era Figlio di Dio!โ€ (Mc 15, 39). Gli altri si chiedevano cosa significasse lโ€™โ€alto gridoโ€ che Gesรบ emise morendo (Mc 15, 37). Lui che era esperto di combattenti e di combattimenti, riconobbe subito che era un grido di vittoria .
Il problema della violenza ci assilla, ci scandalizza, oggi che essa ha inventato forme nuove e spaventose di crudeltร  e di barbarie. Noi cristiani reagiamo inorriditi allโ€™idea che si possa uccidere in nome di Dio. Qualcuno perรฒ obietta: ma la Bibbia non รจ anchโ€™essa piena di storie di violenza? Non รจ, Dio, chiamato โ€œil Signore degli esercitiโ€? Non รจ attribuito a lui lโ€™ordine di votare allo sterminio intere cittร ? Non รจ lui che prescrive, nella Legge mosaica, numerosi casi di pena di morte?
Se avessero rivolto a Gesรน, durante la sua vita, la stessa obiezione, egli avrebbe sicuramente risposto ciรฒ che rispose a proposito del divorzio: โ€œPer la durezza del vostro cuore Mosรจ vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu cosรฌโ€ (Mt 19, 8). Anche a proposito della violenza, โ€œal principio non era cosรฌโ€. Il primo capitolo della Genesi ci presenta un mondo dove non รจ neppure pensabile la violenza, nรฉ degli esseri umani tra di loro, nรฉ tra gli uomini e gli animali. Neppure per vendicare la morte di Abele, dunque per punire un assassino, รจ lecito uccidere (cf Gn 4, 15).
Il genuino pensiero di Dio รจ espresso dal comandamento โ€œNon uccidereโ€, piรน che dalle eccezioni fatte ad esso nella Legge, che sono concessioni alla โ€œdurezza del cuoreโ€ e dei costumi degli uomini. La violenza, dopo il peccato, fa parte purtroppo della vita, e lโ€™Antico Testamento, che riflette la vita e deve servire per la vita, cerca almeno, con la sua legislazione e con la stessa pena di morte, di incanalare e arginare la violenza perchรฉ non degeneri in arbitrio personale e non ci si sbrani a vicenda .
Paolo parla di un tempo caratterizzato dalla โ€œtolleranzaโ€ di Dio (Rm 3, 25). Dio tollera la violenza, come tollera la poligamia, il divorzio e altre cose, ma viene educando il popolo verso un tempo in cui il suo piano originario verrร  โ€œricapitolatoโ€ e rimesso in onore, come per una nuova creazione. Questo tempo รจ arrivato con Gesรน che, sul monte, proclama: โ€œAvete inteso che fu detto: โ€˜Occhio per occhio e dente per denteโ€™; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche lโ€™altraโ€ฆ Avete inteso che fu detto: โ€˜Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemicoโ€™; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutoriโ€ (Mt 5, 38-39; 43-44).
Il vero โ€œdiscorso della montagnaโ€ che ha cambiato il mondo non รจ perรฒ quello che Gesรน pronunciรฒ un giorno su una collina della Galilea, ma quello che proclama ora, silenziosamente, dalla croce. Sul Calvario egli pronuncia un definitivo โ€œNo!โ€ alla violenza, opponendo ad essa, non semplicemente la non-violenza, ma, di piรน, il perdono, la mitezza e lโ€™amore. Se ci sarร  ancora violenza, essa non potrร  piรน, neppure remotamente, richiamarsi a Dio e ammantarsi della sua autoritร . Farlo significa far regredire lโ€™idea di Dio a stadi primitivi e grossolani, superati dalla coscienza religiosa e civile dellโ€™umanitร .
* * *
I veri martiri di Cristo non muoiono con i pugni chiusi, ma con le mani giunte. Ne abbiamo avuto tanti esempi recenti. รˆ lui che ai 21 cristiani copti uccisi dallโ€™ISIS in Libia il 22 Febbraio scorso, ha dato la forza di morire sotto i colpi, mormorando il nome di Gesรบ. E anche noi preghiamo:
โ€œSignore Gesรน Cristo, ti preghiamo per i nostri fratelli di fede perseguitati, e per tutti gli Ecce homo che ci sono, in questo momento, sulla faccia della terra, cristiani e non cristiani. Maria, sotto la croce tu ti sei unita al Figlio e hai mormorato dietro di lui: โ€œPadre, perdona loro!โ€: aiutaci a vincere il male con il bene, non solo sullo scenario grande del mondo, ma anche nella vita quotidiana, dentro le stesse mura di casa nostra. Tu, che, โ€œsoffrendo col Figlio tuo morente sulla croce, hai cooperato in modo tutto speciale allโ€™opera del Salvatore con lโ€™obbedienza, la fede, la speranza e lโ€™ardente caritร โ€ , ispira agli uomini e alle donne del nostro tempo pensieri di pace, di misericordia. E di perdono. Cosรฌ siaโ€.

1.Blaise Pascal, โ€œIl mistero di Gesรบโ€ (Pensieri, ed. Brunschvicg, n. 553).
2.F. Nietzsche, La gaia scienza,III, 125.
3.Dionigi di Alessandria, in Eusebio, Storia eccl., VII, 22, 4.
4.Ernesto Galli della Loggia, โ€œLโ€™indifferenza che uccideโ€, in โ€œCorriere della seraโ€ 28 Luglio 2014, p. 1.
5.S.Agostino, Confessioni, X, 43.
6.Cf. F. Topping โ€œAn impossible Godโ€.
7.Cf R. Girard, Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, Adelphi, Milano 19963.
8.Lumen gentium, n. 61.

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Fonte: Radio Vaticana via FeedRss

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