Conferenza Stampa di presentazione del Padiglione della Santa Sede a Expo 2015

1059

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la conferenza stampa di presentazione del Padiglione della Santa Sede a Expo 2015 (Milano, 1° maggio – 31 ottobre 2015).

Il Padiglione – dal titolo “Non di solo pane” – è promosso, realizzato e gestito in collaborazione dal Pontificio Consiglio della Cultura (espressione della Santa Sede), dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Diocesi di Milano, con il contributo del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. L’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono i partner scientifici che aiuteranno a sviluppare e supportare i temi di riflessione.

Alla Conferenza stampa di questa mattina intervengono l’Em.mo Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Commissario Generale della Santa Sede per l’Expo 2015; Mons. Domenico Pompili, Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana (CEI); Mons. Luca Bressan, Vicario Episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale nella Diocesi di Milano.

Sono inoltre presenti in Aula: Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, Segretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”; la Dott.ssa Mariella Enoc, Presidente dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”; il Prof. Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Prof. Pier Sandro Cocconcelli, Ordinario della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del Laboratorio UCSC ExpoLAB.

Pubblichiamo di seguito gli interventi dei conferenzieri:

Intervento del Card. Gianfranco Ravasi

La Santa Sede a EXPO 2015

La presenza di un Padiglione della Santa Sede all’Expo di Milano non è certo una novità, giacché da Pio IX a Benedetto XVI la Santa Sede ha voluto prender parte alle esposizioni internazionali per manifestare l’intenzione della Chiesa di far sentire la sua voce e di offrire la sua testimonianza sui temi delicati e densi di futuro che di volta in volta sono stati proposti dalle Esposizioni, soprattutto negli ultimi decenni.

La politica culturale della Santa Sede si mantiene, perciò, coerente nel confermare l’importanza dell’essere presente e prender parte ai dibattiti sulle questioni cruciali relative alle modalità di abitare il pianeta e di custodirne il futuro. D’altra parte, le manifestazioni internazionali sono un’occasione propizia per proporre, anche attraverso il linguaggio estetico e le opere d’arte che la fede cristiana ha saputo generare nei secoli, in modo originale e creativo, il proprio messaggio culturale e spirituale.

[ads2] Per l’Expo di Milano, in particolare, la Santa Sede intende concentrare l’attenzione dei visitatori sulla rilevanza simbolica del nutrire e sulle potenzialità di sviluppo antropologico del tema, compreso nella sua ampiezza e complessità.

Il padiglione della Santa Sede avrà come titolo due brevi citazioni bibliche: “Non di solo pane” e “ Dacci oggi il nostro pane”, affermazioni che rimandano, appunto, sia ad una visione ampia e integrale, non riduttiva, dei bisogni umani sia ad una concretezza che non dimentica la quotidianità con le sue emergenze ed esigenze.

Le quattro dimensioni evidenziate sia nel Theme statement sia nell’allestimento del Padiglione, – un giardino da custodire, un cibo da condividere, un pasto che educa, un pane che rende Dio presente nel mondo – rimandano evidentemente anche a precise affermazioni e prese di posizione di Papa Francesco.

Nel Messaggio per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2013, ad esempio, così scriveva: «È uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo! Non si tratta solo di rispondere ad emergenze immediate, ma di affrontare insieme, a tutti i livelli, un problema che interpella la nostra coscienza personale e sociale, per giungere ad una soluzione giusta e duratura. […] La sfida della fame e della malnutrizione non ha solo una dimensione economica o scientifica, che riguarda gli aspetti quantitativi e qualitativi della filiera alimentare, ma ha anche e soprattutto una dimensione etica ed antropologica. Educarci alla solidarietà significa allora educarci all’umanità: edificare una società che sia veramente umana vuol dire mettere al centro, sempre, la persona e la sua dignità, e mai svenderla alla logica del profitto».

La presenza all’Expo 2015 e il messaggio che la Santa Sede propone ai milioni di visitatori costituiscono, pertanto, un appello e un invito a riscoprire le dimensioni della solidarietà e della fratellanza per imparare insieme a custodire il pianeta e dare un futuro di speranza all’umanità.

