Il Card. Angelo Bagnasco ha aperto i lavori del Consiglio Permanente (Roma, 25-27 gennaio) con una prolusione nella quale il Presidente della Cei si sofferma sulle condizioni economiche e sociali del Paese, sognato โa dimensione familiareโ: dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustiziaโ.
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PROLUSIONE DEL CARDINALE PRESIDENTE

CEI – Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana
prolusione del Cardinale Presidente Angelo Bagnasco
Ph: Cristian Gennari/Siciliani
[divider style=”solid” top=”20″ bottom=”20″]Cari Confratelli,
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questa รจ la prima convocazione del Consiglio Permanente dopo lโesperienza forte e feconda del Convegno ecclesiale, nel quale la Chiesa italiana ha meditato con attenzione sullโuomo e sulla sua vocazione in Cristo, alla riscoperta di un umanesimo piรน completo, di unโantropologia che, tenendo fisso lo sguardo su Gesรน, sia al tempo stesso piรน adatta alla sensibilitร e alle circostanze odierne. E ciรฒ affinchรฉ il Vangelo sia meglio accolto nel suo nucleo che รจ lโincontro con Cristo โ โAbbiamo incontrato il Messiaโ (Gv 1, 41) โ e nelle sue ricadute esistenziali.
Lโereditร spirituale del Convegno di Firenze
[ads2]Quelli di Firenze sono stati giorni di riflessione e confronto, a partire da un umile atteggiamento di ascolto della Parola del Signore, del Magistero papale, delle esperienze individuali e dei diversi punti di vista. In una parola, รจ stata unโesperienza di Chiesa โ preparata per mesi โ attraverso la quale abbiamo toccato la ricchezza e la bellezza della comunione, resa possibile e alimentata dallo Spirito.
La sinodalitร , di cui tutti i partecipanti al Convegno hanno goduto, ne rappresenta il frutto piรน prezioso. Ed รจ la via che con forza continueremo a percorrere, come Chiesa italiana, a livello di singole comunitร e Chiese particolari, nelle Conferenze Regionali e in quella Nazionale: tutti siamo posti sotto lโobbedienza di Cristo e al tempo stesso siamo spinti allโascolto vicendevole, al discernimento comunitario e allโazione comune. In tal modo, obbedienza e corresponsabilitร si illuminano e si completano a vicenda.
Nelle conclusioni del Convegno, alla luce delle indicazioni del Santo Padre e del ricchissimo materiale, ho tentato di raccogliere quattro temi connessi tra loro. Li presento alla condivisione e al discernimento di questo Consiglio, nella prospettiva della seconda parte del decennio. Anzitutto la missionarietร nella sua duplice forma โ โprogrammatica e paradigmaticaโ[1] โ che sempre piรน deve dare forma ad ogni nostra azione ecclesiale, ed รจ il presupposto di ogni attivitร educativa, in quanto annuncia Cristo, fondamento, modello e pienezza dellโumano. La Chiesa รจ missionaria per sua natura: tale slancio va comunque rinvigorito e ringiovanito, in modo che essa resti sempre aperta e protesa verso tutti, mossa dal desiderio di portare ovunque il Vangelo. In secondo luogo, lโattenzione alla famiglia, perchรฉ le sia conferita la centralitร che le spetta sia nella Chiesa, quale soggetto attivo dellโevangelizzazione, sia nella societร . Mai dobbiamo dimenticare lโidentitร propria della famiglia e la sua importanza per la stabilitร e lo sviluppo economico del Paese, nonchรฉ lโimprescindibile ruolo che riveste per lโeducazione delle nuove generazioni.
Il terzo ambito รจ quello della scuola, il piรน ampio spazio sociale che ha il compito di affiancare la famiglia per coadiuvarla, secondo le proprie prerogative, nellโeducazione dei figli. Essa deve essere maggiormente sostenuta e valorizzata, in modo che sempre meglio sia luogo di autentica formazione integrale e non solo di trasmissione di nozioni o capacitร tecniche. Il mondo della scuola e quello della famiglia sono chiamati sempre piรน a interagire con rispetto e spirito costruttivo in ordine alla formazione integrale delle giovani generazioni. La Chiesa, animata dalla sua missione, รจ pronta a condividere il suo consolidato patrimonio educativo.
Infine, ma non ultima per importanza, cโรจ la cattedra dei poveri, nei quali il Signore si rende presente in modo singolare e dai quali, servendo, a qualunque etร siamo ricondotti allโessenziale, e a riconoscerci poveri noi stessi.
