Luigino Bruni – Commento al Vangelo di domenica 20 Giugno 2021

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Quel grido, aurora della risurrezione

Scoppia una tempesta sul Lago di Tiberiade e la barca dove si trovava Gesù con alcuni suoi discepoli inizia a imbarcare acqua e concreta diventa la possibilità che affondi. In questo contesto Gesù se ne stava a poppa e dormiva. Un fatto curioso, perché in quelle barche da lago, lunghe pochi metri, non doveva essere affatto semplice dormire mentre si scatena un temporale e le onde invadono l’imbarcazione, neanche per una persona molto stanca al termine di una giornata molto intesa. Eppure dorme.

E i discepoli lo svegliano, gridando: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Nella Bibbia troviamo spesso un lamento, un grido lanciato dal popolo per svegliare Dio. Anche qui nel Vangelo ritroviamo gli uomini che destano Dio, e lui che si lascia svegliare. Finché siamo capaci di lamentarci con Dio perché dorme durante le nostre tempeste, la fede è viva. Perdiamo la fede quando smettiamo di rimproverare Dio che non si sveglia, e ci convinciamo che non stia dormendo ma non ci sia più.

È la fine del grido che segna l’inizio dell’ateismo muto. Finché gridiamo e protestiamo perché la vita adulta ci appare tradimento delle promesse del primo incontro della giovinezza, siamo ancora fedeli alla prima vocazione e alla prima fede. Il libro dell’Esodo si apre con un grido del popolo per svegliare Dio che sembra averlo dimenticato schiavo in terra straniera (Esodo 2,23).

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Molte preghiere grandi prendono la forma del grido. Nella Bibbia gridare è possibile, lecito, consigliato, è un linguaggio che Dio sembra capire. Urlando possiamo ricordare a Dio il suo “mestiere” di liberatore di schiavi e di poveri. [… continua a leggere il commento su Famiglia Cristiana …]