Papa Francesco – Udienza del Santo Padre alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi 2019

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Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Cardinali e i Superiori della Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi.

Nel corso dellโ€™incontro, il Papa ha rivolto alla Curia Romana il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

ยซE il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noiยป (Gv 1,14).

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Cari fratelli e sorelle,

a tutti voi il mio cordiale benvenuto. Ringrazio il Cardinale Angelo Sodano per le parole che mi ha rivolto, e soprattutto desidero esprimergli la mia gratitudine, anche a nome dei Membri del Collegio Cardinalizio, per il prezioso e puntuale servizio che Egli ha svolto quale Decano, per lunghi anni, con disponibilitร , dedizione, efficienza e grande capacitร  organizzativa e di coordinamento. Con quel modo di agire della โ€œrassa nostranaโ€, come direbbe Nino Costa [scrittore piemontese]. Grazie di cuore, Eminenza! Adesso tocca ai Cardinali Vescovi eleggere un nuovo Decano; spero che scelgano qualcuno che si occupi a tempo pieno di questa carica tanto importante. Grazie.

A voi qui presenti, ai vostri collaboratori, a tutte le persone che prestano servizio nella Curia, come pure ai Rappresentanti Pontifici e a quanti li affiancano, auguro un santo e lieto Natale. Ed agli auguri aggiungo la riconoscenza per la dedizione quotidiana che offrite al servizio della Chiesa. Grazie tante!

Anche questโ€™anno il Signore ci offre lโ€™occasione di incontrarci per questo gesto di comunione, che rafforza la nostra fraternitร  ed รจ radicato nella contemplazione dellโ€™amore di Dio rivelatosi nel Natale. Infatti, ยซla nascita di Cristo โ€“ ha scritto un mistico del nostro tempo โ€“ รจ la testimonianza piรน forte ed eloquente di quanto Dio abbia amato lโ€™uomo. Lo ha amato di un amore personale. รˆ per questo che ha preso un corpo umano al quale si รจ unito e lo ha fatto proprio per sempre. La nascita di Cristo รจ essa stessa una โ€œalleanza dโ€™amoreโ€ stipulata per sempre tra Dio e lโ€™uomoยป[1]. E San Clemente dโ€™Alessandria scrive: ยซPer questo lui [Cristo] รจ disceso, per questo rivestรฌ lโ€™umanitร , per questo patรฌ volontariamente ciรฒ che รจ degli uomini, affinchรฉ, dopo essersi misurato con la debolezza di noi che egli amรฒ, potesse in cambio misurare noi con la sua potenzaยป[2].

Considerando tanta benevolenza e tanto amore, lo scambio degli auguri natalizi รจ altresรฌ unโ€™occasione per accogliere nuovamente il suo comandamento: ยซCome io ho amato voi, cosรฌ amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altriยป (Gv 13,34-35). Qui, di fatto, Gesรน non ci chiede di amare Lui come risposta al suo amore per noi; ci domanda, piuttosto, di amarci lโ€™un lโ€™altro con il suo stesso amore. Ci domanda, in altre parole, di essere simili a Lui, perchรฉ Egli si รจ fatto simile a noi. Il Natale, dunque โ€“ esorta il santo Cardinale Newman โ€“, ยซci trovi sempre piรน simili a Colui che, in questo tempo รจ divenuto bambino per amor nostro; che ogni nuovo Natale ci trovi piรน semplici, piรน umili, piรน santi, piรน caritatevoli, piรน rassegnati, piรน lieti, piรน pieni di Dioยป[3]. E aggiunge: ยซQuesto รจ il tempo dellโ€™innocenza, della purezza, della dolcezza, della gioia, della paceยป[4].

Il nome di Newman ci ricorda anche una sua ben nota affermazione, quasi un aforisma, rintracciabile nella sua opera Lo sviluppo della dottrina cristiana, che storicamente e spiritualmente si colloca al crocevia del suo ingresso nella Chiesa Cattolica. Dice cosรฌ: ยซQui sulla terra vivere รจ cambiare, e la perfezione รจ il risultato di molte trasformazioniยป[5]. Non si tratta ovviamente di cercare il cambiamento per il cambiamento, oppure di seguire le mode, ma di avere la convinzione che lo sviluppo e la crescita sono la caratteristica della vita terrena e umana, mentre, nella prospettiva del credente, al centro di tutto cโ€™รจ la stabilitร  di Dio[6].