A Firenze ci ha richiamato allโopzione preferenziale per i poveri lo stesso Santo Padre, insieme al compito โ come Chiesa italiana โ di mantenere vivo il dialogo e il confronto con le diverse culture presenti sul nostro territorio. ยซMi piace una Chiesa italiana inquieta โ ci ha detto โ sempre piรน vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero โ ha aggiunto โ una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertร ยป.[2] Sentiamo ancora in noi il calore e lโintensitร con cui ci ha indicato questa meta alta: tenerla come riferimento costante e normativo, ci aiuterร a verificare le scelte pastorali delle nostre Diocesi come dellโintera nostra Conferenza.
LโAnno della Misericordia
Un motivo di crescita individuale e comunitaria ci รจ offerto dallโAnno Santo in corso. Papa Francesco lโha indetto sulla scorta dellโintuizione e della profonda persuasione che solo alla scuola della misericordia โ comandamento e cuore stesso di Dio โ il nostro mondo puรฒ ritrovare la speranza e percorrere la via della pace. Senza misericordia, ci si affida a una giustizia solo formale che non rende ragione dei bisogni piรน profondi dellโuomo e, al piรน, dร a ciascuno il suo senza tenere conto del bisogno di comprensione, di amicizia e di perdono, radicato nel cuore di ogni persona. Il Giubileo della misericordia ci insegni, quindi, a guardare le persone e le cose con occhi di bontร , sapendo che, cosรฌ, le comprenderemo piรน a fondo, poichรฉ la benevolenza si avvicina alla veritร molto piรน del rancore o dellโindifferenza. Le nostre comunitร divengano sempre piรน luoghi ospitali e accoglienti, in cui le inevitabili e salutari differenze sono occasione di crescita, e non di divisione.
Siano valorizzate in tutte le diocesi le Porte Sante. Anche questo aspetto peculiare del Giubileo รจ stato caratterizzato dalla sapienza pastorale del Papa. Egli ha stabilito che ogni Chiesa particolare abbia almeno una Porta Santa nella sua Chiesa Cattedrale, per rendere evidente che โ direbbe Gesรน alla Samaritana โ Dio non lo si adora in un posto piรน che in un altro, poichรฉ egli cerca adoratori in Spirito e veritร . E per ricevere misericordia e donarla a propria volta, si deve servirlo nel luogo in cui ci ha posti, e amarlo nelle persone che abbiamo a fianco. Tale decentramento, che raffigura lโuniversalitร del dono di Dio, ha caratterizzato questo tempo di grazia fin dallโapertura della prima Porta Santa, a Bangui, che Papa Francesco ha definito come la capitale spirituale del mondo. Questo gesto, tanto significativo, ci insegna che il centro sta dove abita Dio, e che egli dimora anzitutto negli ultimi. Tale consapevolezza, che lโAnno santo ci aiuta a mantenere viva, sia una fonte perenne di conversione, rinnovamento e crescita in ogni attivitร ecclesiale e nella missione evangelizzatrice.
Pastori e cittadini
In quanto cittadini e Pastori sentiamo il dovere di esprimere alcune meditate considerazioni sul momento storico che la nostra societร sta attraversando. Ogni nostra parola, come sempre, vuole essere rispettosa dei ruoli, e ha lo scopo di contribuire alla difficile costruzione del bene comune: nasce dallโamore per il nostro Paese e dalla missione di servire anche dando voce alle preoccupazioni della gente comune, accanto alla quale abbiamo la grazia di vivere.
Continuano โ con alcune alternanze – voci autorevoli circa la ripresa complessiva dellโeconomia: ce ne rallegriamo, ma siamo quotidianamente testimoni che, nelle nostre parrocchie e comunitร , le ricadute sul piano concreto non si notano ancora. Condividiamo lโumiliazione di giovani che bussano invano alla porta del lavoro e, quindi, non riescono a farsi una famiglia; sentiamo la sofferenza โ non di rado sul filo dello scoraggiamento e della resa โ di adulti che, dopo aver perso lโoccupazione, da anni resistono grazie a lavori occasionali o alla provvidenza dei nonni. Veramente chi non ha lavoro sente di perdere anche la propria dignitร ! A costoro โ che sono folla โ diciamo sommessamente di non arrendersi, che la Chiesa รจ vicina; che insieme cerchiamo strade non solo di immediato sostegno, ma anche di nuove opportunitร lavorative.
