Nel nostro ormai lungo percorso attraverso le pagine del terzo Vangelo alla ricerca delle molte figure femminili che vi si affacciano, giungiamo a una parabola che รจ esclusiva di Luca (18,1-8) e che ha per protagonista una vedova coraggiosa che osa affrontare un magistrato inefficiente e corrotto. Sul suo tavolo si accumulavano le pratiche riguardanti i casi della povera gente, mentre egli sbrigava solo quelli che gli assicuravano successo e vantaggi. Come poteva, allora, interessargli la vicenda di questa vedova povera che si ostinava a sporgere denuncia per un torto subito?
Infatti egli, privo di scrupoli morali e totalmente indifferente in materia religiosa, continuava a ignorare quella fastidiosa donnetta. Essa, perรฒ, non demordeva e lo assediava senza tregua. Per liberarsi da questa seccatura, alla fine aveva deciso: ยซAnche se non temo Dio e non ho riguardo per nessuno, dato che questa vedova mi dร tanto fastidio, le farรฒ giustizia perchรฉ alla fine non venga a spaccarmi la facciaยป (18,5). Abbiamo conservato in finale la brutale espressione greca del Vangelo, di solito edulcorata in un piรน attenuato ยซperchรฉ non venga continuamente a importunarmiยป: nellโoriginale greco, infatti, si ha il verbo del โcolpire sotto lโocchioโ (hypopiรกzein), una mossa anche allora proibita nel pugilato.
Vogliamo, perรฒ, soffermarci sullโapplicazione un poโ sconcertante della parabola che il Signore fa nella finale: ยซAscoltate ciรฒ che dice il giudice disonesto. E Dio non farร forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farร forse aspettare a lungo?ยป (18,6-7). Gesรน sta parlando della ยซnecessitร di pregare sempre, senza stancarsi maiยป (18,1), cioรจ della fedeltร costante nellโorazione. Attraverso la parabola egli introduce una comparazione a fortiori: se un giudice iniquo cede di fronte alle insistenze e concede un verdetto onesto, a maggior ragione Dio, che รจ invece un giudice solerte e giusto, non lascerร senza risposta i suoi fedeli che lo invocano incessantemente. Cโรจ, perรฒ, unโaggiunta significativa: ยซLi farร forse aspettare a lungo?ยป (18,7).
Cโรจ in questa domanda un tema sotteso che travagliava la comunitร cristiana delle origini. Essa sโinterrogava su una questione che, in forma diversa, sentiamo ripetere spesso: quando Dio interverrร finalmente a giudicare il male e lโingiustizia e a salvare i giusti umiliati? Allora si impostava questa domanda in relazione alla parousรญa, cioรจ alla venuta definitiva di Cristo a suggellare la storia umana con il suo giudizio. Quellโโaspettare a lungoโ riflยetteva il sospetto che lโattesa si dovesse protrarre indefinitamente.
Giร san Pietro nella sua Seconda Lettera aveva presente il dubbio di molti cristiani al riguardo e cosรฌ replicava: ยซIl Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezzaยป (3,9). Lo stesso interrogativo รจ lanciato verso Dio dalle vittime della storia nellโApocalisse: ยซFino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue contro gli abitanti della terra?ยป (6,10). Anche Luca risponde a questa tensione, cercando di placarla. Suggerisce, infatti, accanto alla fiducia nellโintervento finale del Signore โ per altro affermata anche da un sapiente biblico come il Siracide: ยซIl Signore non trascura la supplica dellโorfano nรฉ la vedova quando si sfoga nel suo lamentoยป (35,16-17) โ la necessitร della pazienza e della costanza nel lungo periodo dellโattesa, cioรจ nellโarco della storia.
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Fonte: Famiglia Cristiana
