Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappellaย Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โIn te ipsum rediโ Rientra in te stessoย (SantโAgostino).
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 22, 29 marzo e 5, 12 aprile.
Beati i puri di cuore perchรจ vedranno Dio
Continuando la riflessione iniziata in Avvento sul versetto del salmo: โLโanima mia ha sete del Dio viventeโ (Sal 42, 2), in questa prima predica quaresimale vorrei meditare con voi sulla condizione essenziale per โvedereโ Dio. Secondo Gesรบ, essa รจ la purezza di cuore: โBeati i puri di cuore perchรฉ vedranno Dioโ (Mt 5, 8), dice in una delle sue beatitudini.
Sappiamo che puro e purezza hanno nella Bibbia, come del resto nel linguaggio comune, una gamma vastissima di significati. Il Vangelo insiste su due ambiti in particolare: la rettitudine delle intenzioni e la purezza dei costumi. Alla purezza delle intenzioni si oppone lโipocrisia, alla purezza dei costumi lโabuso della sessualitร .
Nellโambito morale, con la parola โpurezzaโ si designa comunemente un certo comportamento nella sfera della sessualitร , improntato al rispetto della volontร del Creatore e della finalitร intrinseca della stessa sessualitร . Non possiamo entrare in contatto con Dio, che รจ spirito, altrimenti che mediante il nostro spirito. Ma il disordine o, peggio, le aberrazioni in questo campo hanno lโeffetto costatato da tutti di ottenebrare la mente. ร come quando si agitano i piedi in uno stagno: il fango, dal fondo, si solleva e intorbida tutta lโacqua. Dio รจ luce e una tale persona โodia la luceโ.
Il peccato impuro non fa vedere il volto di Dio, o, se lo fa vedere, lo fa vedere tutto deformato. Fa di lui, non lโamico, lโalleato e il padre, ma lโantagonista, il nemico. Lโuomo carnale รจ pieno di concupiscenze, desidera la roba dโaltri e la donna dโaltri. In questa situazione Dio gli appare come colui che sbarra la strada ai suoi desideri cattivi con quei suoi perentori โTu devi!โ, โTu non devi!โ Il peccato suscita nel cuore dellโuomo, un sordo rancore contro Dio, al punto che, se dipendesse da lui, egli vorrebbe che Dio non esistesse affatto.
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In questa occasione, tuttavia, piรน che sulla purezza dei costumi, vorrei insistere sullโaltro significato dellโespressione โpuri di cuoreโ, e cioรจ sulla purezza o rettitudine delle intenzioni, in pratica sulla virtรน contraria allโipocrisia. Ci orienta in questo senso anche il tempo liturgico che stiamo vivendo. Abbiamo iniziato la Quaresima, il Mercoledรฌ delle ceneri, riascoltando le ammonizioni martellanti di Gesรบ:
โQuando fai lโelemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocritiโฆQuando pregate non siate simili agli ipocritiโฆE quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocritiโ (Mt 6, 1-18)
ร sorprendente quanto il peccato dโipocrisia โ il piรน denunciato da Gesรน nei vangeli-, entri poco nei nostri ordinari esami di coscienza. Non avendo trovato in nessuno di essi la domanda: โSono stato ipocrita?โ, io ho dovuto mettercela per conto mio, e raramente ho potuto passare indenne alla domanda successiva. Il piรน grande atto di ipocrisia sarebbe nascondere la propria ipocrisia. Nasconderla a se stessi e agli altri, perchรฉ a Dio non รจ possibile. Lโipocrisia รจ in gran parte vinta, nel momento che รจ riconosciuta. Ed รจ quello che ci proponiamo di fare in questa meditazione: riconoscere la parte di ipocrisia, piรน o meno cosciente, che cโรจ nelle nostre azioni.
Lโuomo โha scritto Pascal โ ha due vite: una รจ la vita vera, lโaltra quella immaginaria che vive nellโopinione, sua o della gente. Noi lavoriamo senza posa ad abbellire e conservare il nostro essere immaginario e trascuriamo quello vero. Se possediamo qualche virtรน o merito, ci diamo premura di farlo sapere, in un modo o in un altro, per arricchire di tale virtรน o merito il nostro essere immaginario, disposti perfino a farne a meno noi, per aggiungere qualcosa a lui, fino a consentire, talvolta, a essere vigliacchi, pur di sembrare valorosi e a dare anche la vita, purchรฉ la gente ne parli .
