Alberto Maggi – Cristiani (e) cretini

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Ripetutamente Gesรน, nel suo insegnamento, invita a essere buoni e a fare il bene. Il comportamento benevolo del credente รจ la risposta ai bisogni dellโ€™altro e non ai suoi meriti (c 6,32-36). In questa comunicazione dโ€™amore Gesรน chiede di essere โ€œperfetti come รจ perfetto il Padre vostro celesteโ€ (Mt 5,48). La pienezza alla quale Gesรน invita non รจ tanto unโ€™astratta quanto irraggiungibile perfezione di Dio, ma si riferisce al comportamento del Padre nei confronti degli uomini, che รจ quello di un amore incondizionato, totale. Mentre la tradizione religiosa credeva che la pioggia non scendesse sui peccatori (Am 4,7), Gesรน mostra un Padre che non lascia condizionare il suo amore dal comportamento degli uomini, ma a tutti, ugualmente, comunica un amore che, come lโ€™azione della pioggia e del sole, feconda e produce vita (โ€œAmate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perchรฉ siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiustiโ€, Mt 5,44-45). Questa richiesta di Gesรน era mirata a far raggiungere al credente la piena realizzazione della propria persona, che si attua soltanto attraverso lโ€™amore. Per questo Gesรน ha chiesto di superare la vendicativa legge del taglione (โ€œOcchio per occhio e dente per denteโ€, Es 21,24): โ€œse uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche lโ€™altraโ€ (Mt 5,38), spronando il credente a introdurre nella societร  un comportamento umano completamente nuovo, per disinnescare ogni letale virus di violenza.

Per Gesรน รจ chi colpisce che perde la sua dignitร  umana, e non colui che viene colpito. Non rispondendo alla violenza, la persona schiaffeggiata dimostra che la sua dignitร  e la sua libertร  non sono stati minimamente scalfiti dalla rozza aggressione che ha subito. Gesรน non invita a un vittimista atteggiamento passivo, ma attivo, allโ€™affermazione della propria dignitร , come ha fatto lui stesso quando, dopo aver risposto al sommo sacerdote, una delle guardie presenti gli diede uno schiaffo dicendo: โ€œCosรฌ rispondi al sommo sacerdote?โ€ (Gv 18,23). Alla violenza ricevuta, Gesรน non risponde offrendo lโ€™altra guancia, bensรฌ invitando la guardia a provare di ragionare con la propria testa (โ€œSe ho parlato male, dimostrami dovโ€™รจ il male; ma se ho parlato bene, perchรฉ mi percuoti?โ€, Gv 18,23). Gesรน, sollecitando la guardia a ragionare, cerca di fargli recuperare la sua autonomia di pensiero e con questa la sua umanitร . Ma la guardia non risponde. รˆ un servo ossequente, non un individuo in grado di pensare, รจ capace di violenza, non di parole. E gli schiaffi ricevuti da Gesรน sono espressione di violenza propria dei servi (Mc 14,65), delle guardie e dei soldati (Gv 18,22;19,3), ovvero persone che non sono libere ma sottomesse e che si identificano con il potente che pur li opprime.

Purtroppo lโ€™insegnamento di Gesรน di fronte alla violenza subita (Mt 5,38-42) fu spesso interpretato come un invito alla rassegnazione, alla sopportazione, a tollerare ingiustizie e soprusi, a tacere e subire il male, a chinare sempre il capo, ad accettare โ€œper amor di Dioโ€ ogni angheria e prepotenza. E ben presto il cristiano, sempre remissivo, mite, sottomesso, fu equiparato al cretino, come dimostra lโ€™etimologia del vocabolo, che deriva dal franco provenzale crรฉtin (fr. chrรฉtien) ovvero cristiano.

