Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappellaย Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โIn te ipsum rediโ Rientra in te stessoย (SantโAgostino).
La successiva predica di Quaresima avrร luogo venerdรฌ 12 aprile.
Adorerai il Signore tuo Dio
Questโanno ricorre, come sappiamo, lโVIII centenario dellโincontro di Francesco dโAssisi con il sultano dโEgitto al-Kamil nel 1219. Lo ricordo in questa sede per un dettaglio che riguarda il tema delle nostre meditazioni sul Dio vivente. Dopo il ritorno dal suo viaggio in Oriente, Francesco scrisse una lettera indirizzata โAi Reggitori dei popoliโ. In essa diceva tra lโaltro:
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Siete tenuti ad attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e grazie allโonnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. E se non farete questo, sappiate che dovrete renderne ragione a Dio davanti al Signore vostro Gesรน Cristo nel giorno del giudizio.
ร opinione diffusa che il santo traesse lo spunto per questa esortazione da ciรฒ che aveva osservato nel suo viaggio in Oriente, dove aveva ascoltato lโappello serale alla preghiera rivolto dai muezzin dallโalto dei minareti. Un bellโesempio non solo di dialogo tra le diverse religioni, ma anche di reciproco arricchimento. Una missionaria che ha lavora per molti anni in un paese africano ha scritto queste parole: โNoi siamo chiamati a rispondere a un bisogno fondamentale degli uomini, al bisogno profondo di Dio, alla sete di Assoluto, ad insegnare la strada di Dio, ad insegnare a pregare. Ecco perchรฉ, da queste parti, i musulmani fanno tanti proseliti: insegnano subito e in maniera semplice, ad adorare Dioโ.
Noi cristiani abbiamo una diversa immagine di Dio โ un Dio che รจ amore infinito, prima ancora che potenza infinita -, ma questo non deve farci dimenticare il dovere primario dellโadorazione. Alla provocazione della donna samaritana: โI nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che รจ a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorareโ, Gesรบ risponde con parole che sono la magna charta dellโadorazione cristiana:
Credimi, donna, viene lโora in cui nรฉ su questo monte nรฉ a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciรฒ che non conoscete, noi adoriamo ciรฒ che conosciamo, perchรฉ la salvezza viene dai Giudei. Ma viene lโora โ ed รจ questa โ in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e veritร : cosรฌ infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio รจ spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e veritร (Gv 4, 21-24).
Eโ stato il Nuovo Testamento ad elevare la parola adorazione a questa dignitร che prima non aveva. NellโAntico Testamento, oltre che a Dio, lโadorazione รจ rivolta in alcuni casi anche a un angelo (cf. Num 22,31) o al re (1 Sam 24,9); al contrario, nel Nuovo Testamento ogni volta che si tenta di adorare qualcuno allโinfuori di Dio e della persona di Cristo, fosse pure un angelo, la reazione immediata รจ: โNon farlo! ร Dio che si deve adorareโ. Quasi che si corra, in caso contrario, un pericolo mortale. ร quello che Gesรบ, nel deserto, ricorda perentoriamente al tentatore che gli chiedeva di adorarlo: โSta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai, a lui solo renderai cultoโ (Mt 4, 10).
La Chiesa ha raccolto questo insegnamento, facendo dellโadorazione lโatto per eccellenza del culto di latria, distinto da quello detto di dulia riservato ai Santi e da quello detto di iperdulia riservato alla Santa Vergine. Lโadorazione รจ dunque lโunico atto religioso che non si puรฒ offrire a nessun altro, nellโintero universo, neppure alla Madonna, ma solo a Dio. Eโ qui la sua dignitร e forza unica.
Lโadorazione (proskunesis) allโinizio indicava il gesto materiale di prostrarsi faccia a terra davanti a qualcuno, in segno di riverenza e sottomissione. In questo senso plastico la parola รจ usata ancora nei Vangeli e nellโApocalisse. In essi la persona davanti alla quale ci si prostra, sulla terra รจ Gesรบ Cristo e nella liturgia celeste lโAgnello immolato o lโOnnipotente. Solo nel dialogo con la Samaritana e in 1 Cor 14,25 esso appare sciolto ormai dal suo significato esterno e indica una disposizione interiore dellโanima verso Di. Questo diventerร sempre piรน il significato ordinario del termine e in questo senso, nel credo, diciamo dello Spirito Santo che โadorato e glorificatoโ al pari del Padre e del Figlio.
