Visita del Santo Padre a Napoli – 21 Giugno 2019

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Incontro sul tema โ€œLa teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneoโ€, promosso dalla Pontificia Facoltร  Teologica dellโ€™Italia Meridionale โ€“ sezione San Luigi โ€“ di Napoli.

VISITA DEL SANTO PADRE FRANCESCO A NAPOLI
IN OCCASIONE DEL CONVEGNO โ€œLA TEOLOGIA DOPO VERITATIS GAUDIUM NEL CONTESTO DEL MEDITERRANEOโ€,
PROMOSSO DALLA PONTIFICIA FACOLTร€ TEOLOGICA DELLโ€™ITALIA MERIDIONALE โ€“ SEZIONE SAN LUIGI โ€“ DI NAPOLI

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Piazzale antistante la Pontificia Facoltร  Teologica dellโ€™Italia Meridionale (Napoli)
Venerdรฌ, 21 giugno 2019

Cari studenti e professori,
Cari fratelli Vescovi e Sacerdoti,
Signori Cardinali!

Sono lieto di incontrarmi oggi con voi e di prendere parte a questo Convegno. Ricambio di cuore il saluto del caro fratello il Patriarca Bartolomeo, un grande precursore della Laudato siโ€™ โ€“ da anni precursore โ€“, che ha voluto contribuire alla riflessione con un suo personale messaggio. Grazie a Bartolomeo, fratello amato.

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Il Mediterraneo รจ da sempre luogo di transiti, di scambi, e talvolta anche di conflitti. Ne conosciamo tanti. Questo luogo oggi ci pone una serie di questioni, spesso drammatiche. Esse si possono tradurre in alcune domande che ci siamo posti nellโ€™incontro interreligioso di Abu Dhabi: come custodirci a vicenda nellโ€™unica famiglia umana? Come alimentare una convivenza tollerante e pacifica che si traduca in fraternitร  autentica? Come far prevalere nelle nostre comunitร  lโ€™accoglienza dellโ€™altro e di chi รจ diverso da noi perchรฉ appartiene a una tradizione religiosa e culturale diversa dalla nostra? Come le religioni possono essere vie di fratellanza anzichรฉ muri di separazione? Queste e altre questioni chiedono di essere interpretate a piรน livelli, e domandano un impegno generoso di ascolto, di studio e di confronto per promuovere processi di liberazione, di pace, di fratellanza e di giustizia. Dobbiamo convincerci: si tratta di avviare processi, non di fare definizioni di spazi, occupare spazi… Avviare processi.

Una teologia dellโ€™accoglienza e del dialogo

Nel corso di questo Convegno avete prima analizzato contraddizioni e difficoltร  nello spazio del Mediterraneo, e poi vi siete interrogati sulle soluzioni migliori. A questo proposito, vi chiedete quale teologia sia adeguata al contesto in cui vivete e operate. Direi che la teologia, particolarmente in tale contesto, รจ chiamata ad essere una teologia dellโ€™accoglienza e a sviluppare un dialogo sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontร , per la costruzione nella pace di una societร  inclusiva e fraterna e anche per la custodia del creato.

Quando nel Proemio della Veritatis gaudium si menziona lโ€™approfondimento del kerygma e il dialogo come criteri per rinnovare gli studi, si intende dire che essi sono al servizio del cammino di una Chiesa che sempre piรน mette al centro lโ€™evangelizzazione. Non lโ€™apologetica, non i manuali โ€“ come abbiamo sentito โ€“: evangelizzare. Al centro cโ€™รจ lโ€™evangelizzazione, che non vuol dire proselitismo. Nel dialogo con le culture e le religioni, la Chiesa annuncia la Buona Notizia di Gesรน e la pratica dellโ€™amore evangelico che Lui predicava come una sintesi di tutto lโ€™insegnamento della Legge, delle visioni dei Profeti e della volontร  del Padre. Il dialogo รจ anzitutto un metodo di discernimento e di annuncio della Parola dโ€™amore che รจ rivolta ad ogni persona e che nel cuore di ognuno vuole prendere dimora. Solo nellโ€™ascolto di questa Parola e nellโ€™esperienza dellโ€™amore che essa comunica si puรฒ discernere lโ€™attualitร  del kerygma. Il dialogo, cosรฌ inteso, รจ una forma di accoglienza.