Gli sforzi che la comunitร cristiana compie, e che negli ultimi anni si sono giustamente moltiplicati, sono grandi; ma siamo coscienti dei limiti e dei compiti che abbiamo, consapevoli che la prima responsabilitร di creare lavoro e occupazione รจ altrove. Comunque, continueremo a tentare ogni via che lโamore a Cristo e alla gente ci suggerisce possibile, alla luce della misericordia e delle sue opere. Anche sul piano della solidarietร sociale, vediamo una contrazione preoccupante a diversi livelli, con indigenti di ogni tipo: bambini e anziani, donne e uomini. Purtroppo โ e non รจ una sorpresa โ aumentano anche il disagio psico-relazionale e gli stati ansiosi dovuti alla preoccupazione per il futuro dei figli, e ciรฒ accresce le difficoltร nei rapporti familiari, nonchรฉ nella possibilitร di trovare e di tenere il lavoro.
Mi si permetta ora di ricordare alcuni dati che descrivono una certa realtร che non deve diventare invisibile agli occhi di nessuno: cifre che aiutano la percezione delle cose e la direzione dellโimpegno. Gli ultimi dati ISTAT confermano che oltre quattro milioni di persone nel nostro Paese vivono in condizione di povertร assoluta. Lโultimo rilevamento della nostra Caritas, risalente al 2014, dice che circa un milione e duecento mila persone sono state aiutate dai Centri di Ascolto delle comunitร cristiane. I problemi maggiormente persistenti risultano essere quelli economici, di lavoro e abitativi. I sei milioni e trecento mila pasti erogati, sempre nello stesso anno, dalle 353 mense della Caritas โ a cui bisogna aggiungerne almeno altrettanti, assicurati da Parrocchie, Istituti religiosi, associazioni varie โ indicano chiaramente lโesistenza di un vero e proprio โdisagio alimentareโ. Lo stesso deve dirsi per la distribuzione dei โpacchi viveriโ: risultano essere oltre sei milioni e mezzo solo quelli dati dai centri coordinati dalla Caritas. A ciรฒ si affiancano forme nuove di intervento come, ad esempio, una cinquantina di โempori-market solidaliโ. Va anche segnalato โ significativo indice della realtร che stiamo vivendo โ un aumento della richiesta di soli interventi di ascolto, segno di una solitudine crescente e del tentativo di non affondare nelle sabbie mobili della invisibilitร . Oltre a questa vasta e capillare prossimitร โ possibile grazie anche allโotto per mille che gli Italiani destinano alla Chiesa cattolica โ รจ in atto da qualche anno unโ โAlleanza contro la povertร โ: vi partecipano oltre trenta organismi del mondo ecclesiale, sociale, sindacale, per promuovere โ fra lโaltro โ il โreddito di inclusioneโ sociale, al fine di contrastare la povertร assoluta mediante lโintegrazione di sostegno al reddito individuale, nonchรฉ tramite unโadeguata politica dei servizi come il lavoro, lโistruzione, la salute…
Rileviamo queste cose soltanto per riconoscere la forza della gente, la sua persistente capacitร di tenuta nonostante tutto, la possibilitร di fare reti virtuose, la voglia di lottare e di tenere accesa la fiammella della fiducia. Cโรจ un bene sommerso che non fa notizia, ma crea rapporti e segna la vicenda umana: va incoraggiato per far crescere il fronte della generositร e del servizio ai poveri e agli indigenti, perchรฉ la vita di tante persone richiede risposte concrete e tempestive.
Lo scrigno della famiglia
In questa linea sentiamo il dovere di rilanciare la voce della famiglia โ tesoro inesauribile e patrimonio universale โ perchรฉ sia tutelata, promossa e sostenuta da politiche veramente incisive e consistenti: sono la condizione per aiutare โ come giร avviene in altri Paesi โ la nascita dei figli che โ come ha detto Papa Francesco โ โnon sono un problema di biologia riproduttivaโ; tra lโaltro, โuna societร avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, รจ una societร depressaโ[3]. Per questa ragione, come abbiamo rilevato altre volte, lโindice di natalitร รจ un segnale decisivo per valutare lo stato di un Paese, e pertanto dovrebbe essere da tutti meglio considerato.
Inoltre, sempre piรน vengono a galla โ nel sentire della gente โ lโamore e la convinzione per cui la famiglia, come prevede la nostra Costituzione, รจ il fondamento e il centro del tessuto sociale, il punto di riferimento, il luogo dove ricevere e dare calore, dove uscire da sรฉ per incontrare lโaltro nella bellezza della complementarietร e della responsabilitร di nuove vite da generare, amare e crescere. Per questo ogni Stato assume doveri e oneri verso la famiglia fondata sul matrimonio, perchรฉ riconosce in lei non solo il proprio futuro, ma anche la propria stabilitร e prosperitร . Auspichiamo che nella coscienza collettiva mai venga meno lโidentitร propria e unica di questo istituto che, in quanto โsoggetto titolare di diritti inviolabili, trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Essa non รจ, quindi, per la societร e per lo Stato, bensรฌ la societร e lo Stato sono per la famigliaโ[4].
