mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 17 Ottobre 2021

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La vita è bella. Anche quando non è legata al successo o al potere! Il senso della vita è la vita stessa. Gesù non rimprovera tanto l’ambizione dei suoi, ma vuole regalare ai due fratelli (e a noi) il senso pieno che ha una vita donata, offerta, spesa. Questo è il segreto di una vita guidata dall’amore. Anche Giacomo e Giovanni devono cogliere il senso altissimo della loro vita, al di là del “premio” finale.

Il calice e il battesimo sono immagini della nostra pasqua dentro quella di Gesù e dicono il senso profondo della nostra vita. Gesù li rassicura che entrambi i segni saranno loro impressi a sigillo della testimonianza fino alla fine, condividendo il sacrificio d’amore del Maestro.
Chi ha potere domina e opprime, due verbi fortissimi per esprimere la consuetudine fuori dal Vangelo. “Tra voi non è così”! Gesù è categorico, non ammette eccezioni o compromessi. Il termine di paragone è il mistero stesso della sua persona e della sua opera. Per questo chi esercita male la propria responsabilità, rischia di confondere e distorcere la figura stessa del Figlio che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Gesù annuncia la sua Pasqua di morte e resurrezione e i discepoli discutono su chi sia il più grande tra loro. Oggi la domanda dei due figli di Zebedeo che vogliono essere rassicurati sul futuro, sapere adesso il premio finale: non solo un posto d’onore, ma uno di potere. E invece la vita serve a dare la vita, per amore. Certo, senza risurrezione e senza speranza di vita eterna, tutto sarebbe falso.

Gesù vince l’irritazione dei dieci raccogliendo tutti intorno a sé. E spiega, ponendo una contrapposizione assoluta fra il servizio reciproco nella comunità dove tutti sono fratelli, all’andazzo del mondo dove ci si crede a capo delle nazioni con stra-potere e forza oppressiva.
Chi è il più grande? Torna sempre questa domanda. Nel Regno di Dio è grande chi serve e il miglior servizio è quello di dare la vita. Già il servire è un po’ morire, è la croce quotidiana.

La reazione dei discepoli alla terza predizione della Passione è peggiore delle precedenti. Dopo la prima ci fu un forte diverbio tra Gesù e Pietro, il quale pensa secondo gli uomini e non secondo Dio. Dopo la seconda ci fu l’incomprensione di tutti gli apostoli, intenti a litigare su chi fosse il più grande. Dopo la terza è come se Gesù non avesse detto nulla. Anzi, due prediletti, Giacomo e Giovanni, invece di fare la sua volontà, vogliono che lui faccia la loro. È il capovolgimento del rapporto della fede.

Quest’anno, dedicato alla fede, serva a rimettere ordine nelle cose. Per esempio con il modello di Teresa di Calcutta, cristiana e serva di tutti.


Per gentile concessione di mons. Paglia. – FONTE