Per indicare lโatteggiamento esteriore corrispondente allโadorazione, si preferisce il gesto di piegare le ginocchia, la genuflessione. Anche questโultimo gesto รจ riservato esclusivamente alla divinitร . Possiamo stare in ginocchio davanti allโimmagine della Madonna, ma non facciamo la genuflessione davanti a lei, come invece la facciamo davanti al Santissimo Sacramento o al Crocifisso.
Cosa significa adorare
Ma, piรน che il significato e lo sviluppo del termine, a noi interessa sapere in che consiste e come possiamo praticare lโadorazione. Lโadorazione puรฒ essere preparata da lunga riflessione, ma termina con una intuizione e, come ogni intuizione, essa non dura a lungo. Eโ come un lampo di luce nella notte. Ma di una luce speciale: non tanto la luce della veritร , quanto la luce della realtร . Eโ la percezione della grandezza, maestร , bellezza, e insieme della bontร di Dio e della sua presenza che toglie il respiro. Eโ una specie di naufragio nellโoceano senza rive e senza fondo della maestร di Dio. Adorare, secondo lโespressione di santa Angela da Foligno ricordata una volta, significa โraccogliersi in unitร e immergersi nellโabisso infinito di Dioโ.
Unโespressione di adorazione, piรน efficace di qualsiasi parola, รจ il silenzio. Esso infatti dice da solo che la realtร รจ troppo al di lร di ogni parola. Alta risuona nella Bibbia lโintimazione: โTaccia davanti a lui tutta la terra!โ (Ab 2, 20) e: โSilenzio alla presenza del Signore Dio!โ (Sof 1, 7). Quando โi sensi sono avvolti da uno sconfinato silenzio e con lโaiuto del silenzio invecchiano le memorieโ, diceva un Padre del deserto, allora non resta che adorare.
Fu un gesto di adorazione quello di Giobbe, quando, venutosi a trovare a tu per tu con lโOnnipotente alla fine della sua vicenda, esclama: โEcco, son ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla boccaโ (Gb 40,4). In questo senso, il versetto di un salmo, ripreso poi dalla liturgia, nel testo ebraico diceva: โPer te รจ lode il silenzioโ, Tibi silentium laus! (cf Sal 65,2, testo Masoretico). Adorare โ secondo la stupenda espressione di san Gregorio Nazianzeno โ significa elevare a Dio un โinno di silenzioโ . Come a mano a mano che si sale in alta montagna lโaria si fa piรน rarefatta, cosรฌ a mano a mano che ci si avvicina a Dio la parola deve farsi piรน breve, fino a diventare, alla fine, completamente muta e unirsi in silenzio a colui che รจ lโineffabile .
Se proprio si vuol dire qualcosa per โfermareโ la mente e impedirle di vagabondare su altri oggetti, conviene farlo con la parola piรน breve che esista: Amen, Sรฌ. Adorare infatti รจ acconsentire. Eโ lasciare che Dio sia Dio. Eโ dire sรฌ a Dio come Dio e a se stessi come creature di Dio. In questo senso Gesรบ รจ definito nellโApocalisse, lโAmen, il Si fatto persona (cf Ap 3,14), oppure ripetere incessantemente con i Serafini: โQadosh, qadosh, qadosh: Santo! Santo! Santo!
Lโadorazione esige dunque che ci si pieghi e che si taccia. Ma รจ, un tale atto, degno dellโuomo? Non lo umilia, derogando alla sua dignitร ? Anzi, รจ esso veramente degno di Dio? Che Dio รจ se ha bisogno che le sue creature si prostrino a terra davanti a lui e tacciano? Eโ forse, Dio, come uno di quei sovrani orientali che inventarono per sรฉ lโadorazione? Eโ inutile negarlo, lโadorazione comporta per le creature anche un aspetto di radicale umiliazione, un farsi piccoli, un arrendersi e sottomettersi. Lโadorazione comporta sempre un aspetto di sacrificio, un immolare qualcosa. Proprio cosรฌ essa attesta che Dio รจ Dio e che niente e nessuno ha diritto di esistere davanti a lui, se non in grazia di lui. Con lโadorazione si immola e si sacrifica il proprio io, la propria gloria, la propria autosufficienza. Ma questa รจ una gloria falsa e inconsistente, ed รจ una liberazione per lโuomo disfarsene.
