
Guido da Como sembra quasi ispirato dal contenuto di queste parole nel momento in cui nel XIII sec. propone il mistero della discesa di Gesรน agli inferi in rapporto con la scena pasquale del cammino di Gesรน pellegrino e straniero che si accompagna ai discepoli di Emmaus. Cosรฌ come condivide un tratto di strada con i due discepoli delusi e tristi, facendosi loro vicino, allo stesso modo Gesรน scende sino agli inferi portando a compimento il mistero del suo svuotamento e realizzando al massimo grado la sua assunzione della natura umana, anche nella morte e in tutto ciรฒ che questa puรฒ comportare. Egli compie un vero e proprio pellegrinaggio spirituale nella periferia piรน estrema dellโumano, perfino nel regno della morte. Ciรฒ rivela che il descensus รจ sรฌ la pienezza della morte, la massima manifestazione della sua vittoria, del suo silenzio e della sua estrema solitudine, ma รจ soprattutto evento pasquale e di salvezza perchรฉ รจ lโapparizione e la presenza di Cristo nel regno dei morti. Dove regnava la morte ora regna la vita e splende la luce di Cristo. Il riquadro a cui si fa riferimento fa parte del Pulpito che venne realizzato da Guido da Como per volontร dellโAbate Simone nel 1240. Si tratta di unโopera in marmo, di forma quadrangolare, la cui parte centrale รจ costituita da quattro formelle a basso rilievo, una delle quali, come si diceva, rappresenta la discesa agli inferi del Cristo vincitore della morte, che tende la mano ad Adamo e ai giusti dellโAntico Testamento mentre lโaltra, in basso a sinistra, ci mostra Gesรน risorto che come un anonimo pellegrino, con il bastone e la bisaccia, si accosta ai discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,18). Se a questo si aggiunge la scena dellโapparizione, la sera di Pasqua, ai discepoli chiusi nel Cenacolo, e quella dellโapparizione allโincredulo Tommaso, allora si comprende bene che il descensus รจ stato pensato e inserito in un contesto di annuncio pasquale, perchรฉ proprio quel Gesรน che ha svuotato se stesso sino a farsi carico del peso della morte, Dio lo ha superesaltato, come recita lโinno della Lettera ai Filippesi piรน volte citato, e gli ha dato il nome, Signore, davanti al quale si piega ogni ginocchio, nei cieli, sulla terra e sotto terra (cf. Fil 2,6-11). ร lui, infatti, la buona novella annunciata a tutti gli uomini e apportatrice di salvezza allโintero universo.
Nellโassordante silenzio di questo giorno che si รจ fatto notte, in questa notte che attende il nuovo giorno, risuonano le parole del poeta: ยซMa ora a noi avanzano / Solo lโinverno e la notte / E senza scampo sono le nostre viteโฆ / Invece fiorito รจ il deserto, / popolata di uccelli e di alberi la tua solitudine. / Angeli danzano al canto nuovoยป (D. M. Turoldo).[ads1]
Sabato Santo – Dal Sussidio CEI – Quaresima 2015, a cura dell’Ufficio Liturgico Nazionale
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