Alle ore 9 di questa mattina, nellโAula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโEm.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: ยซPrendete, mangiate: questo รจ il mio corpoโ – Una catechesi mistagogica sullโEucaristia.
La successiva predica di Quaresima avrร luogo l’8 aprile 2022.
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Dopo le nostre catechesi mistagogiche sulle tre parti della Messa โla liturgia della parola, la consacrazione e la comunione โ meditiamo oggi sullโEucaristia come presenza reale di Cristo nella Chiesa.
Come affrontare un mistero cosรฌ alto e cosรฌ inaccessibile? Ci vengono subito alla mente le infinite teorie e discussioni esistenti intorno a esso, le divergenze tra cattolici e protestanti, tra latini e ortodossi, che riempivano i libri sui quali abbiamo studiato teologia noi che abbiamo una certa etร , e siamo tentati di pensare che รจ impossibile dire ancora qualcosa di questo mistero che possa edificare la nostra fede e riscaldare il nostro cuore, senza scivolare inevitabilmente nella polemica interconfessionale.
Ma รจ proprio questa lโopera meravigliosa che lo Spirito Santo sta compiendo ai nostri giorni tra tutti i cristiani. Egli ci spinge a riconoscere quanta parte avevano, nelle nostre dispute eucaristiche, la presunzione umana di poter racchiudere il mistero in una teoria o, addirittura, in una parola, come pure la volontร di prevalere sullโavversario. Ci spinge a pentirci di aver ridotto il supremo pegno dโamore e di unitร lasciatoci da nostro Signore ad oggetto privilegiato dei nostri alterchi.
La via per incamminarci su questa strada dellโecumenismo eucaristico รจ la via del riconoscimento reciproco, la via cristiana dellโagรกpe, cioรจ della condivisione. Non si tratta di passar sopra alle divergenze reali, o di venir meno in qualcosa allโautentica dottrina cattolica. Si tratta piuttosto di mettere insieme gli aspetti positivi e i valori autentici che ci sono in ognuna delle tre grandi tradizioni cristiane, in modo da costituire una โmassaโ di veritร comune che cominci ad attirarci verso lโunitร .
ร incredibile come alcune posizioni cattoliche, ortodosse e protestanti, intorno alla presenza reale, risultino divergenti tra di loro e distruttive, qualora vengano contrapposte e viste in alternativa tra di loro, mentre appaiono, invece, meravigliosamente convergenti, se tenute insieme in equilibrio. ร la sintesi che dobbiamo cominciare a fare; dobbiamo passare, come al setaccio, le grandi tradizioni cristiane, per ritenere di ognuna, come ci esorta lโApostolo, โciรฒ che รจ buonoโ (cf 1 Ts 5, 21).
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La tradizione latina: una presenza reale, ma nascosta
Andiamo, dunque, a visitare, con questo spirito, le tre principali tradizioni eucaristiche โ latina, ortodossa e protestante โ per edificarci delle ricchezze di ognuna e riunire tutte nel tesoro comune della Chiesa. Lโidea che, alla fine, avremo del mistero della presenza reale risulterร piรน ricca e piรน viva.
Nella visione della teologia e della liturgia latina, il centro indiscusso dellโazione eucaristica, dal quale scaturisce la presenza reale di Cristo, รจ il momento della consacrazione. In esso, Gesรน agisce e parla in prima persona. SantโAmbrogio, per esempio, scrive:
Questo pane รจ pane prima delle parole sacramentali; ma, intervenendo la consacrazione, il pane diventa carne di Cristoโฆ Da quali parole รจ operata la consacrazione e di chi sono tali parole? Del Signore Gesรน! Tutte le cose che si dicono prima di quel momento sono dette dal sacerdote che loda Dio, prega per il popolo, per i re e per gli altri; ma quando si arriva al momento di realizzare il venerabile sacramento, il sacerdote non usa piรน parole sue, ma di Cristo. ร dunque la parola che opera (conficit) il sacramentoโฆ Vedi quanto รจ efficace (operatorius) il parlare di Cristo? Prima della consacrazione non cโera il corpo di Cristo, ma dopo la consacrazione, io ti dico che cโรจ ormai il corpo di Cristo. Egli ha detto ed รจ stato fatto, ha comandato ed รจ stato creato (cf Sal 33, 9) .