Per Newman il cambiamento era conversione, cioรจ un interiore trasformazione[7]. La vita cristiana, in realtร , รจ un cammino, un pellegrinaggio. La storia biblica รจ tutta un cammino, segnato da avvii e ripartenze; come per Abramo; come per quanti, duemila anni or sono in Galilea, si misero in cammino per seguire Gesรน: ยซE, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguironoยป (Lc 5,11). Da allora, la storia del popolo di Dio โ€“ la storia della Chiesa โ€“ รจ segnata sempre da partenze, spostamenti, cambiamenti. Il cammino, ovviamente, non รจ puramente geografico, ma anzitutto simbolico: รจ un invito a scoprire il moto del cuore che, paradossalmente, ha bisogno di partire per poter rimanere, di cambiare per potere essere fedele[8].

Tutto questo ha una particolare valenza nel nostro tempo, perchรฉ quella che stiamo vivendo non รจ semplicemente unโ€™epoca di cambiamenti, ma รจ un cambiamento di epoca. Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono piรน lineari, bensรฌ epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza. Capita spesso di vivere il cambiamento limitandosi a indossare un nuovo vestito, e poi rimanere in realtร  come si era prima. Rammento lโ€™espressione enigmatica, che si legge in un famoso romanzo italiano: โ€œSe vogliamo che tutto rimanga come รจ, bisogna che tutto cambiโ€ (ne Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa).

Lโ€™atteggiamento sano รจ piuttosto quello di lasciarsi interrogare dalle sfide del tempo presente e di coglierle con le virtรน del discernimento, della parresia e della hypomonรฉ. Il cambiamento, in questo caso, assumerebbe tuttโ€™altro aspetto: da elemento di contorno, da contesto o da pretesto, da paesaggio esternoโ€ฆ diventerebbe sempre piรน umano, e anche piรน cristiano. Sarebbe sempre un cambiamento esterno, ma compiuto a partire dal centro stesso dellโ€™uomo, cioรจ una conversione antropologica[9].

Noi dobbiamo avviare processi e non occupare spazi: ยซDio si manifesta in una rivelazione storica, nel tempo. Il tempo inizia i processi, lo spazio li cristallizza. Dio si trova nel tempo, nei processi in corso. Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. Noi dobbiamo avviare processi, piรน che occupare spazi. Dio si manifesta nel tempo ed รจ presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. E richiede pazienza, attesaยป[10]. Da ciรฒ siamo sollecitati a leggere i segni dei tempi con gli occhi della fede, affinchรฉ la direzione di questo cambiamento ยซrisvegli nuove e vecchie domande con le quali รจ giusto e necessario confrontarsiยป[11].

Affrontando oggi il tema del cambiamento che si fonda principalmente sulla fedeltร  al depositum fidei e alla Tradizione, desidero ritornare sullโ€™attuazione della riformaย della Curia romana, ribadendo che tale riforma non ha mai avuto la presunzione di fare come se prima niente fosse esistito; al contrario, si รจ puntato a valorizzare quanto di buono รจ stato fatto nella complessa storia della Curia. รˆ doveroso valorizzarne la storia per costruire un futuro che abbia basi solide, che abbia radici e perciรฒ possa essere fecondo. Appellarsi alla memoria non vuol dire ancorarsi allโ€™autoconservazione, ma richiamare la vita e la vitalitร  di un percorso in continuo sviluppo. La memoria non รจ statica, รจ dinamica. Implica per sua natura movimento. E la tradizione non รจ statica, รจ dinamica, come diceva quel grande uomo [G. Mahler]: la tradizione รจ la garanzia del futuro e non la custodia delle ceneri.

Cari fratelli e sorelle,

nei nostri precedenti incontri natalizi, vi ho parlato dei criteri che hanno ispirato questo lavoro di riforma. Ho anche motivato alcune attuazioni che sono giร  state realizzate, sia definitivamente sia ad experimentum[12]. Nel 2017 ho evidenziato alcune novitร  dellโ€™organizzazione curiale, come, ad esempio, la Terza Sezione della Segreteria di Stato, che sta andando molto bene; o le relazioni tra Curia romana e Chiese particolari, ricordando anche lโ€™antica prassi delle Visite ad limina Apostolorum; o la struttura di alcuni Dicasteri, in particolare quello per le Chiese Orientali e altri per il dialogo ecumenico e per quello interreligioso, in particolare con lโ€™Ebraismo.