Intervento di Mons. Domenico Pompili

Testo in lingua italiana

Nutrire il Paese: l’impegno ecclesiale in Italia

Expo 2015 intende immaginare un’altra giustizia alimentare, mettere a confronto Paesi di diverse aree geografiche su come migliorare la food security. Ma anche ripensare il ruolo di scienza e ricerca, indispensabili allo sviluppo di tecnologie per la gestione dei rischi. Nel frattempo è utile conoscere quel che le chiese che sono in Italia già fanno per garantire l’alimentazione a chi ne è privo. In tal modo la partecipazione della CEI ad Expo 2015 accanto alla Santa Sede e alla diocesi ambrosiana esprime un impegno che va oltre il tempo della prossima Esposizione Universale di Milano.

Oggi in Italia oltre 4.000.000 di persone (di cui il 70% cittadini italiani) sono sotto la soglia della povertà alimentare e il numero degli indigenti alimentari in Italia è in continuo aumento. Queste persone vengono sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15.000 strutture caritative territorialiche attraverso i pacchi alimentari, le mense o altre forme di intervento più innovative offrono aiuto a chi ne ha bisogno.

L’azione della rete ecclesiale

Più in dettaglio, in termini di progettualità sviluppate dalla rete ecclesiale e in particolare dalle Caritas si possono distinguere, da un lato, quelle sul piano culturale per sensibilizzare le comunità sul corretto uso dei beni alimentari e, dall’altro, quelle orientate ad attivare processi e percorsi tradizionali e innovativi per il reperimento delle scorte alimentari da destinare ai poveri.

In tema di sensibilizzazione sul corretto uso dei beni alimentari ricordiamo ad esempio l’esperienza della Caritas di Savona, che propone corsi di cucina e gestione della spesa, o l’esperienza della Caritas di Caltagirone che organizza giornate di sensibilizzazione e raccolta di generi alimentari davanti ai supermarket presenti in diocesi, o altre esperienze in varie diocesi relative all’avvio di “orti solidali”.

Per quel che riguarda il secondo ambito, invece, sono diverse le esperienze di secondo welfare attive in varie parti del Paese. La Caritas di Vercelli, ad esempio si impegna a recuperare i pasti in disavanzo dalle strutture Asl per distribuirli poi agli ospiti dei dormitori. Ad Avezzano, attraverso il progetto “Lo spreco utile”, i prodotti prossimi alla scadenza della catena Coop vengono devoluti alle famiglie più svantaggiate o utilizzati nella mensa socio-assistenziale locale. Nella diocesi di Rieti quotidianamente si realizza una raccolta di prodotti avanzati da pizzerie e panifici del centro cittadino, con successiva distribuzione agli indigenti. Ad Arezzo vengono organizzate raccolte di prodotti alimentari in scadenza presso alcune catene di supermercati per poi utilizzarli all’interno dei servizi caritativi. A Catanzaro la Caritas diocesana interviene nella filiera del sostegno alimentare provvedendo a pagare l’affitto per il capannone utilizzato dalla Fondazione Banco Alimentare per conservare e distribuire il cibo raccolto.

Le risposte dei Centri di Ascolto della Caritas

Complessivamente occorre ricordare che nel 2014 le richieste espresse nel complesso italiani e stranieri ai Centri di ascolto Caritas si riferiscono soprattutto a beni e servizi materiali; queste da sole rappresentano infatti il 73% del totale. Anche negli interventi realizzati prevale l’erogazione di beni e servizi materiali (56,3%) di cui ha beneficiato più di una persona su due (senza particolari differenze tra italiani e stranieri) questi in particolare spiccano la distribuzione di viveri sotto forma di pacchi viveri o altre modalità più o meno innovative di aiuto (60,1%) e di vestiario (30,9%), i servizi mensa (18,1%) e i buoni pasto (circa 5%). Percentuali in crescita rispetto al 2013 in cui già il 50% degli interventi era rivolto a questo genere di bisogno. Più nello specifico, circa due terzi degli interventi inerenti beni e servizi primari avevano riguardato l’ambito alimentare. In aggiunta a ciò, considerato il ritardato avvio del Programma europeo relativo alla fornitura di beni essenziali (prodotti alimentari e beni di consumo di base) agli indigenti (FEAMD), Caritas Italiana – grazie al sostegno della CEI che ad essa destina una parte significativa dei fondi dell’8×1000) – ha attivato nel 2013 un canale di finanziamento ulteriore relativo al rimborso di spese per l’acquisto di beni alimentari in favore di persone e famiglie. Rispetto a quest’ultimo filone sono pervenute a Caritas Italiana solo tra giugno e dicembre 2013 più di 150 richieste di rimborso (pari al 70% delle Caritas diocesane) per circa 6 milioni di euro.

