Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Francesco, il Predicatore della Casa Pontificia, P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Avvento sul tema: โLโanima mia ha sete del Dio viventeโ (Salmo 42, 2).
DIO NESSUNO LO HA MAI VISTO
Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle, il Dio vivente รจ la vivente Trinitร , abbiamo detto lโultima volta. Ma noi siamo nel tempo e Dio รจ nellโeternitร . Come superare questa โinfinita distanza qualitativaโ? Come gettare un ponte su un tale abisso infinito? La risposta รจ nella solennitร del Natale che ci apprestiamo a celebrare: โIl Verbo si รจ fatto carne ed รจ venuto ad abitare in mezzo a noiโ.
Tra noi e Dio โ ha scritto il grande teologo bizantino Nicola Cabasilas- si ergevano tre muri di separazione: quello della natura perchรฉ Dio รจ spirito e noi siamo carne, quello del peccato, quello della morte. Il primo di questi muri รจ stato abbattuto nellโincarnazione, quando natura umana e natura divina si sono unite nella persona di Cristo; il muro del peccato รจ stato abbattuto sulla croce, e il muro della morte nella risurrezione . Gesรน Cristo รจ ormai il luogo definitivo dellโ incontro tra il Dio vivente e lโuomo vivente. In lui, il Dio lontano si รจ fatto vicino, รจ divenuto lโEmmanuele, il Dio-con-noi.
Il cammino di ricerca del Dio vivente che abbiamo intrapreso in questo Avvento ha avuto un precedente illustre: โLโitinerario della mente a Dioโ (Itinerarium mentis in Deum) di san Bonaventura. Dopo aver passato in rassegna i vari mezzi che abbiamo per elevarci alla conoscenza del Dio vivente e i โluoghiโ dove possiamo incontrarlo, san Bonaventura giunge alla conclusione che il mezzo definitivo, infallibile e sufficiente รจ la persona di Gesรบ Cristo. Cosรฌ termina infatti il suo trattato:
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Orbene: allโanima non rimane che andare al di lร di tutto questo con la contemplazione, e passar oltre il mondo sensibile, non solo, ma persino oltre se stessa. In questo passaggio Cristo รจ via e porta; Cristo รจ scala e veicolo come propiziatorio posto sopra lโarca di Dio e sacramento nascosto nei secoli.
Il filosofo Blaise Pascal, nel suo famoso Memoriale, giunge alla stessa conclusione: il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe โlo si trova soltanto per le vie insegnate dal Vangeloโ. Il motivo di ciรฒ รจ semplice: Gesรบ Cristo รจ โil Figlio del Dio viventeโ (Mt 16,16). La Lettera agli Ebrei fonda su questo la novitร del Nuovo Testamento:
โDio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondoโ (Ebr 1, 1-2).
Il Dio vivente non ci parla piรน per interposta persona, ma di persona perchรฉ il Figlio โรจ irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanzaโ (Ebr 1,3). La grande novitร รจ che ora non รจ piรน lโuomo che, โa tentoniโ (Atti 17, 27), va alla ricerca del Dio vivente; รจ il Dio vivente che scende alla ricerca dellโuomo, fino a dimorare nel suo stesso cuore. ร lรฌ che dโora in poi lo si puรฒ incontrare e adorare in spirito e veritร : โSe uno mi ama, dice Gesรบ, osserva la mia parola e il Padre mio lo amerร e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di luiโ (Gv 14,23).
โNessuno viene al Padre se non per mezzo di meโ
Chi ha fatto di questa veritร โcioรจ che Gesรบ Cristo รจ il supremo rivelatore del Dio vivente e il โluogoโ dove si entra in contatto con lui โ il cuore del suo vangelo รจ Giovanni. Ci affidiamo a lui perchรฉ ci aiuti a fare della ricerca del Dio vivente qualcosa di piรน che una semplice โricercaโ, ma una โesperienzaโ di lui, ad averne non solo la conoscenza, ma un vivo โsentimentoโ.
Per non perdere la forza e immediatezza della sua testimonianza ispirata, evitiamo di imporre ai testi qualsiasi cornice interpretativa. Passiamo semplicemente in rassegna le parole piรน esplicite nelle quali รจ Gesรบ stesso che si presenta come il definitivo rivelatore di Dio. Ognuna di queste parole รจ capace, da sola, di portarci sullโorlo del mistero e farci affacciare su un orizzonte infinito.