Nellโ€™incontro odierno vorrei soffermarmi su alcuni altri Dicasteri partendo dal cuore della riforma, ossia dal primo e piรน importante compito della Chiesa: lโ€™evangelizzazione. San Paolo VI affermรฒ: ยซEvangelizzare รจ la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identitร  piรน profonda. Essa esiste per evangelizzareยป[13]. Evangelii nuntiandi, che anche oggi continua ad essereย il documento pastorale piรน importante del dopo Concilio, e attuale. In realtร , lโ€™obiettivo dellโ€™attuale riforma รจ che ยซle consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato allโ€™evangelizzazione del mondo attuale, piรน che per lโ€™autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si puรฒ intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte piรน missionarieยป (Esort. ap. Evangelii gaudium, 27). E allora, proprio ispirandosi a questo magistero dei Successori di Pietro dal Concilio Vaticano II fino ad oggi, si รจ pensato di proporre per lโ€™instruenda nuova Costituzione Apostolica sulla riforma della Curia romana il titolo di Praedicate evangelium. Cioรจ l’atteggiamento missionario.

Ecco perchรฉ il mio pensiero va oggi ad alcuni fra i Dicasteri della Curia romana che con tutto questo hanno un esplicito riferimento giร  nelle loro denominazioni: la Congregazione per la Dottrina della Fede, la Congregazione per lโ€™Evangelizzazione dei popoli; ma penso anche al Dicastero della Comunicazione e al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Quando queste prime due Congregazioni citate furono istituite, si era in unโ€™epoca nella quale era piรน semplice distinguere tra due versanti abbastanza definiti: un mondo cristiano da una parte e un mondo ancora da evangelizzare dallโ€™altra. Adesso questa situazione non esiste piรน. Le popolazioni che non hanno ancora ricevuto lโ€™annuncio del Vangelo non vivono affatto soltanto nei Continenti non occidentali, ma dimorano dappertutto, specialmente nelle enormi concentrazioni urbane che richiedono esse stesse una specifica pastorale. Nelle grandi cittร  abbiamo bisogno di altre โ€œmappeโ€, di altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri modi di pensare e i nostri atteggiamenti: Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianitร , non piรน! Oggi non siamo piรน gli unici che producono cultura, nรฉ i primi, nรฉ i piรน ascoltati[14]. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalitร  pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo piรน in un regime di cristianitร  perchรฉ la fede โ€“ specialmente in Europa, ma pure in gran parte dellโ€™Occidente โ€“ non costituisce piรน un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata. Ciรฒ fu sottolineato da Benedetto XVI quando, indicendo lโ€™Anno della Fede (2012), scrisse: ยซMentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra piรน essere cosรฌ in grandi settori della societร , a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte personeยป[15]. E per questo fu istituito nel 2010 il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, per ยซpromuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove รจ giร  risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della societร  e una sorta di โ€œeclissi del senso di Dioโ€, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne veritร  del Vangelo di Cristoยป[16]. A volte ne ho parlato con alcuni di voi… Penso a cinque Paesi che hanno riempito il mondo di missionari โ€“ vi ho detto quali sono โ€“ e oggi non hanno risorse vocazionali per andare avanti. E questo รจ il mondo attuale.

La percezione che il cambiamento di epoca ponga seri interrogativi riguardo allโ€™identitร  della nostra fede non รจ giunta, a dire il vero, allโ€™improvviso[17]. In tale quadro sโ€™inserirร  pure lโ€™espressione โ€œnuova evangelizzazioneโ€ adottata da San Giovanni Paolo II, il quale nellโ€™Enciclica Redemptoris missio scrisse: ยซOggi la Chiesa deve affrontare altre sfide, proiettandosi verso nuove frontiere sia nella prima missione ad gentes sia nella nuova evangelizzazione di popoli che hanno giร  ricevuto lโ€™annuncio di Cristoยป (n. 30). Cโ€™รจ bisogno di una nuova evangelizzazione, o rievangelizzazione (cfr n. 33).

Tutto questo comporta necessariamente dei cambiamenti e delle mutate attenzioni anche nei suindicati Dicasteri, come pure nellโ€™intera Curia[18].

Alcune considerazioni vorrei riservarle pure al Dicastero per la Comunicazione, di recente istituzione. Siamo nella prospettiva del cambiamento di epoca, in quanto ยซlarghe fasce dellโ€™umanitร  vi sono immerse in maniera ordinaria e continua. Non si tratta piรน soltanto di โ€œusareโ€ strumenti di comunicazione, ma di vivere in una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sรฉ, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri. Un approccio alla realtร  che tende a privilegiare lโ€™immagine rispetto allโ€™ascolto e alla lettura influenza il modo di imparare e lo sviluppo del senso criticoยป (Esort. ap postsin. Christus vivit, 86).