Adorando, si โlibera la veritร che era prigioniera dellโingiustiziaโ. Si diventa โautenticiโ nel senso piรน profondo della parola. Nellโadorazione si anticipa giร il ritorno di tutte le cose a Dio. Ci si abbandona al senso e al flusso dellโessere. Come lโacqua trova la sua pace nello scorrere verso il mare e lโuccello la sua gioia nel seguire il corso del vento, cosรฌ lโadoratore nellโadorare. Adorare Dio non รจ dunque tanto un dovere, un obbligo, quanto un privilegio, anzi un bisogno. Lโuomo ha bisogno di qualcosa di maestoso da amare e da adorare! Eโ fatto per questo.
Non รจ dunque Dio che ha bisogno di essere adorato, ma lโuomo di adorare. Un prefazio della Messa dice: โTu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva, per Cristo nostro Signoreโ . Era completamente fuori strada F. Nietzsche quando definiva il Dio della Bibbia โquellโOrientale avido di onori nella sua sede celesteโ .
Lโadorazione deve perรฒ essere libera. Ciรฒ che rende lโadorazione degna di Dio e insieme degna dellโuomo รจ la libertร , intesa, questa, non solo negativamente come assenza di costrizione, ma anche positivamente come slancio gioioso, dono spontaneo della creatura che esprime cosรฌ la sua gioia di non essere lui stesso Dio, per poter avere un Dio sopra di sรฉ da adorare, ammirare, celebrare.
Lโadorazione eucaristica
La Chiesa cattolica conosce una forma particolare di adorazione che รจ lโadorazione eucaristica. Ogni grande corrente spirituale, in seno al cristianesimo, ha avuto il suo particolare carisma che costituisce il suo contributo particolare alla ricchezza di tutta la Chiesa. Per i protestanti, questo รจ il culto della parola di Dio; per gli ortodossi, il culto delle icone; per la Chiesa cattolica, esso รจ il culto eucaristico. Attraverso ognuna di queste tre vie, si realizza lo stesso scopo di fondo, che รจ la contemplazione di Cristo e del suo mistero.
Il culto e lโadorazione dellโEucaristia fuori della Messa รจ un frutto relativamente recente della pietร cristiana. Cominciรฒ a svilupparsi, in Occidente, a partire dallโXI secolo, come reazione allโeresia di Berengario di Tours che negava la presenza โrealeโ e ammetteva una presenza soltanto simbolica di Gesรน nellโEucaristia. A partire da quella data, perรฒ, non cโรจ stato, si puรฒ dire, un santo, nella cui vita non si noti un influsso determinante della pietร eucaristica. Essa รจ stata fonte di immense energie spirituali, una specie di focolare sempre acceso in mezzo alla casa di Dio, al quale si sono riscaldati tutti i grandi figli della Chiesa. Generazioni e generazioni di fedeli cattolici hanno avvertito il fremito della presenza di Dio cantando lโinno Adoro te devote, davanti al Santissimo esposto.
Quello che dirรฒ dellโadorazione e della contemplazione eucaristica si applica quasi per intero anche alla contemplazione dellโicona di Cristo. La differenza รจ che nel primo caso si ha una presenza reale di Cristo, nel secondo una presenza solo intenzionale. Entrambe si fondano sulla certezza che il Cristo risorto รจ vivo e si fa presente nei segni sacramentali e nella fede.