Partiamo da Giovanni 1, 18: โDio, nessuno lo ha mai visto:il Figlio unigenito, che รจ Dio ed รจ nel seno del Padre,รจ lui che lo ha rivelatoโ. Per comprendere il senso di queste parole, bisogna rifarsi a tutta la tradizione biblica sul Dio che non si puรฒ vedere senza morire. Basta leggere Esodo 33, 18-20: โGli disse (Mosรจ): ยซMostrami la tua gloria!ยป. Rispose: ยซFarรฒ passare davanti a te tutta la mia bontร e proclamerรฒ il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrรฒ far grazia farรฒ grazia e di chi vorrรฒ aver misericordia avrรฒ misericordiaยป. Soggiunse: ยซMa tu non potrai vedere il mio volto, perchรฉ nessun uomo puรฒ vedermi e restare vivoยป.
Cโรจ un tale abisso tra la santitร di Dio e lโindegnitร dellโuomo che questi dovrebbe morire vedendo Dio o soltanto udendo la sua voce. Perciรฒ Mosรจ (Es 3,69) e anche i serafini (Is. 6, 2) si velano la faccia davanti a Dio. Restando in vita, dopo aver visto Dio, si prova una sorpresa riconoscente (Gen 32, 31). Eโ un raro favore che Dio concede a Mosรจ (Es 33,11) ed Elia (1 Re 19,11 s.), i due personaggi che saranno significativamente ammessi a contemplare la gloria di Cristo sul Tabor.
In Giovanni 10,30 leggiamo lโaffermazione forse piรน carica di mistero di tutto il Nuovo Testamento: โIo e il Padre siamo una cosa solaโ. Gesรบ Cristo non รจ solo il rivelatore del Dio vivente: รจ lui stesso il Dio vivente! Il rivelatore e rivelazione sono la stessa persona. Da questa affermazione la riflessione della Chiesa partirร per arrivare alla piena ed esplicita fede nel dogma trinitario. Quello che noi traduciano con lโespressione โuna cosa solaโ รจ un sostantivo neutro (hen in greco, unum in latino): โEgo et Pater unum sumusโ. Se Gesรบ avesse usato il maschile eis, unus si sarebbe dovuto pensare che Padre e Figlio sono una sola persona e la dottrina della Trinitร sarebbe esclusa alla radice. Dicendo โunumโ, una cosa sola, i Padri ne dedurranno giustamente che Padre e Figlio (e, come si affermerร piรน tardi, lo Spirito Santo) sono una stessa natura, ma non una sola persona.
Passiamo a un altro testo. Siamo nel cenacolo. Gesรน ha appena detto: โDel luogo dove io vado, voi conoscete la viaโ; Tommaso obbietta: โSignore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?โ. Gesรน risponde: ยซIo sono la via, la veritร e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv 14, 4-6). Qui dobbiamo soffermarci un poโ piรน a lungo. โNessuno viene al Padre se non per mezzo di meโ: lette nel contesto attuale del dialogo interreligioso, queste parole pongono un interrogativo che non possiamo passare sotto silenzio. Che pensare di tutta quella parte dellโumanitร che non conosce Cristo e il suo Vangelo? Nessuno di essi va al Padre? Sono essi esclusi dalla mediazione di Cristo e quindi dalla salvezza?
Una cosa รจ certa e da essa deve partire ogni teologia cristiana delle religioni: Cristo ha dato la sua vita โin riscattoโ e per amore di tutti gli uomini, perchรฉ tutti sono creature del Padre suo e suoi fratelli. Non ha fatto distinzioni. La sua offerta di salvezza รจ universale. โQuando sarรฒ innalzato da terra (sulla croce!), attirerรฒ tutti a meโ (Gv 12, 32); โNon cโรจ altro nome dato agli uomini in cui รจ stabilito che siano salvatiโ, proclama Pietro davanti al Sinedrio (Atti 4, 12).
Cristo รจ il Salvatore del mondoโ (Gv 4,42). Salvatore del mondo, non di una parte di esso! Lโanno scorso, รจ stato venduto allโasta a New York per la cifra record di oltre 400 milioni dollari un ritratto di Cristo attribuito a Leonardo da Vinci che porta il titolo di โSalvator mundiโ. Non si รจ certi che il dipinto sia proprio di Leonardo, ma non si puรฒ dubitare della veritร del titolo.
Alcuni, pur professandosi credenti cristiani, non riescono anche oggi ad ammettere che un fatto storico particolare, come รจ la morte e risurrezione di Cristo, possa aver cambiato la situazione dellโintera umanitร di fronte a Dio. Sostituiscono perciรฒ lโevento storico con una principio universale โimpersonaleโ, riproponendo lโantico cammino della gnosi. Essi dovrebbero porsi, credo, unโaltra domanda, e cioรจ se credono davvero nel mistero con cui lโintero cristianesimo sta o cade: lโincarnazione del Verbo e la divinitร di Cristo. Una volta ammessa questa, non appare piรน assurdo per la ragione che un atto particolare possa avere una portata universale. Sarebbe strano piuttosto pensare il contrario.