Possiamo parlare, nella visione latina, di un realismo cristologico. โCristologicoโ, perchรฉ tutta lโattenzione รจ rivolta qui a Cristo, visto sia nella sua esistenza storica e incarnata che in quella di Risorto; Cristo รจ sia lโoggetto che il soggetto dellโEucaristia, cioรจ colui che รจ realizzato nellโEucaristia e colui che realizza lโEucaristia. โRealismoโ, perchรฉ questo Gesรน non รจ visto presente sullโaltare semplicemente in un segno o in un simbolo, ma in veritร e con la sua realtร . Tale realismo cristologico รจ visibile, per fare un esempio, nel canto Ave verum: โSalve, vero corpo, nato da Maria Vergine, che realmente hai sofferto e fosti immolato sulla croce per lโuomo, il cui fianco squarciato ha effuso sangue ed acquaโฆโ.
Il concilio di Trento, in seguito, ha precisato meglio questo modo di concepire la presenza reale, usando tre avverbi: vere, realiter, substantialiter. Gesรน รจ presente veramente, non solo in immagine, o in figura; รจ presente realmente, non solo soggettivamente, per la fede dei credenti; รจ presente sostanzialmente, cioรจ secondo la sua realtร profonda che รจ invisibile ai sensi, e non secondo le apparenze che restano quelle del pane e del vino.
Ci poteva essere, รจ vero, il pericolo di cadere in un โcrudoโ realismo, o in un realismo esagerato. Ma il rimedio a tale pericolo รจ nella tradizione stessa. SantโAgostino ha chiarito, una volta per sempre, che la presenza di Gesรน nellโEucaristia avviene โin sacramentoโ. Non รจ, in altre parole, una presenza fisica, ma sacramentale, mediata da segni che sono, appunto, il pane e il vino. In questo caso, perรฒ, il segno non esclude la realtร , ma la rende presente, nellโunico modo con cui il Cristo risorto che โvive nello Spiritoโ (1 Pt 3, 18) puรฒ rendersi presente a noi, finchรฉ viviamo ancora nel corpo.
San Tommaso dโAquino โ lโaltro grande artefice della spiritualitร eucaristica occidentale, insieme con santโAmbrogio e santโAgostino โ dice la medesima cosa, parlando di una presenza di Cristo โsecondo la sostanzaโ sotto le specie del pane e del vino . Dire infatti che Gesรน si fa presente nellโEucaristia con la sua sostanza, significa dire che si fa presente con la sua realtร vera e profonda, che puรฒ essere attinta solo mediante la fede. Nellโinno Adoro te devote che riflette da vicino il pensiero dellโAquinate e che รจ servito piรน che tanti libri a plasmare la pietร eucaristica latina, si dice: โVista, tatto e gusto, tutto qui vien meno. La sicurezza viene solo dal credere ciรฒ che si ascoltaโ. Visus tactus gustus in te fallitur โ sed auditui solo tuto crediturโ.
Gesรน รจ presente, dunque, nellโEucaristia in un modo unico che non ha riscontro altrove. Nessun aggettivo, da solo, รจ sufficiente a descrivere tale presenza; neppure lโaggettivo โrealeโ. Reale viene da res (cosa) e significa: a modo di cosa o di oggetto; ma Gesรน non รจ presente nellโEucaristia come una โcosaโ o un oggetto, ma come una persona. Se proprio si vuol dare un nome a questa presenza, meglio sarebbe chiamarla semplicemente presenza โeucaristicaโ, perchรฉ si realizza soltanto nellโEucaristia.
