Ripetutamente Gesรน, nel suo insegnamento, invita a essere buoni e a fare il bene. Il comportamento benevolo del credente รจ la risposta ai bisogni dellโaltro e non ai suoi meriti (c 6,32-36). In questa comunicazione dโamore Gesรน chiede di essere โperfetti come รจ perfetto il Padre vostro celesteโ (Mt 5,48). La pienezza alla quale Gesรน invita non รจ tanto unโastratta quanto irraggiungibile perfezione di Dio, ma si riferisce al comportamento del Padre nei confronti degli uomini, che รจ quello di un amore incondizionato, totale. Mentre la tradizione religiosa credeva che la pioggia non scendesse sui peccatori (Am 4,7), Gesรน mostra un Padre che non lascia condizionare il suo amore dal comportamento degli uomini, ma a tutti, ugualmente, comunica un amore che, come lโazione della pioggia e del sole, feconda e produce vita (โAmate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perchรฉ siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiustiโ, Mt 5,44-45). Questa richiesta di Gesรน era mirata a far raggiungere al credente la piena realizzazione della propria persona, che si attua soltanto attraverso lโamore. Per questo Gesรน ha chiesto di superare la vendicativa legge del taglione (โOcchio per occhio e dente per denteโ, Es 21,24): โse uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche lโaltraโ (Mt 5,38), spronando il credente a introdurre nella societร un comportamento umano completamente nuovo, per disinnescare ogni letale virus di violenza.
Per Gesรน รจ chi colpisce che perde la sua dignitร umana, e non colui che viene colpito. Non rispondendo alla violenza, la persona schiaffeggiata dimostra che la sua dignitร e la sua libertร non sono stati minimamente scalfiti dalla rozza aggressione che ha subito. Gesรน non invita a un vittimista atteggiamento passivo, ma attivo, allโaffermazione della propria dignitร , come ha fatto lui stesso quando, dopo aver risposto al sommo sacerdote, una delle guardie presenti gli diede uno schiaffo dicendo: โCosรฌ rispondi al sommo sacerdote?โ (Gv 18,23). Alla violenza ricevuta, Gesรน non risponde offrendo lโaltra guancia, bensรฌ invitando la guardia a provare di ragionare con la propria testa (โSe ho parlato male, dimostrami dovโรจ il male; ma se ho parlato bene, perchรฉ mi percuoti?โ, Gv 18,23). Gesรน, sollecitando la guardia a ragionare, cerca di fargli recuperare la sua autonomia di pensiero e con questa la sua umanitร . Ma la guardia non risponde. ร un servo ossequente, non un individuo in grado di pensare, รจ capace di violenza, non di parole. E gli schiaffi ricevuti da Gesรน sono espressione di violenza propria dei servi (Mc 14,65), delle guardie e dei soldati (Gv 18,22;19,3), ovvero persone che non sono libere ma sottomesse e che si identificano con il potente che pur li opprime.
Purtroppo lโinsegnamento di Gesรน di fronte alla violenza subita (Mt 5,38-42) fu spesso interpretato come un invito alla rassegnazione, alla sopportazione, a tollerare ingiustizie e soprusi, a tacere e subire il male, a chinare sempre il capo, ad accettare โper amor di Dioโ ogni angheria e prepotenza. E ben presto il cristiano, sempre remissivo, mite, sottomesso, fu equiparato al cretino, come dimostra lโetimologia del vocabolo, che deriva dal franco provenzale crรฉtin (fr. chrรฉtien) ovvero cristiano.
Gesรน ha proclamato certamente beati i buoni, ma non i tonti. Anzi il credente รจ chiamato a essere il primo a denunciare ogni ingiustizia e ogni sopruso, e se non lo fa ne diventa complice. Seguire lโinsegnamento del Cristo non significa essere neutrali o lavarsi le mani, ma partecipare e agire attivamente, come lo stesso Gesรน insegna e agisce. Sempre dalla parte degli oppressi e mai da quella di chi opprime, Gesรน ha denunciato il comportamento dei potenti con parole di fuoco. Il Cristo, che รจ veritiero perchรฉ non ha soggezione di alcuno e non guarda in faccia a nessuno (Mc 12,14), non conosce il felpato linguaggio diplomatico, nรฉ le prudenze del quieto vivere, ma si scaglia contro i suoi avversari con inusuale violenza verbale, senza andare troppo per il sottile. Basta leggere le tremende invettive contro scribi e farisei, che definisce ipocriti, guide cieche, stolti, sepolcri imbiancati, pieni di ipocrisia e di iniquitร , serpenti, razza di vipere, assassiniโฆ (Mt 23,1-36). Le stesse invettive Gesรน le rivolge anche a quei farisei, che pur lo avevano invitato a un pranzo: โGuai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perchรฉ siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperloโ (Lc 11,43-44), e quando un dottore della Legge si mostra risentito per le sue parole, Gesรน non solo non chiede scusa, non arretra, ma accusa anche loro: โGuai anche a voi, dottori della Leggeโฆโ (Lc 11,46). Gesรน arriva a definire i capi religiosi figli del diavolo, bugiardi e assassini (โVoi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella veritร , perchรฉ in lui non cโรจ veritร โ, Gv 8,44).
Le tremende invettive di Gesรน non sono solo per i rappresentanti di unโistituzione religiosa che, per mantenere il proprio potere e i propri privilegi, gli รจ ostile e ne vuole la morte, ma anche per i suoi seguaci, che Gesรน non esita a definire increduli, di poca fede (Mt 8,26), stolti e tardi di cuore (Lc 24,25), fino a perdere la pazienza e sbottare: โO generazione incredula e perversa! Fino a quando sarรฒ con voi? Fino a quando dovrรฒ sopportarvi?โ (Mt 17,17). ร illusorio pensare che la proclamazione della buona notizia di Gesรน si realizzi senza conflitti, con atteggiamenti buonisti, ma รจ causa di dissidio (โSono infatti venuto a separare lโuomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dellโuomo saranno quelli della sua casaโ, Mt 10,35-36).
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Gesรน mette anche in guardia โdai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci!โ (Mt 7,15) e, senza tanti giri di parole, non esita a respingere da sรฉ, e definire maledetti, degni del fuoco eterno, anche chi non risponde ai bisogni essenziali della vita, dal cibo allโospitalitร di quanti li necessitano (โperchรฉ ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitatoโ, Mt 25,41-46).
Nel Discorso della Montagna, Gesรน ha proclamato beati e figli di Dio i โcostruttori di paceโ (Mt 5,9). La beatituยญdine non riguarda il carattere di quanti sono alieยญni da ogni tipo di contesa, i pacifiยญci , ma lโattivitร di chi abitualmente lavora per la pace. Mentre i pacifici, per la proยญpria tranquillitร , evitano accuratamente ogni situaยญzione di conflitยญto, i costruttori di pace, per la pace altrui, sono disposti a perdere la proยญpria (cf Gv 15,13). Questo impegno li conduce, infatti inevitabilmente, non solo a denunciare tutte le situazioni di ingiustizia che impediscoยญno la pace, ma, con il proprio comportamento, a essere una denuncia visibile per la societร . Il rifiuto di ogni forma di potere e di ricchezza, che รจ alla base dellโingiustizia tra gli uomini, attirerร verso i veri seguaci del Cristo lโostilitร di quanti si vedono smascherati dalla loro rettitudine (cf Sap 2,12โ15), ma la persecuzione si trasformerร in beatitudine, perchรฉ Dio sta sempre dalla parte dei perseguitati e mai di chi perseguita, anche se chi lo fa pretende di farlo in nome suo.
Fonte – il Libraio