Vorrei ribadire che ยซil discernimento spirituale non esclude gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche e morali. Perรฒ le trascende. E neppure gli bastano le sagge norme della Chiesa. Ricordiamo sempre che il discernimento รจ una grazia – un dono -. Il discernimento, insomma, conduce alla fonte stessa della vita che non muore, cioรจ โ€œche conoscano, lโ€™unico vero Dio, e colui che ha mandato, Gesรน Cristoโ€ (Gv 17,3)ยป (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 170).

Le scuole di teologia si rinnovano con la pratica del discernimento e con un modo di procedere dialogico capace di creare un corrispondente clima spirituale e di pratica intellettuale. Si tratta di un dialogo tanto nella posizione dei problemi, quanto nella ricerca insieme delle vie di soluzione. Un dialogo capace di integrare il criterio vivo della Pasqua di Gesรน con il movimento dellโ€™analogia, che legge nella realtร , nel creato e nella storia nessi, segni e rimandi teologali. Questo comporta lโ€™assunzione ermeneutica del mistero del cammino di Gesรน che lo porta alla croce e alla risurrezione e al dono dello Spirito. Assumere questa logica gesuana e pasquale รจ indispensabile per comprendere come la realtร  storica e creata viene interrogata dalla rivelazione del mistero dellโ€™amore di Dio. Di quel Dio che nella storia di Gesรน si manifesta โ€• ogni volta e dentro ogni contraddizione โ€• piรน grande nellโ€™amore e nella capacitร  di recuperare il male.

Entrambi i movimenti sono necessari, complementari: un movimento dal basso verso lโ€™alto che puรฒ dialogare, con senso di ascolto e discernimento, con ogni istanza umana e storica, tenendo conto di tutto lo spessore dellโ€™umano; e un movimento dallโ€™alto verso il basso โ€“ dove โ€œlโ€™altoโ€ รจ quello di Gesรน innalzato sulla croce โ€“ che permette, nello stesso tempo, di discernere i segni del Regno di Dio nella storia e di comprendere in maniera profetica i segni dellโ€™anti-Regno che sfigurano lโ€™anima e la storia umana. รˆ un metodo che permette โ€• in una dinamica costante โ€• di confrontarsi con ogni istanza umana e di cogliere quale luce cristiana illumini le pieghe della realtร  e quali energie lo Spirito del Crocifisso Risorto sta suscitando, di volta in volta, qui ed ora.

Il modo di procedere dialogico รจ la via per giungere lร  dove si formano i paradigmi, i modi di sentire, i simboli, le rappresentazioni delle persone e dei popoli. Giungere lร  โ€• come โ€œetnografi spiritualiโ€ dellโ€™anima dei popoli, diciamo โ€• per poter dialogare in profonditร  e, se possibile, contribuire al loro sviluppo con lโ€™annuncio del Vangelo del Regno di Dio, il cui frutto รจ la maturazione di una fraternitร  sempre piรน dilatata ed inclusiva. Dialogo e annuncio del Vangelo che possono avvenire nei modi tratteggiati da Francesco dโ€™Assisi nella Regola non bollata, proprio allโ€™indomani del suo viaggio nellโ€™oriente mediterraneo. Per Francesco cโ€™รจ un primo modo in cui, semplicemente, si vive come cristiani: ยซUn modo รจ che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristianiยป (XVI: FF 43). Vi รจ poi un secondo modo in cui, sempre docili ai segni e allโ€™azione del Signore Risorto e al suo Spirito di pace, si annuncia la fede cristiana come manifestazione in Gesรน dellโ€™amore di Dio per tutti gli uomini. Mi colpisce tanto quel consiglio di Francesco ai frati: โ€œPredicate il Vangelo; se fosse necessario anche con le paroleโ€. รˆ la testimonianza!