Al Dicastero per la Comunicazione รจ stato dunque affidato il compito di accorpare in una nuova istituzione i nove enti che, precedentemente, si occupavano, in varie modalitร  e con diversi compiti, di comunicazione: il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, la Sala Stampa della Santa Sede, la Tipografia Vaticana, la Libreria Editrice Vaticana, lโ€™Osservatore Romano, la Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano, il Servizio Internet Vaticano, il Servizio Fotografico. Questo accorpamento, tuttavia, in linea con quanto detto, non si proponeva un semplice raggruppamento โ€œcoordinativoโ€, ma di armonizzare le diverse componenti in ordine a produrre una migliore offerta di servizi e anche a tenere una linea editoriale coerente.

La nuova cultura, marcata da fattori di convergenza e multimedialitร , ha bisogno di una risposta adeguata da parte della Sede Apostolica nellโ€™ambito della comunicazione. Oggi, rispetto ai servizi diversificati, prevale la forma multimediale, e questo segna anche il modo di concepirli, di pensarli e di attuarli. Tutto ciรฒ implica, insieme al cambiamento culturale, una conversione istituzionale e personale per passare da un lavoro a compartimenti stagni โ€“ che nei casi migliori aveva qualche coordinamento โ€“ a un lavoro intrinsecamente connesso, in sinergia.

Cari fratelli e sorelle,

molte delle cose sin qui dette, valgono anche, in linea di principio, per il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Anchโ€™esso รจ stato istituito recentemente al fine di rispondere ai cambiamenti intervenuti a livello globale, attuando la confluenza di quattro precedenti Pontifici Consigli: Giustizia e Pace, Cor Unum, Pastorale dei Migranti e Operatori Sanitari. La coerenza dei compiti affidati a questo Dicastero รจ sinteticamente richiamata dallโ€™esordio del Motu Proprio Humanam progressionem che lo ha istituito: ยซIn tutto il suo essere e il suo agire, la Chiesa รจ chiamata a promuovere lo sviluppo integrale dellโ€™uomo alla luce del Vangelo. Tale sviluppo si attua mediante la cura per i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creatoยป. Si attua nel servire i piรน deboli ed emarginati, in particolare i migranti forzati, che rappresentano in questo momento un grido nel deserto della nostra umanitร . La Chiesa รจ dunque chiamata a ricordare a tutti che non si tratta solo di questioni sociali o migratorie ma di persone umane, di fratelli e sorelle che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della societร  globalizzata. รˆ chiamata a testimoniare che per Dio nessuno รจ โ€œstranieroโ€ o โ€œesclusoโ€. รˆ chiamata a svegliare le coscienze assopite nellโ€™indifferenza dinanzi alla realtร  del Mar Mediterraneo divenuto per molti, troppi, un cimitero.

Vorrei richiamare lโ€™importanza del carattere di integralitร  dello sviluppo. San Paolo VI affermรฒ che ยซlo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto lโ€™uomoยป (Enc. Populorum progressio, 14). In altre parole, radicata nella sua tradizione di fede e richiamandosi, negli ultimi decenni, al magistero del Concilio Vaticano II, la Chiesa ha sempre affermato la grandezza della vocazione di tutti gli esseri umani, che Dio ha creato a sua immagine e somiglianza perchรฉ formassero una sola famiglia; e al tempo stesso ha cercato di abbracciare lโ€™umano in tutte le sue dimensioni.

รˆ proprio questa esigenza di integralitร  a riproporre oggi a noi lโ€™umanitร  che ci accomuna in quanto figli di un unico Padre. ยซIn tutto il suo essere e il suo agire, la Chiesa รจ chiamata a promuovere lo sviluppo integrale dellโ€™uomo alla luce del Vangeloยป (M.P. Humanam progressionem). Il Vangelo riporta sempre la Chiesa alla logica dellโ€™incarnazione, a Cristo che ha assunto la nostra storia, la storia di ognuno di noi. Questo ci ricorda il Natale. Lโ€™umanitร , allora, รจ la cifra distintiva con cui leggere la riforma. Lโ€™umanitร  chiama, interpella e provoca, cioรจ chiama a uscire fuori e a non temere il cambiamento.