Sul fronte vitale della famiglia si รจ accesa una particolare attenzione e un acceso dibattito. ร bene ricordare che i Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio piรน caro e prezioso, coscienti che โnon puรฒ esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unioneโ[5]. In questo scrigno di relazioni, di generazioni e di generi, di umanesimo e di grazia, vi รจ una punta di diamante: i figli. Il loro vero bene deve prevalere su ogni altro, poichรฉ sono i piรน deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poichรฉ non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilitร . Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali, dove respirare un preciso respiro: โI bambini hanno diritto di crescere con un papร e una mamma. La famiglia รจ un fatto antropologico, non ideologicoโ[6].
I Vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltร e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralitร e lโunicitร : insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare nรฉ la Chiesa nรฉ la famiglia. Costituiti messaggeri e araldi del Vangelo della famiglia e del matrimonio, non solo crediamo che la famiglia รจ โla Carta costituzionale della Chiesaโ[7], ma anche sogniamo un โPaese a dimensione familiareโ, dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia. La giustizia, infatti, รจ vivere nella veritร , riconoscendo le differenti situazioni per quello che sono, e sapendo che โ come ha ribadito il Santo Padre – โquanti (โฆ) vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dellโamore misericordioso di Cristo e perciรฒ della Chiesa stessaโ[8]. I credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenitร di cuore e spirito costruttivo, come ha ribadito solennemente il Concilio Vaticano II: spetta ai laici โdi iscrivere la legge divina nella vita della cittร terrena. Assumano la propria responsabilitร alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magisteroโ[9].
Interpellati da migranti e perseguitati
Nel 2015 sono continuati gli arrivi di migranti che โ in fuga da guerre, disastri ambientali, miseria e persecuzioni politiche e religiose โ si sono riversati specialmente sulle coste della Grecia e dellโItalia. La persistenza dei viaggi della disperazione e delle atrocitร che si continuano a perpetrare contro i cristiani e le altre minoranze religiose ed etniche, non deve provocare lโassuefazione nellโopinione pubblica mondiale. Davanti alle tragedie umane, che si consumano quotidianamente nella vita di questi fratelli, nessuno puรฒ rassegnarsi a una cultura dellโindifferenza. Sembra anche che vi sia una singolare differenza di reazione emotiva e politica rispetto a morti e vittime, quasi che la loro dignitร dipendesse da classi o caste diverse a seconda dei Paesi di provenienza!
LโEuropa e lโOnu devono farsi carico della responsabilitร di individuare e consolidare soluzioni che vadano alla radice di situazioni, che gettano unโombra pesante sulla stessa civiltร . ร necessario altresรฌ sollecitare una nuova politica migratoria in Europa, affinchรฉ i Paesi dellโUnione non si chiudano, limitando la libera circolazione e riducendo lโimpegno condiviso dellโaccoglienza.
ร un pericolo da scongiurare anche attraverso una politica delle migrazioni, che non si limiti a segnalare problemi e pericoli, ma li rilegga alla luce della situazione demografica, economica, culturale e sociale dellโEuropa.
Invitiamo le comunitร ecclesiali, il mondo dellโassociazionismo e della cooperazione, a fare in modo che i molteplici segni di accoglienza in atto sollecitino la politica locale e nazionale. Ad oggi sono oltre 27mila coloro che sono ospitati nelle nostre strutture, anche in risposta allโappello del Santo Padre dello scorso 6 settembre. ร comunque necessario superare soluzioni affidate solo alla generositร di singoli e di organismi, favorendo unโaccoglienza diffusa, che sappia accompagnare e valorizzare la presenza di tanti fratelli e sorelle nei quali si riflette โ come in ogni bisognoso โ il volto stesso del Signore.
Cari Confratelli, vi ringrazio per la vostra consueta e fraterna attenzione, mentre poniamo con fiducia i nostri lavori sotto lo sguardo di Maria, Madre della Chiesa e della Misericordia.
[1] Francesco, Discorso al Celam, Rio de Janeiro, 28 luglio 2013.
[2] Francesco, Incontro con i rappresentanti del V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015.
[3] Francesco, Catechesi, 11 febbraio 2015.
[4] Compendio della Dottrina Sociale, n. 214.
[5] Francesco, Discorso alla Rota Romana, 22 gennaio 2016.
[6] Francesco, Discorso ai partecipanti al Colloquio internazionale sulla complementarietร tra uomo e donna, 17 novembre 2014.
[7] Francesco, Catechesi, 7 ottobre 2015.
[8] Francesco, Discorso alla Rota Romana, 22 gennaio 2016.
[9] Gaudium et Spes, n. 43.