Questa docilitร  allo Spirito implica uno stile di vita e di annuncio senza spirito di conquista, senza volontร  di proselitismo โ€“ questa รจ la peste! โ€“ e senza un intento aggressivo di confutazione. Una modalitร  che entra in dialogo โ€œdal di dentroโ€ con gli uomini e con le loro culture, le loro storie, le loro differenti tradizioni religiose; una modalitร  che, coerentemente con il Vangelo, comprende anche la testimonianza fino al sacrificio della vita, come dimostrano i luminosi esempi di Charles de Foucauld, dei monaci di Tibhirine, del vescovo di Oran Pierre Claverie e di tanti fratelli e sorelle che, con la grazia di Cristo, sono stati fedeli con mitezza e umiltร  e sono morti con il nome di Gesรน sulle labbra e la misericordia nel cuore. E qui penso alla nonviolenza come orizzonte e sapere sul mondo, alla quale la teologia deve guardare come proprio elemento costitutivo. Ci aiutano qui gli scritti e le prassi di Martin Luther King e Lanza del Vasto e di altri โ€œartigianiโ€ di pace. Ci aiuta e incoraggia la memoria del Beato Giustino Russolillo, che fu studente di questa Facoltร , e di Don Peppino Diana, il giovane parroco ucciso dalla camorra, che pure studiรฒ qui. E qui vorrei menzionare una sindrome pericolosa, che รจ la โ€œsindrome di Babeleโ€. Noi pensiamo che la โ€œsindrome di Babeleโ€ sia la confusione che si origina nel non capire quello che lโ€™altro dice. Questo รจ il primo passo. Ma la vera โ€œsindrome di Babeleโ€ รจ quella di non ascoltare quello che lโ€™altro dice e di credere che io so quello che lโ€™altro pensa e che lโ€™altro dirร . Questa รจ la peste!

Esempi di dialogo per una teologia dellโ€™accoglienza

โ€œDialogoโ€ non รจ una formula magica, ma certamente la teologia viene aiutata nel suo rinnovarsi quando lo assume seriamente, quando esso รจ incoraggiato e favorito tra docenti e studenti, come pure con le altre forme del sapere e con le altre religioni, soprattutto lโ€™Ebraismo e lโ€™Islam. Gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con lโ€™Ebraismo e con lโ€™Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identitร  religiose, e contribuire cosรฌ piรน efficacemente allโ€™edificazione di una societร  che apprezza la diversitร  e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica.

Educare gli studenti in questo. Io ho studiato nel tempo della teologia decadente, della scolastica decadente, al tempo dei manuali. Fra noi si faceva uno scherzo, tutte le tesi teologiche si provavano con questo schema, un sillogismo: 1ยฐ Le cose sembrano essere cosรฌ. 2ยฐ Il cattolicesimo ha sempre ragione. 3ยฐ Ergoโ€ฆ Cioรจ una teologia di tipo difensivo, apologetica, chiusa in un manuale. Noi scherzavamo cosรฌ, ma erano le cose che a noi presentavano in quel tempo della scolastica decadente.

Cercare una convivenza pacifica dialogica. Con i musulmani siamo chiamati a dialogare per costruire il futuro delle nostre societร  e delle nostre cittร ; siamo chiamati a considerarli partner per costruire una convivenza pacifica, anche quando si verificano episodi sconvolgenti ad opera di gruppi fanatici nemici del dialogo, come la tragedia della scorsa Pasqua nello Sri Lanka. Ieri il Cardinale di Colombo mi ha detto questo: โ€œDopo che ho fatto quello che dovevo fare, mi sono accorto che un gruppo di gente, cristiani, voleva andare al quartiere dei musulmani per ammazzarli. Ho invitato lโ€™Imam con me, in macchina, e insieme siamo andati lร  per convincere i cristiani che noi siamo amici, che quelli sono estremisti, che non sono dei nostriโ€. Questo รจ un atteggiamento di vicinanza e di dialogo. Formare gli studenti al dialogo con gli ebrei implica educarli alla conoscenza della loro cultura, del loro modo di pensare, della loro lingua, per comprendere e vivere meglio la nostra relazione sul piano religioso. Nelle facoltร  teologiche e nelle universitร  ecclesiastiche sono da incoraggiare i corsi di lingua e cultura araba ed ebraica, e la conoscenza reciproca tra studenti cristiani, ebrei e musulmani.