Lโazione dello Spirito Santo: la tradizione ortodossa
La teologia latina presenta tante ricchezze, ma non esaurisce โ nรฉ potrebbe farlo โ il mistero. ร mancato ad essa, almeno in passato, il dovuto rilievo allo Spirito Santo, che pure รจ essenziale per capire lโEucaristia. Ecco, allora, che ci volgiamo verso lโOriente, per interrogare la tradizione ortodossa, con animo, perรฒ, ben diverso da un tempo: non piรน inquieti per la differenza, ma felici per il completamento che essa arreca alla nostra visione latina.
Nella tradizione ortodossa, infatti, รจ messa in piena luce lโazione dello Spirito Santo nella celebrazione eucaristica. Questo confronto ha giร portato i suoi frutti, dopo il concilio Vaticano II. Fino ad allora, nel canone romano della Messa, lโunica menzione dello Spirito Santo era quella, per inciso, della dossologia finale: โPer Cristo, con Cristo, in Cristoโฆ nellโunitร dello Spirito Santoโฆโ. Ora, invece, tutti i canoni nuovi recano una doppia invocazione dello Spirito Santo: una sui doni, prima della consacrazione, e una sulla Chiesa, dopo la consacrazione.
Le liturgie orientali hanno attribuito sempre la realizzazione della presenza reale di Cristo sullโaltare a unโoperazione speciale dello Spirito Santo. Nellโanafora detta di san Giacomo, in uso nella Chiesa antiochena, lo Spirito Santo รจ invocato con queste parole:
โManda su noi e su questi santi doni presentati, il tuo santissimo Spirito, Signore e datore di vita, che siede con te, Dio e Padre, e con il tuo unico Figlio. Egli regna consostanziale e coeterno; ha parlato nella legge e nei profeti e nel Nuovo Testamento; รจ disceso, sotto forma di colomba, sul nostro Signore Gesรน Cristo nel fiume Giordano e si รจ riposato su di lui; รจ disceso sui santi apostoli, il giorno di Pentecoste, sotto forma di lingue di fuoco. Manda questo tuo Spirito tre volte santo, Signore, su noi e su questi santi doni presentati, affinchรฉ, per la sua venuta, santa, buona e gloriosa, santifichi questo pane e ne faccia il santo corpo di Cristo (Amen), santifichi questo calice e ne faccia il sangue prezioso di Cristo (Amen)โ.
Cโรจ, qui, ben piรน che la semplice aggiunta dellโinvocazione dello Spirito Santo. Cโรจ uno sguardo ampio e penetrante in tutta la storia della salvezza che aiuta a scoprire una dimensione nuova del mistero eucaristico. Partendo dalle parole del simbolo niceno costantinopolitano che definiscono lo Spirito Santo โSignoreโ e โDatore di vitaโ, โche ha parlato per mezzo dei profetiโ, si amplia la prospettiva fino a tracciare una vera e propria โstoriaโ dellโazione dello Spirito Santo.
LโEucaristia porta a compimento questa serie di interventi prodigiosi. Lo Spirito Santo che a Pasqua irruppe nel sepolcro e, โtoccandoโ il corpo inanimato di Gesรน, lo fece rivivere, nellโEucaristia ripete questo prodigio. Egli viene sul pane e sul vino che sono elementi morti e dร loro la vita, ne fa il corpo e il sangue viventi del Redentore. Veramente โ come disse Gesรน stesso, parlando dellโEucaristia โ โรจ lo Spirito che dร la vitaโ (Gv 6, 63). Un grande rappresentante della tradizione eucaristica orientale, Teodoro di Mopsuestia, scrive:
In virtรน dellโazione liturgica, il nostro Signore รจ come risuscitato dai morti e spande la sua grazia su noi tutti, per la venuta dello Spirito Santoโฆ Quando il pontefice dichiara che questo pane e questo vino sono il corpo e il sangue di Cristo, afferma che lo sono diventati per il contatto dello Spirito Santo. Avviene come del corpo naturale di Cristo, quando ricevette lo Spirito Santo e la sua unzione. In quel momento, al sopraggiungere dello Spirito Santo, noi crediamo che il pane e il vino ricevono una specie di unzione di grazia. E da allora li crediamo essere il corpo e il sangue di Cristo, immortali, incorruttibili, impassibili e immutabili per natura, come il corpo stesso di Cristo nella risurrezione .
