Sorelle Povere di Santa Chiara – Commento al Vangelo di domenica 1 Settembre 2019

Il nostro posto

 

Al “banchetto della salvezza” chi e come si partecipa?
Ci accostiamo a una sezione del vangelo di Luca in cui ci è rivelato il volto di Colui che invita l’uomo alla mensa del suo amore e cosa significhi “sedere alla mensa nel regno di Dio”.
Oggi le parabole che Gesù narra a mensa di “uno dei capi dei farisei”, di sabato, sono un faro gettato sulla logica del Regno che Gesù è venuto a rivelare: questa luce fa emergere ogni nostra distanza dallo stile che guida Dio nel rapportarsi all’uomo. A questa mensa dove oggi siede Gesù, si sottolinea prima di tutto che “essi (i farisei) stavano ad osservarlo”. Ma mentre questi “osservano” Lui e il suo comportamento (la prima cosa che Gesù farà è guarire un uomo malato mostrando che l’amore di Dio per l’uomo viene prima di ogni norma), Gesù “osserva” il loro comportamento: “sceglievano i primi posti”.
Ora Gesù risponde a ciò che vede con tre parabole “sorelle”: nella prima svela la logica che deve guidare chi è invitato e nella seconda la logica che deve guidare chi invita; nella terza (che la liturgia di oggi non riporta) mostra la dimensione universale dell’invito a mensa.
In casa di questo “capo dei farisei” Gesù è un invitato.
Ma a questa stessa mensa si avvicineranno a Lui “tutti i pubblicani e i peccatori” (Lc 15,1).
Il posto che Gesù sceglie di occupare a questo banchetto è la chiave per comprendere chi potrà accostarsi ad esso e dove dovrà collocarsi. Infatti prima di indicare a noi una forma di comportamento da assumere, queste parabole parlano di Gesù e di ciò che Dio sceglie.
Interessante notare il grande contrasto che emerge fra ciò che l’uomo sceglie per sé e ciò che Dio predilige.
L’uomo (“i farisei”, ma chi di noi farebbe diversamente?) sceglie “i primi posti”: “Guardatevi dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti” (cfr. Lc 20,46).
Dio sceglie l’“ultimo posto”, di farsi “ultimo” tanto che non lo troviamo neppure fra coloro che stanno a tavola: “io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27).
L’uomo sceglie “gli amici, i fratelli, i parenti e i ricchi vicini” per aprire con loro un rapporto di “dare e avere”, per ricevere il contraccambio (“tu abbia il contraccambio”).
Dio sceglie di essere “benevolo verso gli ingrati e i cattivi” elargendo il suo amore gratuitamente e senza riserve su chi non può ricambiarlo (“Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”, Lc 6,32-35).
Se Dio scegli di amare dall’ultimo posto ponendo tutti prima di Lui, e se Lui sceglie di invitare “poveri, storpi, zoppi e ciechi”, potremo avere altre preferenze?
Così queste parabole sono un grande invito a scegliere ciò che Dio ha scelto.
Dio rimane il grande Ospite che invita tutti al banchetto della vita, secondo le sue “regole”.
In questo modo non occuperemo indebitamente un posto che non è il nostro, ma potremo sentirci rivolgere questa parola da “colui che ci ha invitati”: “amico, vieni più avanti” (letteralmente “amico, Sali più su”). Sì, il nostro posto è proprio quello dove Lui può rivolgersi a noi chiamandoci “amici”.
L’evangelista Luca fa spesso riferimento agli “amici”. Ma l’unica volta in cui parla di Gesù come “amico” è là dove Gesù é chiamato amico dei peccatori e dei pubblicani, un mangione e un beone” (cfr. Lc 7,34). E’ a tavola che Gesù si fa conoscere come “amico”. E qui è l’amico di chi è escluso da una relazione “ufficiale” con Dio: i pubblicani e i peccatori. Saranno loro gli invitati d’eccezione che Gesù ammette alla sua tavola, nella festa del Regno, nella gioia di restituire a chi era lontano dal regno la dignità perduta (cfr. il banchetto del pubblicano Levi in Lc 5,27-31, il banchetto del fariseo con la peccatrice in Lc 7,36-50, il banchetto per il figlio minore che ritorna di Lc 15,24 e il banchetto del pubblicano Zaccheo in Lc 19,1-10, solo per fare qualche esempio).
Amici: è il titolo regale che Gesù conferisce ai suoi nel momento in cui Lui si alza da tavola e inizia a servirli nel dono totale di sé fino alla morte di croce (lavanda dei piedi in Gv 13): “non vi chiamo più servi ma amici perché tutto ciò che il Padre mi ha confidato io l’ho fatto conoscere a voi” (cfr. Gv 15,15).
L’amico di Gesù che siamo noi è reso partecipe dei segreti del suo cuore, della logica rovesciata del Regno per cui “vince chi perde”, si trova accanto a Gesù sul suo “trono” chi si cinge il grembiule del servizio e dell’amore dall’ultimo posto, ponendo ogni altro prima di sé.
Questa è la nuova misura di grandezza che Gesù è venuto ad inaugurare perché possiamo amare il posto che è stato preparato per noi alla mensa della vita.

 

E’ il momento di aguzzare le orecchie per entrare nell’atteggiamento del saggio che è essenzialmente un orecchio attento. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile. La fede cristiana ci dice che questa è la via di Dio, la via del Figlio che svuotò se stesso. “Ha preso così bene l’ultimo posto…” dice Charles de Foucauld. Possiamo anche leggere la parabola a partire dalla fine e affermare che l’ultimo posto non ce l’avremo mai, perché è già suo, di Gesù. Perché da lì lui può vedere meglio tutta la moltitudine.
Eppure il movimento consiste nell’andare verso di lui, nell’avvicinarsi a lui. Ed è così che si forma l’assemblea dei primogeniti: essi sono infatti, nello stesso tempo e nello stesso movimento, tutti “primi” in lui. Dio è contemporaneamente il Primo e l’Ultimo e poi c’è tutta la folla dei primogeniti! Emoziona pensare alla preghiera di Gesù nel Corano e in particolare a quella domanda degli apostoli riguardo al pranzo: “Fa’ discendere fra noi una tavola. Vogliamo sederci e mangiare per calmare il nostro cuore”. “O mio Dio, Signore nostro, fa’ discendere su di noi dal cielo una tavola. Ne faremo una festa (annuale), per il primo fra noi come per l’ultimo, in quanto segno di te che sei venuto” (Corano, Sura 5,112-114).

(Christian de Chergé, omelia 3 settembre 1995, in “L’altro, l’atteso”, 2016, San Paolo, p. 143-144)

Commento a cura delle Clarisse di S. Gata Feltrie

Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Dal libro del Siràcide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
 
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
 
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 67 (68)

R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome. R.
 
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
 
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.

Seconda Lettura

Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a

 
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
 
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Parola di Dio

Vangelo

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore

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