Vorrei fare due esempi concreti di come il dialogo che caratterizza una teologia dellโ€™accoglienza puรฒ essere applicato agli studi ecclesiastici. Anzitutto il dialogo puรฒ essere un metodo di studio, oltre che di insegnamento. Quando leggiamo un testo, dialoghiamo con esso e con il โ€œmondoโ€ di cui รจ espressione; e questo vale anche per i testi sacri, come la Bibbia, il Talmud e il Corano. Spesso, poi, interpretiamo un determinato testo in dialogo con altri della stessa epoca o di epoche diverse. I testi delle grandi tradizioni monoteiste in qualche caso sono il risultato di un dialogo. Si possono dare casi di testi che sono scritti per rispondere a domande su questioni importanti della vita poste da testi che li hanno preceduti. Anche questa รจ una forma di dialogo.

Il secondo esempio รจ che il dialogo si puรฒ compiere come ermeneutica teologica in un tempo e un luogo specifico. Nel nostro caso: il Mediterraneo allโ€™inizio del terzo millennio. Non รจ possibile leggere realisticamente tale spazio se non in dialogo e come un ponte โ€• storico, geografico, umano โ€• tra lโ€™Europa, lโ€™Africa e lโ€™Asia. Si tratta di uno spazio in cui lโ€™assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali,ย  mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace. Giorgio La Pira ci direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una โ€œgrande tenda di paceโ€, dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo. Non dimenticare il padre comune.

Una teologia dellโ€™accoglienza รจ una teologia dellโ€™ascolto

Il dialogo come ermeneutica teologica presuppone e comporta lโ€™ascolto consapevole. Ciรฒ significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato allโ€™oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialitร . Si tratta in particolare di cogliere il modo in cui le comunitร  cristiane e singole esistenze profetiche hanno saputo โ€• anche recentemente โ€• incarnare la fede cristiana in contesti talora di conflitto, di minoranza e di convivenza plurale con altre tradizioni religiose.

Tale ascolto devโ€™essere profondamente interno alle culture e ai popoli anche per un altro motivo. Il Mediterraneo รจ proprio il mare del meticciato โ€“ se noi non capiamo il meticciato, non capiremo mai il Mediterraneo โ€“ un mare geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto allโ€™incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione. Nondimeno vi รจ bisogno di narrazioni rinnovate e condivise che โ€• a partire dallโ€™ascolto delle radici e del presente โ€• parlino al cuore delle persone, narrazioni in cui sia possibile riconoscersi in maniera costruttiva, pacifica e generatrice di speranza.

La realtร  multiculturale e pluri-religiosa del nuovo Mediterraneo si forma con tali narrazioni, nel dialogo che nasce dallโ€™ascolto delle persone e dei testi delle grandi religioni monoteiste, e soprattutto nellโ€™ascolto dei giovani. Penso agli studenti delle nostre facoltร  di teologia, a quelli delle universitร  โ€œlaicheโ€ o di altre ispirazioni religiose. ยซQuando la Chiesa โ€• e, possiamo aggiungere, la teologia โ€• abbandona gli schemi rigidi e si apre ad un ascolto disponibile e attento dei giovani, questa empatia la arricchisce, perchรฉ โ€œconsente ai giovani di donare alla comunitร  il proprio apporto, aiutandola a cogliere sensibilitร  nuove e a porsi domande inediteโ€ยป (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 65). A cogliere sensibilitร  nuove: questa รจ la sfida.