ร importante, perรฒ, tener conto di una cosa โ e qui si vede come anche la tradizione latina ha qualcosa da offrire ai fratelli ortodossi. Lo Spirito Santo non agisce separatamente da Gesรน, ma dentro la parola di Gesรน. Di lui Gesรน disse: โNon parlerร da sรฉ, ma dirร tutto ciรฒ che avrร uditoโฆ Egli mi glorificherร perchรฉ prenderร del mio e ve lโannunzierร โ (Gv 16, 13-14). Ecco perchรฉ non bisogna separare le parole di Gesรน (โQuesto รจ il mio corpoโ) dalle parole dellโepiclesi (โLo Spirito Santo faccia di questo pane il corpo di Cristoโ).
Lโappello allโunitร , per i cattolici e i fratelli ortodossi, sale dalle profonditร stesse del mistero eucaristico. Anche se, per necessitร di cose, il ricordo dellโistituzione e lโinvocazione dello Spirito avvengono in momenti distinti (lโuomo non puรฒ esprimere il mistero in un solo istante), la loro azione, perรฒ, รจ congiunta. Lโefficacia viene certamente dallo Spirito (non dal sacerdote, nรฉ dalla Chiesa), ma tale efficacia si esercita dentro la parola di Cristo e attraverso di essa.
Lโefficacia che rende presente Gesรน sullโaltare non viene โ ho detto โ dalla Chiesa, ma โ aggiungo โ non avviene senza la Chiesa. Essa รจ lo strumento vivente, attraverso il quale e insieme con il quale opera lo Spirito Santo. Avviene, per la venuta di Gesรน sullโAltare, come per la venuta finale in gloria: โLo Spirito e la Sposaโ (la Chiesa!) โdiconoโ a Gesรน: โVieni!โ (cf Ap 22, 17). Ed egli viene.
Lโimportanza della fede: la spiritualitร protestante
La tradizione latina ha messo in luce โchiโ รจ presente nellโEucaristia, Cristo; la tradizione ortodossa ha messo in luce โda chiโ รจ operata la sua presenza, dallo Spirito Santo; la teologia protestante mette in luce โsu chiโ opera tale presenza. In altre parole, a quali condizioni, il sacramento opera, di fatto, in chi lo riceve, quello che significa. Queste condizioni sono diverse, ma si riassumono in una parola: la fede.
Non fermiamoci subito alle conseguenze negative, tratte, in certi periodi, dal principio protestante secondo cui i sacramenti non sono che โsegni della fedeโ. Oltrepassiamo i malintesi e la polemica e allora troviamo che questo energico richiamo alla fede รจ salutare proprio per salvare il sacramento e non farlo scadere a una delle โbuone opereโ, o a qualcosa che agisce meccanicamente e magicamente, quasi allโinsaputa dellโuomo. Si tratta, in fondo, di scoprire il profondo significato di quellโesclamazione che la liturgia fa risuonare al termine della consacrazione e che, una volta, ce lo ricordiamo, era addirittura inserita al centro della formula di consacrazione, quasi a sottolineare che la fede รจ parte essenziale del mistero: Mysterium fidei, mistero della fede!