Cerchiamo di scoprire lโorigine e il significato del termine ipocrisia. La parola deriva dal linguaggio teatrale. Allโinizio significava semplicemente recitare, rappresentare sulla scena. Agli antichi non sfuggiva lโintrinseco elemento di menzogna che cโรจ in ogni rappresentazione scenica, nonostante lโalto valore morale e artistico che le viene riconosciuto. Di qui il giudizio negativo che si portava sul mestiere dellโattore, riservato, in certi periodi, agli schiavi e proibito addirittura dagli apologisti cristiani. Il dolore e la gioia ivi rappresentati ed enfatizzati non sono vero dolore e vera gioia, ma parvenza, affettazione. Alle parole e agli atteggiamenti esteriori non corrisponde lโintima realtร dei sentimenti. Quello che รจ sulla faccia non รจ quello che cโรจ nel cuore.
Noi usiamo la parola fiction in senso neutrale o addirittura positivo (รจ un genere letterario e di spettacolo molto in voga ai nostri giorni!); gli antichi le davano il senso che essa ha in realtร : quello di finzione. Ciรฒ che di negativo cโera nella finzione scenica รจ passato nella parola ipocrisia. Da parola originariamente neutra, essa รจ diventata parola esclusivamente negativa, una delle poche parole con significati tutti e solo negativi. Cโรจ chi si vanta di essere orgoglioso o libertino, nessuno di essere ipocrita.
Lโorigine del termine ci mette sulle tracce per scoprire la natura dellโipocrisia. Essa รจ fare della vita un teatro in cui si recita per un pubblico; รจ indossare una maschera, cessare di essere persona per diventare personaggio. Il personaggio non รจ altro che la corruzione della persona. La persona รจ un volto, il personaggio una maschera. La persona รจ nuditร radicale, il personaggio รจ tutto abbigliamento. La persona ama lโautenticitร e lโessenzialitร , il personaggio vive di finzione e di artifici. La persona ubbidisce alle proprie convinzioni, il personaggio ubbidisce a un copione. La persona รจ, umile e leggera, il personaggio รจ pesante ed ingombrante.
Questa tendenza innata dellโuomo รจ accresciuta enormemente dalla cultura attuale dominata dallโimmagine. Film, televisione, internet: tutto si basa ormai prevalentemente sullโimmagine, Cartesio ha detto: โCogito ergo sumโ, penso dunque sono; ma oggi si tende a sostituirlo con โappaio, dunque sonoโ. Un famoso moralista ha definito lโipocrisia โil tributo che il vizio paga alla virtรนโ . Essa insidia soprattutto le persone pie e religiose. Un rabbino del tempo di Cristo diceva che il 90% dellโipocrisia del mondo si trovava a Gerusalemme . Il motivo รจ semplice: dove piรน forte รจ la stima dei valori dello spirito, della pietร e della virtรน, lรฌ รจ piรน forte anche la tentazione di affettarle per non sembrarne privi.
Un pericolo viene anche dalla moltitudine dei riti che le persone pie sono solite compiere e delle prescrizioni che sono impegnate a osservare. Se non sono accompagnati da un continuo sforzo di immettere in essi unโanima, mediante lโamore per Dio e per il prossimo, essi diventano gusci vuoti. โQueste cose โdice san Paolo parlando di certi riti e prescrizioni esteriori- hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiositร e umiltร e austeritร riguardo al corpo, ma in realtร non servono che per soddisfare la carneโ (Col 2, 23). In questo caso, le persone conservano, dice lโApostolo, โla parvenza della pietร , mentre ne hanno rinnegata la forza interioreโ (2 Tm 3,5).
Quando lโipocrisia diventa cronica crea, nel matrimonio e nella vita consacrata, la situazione di โdoppia vitaโ: una pubblica, palese, lโaltra nascosta; spesso una diurna, lโaltra notturna. ร lo stato spirituale piรน pericoloso per lโanima, dal quale diventa difficilissimo uscire, a meno che non intervenga qualcosa dallโesterno a infrangere il muro dentro cui ci si รจ chiusi. ร lo stadio che Gesรบ descrive con lโimmagine dei sepolcri imbiancati:
โGuai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: allโesterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Cosรฌ anche voi: allโesterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquitร โ (Mt 23, 27-28).