Lโ€™approfondimento del kerygma si fa con lโ€™esperienza del dialogo che nasce dallโ€™ascolto e che genera comunione. Gesรน stesso ha annunciato il regno di Dio dialogando con ogni tipo e categoria di persone del Giudaismo del suo tempo: con gli scribi, i farisei, i dottori della legge, i pubblicani, i dotti, i semplici, i peccatori. A una donna samaritana Egli rivelรฒ, nellโ€™ascolto e nel dialogo, il dono di Dio e la sua stessa identitร : le aprรฌ il mistero della sua comunione con il Padre e della sovrabbondante pienezza che da questa comunione scaturisce. Il suo divino ascolto del cuore umano apre questo cuore ad accogliere a sua volta la pienezza dellโ€™Amore e la gioia della vita. Non si perde niente con il dialogare. Sempre si guadagna. Nel monologo tutti perdiamo, tutti.

Una teologia interdisciplinare

Una teologia dellโ€™accoglienza che, come metodo interpretativo della realtร , adotta il discernimento e il dialogo sincero necessita di teologi che sappiano lavorare insieme e in forma interdisciplinare, superando lโ€™individualismo nel lavoro intellettuale. Abbiamo bisogno di teologi โ€“ uomini e donne, presbiteri, laici e religiosi โ€“ che, in un radicamento storico ed ecclesiale e, al tempo stesso, aperti alle inesauribili novitร  dello Spirito, sappiano sfuggire alle logiche autoreferenziali, competitive e, di fatto, accecanti che spesso esistono anche nelle nostre istituzioni accademiche e nascoste, tante volte, tra le scuole teologiche.

In questo cammino continuo di uscita da sรฉ e di incontro con lโ€™altro, รจ importante che i teologi siano uomini e donne di compassione โ€“ sottolineo questo: che siano uomini e donne di compassione โ€“, toccati dalla vita oppressa di molti, dalle schiavitรน di oggi, dalle piaghe sociali, dalle violenze, dalle guerre e dalle enormi ingiustizie subite da tanti poveri che vivono sulle sponde di questo โ€œmare comuneโ€. Senza comunione e senza compassione, costantemente alimentate dalla preghiera โ€“ questo รจ importante: si puรฒ fare teologia soltanto โ€œin ginocchioโ€ โ€“, la teologia non solo perde lโ€™anima, ma perde lโ€™intelligenza e la capacitร  di interpretare cristianamente la realtร . Senza compassione, attinta dal Cuore di Cristo, i teologi rischiano di essere inghiottiti nella condizione del privilegio di chi si colloca prudentemente fuori dal mondo e non condivide nulla di rischioso con la maggioranza dellโ€™umanitร . La teologia di laboratorio, la teologia pura e โ€œdistillataโ€, distillata come lโ€™acqua, lโ€™acqua distillata, che non sa di niente.

Vorrei fare un esempio di come lโ€™interdisciplinaritร  che interpreta la storia puรฒ essere un approfondimento del kerygma e, se animata dalla misericordia, puรฒ essere aperta alla trans-disciplinaritร . Mi riferisco in particolare a tutti gli atteggiamenti aggressivi e guerreschi che hanno segnato il modo di abitare lo spazio mediterraneo di popoli che si dicevano cristiani. Qui vanno annoverati sia gli atteggiamenti e le prassi coloniali che tanto hanno plasmato lโ€™immaginario e le politiche di tali popoli, sia le giustificazioni di ogni genere di guerre, sia tutte le persecuzioni compiute in nome di una religione o di una pretesa purezza razziale o dottrinale. Queste persecuzioni anche noi le abbiamo fatte. Ricordo, nella Chanson de Roland, dopo aver vinto la battaglia, i musulmani erano messi in fila, tutti, davanti alla vasca del battesimo, alla pila battesimale. Cโ€™era uno con la spada, lรฌ. E li facevano scegliere: o ti battezzi o ciao! Te ne vai dallโ€™altra parte. O il battesimo o la morte. Noi abbiamo fatto questo. Rispetto a questa complessa e dolorosa storia, il metodo del dialogo e dellโ€™ascolto, guidato dal criterio evangelico della misericordia, puรฒ arricchire molto la conoscenza e la rilettura interdisciplinare, facendo emergere anche, per contrasto, le profezie di pace che lo Spirito non ha mai mancato di suscitare.