Stando calmi e silenziosi, e possibilmente a lungo, davanti a Gesรน sacramentato, o a una sua icona, si percepiscono i suoi desideri a nostro riguardo, si depongono i propri progetti per fare posto a quelli di Cristo, la luce di Dio penetra, a poco a poco, nel cuore e lo risana. Avviene qualcosa che richiama ciรฒ che avviene sugli alberi in primavera, e cioรจ il processo della fotosintesi. Spuntano dai rami le foglie verdi; queste assorbono dallโatmosfera certi elementi che, sotto lโazione della luce solare, vengono โfissatiโ e trasformati in nutrimento della pianta. Senza tali foglioline verdi, la pianta non potrebbe crescere e portare frutti e non contribuirebbe a rigenerare lโossigeno che noi stessi respiriamo.
Noi dobbiamo essere come quelle foglie verdi! Esse sono un simbolo delle anime eucaristiche e delle anime contemplative. Contemplando il โsole di giustiziaโ che รจ Cristo, esse โfissanoโ il nutrimento che รจ lo Spirito Santo, a beneficio di tutto il grande albero che รจ la Chiesa. In altre parole, รจ ciรฒ che dice anche lโapostolo Paolo quando scrive: โNoi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo lโazione dello Spirito del Signoreโ (2 Cor 3, 18).
Un nostro poeta, Giuseppe Ungaretti, contemplando un mattino in riva al mare il sorgere del sole, ha scritto una poesia di due soli brevissimi versi, tre parole in tutto: โMi illumino dโimmensoโ . Sono parole che potrebbero essere fatte proprie da chi sta in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Dio solo conosce quante grazie nascoste sono scese sulla Chiesa grazie a queste anime adoratrici.
Lโadorazione eucaristica รจ anche una forma di evangelizzazione e tra le piรน efficaci. Molte parrocchie e comunitร che lโhanno messa nel loro orario quotidiano o settimanale ne fanno lโesperienza diretta. La vista di persone che di sera o di notte sono in adorazione silenziosa davanti al Santissimo in una Chiesa illuminata ha spinto molti passanti di entrare e dopo aver sostato un momento a esclamare: โQui cโรจ Dio!โ. Proprio come sta scritto che avveniva nelle prime assemblee dei cristiani (cf. 1 Cor 14,25).
La contemplazione cristiana non รจ mai a senso unico. Non consiste nel guardarsi, come si dice, lโombelico, alla ricerca del proprio io profondo. Essa consiste sempre in due sguardi che si incrociano. Faceva perciรฒ ottima contemplazione eucaristica quel contadino della parrocchia di Ars che, interrogato dal Santo Curato cosa facesse in tutte le sue visite alla chiesa, rispose: โNiente, io lo guardo e lui mi guarda!โ
Se a volte si abbassa e viene meno il nostro sguardo, non viene mai meno, perรฒ, quello di Dio. La contemplazione eucaristica si riduce, talvolta, semplicemente a tenere compagnia a Gesรน, a stare sotto il suo sguardo, donando anche a lui la gioia di contemplare noi, che, per quanto creature da nulla e peccatrici, siamo perรฒ il frutto della sua passione, coloro per i quali egli ha dato la vita. ร un accogliere lโinvito rivolto da Gesรบ ai discepoli nel Getsemani: โRimante qui e vegliate con meโ (Mt 26, 38).
La contemplazione eucaristica non รจ dunque impedita, per sรฉ, dallโariditร che a volte si puรฒ sperimentare, sia essa dovuta alla nostra dissipazione, sia invece permessa da Dio per la nostra purificazione. Basta dare a essa un senso, rinunciando anche alla nostra soddisfazione derivante dal fervore, per far felice lui e dire, come diceva Charles de Foucauld: โLa tua felicitร , Gesรน, mi basta!โ; cioรจ: mi basta che sia felice tu. Gesรน ha a disposizione lโeternitร per far felici noi; noi non abbiamo che questo breve spazio del tempo per far felice lui: come rassegnarsi a perdere questa occasione che non tornerร mai piรน in eterno?