Se ci domandiamo perchรฉ lโipocrisia รจ tanto in abominio davanti a Dioโ, la risposta รจ chiara. Lโipocrisia รจ menzogna. ร occultare la veritร . Inoltre nellโipocrisia lโuomo declassa Dio, lo mette al secondo posto, collocando al primo posto le creature, il pubblico. ร come se in presenza del re, uno gli voltasse le spalle per rivolgere la sua attenzione unicamente ai servi. โLโuomo guarda lโapparenza, il Signore guarda il cuoreโ (1 Sam 16, 7): coltivare lโapparenza piรน che il cuore, significa automaticamente dare piรน importanza allโuomo che a Dio.
Lโipocrisia รจ dunque essenzialmente mancanza di fede, una forma di idolatria in quanto mette le creature al posto del Creatore. Gesรน fa derivare da essa lโincapacitร dei suoi nemici di credere in lui: โCome potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?โ (Gv 5, 44). Lโipocrisia manca anche di caritร verso il prossimo, perchรฉ tende a ridurre gli altri ad ammiratori. Non riconosce loro una dignitร propria, ma li vede solo in funzione della propria immagine. Numeri della audience e nulla piรน.
Una forma derivata di ipocrisia รจ la doppiezza o lโinsinceritร . Con lโipocrisia si cerca di mentire a Dio; con la doppiezza nel pensare e nel parlare si cerca di mentire agli uomini. Doppiezza รจ dire una cosa e pensarne unโaltra; dire bene di una persona in sua presenza e dirne male appena ha voltato le spalle.
Il giudizio di Cristo sullโipocrisia รจ come una spada fiammeggiante: โReceperunt mercedem suamโ: โhanno ricevuto la loro ricompensaโ. Hanno firmato una quietanza, non possono attendersi altro. Una ricompensa, oltretutto, illusoria e controproducente anche sul piano umano, perchรฉ รจ verissimo il detto che โla gloria fugge chi la insegue e insegue chi la fuggeโ.
ร chiaro che la nostra vittoria sullโipocrisia non sarร mai una vittoria di primo acchito. A meno di essere giunti a un livello altissimo di perfezione, non possiamo evitare di sentire dโistinto il desiderio di apparire in buona luce, di fare bella figura, di piacere agli altri. La nostra arma รจ la rettificazione dellโintenzione. Alla retta intenzione si giunge mediante la rettificazione costante, giornaliera, della nostra intenzione. Lโintenzione della volontร , non il sentimento naturale, รจ ciรฒ che fa la differenza agli occhi di Dio
Se lโipocrisia consiste nel mostrare anche il bene che non si fa, un rimedio efficace per contrastare questa tendenza รจ nascondere anche il bene che si fa. Privilegiare quei gesti nascosti che non saranno sciupati da nessuno sguardo terreno e conserveranno tutto il loro profumo per Dio. โA Dio, dice san Giovanni della croce, piace di piรน unโazione, per quanto piccola, fatta di nascosto e senza il desiderio che sia conosciuta, che mille altre compiute con il desiderio che siano vedute dagli uominiโ. E ancora: โUnโazione fatta interamente e puramente per Dio, con cuore puro, crea tutto un regno per chi la faโ .
Gesรน raccomanda con insistenza questo esercizio: โPrega nel segreto, digiuna nel segreto, faโ lโelemosina in segreto e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserร โ (cf. Mt 6, 4-18). Sono delicatezze nei confronti di Dio che tonificano lโanima. Non si tratta di fare di ciรฒ una regola fissa. Gesรน dice anche: โCosรฌ risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perchรฉ vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che รจ nei cieliโ (Mt 5, 16). Si tratta di distinguere quando รจ bene che gli altri vedano e quando รจ meglio che non vedano.
La cosa peggiore che si puรฒ fare, al termine di una descrizione dellโipocrisia, รจ quella di servirsene per giudicare gli altri, per denunciare lโipocrisia che cโรจ intorno a noi. ร proprio a costoro che Gesรน applica il titolo di ipocriti: โIpocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dallโocchio del tuo fratello!โ (Mt 7,5). Qui รจ veramente il caso di dire: โChi di voi รจ senza peccato scagli la prima pietraโ (Gv 8,7). Chi puรฒ dire di essere del tutto esente da qualche forma di ipocrisia? di non essere un poโ anche lui un sepolcro imbiancato, diverso allโinterno da quello che appare allโesterno? Forse soltanto Gesรบ e la Madonna sono stati esenti, in modo stabile e assoluto, da ogni forma di ipocrisia. Il fatto consolante รจ che appena uno dice: โSono stato ipocritaโ, la sua ipocrisia รจ vinta.
