Vangelo di domenica 8 Settembre 2019 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo di domenica 8 Settembre 2019, a cura di don Mauro Pozzi.

A chi ci affidiamo veramente? Che valore diamo alla nostra ricchezza?
ci vuole un bilancio realistico.

UN BILANCIO REALISTICO

Il sapere che nella Bibbia viene chiamato Sapienza, è l’insieme delle conoscenze che servono all’uomo per essere felice, cioè per conseguire lo scopo della sua vita. Infatti ciascuno di noi vuole vivere bene e per questo fa delle scelte, ma orientarsi tra le mille opportunità e promesse di felicità che ogni giorno ci vengono proposte, non è facile: ecco che la Sapienza ci viene in soccorso. La scienza ci abitua all’analisi, a scomporre i problemi in problemi più piccoli, ma a volte si corre il rischio di perdere il filo.

Per apprendere veramente bisogna avere capacità di sintesi, cioè riuscire a collegare esperienza e conoscenza per ottenere un sapere utile, che possa indirizzarci verso il bene. La Sapienza è questa sintesi. Molta gente seguiva Gesù, il fenomeno, quello che sa guarire, perfino resuscitare e che distribuisce pane e pesce gratis.

Il Maestro li mette in guardia, seguirlo significa andare contro corrente, compiere delle scelte precise, a volte in contrasto con la consuetudine. Noi siamo la massa, i consumatori, gli spettatori, gli utenti. Oggi è facile essere influenzati più o meno subdolamente. La televisione, gli spettacoli, la pubblicità, propongono dei modelli, sbandierano sondaggi, offrono opinioni preconfezionate, che condizionano inesorabilmente.

È difficile essere diversi. Siamo in difficoltà, perché il costume spesso prevale sulla morale. Oggi si fa così, diciamo allargando le braccia. Ecco perché Gesù deve usare delle parole così forti, per svegliarci da questo torpore mediatico. Guarda in faccia la realtà, dice, verso dove sei incamminato? Vivrai in eterno? Le azioni che compi quali conseguenze porteranno?

Mettiti a tavolino e fai un bilancio come un costruttore avveduto, come uno stratega esperto. Finché sei in tempo mettiti al riparo da amare sorprese. Rinuncia ai tuoi averi. È un’affermazione apparentemente assurda, può un padre lasciare alla fame i propri figli o un medico buttare via i suoi strumenti? Non si tratta di questo, evidentemente, ma di capire ciò che veramente ha valore. L’uomo non può salvarsi da solo. Qui ci ricolleghiamo ancora alla prima lettura: i ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni.

Quando le cose vanno bene noi siamo pieni di certezze, ci sembra di avere tutto sotto controllo, ma appena ci confrontiamo con la sofferenza e la morte, facciamo l’amara esperienza dei nostri limiti. Fossimo anche miliardari non potremmo allungare la vita di un’ora soltanto. Rinunciare ai propri averi vuol dire allora rinunciare alla pretesa di fare da soli e fidarsi del Signore, consegnarsi a Lui.

Letture della
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza
Sap 9, 13-18
 

Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
 
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
 
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
 
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
 
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)

R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone
Fm 9b-10.12-17

 
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
 
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
 
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

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