Santuario Santa Maria delle Grazie – Francescani – Monza – Commento al Vangelo del 8 Marzo 2020

Il brano evangelico della 2^ domenica di Quaresima pone di fronte ai nostri occhi il mistero della trasfigurazione. È su un monte che ci porta la testimonianza di coloro che hanno visto e ascoltato. L’apostolo Pietro dirà: “questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo quando eravamo con Lui sul santo monte” (2 Pt 1,18). E’ Gesù che invita a salire: Lui prende ancora l’iniziativa e invita e precede e si rivela ad una piccola fraternità. Quel monte nella memoria affettiva di Pietro diventa santo per ciò che è accaduto.

Se ci fai caso, nella Bibbia sembra ci sia una predilezione da parte di Dio per i monti, per le scalate! W le rampicate del giorno di oggi!!! …Forse perché il monte è dove il cielo sembra toccare la terra e Dio sembra più vicino. E’ interessante notare che anche i due personaggi che appaiono a fianco di Gesù sono uomini del monte: essi pur di vedere Dio scalano una montagna. Non importa poi come Dio si manifesterà, se con tuoni e lampi sul Sinai a Mosè consegnandogli le 10 Parole di vita, o nel mormorio di un vento che svanisce, sull’Oreb a Elia, rivelandogli un volto per lui sconosciuto.

Cosa significa? Scalare il monte diviene il tentativo di uscire da tutto ciò che ti soffoca, da tutto ciò che ti restringe la visione, da tutto ciò che ti tarpa le ali ed essere disposto ad aprirti ad un oltre. Quanto vorremmo oggi scalare il monte ma per scappare da ciò che sta avvenendo! La questione è proprio questa: sul monte non sali per scappare da qualcosa ma per incontrare un volto, una nuova prospettiva!

E cosa avviene lassù? Su questo monte ciascuno può fare l’esperienza dei cieli che si aprono e di una voce che invita a contemplare. Gesù rivela la bellezza e gloria della sua divinità, quasi un’anticipazione della risurrezione pasquale. I discepoli ne restano abbagliati e impauriti; percepiscono desiderio e timore, attrazione e smarrimento, bellezza e incapacità di comprendere. Non si tratta di fare qualcosa, ma di lasciarsi raggiungere e penetrare da quel mistero di Dio che illumina ed accende.

Mi piace pensare che quel giorno Gesù lasciò libero sfogo al mistero di luce che lo abitava, al Suo essere Figlio di Dio.

Noi spesso associamo allo sfogo il liberare tensioni/energie che verrebbero usate in modo malsano e allora si corre, si va in palestra, si va in piscina… e questo ci fa bene. Quasi un liberarci per aver tutto sotto controllo e per non far danni. Lo sfogo di Gesù ha un altro sapore! E’ sprigionare tutta la bellezza e grazia di cui è capace. Non è uno scaricare ma un donare, uno sprigionare.

Mi sono chiesto a quale esperienza umana potrebbe essere paragonabile la trasfigurazione e me ne sono venute in mente 3:

  1. quante persone ho visto nel cammino delle 10 Parole illuminarsi e intraprendere passi nuovi: uomini e donne raggianti per averlo incontrato!
  2. Lo stupore che nasce in noi, tanto da farci rimanere a bocca aperta, di fronte ad un orizzonte o alla bellezza e forza della natura: ne resti estasiato e raggiante.
  3. Gli occhi a forma di cuore di un innamorato… tutto si trasfigura, è bello e come nuovo perché ha accolto l’amore. E forse ce ne sarebbero ancora altre…

In tutte e tre c’è una sorpresa, un dono che senti per te e che ti accende, ti attrae e fa uscire in te una bellezza e sguardo nuovi. Rimani quello che sei ma il tuo volto è come preso dalla luce che hai dentro!

La trasfigurazione non è fuga verso un io magico, non è nemmeno il tentativo di cambiamento, ma il lasciare libero sfogo alla presenza di Dio in noi, a quella luce che dimora in ciascuno di noi, perché figli amati, inseriti col Battesimo nella vita del Figlio.

L’esclamazione di Pietro: “E’ bello per noi essere qui”, narra di un cuore raggiunto dalla bellezza, in estasi per ciò che avveniva e insieme impaurito per quel mistero che comprendeva più grande di lui e mai totalmente afferrabile. In fondo è la scelta di Abramo di ascoltare la voce di Dio e lasciare tutte le sue sicurezze per una terra che non conosce…

Trasfigurarsi è avere il coraggio di uscire dal recinto del conosciuto e del controllo (anche delle cose di Dio) per ascoltare il Signore che parla e lasciarsi accendere il cuore; è scegliere la bellezza e la grazia che chiama invece delle proprie certezze, del “ho sempre fatto e pensato così!”

Questo fa Dio per te, questo desidera: che il tuo volto come quello del Figlio sia splendente come il sole! E tu cosa desideri?

In questo tempo di incertezza che significato può avere salire sul monte della trasfigurazione?

Fonte

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