โSe il tuo occhio รจ sempliceโ
La parola di Dio non si limita a condannare il vizio dellโipocrisia; essa ci spinge anche a coltivare la virtรน opposta che รจ la semplicitร . โLa lampada del corpo รจ lโocchio; perciรฒ, se il tuo occhio รจ semplice, tutto il tuo corpo sarร luminosoโ (Mt 6,22). La parola โsemplicitร โ puรฒ avere โed ha anche oggi โ il senso negativo di dabbenaggine, ingenuitร , superficialitร e imprudenza. Gesรบ si preoccupa di escludere questo senso; alla raccomandazione: โSiate semplici come colombeโ, fa seguire infatti lโinvito a essere anche โprudenti come serpentiโ (Mt 10,16).
San Paolo riprende e applica alla vita della comunitร cristiana lโinsegnamento evangelico sulla semplicitร . Nella Lettera ai Romani scrive: โChi dona, lo faccia con semplicitร โ (Rom 12, 8). Si riferisce, in primo luogo, a coloro che nella comunitร sono preposti a opere di caritร , ma la raccomandazione di applica a tutti: non solo a chi dร del proprio denaro, ma anche a chi da del proprio tempo, del proprio lavoro. Il senso รจ di non far pesare quello che si fa per gli altri o nel proprio ufficio. Alessandro Manzoni che nel suo romanzo โI Promessi sposiโ ha incarnato cosรฌ bene lo spirito del Vangelo, ha una scenetta delicatissima a questo riguardo. Il buon sarto del paese
โInterruppe il discorso da sรฉ, come sorpreso da un pensiero. Stette un momento; poi mise insieme un piatto delle vivande chโeran sulla tavola, e aggiuntovi un pane, mise il piatto in un tovagliolo, e preso questo per le quattro cocche, disse alla sua bambinetta maggiore: โ piglia qui โ. Le diede nellโaltra mano un fiaschetto di vino, e soggiunse: โ vaโ qui da Maria vedova; lasciale questa roba, e dille che รจ per stare un poโ allegra coโ suoi bambini. Ma con buona maniera, veโ; che non paia che tu le faccia lโelemosinaโ .
Lโapostolo Paolo parla di semplicitร anche in un altro contesto che ci interessa particolarmente perchรฉ attinente alla Pasqua. Scrivendo ai Corinzi dice:
โTogliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poichรฉ siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, รจ stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, nรฉ con lievito di malizia e di perversitร , ma con azzimi di sinceritร e di veritร โ (1 Cor 5, 7-8).
La festa che lโApostolo invita a celebrare non รจ una festa qualunque, ma la festa per eccellenza, lโunica festa che il cristianesimo conosce e celebra nei primi tre secoli della sua storia, e cioรจ la Pasqua. La vigilia della Pasqua, il 13 Nisan, il rituale ebraico ordinava che la padrona di casa perlustrasse al lume di candela tutta la casa, rovistando ogni angolo, per far sparire ogni piccolo vestigio di pane fermentato e celebrare cosรฌ, lโindomani, la Pasqua con solo pane azzimo. Il fermento infatti era per gli ebrei sinonimo di corruzione e il pane azzimo, simbolo di purezza, novitร e integritร . In questo senso Gesรน chiama lโipocrisia un fermento, โil fermento dei fariseiโ (Lc 12, 1).
San Paolo vede nella pratica rituale ebraica una grandiosa metafora della vita cristiana. Cristo รจ stato immolato; รจ lui la vera Pasqua di cui quella antica era unโattesa; bisogna dunque perlustrare la casa interiore, il cuore, spogliarsi di tutto ciรฒ che รจ vecchio e corrotto, per essere โuna pasta nuovaโ; fare, anche dentro di noi, la grande pulizia primaverile. La parola greca heilikrineia che รจ tradotta con โsinceritร โ contiene lโidea di splendore solare (helios) e di prova o giudizio (krino) e significa perciรฒ una trasparenza solare, qualcosa che รจ stato provato contro luce e trovato puro.
La virtรน della semplicitร ha il modello piรน sublime che si possa pensare: Dio stesso. SantโAgostino ha scritto: โDio รจ trino, ma non รจ tripliceโ . Egli รจ la stessa semplicitร . La Trinitร non distrugge la semplicitร di Dio, perchรฉ la semplicitร riguarda la natura e la natura di Dio รจ una e semplice. San Tommaso raccoglie fedelmente questa ereditร , facendo della semplicitร il primo degli attributi di Dio .