Gesรน ha proclamato certamente beati i buoni, ma non i tonti. Anzi il credente รจ chiamato a essere il primo a denunciare ogni ingiustizia e ogni sopruso, e se non lo fa ne diventa complice. Seguire lโ€™insegnamento del Cristo non significa essere neutrali o lavarsi le mani, ma partecipare e agire attivamente, come lo stesso Gesรน insegna e agisce. Sempre dalla parte degli oppressi e mai da quella di chi opprime, Gesรน ha denunciato il comportamento dei potenti con parole di fuoco. Il Cristo, che รจ veritiero perchรฉ non ha soggezione di alcuno e non guarda in faccia a nessuno (Mc 12,14), non conosce il felpato linguaggio diplomatico, nรฉ le prudenze del quieto vivere, ma si scaglia contro i suoi avversari con inusuale violenza verbale, senza andare troppo per il sottile. Basta leggere le tremende invettive contro scribi e farisei, che definisce ipocriti, guide cieche, stolti, sepolcri imbiancati, pieni di ipocrisia e di iniquitร , serpenti, razza di vipere, assassiniโ€ฆ (Mt 23,1-36). Le stesse invettive Gesรน le rivolge anche a quei farisei, che pur lo avevano invitato a un pranzo: โ€œGuai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perchรฉ siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperloโ€ (Lc 11,43-44), e quando un dottore della Legge si mostra risentito per le sue parole, Gesรน non solo non chiede scusa, non arretra, ma accusa anche loro: โ€œGuai anche a voi, dottori della Leggeโ€ฆโ€ (Lc 11,46). Gesรน arriva a definire i capi religiosi figli del diavolo, bugiardi e assassini (โ€œVoi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella veritร , perchรฉ in lui non cโ€™รจ veritร โ€, Gv 8,44).

Le tremende invettive di Gesรน non sono solo per i rappresentanti di unโ€™istituzione religiosa che, per mantenere il proprio potere e i propri privilegi, gli รจ ostile e ne vuole la morte, ma anche per i suoi seguaci, che Gesรน non esita a definire increduli, di poca fede (Mt 8,26), stolti e tardi di cuore (Lc 24,25), fino a perdere la pazienza e sbottare: โ€œO generazione incredula e perversa! Fino a quando sarรฒ con voi? Fino a quando dovrรฒ sopportarvi?โ€ (Mt 17,17). รˆ illusorio pensare che la proclamazione della buona notizia di Gesรน si realizzi senza conflitti, con atteggiamenti buonisti, ma รจ causa di dissidio (โ€œSono infatti venuto a separare lโ€™uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dellโ€™uomo saranno quelli della sua casaโ€, Mt 10,35-36).

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Gesรน mette anche in guardia โ€œdai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci!โ€ (Mt 7,15) e, senza tanti giri di parole, non esita a respingere da sรฉ, e definire maledetti, degni del fuoco eterno, anche chi non risponde ai bisogni essenziali della vita, dal cibo allโ€™ospitalitร  di quanti li necessitano (โ€œperchรฉ ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitatoโ€, Mt 25,41-46).

Nel Discorso della Montagna, Gesรน ha proclamato beati e figli di Dio i โ€œcostruttori di paceโ€ (Mt 5,9). La beatituยญdine non riguarda il carattere di quanti sono alieยญni da ogni tipo di contesa, i pacifiยญci , ma lโ€™attivitร  di chi abitualmente lavora per la pace. Mentre i pacifici, per la proยญpria tranquillitร , evitano accuratamente ogni situaยญzione di conflitยญto, i costruttori di pace, per la pace altrui, sono disposti a perdere la proยญpria (cf Gv 15,13). Questo impegno li conduce, infatti inevitabilmente, non solo a denunciare tutte le situazioni di ingiustizia che impediscoยญno la pace, ma, con il proprio comportamento, a essere una denuncia visibile per la societร . Il rifiuto di ogni forma di potere e di ricchezza, che รจ alla base dellโ€™ingiustizia tra gli uomini, attirerร  verso i veri seguaci del Cristo lโ€™ostilitร  di quanti si vedono smascherati dalla loro rettitudine (cf Sap 2,12โ€‘15), ma la persecuzione si trasformerร  in beatitudine, perchรฉ Dio sta sempre dalla parte dei perseguitati e mai di chi perseguita, anche se chi lo fa pretende di farlo in nome suo.

Fonte – il Libraio

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