Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 16 Maggio 2021

Commento a cura di:

Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.


Il brano conclude il “finale lungo” aggiunto forse una cinquantina di anni dopo al vangelo di Marco. Questo terminava con l’annuncio della Resurrezione alle tre donne, spaventate, da parte dell’angelo, che le invitava a diffondere la notizia ai discepoli, i quali avrebbero potuto incontrare Gesù in Galilea. L’aggiunta invece sintetizza – senza troppa coerenza – alcune apparizioni del Risorto, un suo discorso (composto da un ordine di missione al v. 15, dall’alternativa se scegliere la salvezza o rifiutarla al v. 16 e dalla promessa di segni ai vv. 17-18) e infine l’Ascensione che permette il compimento della missione ordinata (vv. 19-20).

È scritto in uno stile distaccato, differente da quello di Marco, che preferiva narrazioni più appassionate e mai utilizzò altrove molti dei vocaboli qui contenuti; è invece più forte l’influenza di Mt 28,19 per quanto riguarda l’ordine missionario e degli Atti degli Apostoli per il dono delle lingue, l’Ascensione, l’immunità dai veleni e gli altri segni lungo il cammino. Con questi versetti, dopo il mandato del Risorto repentinamente si passa dall’incredulità a un impegno fiducioso nella missione.

I discepoli incontreranno sì ostacoli, ma anche persone che manifesteranno la propria fede nella Bella/Buona Notizia (Evangelo) chiedendo di farsi battezzare: ad esse viene assicurata la salvezza. A questa promessa si aggiunge quella delle cose straordinarie che accompagneranno coloro che decideranno di credere, e quindi non solo i primi missionari. C’è un legame tra la certezza dell’accoglienza, con Gesù, dell’umanità nel Cielo che si estende universalmente – cioè in Dio, nell’intima “dimensione” della divinità – e la rinnovata missione dei discepoli, che può così estendersi finalmente dappertutto.

PAROLE

  • Elevato: analambanō, da ana (verso l’alto) + lambanō (accettare, ricevere, scegliere di accogliere). Verbo molto usato negli Atti degli Apostoli, era già presente nell’ascensione di Elia, in 2Re 2,11: «Mentre camminavano conversando […] Elia salì nel turbine verso il cielo».
  • Alla destra di Dio: si riteneva che ciò che sta a destra meritasse per gli uomini più onore, quindi la (mano) destra indica la potenza, la gloria e l’autorità, ma anche il lato buono, quello dei giusti. Sal 109(110),1: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”», citato anche in Mc 12,36. Invece in At 7:55-56: «Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”». Gesù condivide il potere del Padre.
  • Dappertutto: pantachou, “in ogni direzione”. Mc 1,28: «La sua fama si diffuse subito dovunque».

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