Lโ€™interdisciplinaritร  come criterio per il rinnovamento della teologia e degli studi ecclesiastici comporta lโ€™impegno di rivisitare e reinterrogare continuamente la tradizione. Rivisitare la tradizione! E reinterrogare. Infatti, lโ€™ascolto come teologi cristiani non avviene a partire dal nulla, ma da un patrimonio teologico che โ€• proprio dentro lo spazio mediterraneo โ€• affonda le radici nelle comunitร  del Nuovo Testamento, nella ricca riflessione dei Padri e in molteplici generazioni di pensatori e testimoni. รˆ quella tradizione vivente giunta fino a noi che puรฒ contribuire a illuminare e decifrare molte questioni contemporanee. A patto perรฒ che sia riletta con una sincera volontร  di purificazione della memoria, ossia sapendo discernere quanto รจ stato veicolo dellโ€™intenzione originaria di Dio, rivelata nello Spirito di Gesรน Cristo, e quanto invece รจ stato infedele a tale intenzione misericordiosa e salvifica. Non dimentichiamo che la tradizione รจ una radice che ci dร  vita: ci trasmette la vita perchรฉ noi possiamo crescere e fiorire, fruttificare. Tante volte pensiamo alla tradizione come ad un museo. No! La settimana scorsa, o lโ€™altra, ho letto una citazione di Gustav Mahler che diceva: โ€œLa tradizione รจ la garanzia del futuro, non la custode delle ceneriโ€. รˆ bello! Viviamo la tradizione come un albero che vive, cresce. Giร  nel secolo quinto Vincenzo di Lรฉrins lo aveva capito bene: la crescita della fede, della tradizione, con questi tre criteri: annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate. รˆ la tradizione! Ma senza tradizione tu non puoi crescere! La tradizione per crescere, come la radice per lโ€™albero.

Una teologia in rete

La teologia dopo Veritatis gaudium รจ una teologia in rete e, nel contesto del Mediterraneo, in solidarietร  con tutti i โ€œnaufraghiโ€ della storia. Nel compito teologico che ci attende ricordiamo San Paolo e il cammino del cristianesimo delle origini che collega lโ€™oriente con lโ€™occidente. Qui, molto vicino a dove Paolo sbarcรฒ, non si puรฒ non ricordare che i viaggi dellโ€™Apostolo furono segnati da evidenti criticitร , come nel naufragio al centro del Mediterraneo (At 27,9ss). Naufragio che fa pensare a quello di Giona. Ma Paolo non fugge, e puรฒ anzi pensare che Roma sia la sua Ninive. Puรฒ pensare di correggere lโ€™atteggiamento disfattista di Giona riscattando la sua fuga. Ora che il cristianesimo occidentale ha imparato da molti errori e criticitร  del passato, puรฒ ritornare alle sue fonti sperando di poter testimoniare la Buona Notizia ai popoli dellโ€™oriente e dellโ€™occidente, del nord e del sud. La teologia โ€• tenendo la mente e il cuore fissi sul ยซDio misericordioso e pietosoยป (cfr Gn 4,2) โ€• puรฒ aiutare la Chiesa e la societร  civile a riprendere la strada in compagnia di tanti naufraghi, incoraggiando le popolazioni del Mediterraneo a rifiutare ogni tentazione di riconquista e di chiusura identitaria. Ambedue nascono, si alimentano e crescono dalla paura. La teologia non si puรฒ fare in un ambiente di paura.