Il torto piรน grande, nel sottrargli tanta parte dellโumanitร , non lo si fa a Cristo o alla Chiesa, ma a quellโumanitร stessa. Non รจ possibile partire dallโaffermazione che โCristo รจ la suprema, definitiva e normativa proposta di salvezza fatta da Dio al mondoโ, senza con ciรฒ stesso riconoscere a tutti gli uomini il diritto di beneficiare di questa salvezza?
โMa รจ realistico โci si chiede โ continuare a credere in una misteriosa presenza e influenza di Cristo in religioni che esistono da prima di lui e che non sentono alcun bisogno, dopo venti secoli, di accogliere il suo vangelo ?โ Cโรจ, nella Bibbia, un dato che puรฒ aiutarci a dare una risposta a questa obbiezione: lโumiltร di Dio, il nascondimento di Dio. โTu sei un Dio nascosto, Dio dโIsraele salvatoreโ: Vere tu es Deus absconditus (Is 45,15, Volgata). Dio รจ umile nel creare. Non mette la sua etichetta su tutto, come fanno gli uomini. Nelle creature non sta scritto che sono fatte da Dio. ร lasciato ad esse di scoprirlo.
Quanto tempo ci รจ voluto perchรฉ lโuomo riconoscesse a chi doveva lโessere, chi aveva creato per lui il cielo e la terra? Quanto ce ne vorrร ancora prima che tutti arrivino a riconoscerlo? Cessa, per questo, Dio di essere lui il creatore di tutto? Cessa di riscaldare con il suo sole chi lo conosce e chi non lo conosce? Avviene lo stesso nella redenzione. Dio รจ umile nel creare ed รจ umile nel salvare. Cristo รจ piรน preoccupato che tutti gli uomini siano salvi, che non che sappiano chi รจ il loro Salvatore. Questo lo scopriranno appena varcheranno la soglia dellโeternitร .
Piรน che della salvezza di coloro che non hanno conosciuto Cristo, ci sarebbe da preoccuparsi, credo, della salvezza di quelli che lโhanno conosciuto, se vivono come se non fosse mai esistito, dimentichi del tutto del loro battesimo, estranei alla Chiesa e a ogni pratica religiosa. Quanto alla salvezza dei primi, la Scrittura ci assicura che โDio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartengaโ (At 10,34-35).
Il Paraclito guiderร alla veritร tuttโintera
Parlando del ruolo di Cristo nei confronti delle persone che vivono fuori della Chiesa, il concilio Vaticano II afferma che โlo Spirito Santo, in un modo conosciuto solo da Dio, dร a ogni persona la possibilitร di entrare in contatto con il mistero pasquale di Cristoโ, cioรจ con la sua opera redentrice (Gaudium et spes, 22.). Siamo giunti cosรฌ allโultima tappa del nostro cammino, lo Spirito Santo. Al termine della sua vita terrena Gesรบ diceva:
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrร lui, lo Spirito della veritร , vi guiderร a tutta la veritร , perchรฉ non parlerร da se stesso, ma dirร tutto ciรฒ che avrร udito e vi annuncerร le cose future. Egli mi glorificherร , perchรฉ prenderร da quel che รจ mio e ve lo annuncerร . Tutto quello che il Padre possiede รจ mio; per questo ho detto che prenderร da quel che รจ mio e ve lo annuncerร . (Gv 16, 12-15).
Nello Spirito Santo รจ ancora Gesรน che continua a rivelarci il Padre, perchรฉ lo Spirito Santo รจ ormai lo Spirito del Risorto, lo Spirito che continua e applica lโopera del Gesรน terreno.
San Gregorio Nisseno ha scritto: โSe a Dio togliamo lo Spirito Santo, quello che resta non รจ piรน il Dio vivente, ma il suo cadavereโ . Eโ Gesรน stesso che spiega la ragione di ciรฒ. โEโ lo Spirito -dice- che dร la vita, la carne non giova a nullaโ (Gv 6, 63). Applicato al nostro caso, ciรฒ significa: รจ lo Spirito che dร la vita allโidea di Dio e alla ricerca su di lui. La ragione umana, segnata comโรจ dal peccato, da sola, non basta. Lโuomo che si accinge a parlare di Dio, a qualsiasi titolo, se รจ un credente, deve ricordare che โi segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere, se non lo Spirito di Dio (1 Cor 2,11). Eโ significativo il modo con cui san Bonaventura conclude il suo Itinerario della mente a Dio.
โQuesto dono, scrive, รจ un fatto mistico e segreto che non conosce se non chi lo riceve in dono; non lo riceve se non chi lo desidera, e non lo desidera se non colui che nellโintimo del suo cuore รจ infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, mandato da Cristo sulla terraโ.