Lo stretto legame tra povertà alimentare e povertà economica

Nel nostro Paese non è in atto un’emergenza alimentare in senso stretto – imputabile ad una riduzione delle quantità di cibo disponibile – quanto un’emergenza economica che, a causa di una riduzione generale dei consumi, sta determinando significative conseguenze anche sul fronte alimentare.

L’aumento di persone che richiedono aiuti alimentari è dunque sintomo di un problema anzitutto di natura economica. Poiché alcuni costi sono difficilmente comprimibili – le bollette, l’affitto, le rate di un debito o di un mutuo – per far quadrare le spese si taglia laddove, pur con sofferenza, si può tagliare: istruzione, salute e, appunto, cibo. E così sempre più persone, strette nella morsa della crisi, rinunciano in toto o in parte agli acquisti alimentari, rivolgendosi poi a enti caritatevoli per sopperire a queste mancanze.

In questo senso i dati relativi a coloro i quali si sono rivolti alla Caritas per un aiuto forniscono alcune indicazioni interessanti. Accanto a chi dichiarava di essere privo di reddito o di una qualche forma di entrata (28.5%), nel 2013 è aumentato soprattutto il numero di chi possedeva un “reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della persona” (47,4%).

In Italia l’azione ecclesiale contro la fame si esplica anche attraverso e nell’ambito delle 1.148 iniziative anticrisi avviate nelle diocesi. Dal 2010 ad oggi le iniziative diocesane risultano pressoché raddoppiate (+99,0%). Gli empori solidali/botteghe di vendita sono presenti in 109 diocesi (+70%). Aumentano i progetti di taglio sperimentale o innovativo (vedi sopra) che passano da 121 nel 2012 a 215 nel 2013 (+77,7%).

Intervento di Mons. Luca Bressan

Milano, la città di EXPO. La Diocesi di Milano partecipa alla presenza della Santa Sede in EXPO 2015, portando ciò che di unico ha: il legame con il territorio che ospita e anima la manifestazione. Come Diocesi ci sentiamo impegnati a dare vita e forza al messaggio che la Chiesa intende portare ad EXPO (“Non di solo pane”) moltiplicandolo e distribuendolo per le vie della città, nelle sue piazze, dove la gente vive e lavora, in quegli spazi che i turisti e visitatori di EXPO attraverseranno.

Aiutare a riconoscersi creature dentro un disegno che non è nostro, ma di Dio; la vocazione a diventare custodi e non tiranni di un pianeta che dobbiamo rendere ospitale; la lotta quotidiana perché a tutti sia garantito il pane quotidiano del Padre nostro; la figura di Cristo, pane vero disceso dal cielo… quanti temi cristiani vengono trascinati in scia dai pensieri che il titolo di EXPO 2015 accende; quanti temi che come Diocesi vogliamo far vivere non solo dentro EXPO ma anche negli spazi che la circondano.

Presenti per dare a pensare

Aiutare i turisti come i cittadini ad accendere domande e riflessioni critiche, pensieri che consentano di andare oltre la superficie: aiutare a superare il diaframma del presente e dell’immediato per cogliere dentro di esso il senso dell’esistere, la dimensione mistica, l’apertura a Dio. Il metodo da seguire è quello della denuncia e della proposta, usato con successo Papa Francesco, per far vedere che la Chiesa non è una maestra acida, ma una sorella che condivide il percorso con lucidità e visione di futuro, una madre appassionata capace di indicare strade e risorse per il domani.

Lo faremo in particolare la sera del 18 maggio, con questo grande spettacolo che apre la presenza della Chiesa ad EXPO: uno spettacolo per vedere che il rapporto col cibo è il luogo nel quale si rende più evidente la disarmonia che segna il rapporto dell’uomo con il creato e con gli altri esseri umani; qui più che altrove la cultura dello scarto si evidenzia in maniera lampante. Ed è proprio qui allora che occorre essere presenti per accendere le domande giuste, per sviluppare un pensiero metaforico che può arricchire tutti.