Il lavoro delle facoltร  teologiche e delle universitร  ecclesiastiche contribuisce allโ€™edificazione di una societร  giusta e fraterna, in cui la cura del creato e la costruzione della pace sono il risultato della collaborazione tra istituzioni civili, ecclesiali e interreligiose. Si tratta prima di tutto di un lavoro nella โ€œrete evangelicaโ€, cioรจ in comunione con lo Spirito di Gesรน che รจ Spirito di pace, Spirito di amore allโ€™opera nella creazione e nel cuore degli uomini e delle donne di buona volontร  di ogni razza, cultura e religione. Come il linguaggio usato da Gesรน per parlare del Regno di Dio, cosรฌ, analogamente, lโ€™interdisciplinaritร  e il fare rete vogliono favorire il discernimento della presenza dello Spirito del Risorto nella realtร . A partire dalla comprensione della Parola di Dio nel suo contesto mediterraneo originario รจ possibile discernere i segni dei tempi in contesti nuovi.

La teologia dopo โ€œVeritatis gaudiumโ€ nel contesto del Mediterraneo

Ho sottolineato tanto Veritatis gaudium. Vorrei ringraziare pubblicamente qui, perchรฉ รจ presente, mons. Zani, che รจ stato uno degli artefici di questo documento. Grazie! Qual รจ dunque il compito della teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo? Al dunque, qual รจ il compito? Essa deve sintonizzarsi con lo Spirito di Gesรน Risorto, con la sua libertร  di andare per il mondo e di raggiungere le periferie, anche quelle del pensiero. Ai teologi spetta il compito di favorire sempre nuovamente lโ€™incontro delle culture con le fonti della Rivelazione e della Tradizione. Le antiche architetture del pensiero, le grandi sintesi teologiche del passato sono miniere di sapienza teologica, ma esse non si possono applicare meccanicamente alle questioni attuali. Si tratta di farne tesoro per cercare nuove vie. Grazie a Dio, le fonti prime della teologia, cioรจ la Parola di Dio e lo Spirito Santo, sono inesauribili e sempre feconde; perciรฒ si puรฒ e si deve lavorare nella direzione di una โ€œPentecoste teologicaโ€, che permetta alle donne e agli uomini del nostro tempo di ascoltare โ€œnella propria linguaโ€ una riflessione cristiana che risponda alla loro ricerca di senso e di vita piena. Perchรฉ ciรฒ avvenga sono indispensabili alcuni presupposti.

Innanzitutto, occorre partire dal Vangelo della misericordia, cioรจ dallโ€™annuncio fatto da Gesรน stesso e dai contesti originari dellโ€™evangelizzazione. La teologia nasce in mezzo agli esseri umani concreti, incontrati con lo sguardo e il cuore di Dio, che va in cerca di loro con amore misericordioso. Anche fare teologia รจ un atto di misericordia. Vorrei ripetere qui, da questa cittร  dove non ci sono solo episodi di violenza, ma che conserva tante tradizioni e tanti esempi di santitร  โ€• oltre a un capolavoro di Caravaggio sulle opere di misericordia e la testimonianza del santo medico Giuseppe Moscati โ€• vorrei ripetere quanto ho scritto alla Facoltร  di Teologia dellโ€™Universitร  Cattolica Argentina: ยซAnche i buoni teologi, come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini. La teologia sia espressione di una Chiesa che รจ โ€œospedale da campoโ€, che vive la sua missione di salvezza e di guarigione nel mondo! La misericordia non รจ solo un atteggiamento pastorale, ma รจ la sostanza stessa del Vangelo di Gesรน. Vi incoraggio a studiare come, nelle varie discipline โ€• la dogmatica, la morale, la spiritualitร , il diritto e cosรฌ via โ€• possa riflettersi la centralitร  della misericordia. Senza misericordia, la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale, corrono il rischio di franare nella meschinitร  burocratica o nella ideologia, che di sua natura vuole addomesticare il misteroยป.[1] La teologia, per la via della misericordia, si difende dallโ€™addomesticare il mistero.