Non dimentichiamo che il Bambino adagiato nel presepe ha il volto dei nostri fratelli e sorelle piรน bisognosi, dei poveri che ยซsono i privilegiati di questo mistero e, spesso, coloro che maggiormente riescono a riconoscere la presenza di Dio in mezzo a noiยป (Lett. ap. Admirabile signum, 1 dicembre 2019, 6).

Cari fratelli e sorelle,

si tratta dunque di grandi sfide e di necessari equilibri, molte volte non facili da realizzare, per il semplice fatto che, nella tensione tra un passato glorioso e un futuro creativo e in movimento, si trova il presente in cui ci sono persone che necessariamente hanno bisogno di tempo per maturare; ci sono circostanze storiche da gestire nella quotidianitร , perchรฉ durante la riforma il mondo e gli eventi non si fermano; ci sono questioni giuridiche e istituzionali che vanno risolte gradualmente, senza formule magiche o scorciatoie.

Cโ€™รจ, infine, la dimensione del tempo e cโ€™รจ lโ€™errore umano, coi quali non รจ possibile nรฉ giusto non fare i conti perchรฉ fanno parte della storia di ciascuno. Non tenerne conto significa fare le cose astraendo dalla storia degli uomini. Legata a questo difficile processo storico, cโ€™รจ sempre la tentazione di ripiegarsi sul passato (anche usando formulazioni nuove), perchรฉ piรน rassicurante, conosciuto e, sicuramente, meno conflittuale. Anche questo, perรฒ, fa parte del processo e del rischio di avviare cambiamenti significativi[19].

Qui occorre mettere in guardia dalla tentazione di assumere lโ€™atteggiamento della rigiditร . La rigiditร  che nasce dalla paura del cambiamento e finisce per disseminare di paletti e di ostacoli il terreno del bene comune, facendolo diventare un campo minato di incomunicabilitร  e di odio. Ricordiamo sempre che dietro ogni rigiditร  giace qualche squilibrio. La rigiditร  e lo squilibro si alimentano a vicenda in un circolo vizioso. E oggi questa tentazione della rigiditร  รจ diventata tanto attuale.

Cari fratelli e sorelle,

la Curia romana non รจ un corpo staccato dalla realtร  โ€“ anche se il rischio รจ sempre presente โ€“, ma va concepita e vissuta nellโ€™oggi del cammino percorso dagli uomini e dalle donne, nella logica del cambiamento dโ€™epoca. La Curia romana non รจ un palazzo o un armadio pieno di vestiti da indossare per giustificare un cambiamento. La Curia romana รจ un corpo vivo, e lo รจ tanto piรน quanto piรน vive lโ€™integralitร  del Vangelo.

Il Cardinale Martini, nellโ€™ultima intervista a pochi giorni della sua morte, disse parole che devono farci interrogare: ยซLa Chiesa รจ rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede รจ il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. […] Solo lโ€™amore vince la stanchezzaยป[20].

Il Natale รจ la festa dellโ€™amore di Dio per noi. Lโ€™amore divino che ispira, dirige e corregge il cambiamento e sconfigge la paura umana di lasciare il โ€œsicuroโ€ per rilanciarci nel โ€œmisteroโ€.

Buon Natale a tutti!
ย 

Nella preparazione al Natale, abbiamo ascoltato le prediche sulla Santa Madre di Dio. Rivolgiamoci a lei prima della benedizione.

[Ave Maria e benedizione]

Adesso vorrei darvi un ricordo, un pensiero: due libri. Il primo รจ il โ€œdocumentoโ€, diciamolo cosรฌ, che ho voluto fare per il mese missionario straordinario [ottobre 2019], e lโ€™ho fatto in forma di intervista, Senza di Lui non possiamo far nulla. Mi ha ispirato una frase, non so di chi, che diceva che quando il missionario arriva in un posto giร  cโ€™รจ lo Spirito Santo lรฌ che lo aspetta. Questa รจ lโ€™ispirazione di questo documento. E il secondo รจ un ritiro dato ai sacerdoti poco tempo fa da Don Luigi Maria Epicoco, un ritiro ai sacerdoti, Qualcuno a cui guardare. Li do di cuore perchรฉ servano a tutta la comunitร . Grazie!ย 

[1]Matta El Meskin, Lโ€™umanitร  di Dio, Qiqajon-Bose, Magnano 2015, 170-171.

[2]ย Quis dives salvetur 37, 1-6.

[3]ย Sermone โ€œLโ€™incarnazione, Mistero di graziaโ€: Parochial and Plain SermonsV, 7.