La Bibbia esprime questa stessa veritร in maniera concreta, per mezzo di immagini: โDio รจ luce e in lui non ci sono tenebreโ (1 Gv 1, 5). Lโassenza di qualsiasi mescolanza รจ anche uno dei molteplici significati del titolo divino Qadosh, Santo. Pura pienezza, pura semplicitร . La grande mistica santa Caterina da Genova designa questo aspetto della natura divina, di cui era innamorata, con netto, nettezza, un termine che indica, insieme, purezza e interezza, pienezza e omogeneitร assoluta. Dio รจ โtutto dโun pezzoโ. La semplicitร di Dio รจ โpura pienezzaโ; a lui, dice la Scrittura, โnulla puรฒ essere aggiunto e nulla toltoโ (Sir 42, 21). In quanto รจ somma pienezza, niente gli puรฒ essere aggiunto; in quanto รจ somma purezza, niente gli deve essere tolto. In noi le due cose non sono mai unite; lโuna contraddice lโaltra. La nostra purezza รจ ottenuta sempre togliendo qualcosa, purificandoci, โtogliendo il male dalle nostre azioniโ (cf. Is 1, 16).
Qualunque azione, benchรฉ piccola, se compiuta con intenzione pura e semplice, ci fa essere โa immagine e somiglianza di Dioโ. Lโintenzione pura e semplice raccoglie le forze disperse dellโanima, prepara lo spirito e lo unisce a Dio. Essa รจ principio, fine e ornamento di tutte le virtรน. Tendendo a Dio solo e giudicando le cose in rapporto a lui, la semplicitร respinge e debella la finzione, lโipocrisia e ogni duplicitร โฆ Questa intenzione pura e retta รจ quellโocchio semplice di cui parla Gesรน nel Vangelo, che illumina tutto il corpo, cioรจ tutta la vita e gli atti dellโuomo e li preserva immuni dal peccato.
Quella della semplicitร รจ una delle conquiste piรน ardue e piรน belle del cammino spirituale. La semplicitร รจ propria di chi รจ stato purificato da una vera penitenza, perchรฉ รจ frutto di un totale distacco da se stessi e di un amore disinteressato verso Cristo. La si raggiunge a poco a poco, senza scoraggiarsi per le cadute, ma con ferma determinazione di cercare Dio per lui stesso e non per noi stessi.
Se posso permettermi di suggerire un proposito al termine di questa meditazione, esso รจ di cercare nel salterio, o nella liturgia delle ore, il salmo 139; recitarlo lentamente e ripetutamente, come se lo leggessimo per la prima volta, anzi come se lo stessimo componendo noi stessi o fossimo i primi a pronunziarlo. Se lโipocrisia e la doppiezza consistono nel ricercare lo sguardo degli uomini piรน che quello di Dio, qui troviamo il rimedio piรน efficace. Recitare questo salmo รจ come sottoporsi a una specie di radiografia, come esporsi ai raggi X. Ci si sente attraversati da parte a parte dallo sguardo di Dio. Io ricordo sempre lโimpressione di quando per la prima volta lo recitai nel modo che ho detto. Comincia cosรฌ:
โSignore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non รจ ancora sulla lingua e tu, Signore, gia la conosci tuttaโฆ
Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, lร tu sei, se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dellโaurora per abitare allโestremitร del mare,
anche lร mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.
Se dico: Almeno lโoscuritร mi copra e intorno a me sia la notte;
nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte รจ chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luceโ.
La cosa meravigliosa รจ che questa presa di coscienza di essere sotto lo sguardo di Dio non crea un sentimento di vergogna o di disagio, come chi si sente osservato e scoperto nei suoi pensieri piรน segreti; al contrario, da gioia perchรฉ si capisce che รจ lo sguardo di un padre che ci ama e ci vuole perfetti come lui รจ perfetto. Il salmista termina infatti la sua preghiera con il grido esultante:
โScrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vitaโ.
Sรฌ, vedi, Signore, se seguiamo una via di menzogna e guidaci, in questa Quaresima, sulla via della semplicitร e della trasparenza. Amen.
1. Cf. B. Pascal, Pensieri, 147 Br.
2. La Rochefoucauld, Massime 218.
3.Cf. Strack-Billerbeck, I, 718.
4.S. Giovanni della Croce, Massime, 20 e 21.
5.Manzoni, I promessi Sposi, cap. XXIV.
6.S. Agostino, De Trinitate, VI, 7.
7.S. Tommaso dโAquino, S.Th. I,3,7
