Sorelle Povere di Santa Chiara – Commento al Vangelo di domenica 25 Agosto 2019

Essere riconosciuti

Durante la sua salita a Gerusalemme, passando attraverso città e villaggi e predicando come un profeta a coloro che venivano ad ascoltarlo, Gesù si sente rivolgere questa domanda da qualcuno in mezzo alla folla: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. È una domanda che abita ancora oggi i nostri cuori: la salvezza sarà riservata a pochi giusti oppure la misericordia di Dio aprirà le porte del cielo a molti?

Il problema della salvezza implica che il Signore vada verso Gerusalemme, abbracci la croce per noi, per la nostra salvezza: non siamo noi che ci salviamo, ma siamo continuamente dei salvati. Il problema non è chiedere se a salvarsi sono pochi o molti, perché Cristo si dona sulla croce per la salvezza di tutti e fra le lacrime vede chi sceglie di rimanere lontano, di non accogliere questo dono, ma lottare per riuscire ad entrare per la porta del Regno che è stretta . Questa porta stretta non è tale tanto per lo spazio, ma per il tempo cioè è una porta che verrà chiusa prima o poi. Ha un tempo in cui è aperta, in cui è l’occasione di salvezza ma prima o poi “il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta”. Siamo chiamati nell’oggi della nostra vita alla vigilanza, a discernere bene come scegliere di condurre la vita secondo il Vangelo.

Gesù non risponde direttamente ma proclama con chiarezza ciò che è urgente per tutti coloro che lo ascoltano: “Sforzatevi (lottate- agonízesthe) di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. Ciò che Gesù mette in evidenza, negando un interesse per il numero dei salvati, è la necessità, l’urgenza della lotta. Nessuna illusione: la sequela di Gesù è a caro prezzo, costa fatica e impegno, richiede di combattere con le armi spirituali, a volte fino all’agonia, alla lotta davanti alla morte, come l’ha vissuta Gesù (cf. Lc 22,44). Il Salvatore è sempre solo il Signore, ma a noi è chiesto di entrare per questa porta stretta e se viviamo del Vangelo non è uguale vivere nel peccato oppure no, obbedire o non obbedire a Dio, vivere ciò in cui diciamo di credere o usare solo le parole. Le semplici cose di ogni giorno hanno un peso e sono l’occasione che ci è data per entrare al banchetto di nozze del Signore.

“Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Quanti sono rimasti fuori non ne comprendono il motivo e continuano a pregare e a chiedere l’apertura della porta, ricordando le loro relazioni con il Signore stesso, tutte relazioni religiose, tutte le azioni che hanno vissuto e per le quali ora aspettavano una ricompensa mostrando di non avere imparato dal Maestro la gratuità dell’amore che lui predicava nelle piazze. Ai loro occhi quanto vissuto, ritenuto vicinanza e comunione con il Signore dovrebbe far cambiare la sua decisione e quindi indurlo ad aprire la porta a gente che si ritiene conosciuta da lui, che pensa di vantare meriti dovuti all’appartenenza religiosa.

“Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Il Signore contesta la verità di una vicinanza e di una comunione vantata da quelli che sono respinti, perché giudica che durante la vita non hanno operato la giustizia, sono stati dei malfattori, anche se formalmente ascoltavano la predicazione di Gesù ed erano ospiti alla sua tavola, ma il loro vivere non veniva da Lui, il Signore non ne riconosce l’origine. Questo è un ammonimento che noi cristiani, che ci diciamo discepoli e discepole di Gesù, non prendiamo sul serio. Purtroppo i nostri gesti liturgici, l’appartenenza alla parrocchia, la frequentazione dei pastori posti dal Signore nella sua chiesa, sovente possono diventare sicurezze false, che quasi ci impediscono di chiederci se quotidianamente siamo operatori di bene, cioè abbiamo un comportamento che nutre il bene comune, oppure operatori di male, con parole che dividono e calunniano, con sentimenti di inimicizia e di orgoglio, con comportamenti omissivi, che non fanno il bene. Magari non commettiamo il male seminando violenza, ma basta che pensiamo al nostro comportamento omissivo, a quando non vediamo l’altro e non ci impegniamo per colui che è nel bisogno, affamato, assetato, immigrato, nudo, malato, in carcere (cf. Mt 25,31-46)

Noi crediamo di essere nell’intimità con il Signore, assidui alla sua presenza, ascoltatori della sua Parola, nutriti dai sacramenti, ma domandiamoci se a questo corrisponde ciò che il Signore domanda come impegno, urgenza, amore verso gli altri. Solo se lo riconosciamo nei volti dei fratelli, solo se viviamo quell’amore e quella giustizia che lui ci ha testimoniato in parole e opere, solo se saremo tra gli ultimi che non hanno nulla da pretendere o da vantare, saremo a nostra volta riconosciuti dal Signore e siederemo a mensa non solo con Lui, ma anche con i fratelli che giungono da ogni confine della terra. L’unico segno di riconoscimento e di appartenenza sarà l’ aver accolto la sua salvezza, l’essersi riconosciuti bisognosi di essere salvati e in questa attesa aver continuato ad amare i fratelli nella giustizia che è la sua misericordia.

C’è un tempo in cui occorreva il nostro gesto d’amore, c’è un tempo che ci chiede di stare accanto ad un fratello. Mangiamo con lui, ascoltiamo la sua parola, ma i nostri atti possono non arrivare dall’intimità con Lui. La condanna è essere allontanati da Cristo, perché l’essere con lui è il paradiso. Scriveva sant’Agostino: “In quel giorno molti che si ritenevano dentro si scopriranno fuori, mentre molti che pensavano di essere fuori saranno trovati dentro”. Capovolgimento della situazione e delle precedenze: i primi invitati, i primi destinatari della buona notizia appariranno gli ultimi, addirittura saranno fuori dal Regno, mentre proprio quelli che non si supponevano vicini a Dio troveranno posto al banchetto del Regno.
Oggi che occasione mi dà Cristo per stare con lui? Quale porta stretta devo varcare fidandomi di Lui? Quale amore che ha radice in Lui devo imparare e vivere la mia giornata?

Commento a cura delle Clarisse di S. Gata Feltrie

Letture della
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 66,18b-21

 
Così dice il Signore:
 
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
 
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
 
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
 
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Salmo 116 (117)

R. Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R.
 
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.

Seconda Lettura

Il Signore corregge colui che egli ama.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,5-7.11-13

 
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
 
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Parola di Dio

Vangelo

Verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13, 22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Parola del Signore

Read more

Local News