[4]ย Ibid.ย V, 97-98.

[5]ย Meditazioni e preghiere, a cura di G. Velocci, Milano 2002, 75.

[6]In una sua preghiera Newman affermava: ยซNon cโ€™รจ nulla di stabile, al di fuori di te, o mio Dio. Tu sei il centro e la vita di tutti quelli che cambiano, che confidano in te come loro Padre, che guardano a te e che sono contenti di mettersi nelle tue mani. Io so, mio Dio, che devo cambiare se voglio vedere il tuo voltoยป (ibid., 112).

[7]Newman cosรฌ lo descrive: ยซAl momento della conversione non ebbi coscienza dโ€™un qualsiasi cambiamento, intellettuale o morale, che avvenisse nel mio spiritoโ€ฆ mi sembrava di ritornare in porto dopo una navigazione tempestosa; ed a questo riguardo la mia felicitร  รจ continuata ininterrottamente fino ad oggiยป (Apologia pro vita sua, a cura di A. Bosi, Torino 1988, 360; cfr J. Honorรฉ, Gli aforismi di Newman, LEV, Cittร  del Vaticano 2010, 167).

[8]ย Cfr J. M. Bergoglio, Messaggio quaresimale ai sacerdoti e consacrati, 21 febbraio 2007, in Nei tuoi occhi รจ la mia parola, Milano, 2016, 501.

[9]ย Cfr Cost. ap. Veritatis gaudiumย (27 dicembre 2017), 3:ย ยซSi tratta, in definitiva, di cambiare il modello di sviluppo globale e di ridefinire il progresso: il problema รจ che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e cโ€™รจ bisogno di costruire leadership che indichino stradeยป.

[10]ย Intervista rilasciata a P. Antonio Spadaro: La Civiltร  Cattolica,19 settembre 2013, 468.

[11] Letteraย al popolo di Dio che รจ in cammino in Germania, 29 giugno 2019.

[12]ย Cfr Discorso alla Curia, 22 dicembre 2016.

[13]ย Esort. ap. Evangelii nuntiandiย (8 dicembre 1975), 14. San Giovanni Paolo II scrisse che lโ€™evangelizzazione missionaria ยซcostituisce il primo servizio che la chiesa puรฒ rendere a ciascun uomo e allโ€™intera umanitร  nel mondo odierno, il quale conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtร  ultime e della stessa esistenzaยป (Enc. Redemptoris missio, 7 dicembre 1990, 2).

[14]ย Cfr Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale della Pastorale delle Grandi Cittร , 27 novembre 2014.

[15]ย Lett. ap. M.P. Porta fidei,ย 2.

[16]ย Benedetto XVI, Omelia, 28 giugno 2010; cfr Lett. ap. M.P. Ubicumque et semper, 17 ottobre 2010.

[17]ย Il cambiamento di epoca fu pure avvertito in Francia dal Card. Suhard (si pensi alla sua lettera pastorale Essor ou dรฉclin de lโ€™ร‰glise, 1947) e pure dallโ€™allora Arcivescovo di Milano G.B. Montini. ย Anchโ€™egli si chiedeva se lโ€™Italia fosse ancora un Paese cattolico (cfr Prolusione alla VIII Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, 22 settembre 1958, in Discorsi e Scritti milanesi 1954-1963, vol. II, Brescia-Roma 1997, 2328).

[18] San Paolo VI, circa cinquantโ€™anni fa, presentando ai fedeli il nuovo Messale Romano, richiamรฒ lโ€™equazione fra la legge della preghiera (lex orandi) e la legge della fede (lex credendi) e descrisse il Messale come โ€œdimostrazione di fedeltร  e vitalitร โ€. Concludendo la sua riflessione affermรฒ: ยซNon diciamo dunque โ€œnuova Messaโ€, ma piuttosto โ€œnuova epocaโ€ della vita della Chiesaยป (Udienza generale del 19 novembre 1969). รˆ quanto, analogamente, si potrebbe dire anche nel nostro caso: non una nuova Curia romana, ma piuttosto una nuova epoca.

[19]ย Evangelii gaudium enuncia la regola di ยซprivilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella societร  e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finchรฉ fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietร , perรฒ con convinzioni chiare e tenaciยป (n. 223).

[20]ย Intervista a Georg Sporschill, S.J. e Federica Radice Fossati Confalonieri: โ€œCorriere della Seraโ€, 1 settembre 2012.

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