Un Dio che si fa pane per noi

Per la fede cristiana il cibo è il crocevia di tutta una serie di legami (tra Dio e gli uomini, degli uomini tra di loro, con il creato) generatori a loro volta di pratiche che maturano le persone e ne arricchiscono le identità. Attraverso la disciplina del cibo l’uomo ha imparato molto circa il suo legame con il creato come anche circa la sua relazione con Dio.

Noi celebreremo la festa del Corpus Domini proprio durante EXPO 2015. Quale occasione migliore per testimoniare al mondo che il nutrimento e il futuro dell’uomo e del creato sono custoditi e generati da questo pane che in realtà è il corpo e il sangue di Gesù Cristo morto per noi e risorto, amore di Dio fatto carne? Potremo mostrare come la logica eucaristica è in grado di assumere e fare sue tutte le fami del mondo e degli uomini. Potremo mostrare come in Gesù Cristo Dio ci rende capaci di diventare solidali di queste fami, e allo stesso tempo – proprio perché le portiamo assieme a coloro che ne sono vittime – come Gesù Cristo diventa il cibo, il nutrimento capace di saziare ogni desiderio, ogni ferita, ogni fame e sete che l’uomo e il creato abbiano provato sino ad oggi.

Ecologici e solidali

Potremo poi riscoprire, grazie allo stimolo di EXPO 2015, che non si può non essere ecologici proprio perché cristiani. Oggi è molto più visibile l’imporsi di una cultura del consumo che oscura questo compito originario legato al cibo e al gesto del nutrire. E le conseguenze di questa cultura sono ben visibili. Emergenze come quella dello spreco delle risorse e della enorme diseguaglianza nella loro distribuzione, con la piaga conseguente e ancora più grave della povertà e della fame; o il fenomeno altrettanto attuale e ugualmente grave dell’inquinamento e dello sfruttamento selvaggio delle risorse del pianeta, contrastano con l’originario disegno creatore e sono il segnale di un modo ancora molto immaturo di vivere da parte di noi esseri umani il nostro compito di abitare il pianeta come un giardino che nutre tutti.

Celebreremo per le vie di Milano, nelle abbazie che la circondano come un cintura di salvaguardia, nei sacri monti ai piedi delle Alpi la festa del creato, appuntamento tradizionale per i cristiani di Oriente, e che per noi può giustamente diventare una festa sentinella. All’inizio del mese di settembre saremo per le vie di Milano per un lavoro di sensibilizzazione che, a partire dalle conseguenze ben visibili di questa gestione immatura e peccaminosa del creato (cambiamenti climatici, migrazioni in massa di popolazioni in seguito a questi cambiamenti), permetta ad ogni essere umano di sentirsi responsabile del mondo che lo ha generato, lo nutre ed è il luogo della sua vita.

Non di solo pane

L’uomo ha bisogno di molti cibi per vivere il proprio destino. «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). La religione è il cibo dell’anima, senza il quale ogni individuo è meno persona, è meno capace di abitare tutta la profondità del suo essere umano. Come cristiani sentiamo il compito di abitare EXPO 2015 per svelare l’anima mistica dell’uomo, il cuore mistico dell’esperienza, la dimensione profondamente e radicalmente religiosa del creato, del mondo. Ecco il motivo per cui, in chiusura di EXPO e nel giorno che ricorda l’incontro voluto da Papa Giovanni Paolo II ad Assisi, ci troveremo in Milano e in EXPO assieme a tutti le grandi tradizioni religiose per un grande incontro di dialogo e di ascolto, di digiuno e di ascesi: per ricordarci l’importanza di tornare a contemplare, a stupirsi, l’importanza di promuovere giustizia e solidarietà. Siamo convinti che EXPO 2015 può essere l’occasione per ricordare a tutti il cammino che come umanità stiamo percorrendo, per rispondere all’invito di che Dio ha rivolto a tutti gli uomini, di sedersi alla sua tavola e di spezzare il suo pane per loro.