La fede non โfaโ, ma solo โriceveโ il sacramento. Solo la parola di Cristo ripetuta dalla Chiesa e resa efficace dallo Spirito Santo โfaโ il sacramento. Ma che gioverebbe un sacramento โfattoโ, ma non โricevutoโ? A proposito dellโIncarnazione, uomini come Origene, santโAgostino, san Bernardo, hanno espresso, questo pensiero: โChe giova a me che Cristo sia nato una volta da Maria a Betlemme, se non nasce anche, per fede, nel mio cuore?โ La stessa cosa si deve dire anche dellโEucaristia; che giova a me che Cristo sia realmente presente sullโaltare, se egli non รจ presente per me? Giร al tempo in cui Gesรน era presente fisicamente sulla terra, occorreva la fede; altrimenti โ come ripete tante volte egli stesso nel Vangelo โ la sua presenza non serviva a niente, se non a condanna: โGuai a te Gorozaim, guai a te Cafarnao!โ.
La fede รจ necessaria perchรฉ la presenza di Gesรน nellโEucaristia sia, non soltanto โrealeโ, ma anche โpersonaleโ, cioรจ da persona a persona. Altro รจ infatti โesserciโ e altro โessere presenteโ. La presenza suppone uno che รจ presente e uno al quale รจ presente; suppone comunicazione reciproca, lo scambio tra due soggetti liberi, che si accorgono lโuno dellโaltro. ร molto di piรน, quindi, che non il semplice essere in un certo luogo.
Una tale dimensione soggettiva ed esistenziale della presenza eucaristica non annulla la presenza oggettiva che precede la fede dellโuomo, ma anzi la suppone e la valorizza. Lutero, che ha tanto esaltato il ruolo della fede, รจ anche uno di quelli che hanno sostenuto con piรน vigore la dottrina della presenza reale di Cristo nel sacramento dellโaltare. Nel corso di un dibattito con altri riformatori su questo tema, egli affermรฒ con grande vigore:
โNon posso intendere le parole โQuesto รจ il mio corpoโ, diversamente da come suonano. Tocca quindi agli altri dimostrare che lร dove la parola dice: โQuesto รจ il mio corpoโ, il corpo di Cristo non cโรจ. Non voglio ascoltare spiegazioni basate sulla ragione. Di fronte a parole tanto chiare, non ammetto domande; respingo il raziocinio e la sana ragione umana. Dimostrazioni materiali, argomentazioni geometriche: tutto respingo completamente. Dio sta al di sopra di qualsiasi matematica e bisogna adorare con stupore la Parola di Dioโ .
Il rapido sguardo che abbiamo gettato sulla ricchezza delle varie tradizioni cristiane รจ stato sufficiente a farci intravedere quale dono immenso si dischiude alla Chiesa, quando le varie confessioni cristiane decidono di mettere in comune i loro beni spirituali, come facevano i primi cristiani, dei quali รจ detto che โtenevano ogni cosa in comuneโ (At 2, 44). ร questa lโagรกpe piรน grande, a dimensione di tutta la Chiesa, che il Signore ci mette in cuore di desiderare di vedere, per la gioia del comune Padre e il rinvigorimento della sua Chiesa.
Sentimento di presenza
Siamo giunti alla fine del nostro breve pellegrinaggio eucaristico attraverso le varie confessioni cristiane. Abbiamo raccolto anche noi alcune ceste di frammenti avanzati dalla grande moltiplicazione dei pani avvenuta nella Chiesa. Ma non possiamo terminare qui la nostra meditazione sul mistero della presenza reale. Sarebbe come un aver raccolto i frammenti e non mangiarli. La fede nella presenza reale รจ una grande cosa, ma non ci basta; almeno la fede intesa in un certo modo. Non basta avere unโidea teologicamente perfetta e ecumenicamente aperta, della presenza reale di Gesรน nellโEucaristia. Quanti, tra i teologi, sanno tutto su tale mistero; ma non conoscono la presenza reale. Perchรฉ โconosceโ, in senso biblico, una cosa, solo chi fa lโesperienza di quella cosa. Conosce veramente il fuoco solo chi, almeno una volta, รจ stato raggiunto da una fiamma e ha dovuto tirarsi velocemente indietro per non scottarsi.
