Vangelo di domenica 3 Marzo 2019 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo di domenica 3 Marzo 2019, a cura di don Mauro Pozzi.

Guardarsi dentro è molto più difficile che puntare il dito e accusare

LA PAGLIUZZA

Cosa abbiamo nel cuore? Quali sentimenti, quali intenzioni? La bocca parla dalla pienezza del cuore. Il Maestro sempre ce lo ricorda: non è quello che appare a determinare quello che siamo, ma quello che sta dentro. La cosa più facile è quella di accusare, di scaricare sugli altri e sul mondo le cause dei nostri mali. Pensare che siano gli altri a dover cambiare, che le cose vanno male per colpa della gente incivile. Ma noi non facciamo parte della gente?

L’unico modo per migliorare il nostro ambiente è quello di migliorare noi stessi. Non possiamo cambiare la testa degli altri, ma possiamo cambiare la nostra. Si dice che quello che più ci infastidisce degli altri sono i nostri stessi difetti che noi vediamo in loro. Saper fare autocritica è una grazia. È tra le cose che possiamo domandare nella preghiera e, se siamo sinceri nel desiderarlo, è qualcosa che certamente ci verrà concesso. Il silenzio è prezioso. È l’incubatrice dei nostri sentimenti più autentici. Nel silenzio siamo messi davanti a noi stessi, possiamo guardarci dentro. La preghiera più profonda è vissuta nel silenzio. Davanti al Signore noi spesso chiediamo, gli spieghiamo come dovrebbero andare le cose.

Invece dovremmo imparare a tacere, ad ascoltare. Cosa vuoi da me? Cosa devo fare? Mostrami la tua volontà. Questo è l’atteggiamento umile che ci può ottenere tante grazie. Il Signore dice che nel nostro occhio c’è una trave. Non credo che voglia accusarci di essere peggiori degli altri, ci vuole piuttosto ricordare che ogni peccato che non sappiamo riconoscere in noi stessi è molto più grave di qualsiasi difetto che noi possiamo sottolineare nel nostro prossimo. Come dicevo prima, non possiamo cambiare gli altri, ma certamente possiamo correggere noi stessi.

Siamo alla vigilia della Quaresima, il tempo penitenziale per eccellenza, cerchiamo di fare un esame di coscienza vero. Proviamo a guardare come sono i nostri rapporti col prossimo, quali sentimenti li animano. Se siamo rancorosi o se sappiamo perdonare, se sappiamo usare misericordia nella pazienza verso chi ci sembra ci faccia del male. A volte essere pazienti induce gli altri alla pazienza, essere comprensivi genera comprensione. Mettersi nei panni degli altri, immaginare cosa provano, cosa desiderano.

Di solito una mela marcia fa marcire quelle vicine, noi invece potremmo provare a essere un contagio positivo, che migliora chi ci sta accanto perché ci sforziamo sinceramente di migliorare noi stessi. Forse così possiamo diventare un albero che porta frutti buoni piuttosto che un rovo che punge chi si avvicina.

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