In secondo luogo, รจ necessaria una seria assunzione della storia in seno alla teologia, come spazio aperto allโ€™incontro con il Signore. ยซLa capacitร  di intravvedere la presenza di Cristo e il cammino della Chiesa nella storia ci rendono umili, e ci tolgono dalla tentazione di rifugiarci nel passato per evitare il presente. E questa รจ stata lโ€™esperienza di tanti studiosi, che hanno incominciato, non dico atei, ma un poโ€™ agnostici, e hanno trovato Cristo. Perchรฉ la storia non si poteva capire senza questa forzaยป.[2]

รˆ necessaria la libertร  teologica. Senza la possibilitร  di sperimentare strade nuove non si crea nulla di nuovo, e non si lascia spazio alla novitร  dello Spirito del Risorto: ยซA quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciรฒ puรฒ sembrare unโ€™imperfetta dispersione. Ma la realtร  รจ che tale varietร  aiuta a manifestare e a sviluppare meglio i diversi aspetti dellโ€™inesauribile ricchezza del Vangeloยป (Esort. ap. Evangelii gaudium, 40). Questo significa anche una adeguata revisione della ratio studiorum. Sulla libertร  di riflessione teologica io farei una distinzione. Fra gli studiosi, bisogna andare avanti con libertร ; poi, in ultima istanza, sarร  il magistero a dire qualcosa, ma non si puรฒ fare una teologia senza questa libertร . Ma nella predicazione al Popolo di Dio, per favore, non ferire la fede del Popolo di Dio con questioni disputate! Le questioni disputate restino soltanto fra i teologi. รˆ il vostro compito. Ma al Popolo di Dio bisogna dare la sostanza che alimenti la fede e che non la relativizzi.

Infine, รจ indispensabile dotarsi di strutture leggere e flessibili, che manifestino la prioritร  data allโ€™accoglienza e al dialogo, al lavoro inter- e trans-disciplinare e in rete. Gli statuti, lโ€™organizzazione interna, il metodo di insegnamento, lโ€™ordinamento degli studi dovrebbero riflettere la fisionomia della Chiesa โ€œin uscitaโ€. Tutto deve essere orientato negli orari e nei modi a favorire il piรน possibile la partecipazione di coloro che desiderano studiare teologia: oltre ai seminaristi e ai religiosi, anche i laici e le donne sia laiche che religiose. In particolare, il contributo che le donne stanno dando e possono dare alla teologia รจ indispensabile e la loro partecipazione va quindi sostenuta, come fate in questa Facoltร , dove cโ€™รจ buona partecipazione di donne come docenti e come studenti.

Questo posto bellissimo, sede della Facoltร  teologica dedicata a San Luigi, di cui oggi ricorre la festa, sia simbolo di una bellezza da condividere, aperta a tutti. Sogno Facoltร  teologiche dove si viva la convivialitร  delle differenze, dove si pratichi una teologia del dialogo e dellโ€™accoglienza; dove si sperimenti il modello del poliedro del sapere teologico in luogo di una sfera statica e disincarnata. Dove la ricerca teologica sia in grado di promuovere un impegnativo ma avvincente processo di inculturazione.

Conclusione

I criteri del Proemio della Costituzione Apostolica Veritatis gaudium sono criteri evangelici. Il kerigma, il dialogo, il discernere, la collaborazione, la rete โ€“ io aggiungerei anche la parresia, che รจ stata citata come criterio, che รจ la capacitร  di essere al limite, insieme allโ€™hypomonรฉ, al tollerare, essere nel limite per andare avanti โ€“ sono elementi e criteri che traducono il modo con cui il Vangelo รจ stato vissuto e annunciato da Gesรน e con cui puรฒ essere anche oggi trasmesso dai suoi discepoli.

La teologia dopo Veritatis gaudium รจ una teologia kerygmatica, una teologia del discernimento, della misericordia e dellโ€™accoglienza, che si pone in dialogo con la societร , le culture e le religioni per la costruzione della convivenza pacifica di persone e popoli. Il Mediterraneo รจ matrice storica, geografica e culturale dellโ€™accoglienza kerygmatica praticata con il dialogo e con la misericordia. Di questa ricerca teologica Napoli รจ esempio e laboratorio speciale. Buon lavoro!

[1] Lettera al Gran Cancelliere della โ€œPontificia Universidad Catรณlica Argentinaโ€ nel centenario della Facoltร  di Teologia, 3 marzo 2015.

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