Contemplando Gesรน nel Sacramento dellโaltare, noi realizziamo la profezia fatta al momento della morte di Gesรน sulla croce: โGuarderanno a colui che hanno trafittoโ (Gv 19, 37). Anzi, tale contemplazione รจ essa stessa una profezia, perchรฉ anticipa ciรฒ che faremo per sempre nella Gerusalemme celeste. ร lโattivitร piรน escatologica e profetica che si possa compiere nella Chiesa. Alla fine non si immolerร piรน lโAgnello, nรฉ si mangeranno piรน le sue carni. Cesseranno, cioรจ, la consacrazione e la comunione; ma non cesserร la contemplazione dellโAgnello immolato per noi. Questo infatti รจ ciรฒ che i santi fanno nel cielo (cf Ap 5, 1 ss). Quando siamo davanti al tabernacolo, noi formiamo giร un unico coro con la Chiesa di lassรน: essi davanti, noi, per cosรฌ dire, dietro lโaltare; essi nella visione, noi nella fede.
Nel 1967 ebbe inizio il Rinnovamento Carismatico Cattolico che in cinquantโanni ha toccato e rinnovato milioni di credenti e suscitato nella Chiesa innumerevoli realtร nuove, personali e comunitarie. Non si insiste mai abbastanza sul fatto che esso non รจ un movimento ecclesiale, nel senso comune di questo termine; รจ una corrente di grazia destinata a tutta la Chiesa, una โiniezione di Spirito Santoโ di cui essa ha disperatamente bisogno. Eโ come una scossa elettrica destinata a scaricarsi sulla massa che รจ la Chiesa e, una volta avvenuto questo, scomparire.
Se ne parlo in questo momento รจ perchรจ tale realtร iniziรฒ proprio con una straordinaria esperienza di adorazione del Dio vivente, che รจ stato il tema di questa nostra meditazione. Il gruppo di studenti dellโUniversitร Duquesne di Pittsburgh che partecipรฒ al primo ritiro carismatico cattolico, si ritrovรฒ, una sera, in cappella davanti al Santissimo, quando, ad un tratto, avvenne una cosa singolare, che una dei presenti, in seguito, descrisse cosรฌ:
โTimore del Signore prese a scorrere in mezzo a noi; una specie di terrore sacro ci impediva di sollevare gli occhi. Egli era lรฌ personalmente presente e noi avevamo paura di non reggere al suo eccessivo amore. Lo adorammo, scoprendo per la prima volta che cosa significa adorare. Facemmo unโesperienza bruciante della terribile realtร e presenza del Signore. Da allora abbiamo capito con una chiarezza nuova e diretta le immagini di Jahvรจ che, sul monte Sinai, tuona ed esplode con il fuoco del suo stesso essere; abbiamo capito lโesperienza di Isaia e lโaffermazione secondo cui il nostro Dio รจ un fuoco divorante. Questo sacro timore era, in qualche modo, la stessa cosa che amore, o almeno cosรฌ era avvertito da noi. Era qualcosa di sommamente amabile e bello, anche se nessuno di noi vide alcuna immagine sensibile. Era come se la realtร personale di Dio, splendida e abbagliante, fosse venuta nella stanza riempiendo insieme essa e noiโ.
Simultanea presenza di maestร e di bontร in Dio, di timore e amore nella creatura; il โmistero tremendo e affascinanteโ, come lo definiscono gli studiosi delle religioni. La persona che ha descritto in questi termini lโesperienza di quel momento non sapeva che stava facendo una sintesi perfetta dei tratti che caratterizzano il Dio vivente della Bibbia.
Terminiamo con un versetto del Salmo 94 con cui la Liturgia delle Ore, nellโInvitatorio, ci fa iniziare ogni nuova giornata:
โVenite, prostrati adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli รจ il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduceโ.
1.Fonti Francescane, nr. 213.
2.Cf Ap 19,10; 22,9; At 10, 25-26; 14,13 s..
3.S. Gregorio Nazianzeno, Carmi, 29 (PG 37, 507).
4.Ps.- Dionigi Areopagita, Teologia mistica, 3 (PG 3, 1033).
5.Messale Romano, IV Prefazio comune.
6.Friederich Nietzsche, La Gaia scienza, nr. 135.
7.Giuseppe Ungaretti, Vita dโun uomo: 106 poesie, Milano, Mondadori 1988, p. 72.
8.In Patti Gallagher Mansfield, As by a New Pentecost. Beginning of the Catholic Charismatic Renewal, Amor Deus Publishing, Phoenix, AZ, 2016, p. 131.