Lo Spirito Santo รจ il vero โambiente vitaleโ, il Sitzt im Leben, in cui nasce e si sviluppa ogni autentica teologia cristiana; รจ quello spazio invisibile in cui รจ possibile avvertire il passaggio di Dio. Questo รจ vero anche nei confronti di Cristo. Lโespressione paolina โnello Spirito Santoโ indica quellโambito misterioso in cui, dopo la sua risurrezione, si puรฒ entrare in contatto con Cristo e sperimentarne lโazione santificatrice. Gesรน, concepito da Maria โper opera dello Spirito Santoโ, continua a essere concepito dallโanima credente allo stesso modo, cioรจ per opera dello stesso Spirito Santo.
Il grande arco voltaico tra Dio e lโuomo non si chiude, dunque, e lโimprovviso lampo di luce non si produce se non dentro questo speciale โcampo magneticoโ che รจ costituito dallo Spirito del Dio vivente. Eโ lui che crea nellโintimo dellโuomo quello stato di grazia per cui un giorno si ha la grande โilluminazioneโ: si scopre che Dio esiste, รจ reale, fino ad averne โil fiato mozzoโ.
A chi cercasse Dio altrove, solo tra le pagine dei libri o tra i ragionamenti umani, bisognerebbe ripetere ciรฒ che lโangelo disse alle donne: โPerchรฉ cercate tra i morti colui che รจ vivente?โ (Lc 24, 5). Dallo Spirito Santo -scrive san Basilio โ dipende โla familiaritร con Dioโ . Dipende, cioรจ, se Dio ci รจ familiare o invece estraneo, se siamo sensibili, o invece allergici alla sua realtร .
Il rimedio รจ dunque ritrovare un contatto sempre piรน pieno con la realtร , anzi con la persona, dello Spirito Santo. Non contentarci neppure di una rinnovata Pneumatologia, cioรจ di una teologia dello Spirito, ma aspirare a fare di lui anche una esperienza personale. Milioni di cristiani del nostro tempo hanno fatto una esperienza forte della novella Pentecoste auspicata da san Giovanni XXIII. Ecco come uno di quelli che per primi, nella Chiesa cattolica, fecero questa esperienza, ne descriveva a caldo gli effetti a un amico:
โLa nostra fede รจ diventata viva; il nostro credere รจ diventato una sorta di conoscere. Improvvisamente, il soprannaturale รจ diventato piรน reale del naturale. Gesรน รจ una persona viva per noi. La preghiera e i sacramenti sono diventati veramente il nostro pane quotidiano, e non delle generiche pie pratiche. Un amore per le Scritture che io non avrei mai creduto possibile, una trasformazione delle nostre relazioni con gli altri, un bisogno e una forza di testimoniare al di lร di ogni aspettativa: tutto ciรฒ รจ diventato parte della nostra vita. Lโesperienza iniziale del battesimo dello Spirito non ci ha dato particolare emozione esteriore, ma la vita รจ diventata soffusa di calma, di fiducia, gioia e paceโ .
โE il Verbo si รจ fatto carneโ
Siamo giunti cosรฌ al termine del nostro piccolo โitinerario della mente a Dioโ.Un meditazione sul ruolo di Cristo rivelatore unico del Dio vivente non puรฒ concludersi in modo piรน degno che con il Prologo dello stesso evangelista Giovanni che ci ha accompagnato fin qui. Non come un brano di vangelo da commentare โ questo lo faremo il giorno di Natale -, ma come un inno di lode che sgorga ora dal nostro cuore a gloria della Santissima Trinitร . Che una porzione cosรฌ rappresentativa della Chiesa, in un luogo come questo, proclami la sua assoluta fede in Cristo Figlio di Dio e luce del mondo riveste un valore salvifico. Su un atto di fede come questo Cristo ha fondato la sua Chiesa e ha promesso che โ le potenze degli inferi non prevarranno contro di essaโ. Lo recitiamo insieme in piedi e lentamente con il cuore colmo di stupore e gratitudine:
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto รจ stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla รจ stato fatto di ciรฒ che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non lโhanno vinta [โฆ].
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo รจ stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti perรฒ lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
nรฉ da volere di carne
nรฉ da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di veritร [โฆ].
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che รจ Dio
ed รจ nel seno del Padre,
รจ lui che lo ha rivelato.
Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle, grazie dellโascolto e Buon Natale!
1.Nicholas Cabasilas, Vita in Cristo, III, 3.
2.S. Gregorio Nisseno, De eo qui sit ad imaginem Dei (PG 44, 1340).
3.S. Basilio, De Spiritu Sancto, 19,49 (PG 32, 157).
4.Testimonianza riportata in Patti Gallagher Mansfield, As by a New Pentecost, Amor Deus Publishing, Phoenix. AZ, 2016, p. 55.