San Gregorio Nisseno ci ha lasciato unโespressione stupenda per indicare questo piรน alto livello di fede; parla di โun certo sentimento di presenzaโ (aisthesis tes parusias) . Esso si ha quando uno รจ colto dalla presenza di Dio, ha una certa percezione (non solo unโidea) che egli รจ presente. Non si tratta di una percezione naturale; รจ frutto di una grazia che opera come una rottura di livello, un salto di qualitร . Cโรจ unโanalogia molto forte con ciรฒ che avveniva quando, dopo la risurrezione, Gesรน si faceva riconoscere da qualcuno. Era una cosa improvvisa che, di colpo, cambiava completamente lo stato dโanimo di una persona.
Un giorno, dopo la risurrezione, gli apostoli sono sul lago a pescare; sulla riva compare un uomo. Si instaura un dialogo a distanza: โNon avete nulla da mangiare?โ; rispondono: โNo!โ Ma ecco che scocca una scintilla nel cuore di Giovanni ed egli lancia un grido: โร il Signore!โ e allora tutto cambia e corrono verso la riva (cf Gv 21, 4 ss). La stessa cosa avviene con i discepoli di Emmaus; Gesรน camminava con loro, โma i loro occhi erano incapaci di riconoscerloโ; finalmente, allโatto di spezzare il pane, ecco che โsi aprirono i loro occhi e lo riconobberoโ (Lc 24, 13 ss). Ecco, una cosa simile avviene il giorno in cui un cristiano, dopo aver ricevuto tante e tante volte Gesรน nellโEucaristia, finalmente, per un dono di grazia, lo โriconosceโ.
Dalla fede e dal โsentimentoโ della presenza reale, deve sbocciare spontaneamente la riverenza e, anzi, la tenerezza verso Gesรน sacramentato. ร questo un sentimento cosรฌ delicato e personale che solo a parlarne si rischia di sciuparlo. San Francesco dโAssisi ebbe il cuore ricolmo di tali sentimenti verso Gesรน nellโEucaristia. Egli si intenerisce davanti a Gesรน sacramentato, come a Greccio si inteneriva davanti al Bambino di Betlemme; lo vede cosรฌ abbandonato nelle nostre mani, cosรฌ inerme, cosรฌ umile. Nella sua Lettera a tutto lโOrdine egli scrive delle parole di fuoco che vogliamo ascoltare come rivolte a noi in questo momento, a conclusione della nostra meditazione sulla presenza reale di Gesรน nellโEucaristia:
Badate alla vostra dignitร , fratelli sacerdoti, e siate santi perchรฉ egli รจ santoโฆ Grande miseria sarebbe, e miseranda meschinitร se, avendo lui cosรฌ presente, vi curaste di qualunque altra cosa che esista nel mondo intero. Tutta lโumanitร trepidi, lโuniverso intero tremi e il cielo esulti, quando sullโaltare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e degnazione stupenda!
O umiltร sublime! O sublimitร umile, che il Signore dellโuniverso, Dio e Figlio di Dio, cosรฌ si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!
Guardate, fratelli, lโumiltร di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perchรฉ siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinchรฉ
totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre.
1.AMBROGIO, De sacramentis, IV, 14-16 (PL 16, 439 ss).
2.Cf TOMMASO DโAQUINO, Summa theologiae III, q. 75, a. 4.
3.TEODORO DI MOPSUESTIA, Omelie catechetiche, XVI, 11 s (Studi e Testi 145, pp. 551 s).
4.Cf Atti del colloquio di Marburgo del 1529 (Opere di Lutero, ed. di Weimar, 30, 3, p. 110 ss).
5.GREGORIO NISSENO, Sul Cantico, XI, 5, 2 (PG 44, 1001) .
Fonte: http://www.cantalamessa.org/?p=4017
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